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Poetella's Blog

~ "questo sol m'arde e questo m'innamora"- Michelangelo

Poetella's Blog

Archivi Mensili: dicembre 2011

l’archetipo del Viandante…

30 venerdì Dic 2011

Posted by poetella in quasi racconti

≈ 9 commenti

Due tizie parlano, alla fermata del 541.

– No, perché vedi. L’archetipo del Viandante. Ecco che è –

Cappotti, tutte e due. Di lana. Spinatino e tweed. Sciarpe. Vecchie sciarpe, di quelle strette, di una volta. Niente pashmina. Niente piumini tipo omino Michelin.

 

Alte quasi uguali. Sulla sessantina. Ancora belle donne, direi. Sì, sì. E l’auto non arriva. Al solito.

Archetipi. Strano due che parlano di archetipi. Alle nove di mattina. Alla fermata del 541. Sentiamo.

– Ma tu dici che è per questo? Sempre cercare, andare. Mai ferma. E pure lui. Mai fermo. È questo?-

– Certo. L’Archetipo del Viandante simboleggia la tensione innata dell’animo umano ad ampliare i propri orizzonti, a spaziare su più piani della conoscenza e quindi spinge l’individuo anche a compiere un viaggio simbolico dentro di sé in un territorio di confine,

– Ma che palle. Io non voglio che cerchi nuovi territori.

– Che scema che sei. Mica vuol dire che ti deve mettere le corna.

– Scema tu.

 

Arriva un auto. Niente. È il 450. Aspettiamo. La folla aumenta.

Divertente sentirli parlare. Tanto c’è tempo. Non ho fretta. Sono in vacanza. È c’è il sole. Splendido sole di Dicembre. A Roma.

– Abbiamo giocato bene, comunque. Se non era pe’ er palo.

– Ancora cor palo. Là è la formazione che è ‘no schifo. Altro che pali –

Sono due ragazzotti. Con le facce mica tanto intelligenti. Giubbotti e sciarpe. Della Roma. Le due tipe continuano il loro confabulare. Se ne fregano, pare, d’essere ascoltate. Forse si vogliono fare ascoltare.

–  Io ti parlo del desiderio di visione e comprensione di tutto ciò che è riflesso dal mondo geografico e naturale in cui si muove e che su di lui ha un richiamo irresistibile, non è altro che lo specchio del suo ricco mondo interiore che lo chiama e lo induce all’incontro con se stesso –

– Ma insomma, io devo cercarlo o no?

– Sempre là vai a finire. Io ti parlo di Archetipi. Di modo di essere. Di sentire. E tu vai a parare lì. Mi vuoi stare a sentire? Vuoi crescere?

– Ecco l’auto.

– Non è. Devi cambiare le lenti. Ché non ci vedi più.

 

Non è. Un altro 450. Che strazio. Chissà qual è l’Archetipo che di più mi condiziona. Questo del Viandante, comunque. Beh, questo me lo sento abbastanza. Oltre a quello di Dioniso, che poi somigliano, i due . Parecchio.

– Vedi, in lui si sente una costante quasi fissa di lacerazione tra la scelta di una vita convenzionale ed inquadrata secondo gli schemi tradizionali, familiari e sociali più consolidati, che lo spinge ad obbedire a regole e diktat collettivi per sentirsi integrato e soprattutto accettato dal mondo “normale” e l’imprescindibile spinta individuale ad essere se stesso, ad esprimere la propria autenticità, nonostante il rischio di incontrare sulla via il rifiuto, l’emarginazione, la solitudine e il fallimento.

(cavolo come disserta bene. Fosse una prof?)

– Ma anche io sono così. Ci unisce questo?

– Anche. Poi c’è Venere.

– Ecco. Venere. Appunto.

– L’auto. Appunto.

C’è una luce negli occhi di quella con la sciarpa verde. Mentre sale sull’auto. La luce di Venere, pare. Quando esce dall’acqua. Chissà cosa si sta ricordando.

Salgono, con una folla che le spinge, le sposta, arroccate una vicina all’altra. Non si vogliono distanziare. Salgono, assieme a tanti altri. Anche i ragazzotti. Anche una vecchietta che si fa aiutare per salire

– Grazie carina! Brutta cosa la vecchiaia.

Io non salgo. Troppo pieno. Aspettiamone un altro. Aspettiamo, sempre.

 

E godiamoci il sole. Sempre. Deve essere Dioniso, questo.

…

…

…

(by poetella)

 

Mahler- Adagietto della V Sinfonia

,

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ancora Firenze, sempre quasi dipinta

24 sabato Dic 2011

Posted by poetella in foto di poetella

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E quella leggerezza…

22 giovedì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 6 commenti

Foto di poetella

(foto di poetella)

 

 

E quella leggerezza

   quel tocco delicato

a elica

che rapprende la mia furia appassionata

 

la placa la culla l’immerge

nei vapori d’un sorridere quieto

 

Quella leggerezza da mano che guida

    Mano di padre che calma il capriccio

Abbottona il cappotto

Mette cappello e guantini

[e guarda fuori, adesso

il merlo dondola sul ramo!]

 

Lei era esplosa di tempesta

E fiamme – divoranti

E lui, lui dolcezza

[vabbeh, dai! Ridiamoci su…]

Lui vento tiepido

Lui misura e confine

Lui mappa

 

Dolcemente distendo gli angolini

della bocca

Dolcemente sorrido gaia

del tuo essermi aria nei  polmoni

 

E principe. E re.

…

…

…

(by poetella)

 

 

Tracy Chapman – The promise

 

 

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ermetica? no…………

22 giovedì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 2 commenti

Foto di poetella (poetella gioca…di brutto!)

 

 

Spricciami

col tuo fare euncondente

 

Spricciami e sbrillami, adesso

che lo sai, tu lo sai

Ah, come lo sai!

come ardeva la printa

al vorticante afflato

del randallo

 

Lo sai.

E allora, anche se ormai

sento catepullare le foglie

[del fiammeggiante corbexxolo]

in quest’atrodico morire

del giorno

 

ugualmente ti chiedo

ugualmente a te rivolgo

l’attondo sguardo

e chiamo e imploro

 

Argiti! Argiti e svellati/mi

 

Che io sono qui. arrante di te. Sempremente.

…

…

…

(da “ il piacevole odore della sorla” – di Poetella de Poetellis)

 

E moh…commentate, se ce riuscite!

 

 

Liszt – La Campanella

 

 

 

 

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poetella gioca…

21 mercoledì Dic 2011

Posted by poetella in foto di poetella

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arrivano gli UFOOOOOOOOOOOOOOO!

Foto di martina.lucia1952

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Ma non diamole un nome…

20 martedì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 2 commenti

Foto di poetella

(foto di poetella)

 

 

Ma non diamole un nome

t’ho detto sulle labbra

No, no! Che siamo matti!

Hai detto. E sorridevi

Non diamole un nome, ché non serve

dare un nome a questa cosa

che è come una luce nell’umido

nero sconsolato di miniera

 

[e il silenzio, l’assenza a custodi]

 

Questa cosa, come un guardare in faccia

la misteriosa forza del mondo.

E specchiarcisi.

 

Questa cosa che sembra

sembra di scoprire

i segreti meccanismi che muovono cuore

e cielo. Stupefatti. Increduli.

A guardar bene.

 

Eppure portarsi

in giro uno slargo d’azzurro

in petto

libero azzurro, vasto azzurro

Disponibile gaio aperto azzurro

 

[la tua voce continua a farmi vibrare la luce]

 

Guarda questo cielo. Così.

 

E azzurra sentirsi. Andando.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

Ascolta poetella

 

 

 

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Canto inni …

19 lunedì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 4 commenti

Foto di poetella (foto dal web)

Canto inni

dall’antifonario miniato di questi miei giorni

 

[la sua pagina più bella

lapislazzuli e rossi e oro]

 

canto inni a quel nostro noi

di luce lucente rilucente di smalti

e perle

incorniciato nell’argento dei sì

sì, sì, sempre sì. Solo sì

quel nostro noi

che siamo noi e saremo noi

anche quando

anche dopo che

anche strappata la pagina

scolorito l’inchiostro che adesso brilla

sbriciolata l’essenza della storia

anche quando

anche se

sempre noi. Canterò

 

questo destino generoso

che ha scritto e riscritto

ghirigori di sogni

segnalibro i tuoi occhi

su questa mia vita. Stupefatta e ardente

esplosione di stelle.

 

Fuori del buio, prima di te.

…

…

…

(by poetella)

 

 

Mahler- Adagietto della V sinfonia

 

 

 

 

 

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E dopo, dopo che il mondo…

18 domenica Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 3 commenti

(foto di poetella)

E dopo, dopo che il mondo

ha smesso di rivoltarsi, dopo che l’onda

l’ha travolto

trascinato, l’ha fatto vorticare

e dondolare dolcemente e ribollire

e sussultare e tremare

 

dopo che il mondo s’è lasciato scivolare fino al fondo più fondo

del suo più nero fondo

più rosso,

più bianco di un lenzuolo di lino

che il sole scalda e il vento schianta

e spande profumo.

 

Dopo che il mondo è riemerso  e s’è accasciato,

s’è voltato, spianato e sollevato come una cordigliera

preistorica e crollato come

una diga e sprofondato

accecato di luce

luce che toglie la luce

luce che tinge di buio

e di azzurro

e di giallo

come il sole sugli occhi chiusi

abbacinati

storditi.

 

Dopo che il mondo ha tremato/pulsato/vibrato

per l’urlo di mille angeli caduti

mille angeli

precipitati dannati

persi affondati in un abisso d’inferno infocato

          eterno

 

 

dopo che tutto è stato silenzio

a parte un leggero soffiare di vento

[il tuo, il mio respiro riprendevano spazio]

 

allora

 

sei il mio pane, ho pensato

la mia grappa di mirto

 

e veleno, veleno. Veleno

 

che ogni volta             mi uccide

 

…

…

(by poetella)

ascolta

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Venire via dall’ora …

18 domenica Dic 2011

Posted by poetella in poesia

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Venire via dall’ora

del silenzio

dal grigio dal bianco

dal ceruleo sgranarsi delle faccende

 

vestiamoci a festa

 

venire a bere a mangiare quel tuo pane

quei dolcetti

prenderne uno e guardarlo e posarlo e

prenderne un altro

[qual è il tuo sguardo più bello? non lo so]

 

venire ad annusare sorprese colorate

aprire pacchetti coi fiocchi

[le tue mani sono vento]

carte colorate d’allegria

nel nido dell’aquila

 

Hai chiamato. Dal tuo cielo hai chiamato.

Hai  preparato piacevolezze

vuoi insegnarmi un nuovo volo

 

e io voglio imparare. Eccomi.

…

…

…

(by poetella)

 Tracy Chapman – Baby Can I Hold You

.

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Firenze bella…quasi dipinta…

17 sabato Dic 2011

Posted by poetella in foto di poetella

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O dell’amaro che diventa dolce…

17 sabato Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 2 commenti

 

– Dormi, dormi. Che io sto qui.

 

Sto qui, resto. Per tutto il tempo che posso.

Per tutto il tempo che posso ridarti.

Per tutto quello che non abbiamo avuto.

Che ci siamo negati.

Quanto ne è passato senza che mi cercassi.

Senza che io. Quanto a sfuggirti. A sgusciare per liberarmi.

Adesso te lo ridò tutto.

Tranquillo. Il nostro tempo ritrovato. Il nostro tempo rubato al tempo.

Quanto ne abbiamo ancora? Basterà? Per ricucire. Per legare, per scambiare e costruire e conservare. Basterà.

 

 

– ma tu dormi, dormi, intanto. Che io sto qui.

Sto qui, sai. Tranquillo.

Sto qui con te. Per colorarti i giorni.

Per scacciare la paura.

 

Per tagliare via il dolore con la mia spada. D’amore.

Sarò un arcangelo. Il tuo arcangelo guerriero. Lo prenderò con me il dolore. Lo sminuzzerò. Non mollo, sai?

Mi conosci. Lo sai come sono tosta.

Non piange mai, questa, dicevi, dopo gli schiaffi. I pugni. I calci.

Dopo la furia che voleva piegarmi.

Lo sai, no? Non mollo.

 

– Ah, dormi, dormi, adesso. Che io sto qui.

 

Sì, per dirti vedrai che ce la fai. Vedrai che vinciamo noi.

Siamo forti insieme. Chi ci batte. Due testardi così.

Visto che serve essere testoni?

Visto che serve che non m’hai piegata? Non mi hai domata.

Non mi hai ammorbidita. Non mi hai spezzata?

Anzi.

Sono una roccia, adesso.

 

Appoggiati a me che ti tengo su io.

In questo mare di paura, questo mare di dolore, questo mare nero nero che ti porta via la forza delle gambe, che ti porta via la speranza, la fierezza, la fiducia.

No, non lo faccio arrivare al cuore. Il tuo grande cuore di leone.

Il tuo cuore dove avrei voluto entrare. Allargarmi. Sconfinare. Quel cuore senza porte che ora m’ha raccolto dentro. Tutta.

 

Non ci farò entrare la paura, sai? Ci sono io lì, adesso.

Non c’è posto per la paura. E poi quel cuore non la conosce.

E non la conoscerà. La paura. No.

Sto di guardia, sai?

Non mi faccio sorprendere. Non mi faccio fregare.

Niente distrazioni.

 

Lo sai come sono. Lo sai.

Ce la faccio per me e per te.

 

– E allora dormi, dormi, sereno. Che io sto qui. con te. Papà.

Brahms- Lullaby

.

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Dai, raccontami della casa, adesso…

17 sabato Dic 2011

Posted by poetella in poesia, quasi racconti

≈ 2 commenti

Foto di poetella

(foto di poetella)

– Dai, raccontami della casa, adesso…

Adesso

Che tutto è fermo, la barca arenata in secca,

adesso che forse, non lo so, la finestra è chiusa, non sento il fuori, non c’è una foglia che si veda che si possa dire Sta tremando al vento, solo uno scaffale metallico, bianco, in balcone e un piccolo tavolo, pure bianco, con sopra un porta vaso senza un vaso, e le veneziane abbassate, gelose della luce  rossa del tramonto

adesso che forse non c’è più vento e prima sì che c’era nella stanza, prima sì che turbinava, scuoteva, soffiava sui capelli, sulla pelle

[era la mia pelle? Era la tua? Era la pelle di un Dio e di una mortale,

 o la pelle di un mortale e di una dea.

 O una volta l’uno, una volta l’altro]

 

 soffiava sugli occhi che li dovevo chiudere, chiudere, che non era possibile stare a guardarti,

– Non ce la faccio a guardarti! È troppo.

Con quel vento che spostava le nubi e le lenzuola e il mondo senza più centro, senza più orbita che volava impazzito in un universo gemello di luce azzurra, così azzurra, così azzurra. E non si può guardare troppo a lungo un azzurro così, così luminoso nei tuoi occhi. Non posso. Devo chiuderli e sentire solo il vento

 

– Dai, raccontami della casa, adesso…

E prima il vento usciva da quel prato, nella foto dove si muovevano gli alberi, per la luce, come in un video al rallentatore.

Si muovevano e frusciavano e volavano le foglie, mille e mille e mille.

Prima c’era vento e il rumore del mare, sì, il mare vaporato da quell’altra foto tutta azzurra, con la cornice azzurra come i tuoi occhi, che forse non è la foto di un mare, forse è un lago o un oceano o magari un cielo

[i tuoi occhi sono acqua o aria, onde o nuvole?]

 

– Dai, raccontami della casa, adesso…

Dimmi dei lavori, degli alberi che pianterai, dimmi del noce sulla collinetta dei ricordi. Dimmi del noce dove andrai a ritrovare il tepore di tuo padre e la sua voce nell’erba e tu, piccolo e felice.

Dimmi, parlami ché adesso non c’è più vento e tutto il mondo è ammutolito, anche i passeri, anche i gabbiani in cielo, anche le stecche verdi della veneziana immobili in ascolto, anche i due alberi gemelli della foto a destra del letto, una volta a destra, una volta a sinistra, prima, e ora tutto è ammutolito, sono sicura che neanche gli angeli, se esistono gli angeli, neanche loro dicono una parola, adesso.

Zitti zitti, buoni buoni, ad aspettare che mi racconti

 

– Dai, raccontami della casa, adesso…

Di quella casa che sta venendo su, pietra su pietra, legno su legno, tra fili scoperti, ancora e calce e tubi e tubi che aspettano il flusso dell’acqua e delle parole, la casa che viene su giorno dopo giorno, ora dopo ora ed è il tuo spazio. Quello che dici tu. Come lo vuoi tu. È il tuo futuro che prende forma, progettato da te. Realizzato da te.

– Dai, raccontami della casa, adesso…

Quella casa che amo come amo te, quella casa che io non vedrò. Credo.

Credo mai.

…

..

…

(by poetella)

 

 

Debussy- Reverie

 

 

 

 

 

 

 

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E chi sta parlando d’amore…

15 giovedì Dic 2011

Posted by poetella in quasi racconti

≈ 6 commenti

Foto di poetella (foto dal web)

 

– E chi sta parlando d’amore,

io non parlo d’amore. Che ne so io dell’amore.

Tutti a dire ti amo, ti amo.

Ma che vuol dire ti amo? Io non parlo affatto d’amore.

Non ci penso per niente.

Io parlo di desiderio. Quello lo capisco. Quello sì che lo conosco.

Il desiderio.

C’era quella giostrina con la musichetta a carica, i cavallini bianche che si muovevano, quella giostrina giocattolo in premio per la gara di ballo.

Quattro anni. Avevo quattro anni, al mare.

E volevo vincere la gara solo per avere la giostrina.

Per poterla tenere in mano. Per poterla toccare e guardare sempre.

Chiudere gli occhi, riaprirli e vedermela lì.

Girare la chiavetta e metterla in moto e sentire la musichetta.

Anche di notte.

Non dormire mai, mai, mai, e guardarla e pensare E’ mia.

 

Il desiderio lo conosco, io.

E lo sforzo. Lo sforzo per raggiungere l’obiettivo.

Maledetto sforzo, maledetta fatica. Stringi i denti e continua.

Ché l’ho vinta, quella volta, la gara di ballo.  Tutta sudata. Era caldo. Era agosto. E mi si era anche sciolta la gardenia di seta che mamma aveva appuntato sulla camicetta verde. Che avevo paura che cadesse. Si scucisse del tutto. Si rompesse. Ma non ho mollato. E ho vinto.

E mi sono presa la giostrina e mia sorella, che è arrivata seconda, ha preso una fochetta di gomma con la palla in testa, una pallina rossa e bianca a spicchi, carina, mica no, che siccome non le piaceva, l’ha data indietro e diceva che la giostrina era anche sua.

No, è mia,

no, è pure mia,

no, dammela che è mia, l’ho vinta io, tu hai vinto la fochetta,

non mi piace la fochetta,

ma la giostrina è mia, lasciala,

no non la lascio. Lasciala tu.

E la giostrina è andata per terra e si è rotta.

 

C’è sempre qualcosa che va per terra e si rompe, se uno la vuole troppo.

Ho imparato, da piccola. Lascia andare. Lascia scorrere. Credo, almeno.

Ma sì, ho imparato.

 

– E chi sta parlando d’amore, poi

io non parlo d’amore. Parlo di desiderio.

Quello che mi prende, certe volte, che vorrei che tu fossi di là, dopo che…

a lavorare a qualche tua foto, come quella volta che me le hai fatte vedere, dopo,

Vedi qui, dicevi, questa parte della facciata non c’era! L’ho ricostruita io.

Ho cancellato quel cartello e rifatto la facciata. Vedi com’era prima? E le pietre.

Che anche le ombre sotto il timpano avevi ricreato. Come sei bravo, avevo detto. Ma mica pensavo solo alle foto.

Ecco. Vorrei che tu fossi di là a lavorare mentre io scrivo. Tranquillo. Calmo. Con l’arietta fresca della sera che entra dalle finestre.

E sapere che poi mi farai vedere quelle meraviglie che fai.

Ce  l’ho questo desiderio.

E magari quello di poterti guardare mentre dormi, la notte, anche questo desiderio ce l’ho, guardarti dormire

più bello della giostrina, luminoso come la luna sull’acqua.

Ma in tutto questo, che c’entra l’amore?

– E poi chi sta parlando d’amore,

io non parlo d’amore. Certo, parlo di desiderio, io.

 

Che il fatto di stare a guardare il cielo, quando è come era oggi, azzurro come una lastra di pietra dura, libero e vasto, e fondo, stare a guardare il cielo mi fa sentire come se avessi i tuoi occhi addosso. Come se tu fossi qui.

E anche se sento il vento, stesso effetto, come stamattina, un venticello fresco, delicato, morbido morbido, ecco,

sono le tue labbra che mi sfioravano,

le tue mani che mi sollevavano la gonna.

Che mi sfioravano le gambe.

– E chi sta parlando d’amore,

io non parlo d’amore. Chi ha detto che parlo d’amore? Parlo di desiderio.

Certo.

Esclusivamente.

Esclusivamente  di desiderio.

 

Che vuol dire Ti amo?

Io so che giro, faccio, vado, torno, rivado, conosco gente nuova, rivedo gente vecchia, ma nessuno è come te.

Nessuno.

Mai.

Che c’entra questo con l’amore?

 

Io non sto parlando d’amore. Giuro. Parlo di te.

…

…

…

(by poetella)

.

Borodin – Petite Suite – Nocturne

 

 

 

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La forza regale dei grandi alberi…

15 giovedì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

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Foto di poetella

(foto di poetella)

La forza regale dei grandi alberi

samurai dei boschi, delle strade trafficate

delle quiete campagne

                                Quel loro saldo radicarsi

                                Guarda l’abete, il pino mugo

                                la magnolia, guarda! Se puoi

                                guarda la betulla

 

Guarda come certi lasciano andare le foglie

calmi.

Niente trattenere caparbi

 

Quel non lasciarsi turbare dalle urla

dei venti [respiro affannoso della terra]

 

che li sconquassano, ci provano

scompigliano strappano frugano

sbatacchiano

E corrono via, i venti, soffiando sconfitti rabbia

 

Quella straordinaria quiete

verde cupo o più chiaro o giallo

danzante

Come l’invidia la mia fragilità bambina che s’incurva

si spezza piange linfa

la perde

emorragia di pazienza. Di sogni.

 

Come vorrei quel loro stare

Stare e basta

senza timore. Senza speranze

né progetto né sogni

 

Né infranti sogni. Povera me.

…

…

…

(by poetella)

 

Ascolta poetella

 

 

 

 

 

.

 

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È una preghiera…

15 giovedì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

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Foto di poetella

(foto di poetella)

È una preghiera

questa. Che mi faccio.

                               Mi faccio una preghiera devotamente

                               Appassionata, me la faccio.

 

Stammi a sentire, carina, dico

se puoi, stammi a sentire.

 

Impara bene i silenzi

dalle cose silenti. Ecco.

Impara a trattenere

dalle nubi nere, dalle nubi nere impara.

Le nubi nere che serrano l’acqua.

Fino a che si può. Impara. Ti prego.

 

                                 Non tracimare

                                Non sversare l’impeto del sangue

Che non gli s’ingorghi il cuore, non s’anneghi

chi della nebbia ama la leggerezza

del volo il distacco.

 

Ti prego, carina,

chiacchierona folle, impara i silenzi

 

Riempi il calice fino a un dito dall’orlo

E canta solo le prima note

del nome adorato, piano piano

 

                               Con la modestia carica del seme

                              La nobiltà dell’olio d’oliva

                              L’allegria del fiore a maggio, scanzonata

 

Solo un po’ canta.

 

Lascia gli resti la sete. Di te.

…

…

…

(by poetella)

 

 

Ascolta

 

 

 

 

.

 

 

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Come mi fossi solo tu…

15 giovedì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

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Foto di poetella

(foto di poetella)

 

Come mi fossi solo tu

somigliante

Lo stupore del ritrovarsi [riconoscersi]

 

                               Questo mondo così diverso/ stridente/contrastante

 

Come mi fossi solo tu

somigliante

                              Io e te due respiri

                              di bimbi addormentati

Due onde gemelle

 

E l’andare paralleli

E il sentire

 

Ti guardo, ti guardo e mi vedo

bella

mi vedo come sei tu

splendente di libertà

D’attesa e quiete

Di quieta attesa

Splendente di consapevolezza.

 

Io e te lo stesso cielo

da amare

Lo stesso slargarsi del cuore

E niente confini

Neanche un segno a terra

 

Io e te smisurati e liberi

 

Prati del Nord molli di pioggia, nel sole

…

…

…

(by poetella)

 

 

Ascolta

 

 

 

 

.

 

 

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“parla a nuora perché suocera intenda”…

14 mercoledì Dic 2011

Posted by poetella in poesia, Senza categoria

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Foto di poetella

(e questa è poetella)

Senti, carino

tanto per capirci, ok?

 

se tu fossi saggio, saggio più saggio dei sette saggi più saggi del mondo

e se fossi sensibile come carta fotografica

sensibile ad impregnarsi di tutta la luce, tutta la bellezza di questa nostra terra sconsiderata

e se fossi generoso come il sole a primavera e la neve a dicembre

 

                              Se fossi fantasioso come il vento tra le gole di un canyon

                              e delicato, delicato come i petali delle peonie

 

Se tu fossi ardente come il Vesuvio nel 79 dC e appassionato, appassionato e amante, raffinato amante, instancabile amante, sensualissimo amante più di Plutone con la sua Proserpina

                              Se fossi poi capace di una tenerezza che muove il pianto, infinita tenerezza, struggente tenerezza, sconfinata, avvolgente tenerezza.

 

Se sapessi tutti i nomi per cantare la mia bellezza e ne creassi ogni giorno di nuovi e se ogni tuo sorriso fosse un volo  simultaneo di mille e mille fenicotteri sul mio cielo di voile, bianchi e rosa come i miei sogni.

 

                                 E se fossi bello, bello più di Endimione, amato dalla bianca, luminosa dea

                                 Bello, più bello di tutti gli dei e di tutti gli uomini poveri mortali

Così bello, con quegli occhi vasti da farmi naufragare e perdere felice

Quelle labbra da consumare di baci che mai si consumano

E il petto largo

E le gambe perfette come cedri del libano(questa non è mia, ma me la rubo…)

E le mani e i piedi e le unghie…

 

Insomma, se tu fossi come lui

[ché così è il mio amante]

Allora …forse…

 

Ma se invece no, beh, lascia perdere, ok?

È meglio. Che tanto non serve…

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

Monteverdi-Toccata_Orfeo

 

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Pensavo…

13 martedì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 4 commenti

Foto di poetella

(foto di poetella)

 

Pensavo

Quanto resta di me quando

 

                               Oltre la porta chiusa

                               resta il mio nome?

 

Un’impronta nell’aria

un’ombra. Un riverbero

resta un fruscio di tenerezza?

 

Quanto tieni accanto

trattieni

riponi nascosto

o lasci in giro

a penzolare a dondolare

sui ripiani delle tue faccende

 

Quanto guardi di me

ogni tanto

nel riflesso sul tuo destino

 

                               quando le scale hanno succhiato

                               via i miei silenzi e le parole

                               e il mio profumo

 

meno quel po’ che resta lì

sul cuscino

 

a vibrare a chiacchierare a stuzzicare

 

e sorridi. Ricordando – mi

…

…

…

(by poetella)

 

 

Ascolta poetella…

 

 

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E come camminava…

13 martedì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 1 Commento

Foto di poetella

(foto di poetella)

E come camminava

Che passo! E non c’era più pioggia

 

era finita tutta, giù dal cielo.

Asciugata mentre prima loro

 

                                Prima

                                le era rimasto nell’allegria del passo

quel prima di pioggia

fuori

di lampi di attesa/avviluppi di idee/ di sogni

le mani la bocca le dita

tra i capelli

                               le parole. Le parole!

 

Ancora tra le macchine

le vetrine illuminate i fiocchi i ciondoli

I rumori. La scolorita periferia.

Che non sapeva.

 

Ancora le parole, le parole

tornavano

a tessere leggere trame

Effige di un’essenza come velo

di luce pulsante

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

Ascolta  la voce di poetella

 

 

 

 

.

 

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Come una preghiera…

12 lunedì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

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Come una preghiera

                              un’ascesi mistica al monte

cantilena dolcissima

dondolando il cuore e l’attesa

fiori in grembo e in mano

fiori tra i pensieri da dare da dire da fare

preludio danzante

 

Come una preghiera

un’implorazione al Dio – mio

che tiene in braccio il mondo

                               aspettami, e un passo, aspettami, sto salendo

quel mio andare al tempio

del tuo petto d’avorio

                               aspettami, e un passo, aspettami, sto correndo

a riversare il giuramento

d’amore

                                sui gradini del tuo desiderio

tu che m’accogli

tu che m’ascolti

tu che sorridi, oppure no e m’esaudisci

…

…

…

(by poetella)

An Affair To Remember

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Apertura di pagine incollate…

11 domenica Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 2 commenti

 

 

 

 

 

 

 

(foto di poetella)

 

Apertura di pagine incollate

di persiane gonfiate dalla nebbia

 

apertura di cieli sotterranei

riverberi di promesse avventate

apertura di giochi senza regole

codificate

liberi come api a primavera

                                        apertura di cassetti

                                       della vecchia scrivania

                                       del nonno, in soffitta

dai, giochiamo!

 

Giochiamo ad aprire tutte le voci

Tutti gli occhi chiusi

Tutti i cuori addormentati

 

Apriamo le braccia

Apriamo le porte

E le strade

Apriamo bene i polmoni

Le mani

La bocca.

 

Senti?

Arriva l’inverno.

 

È tempo d’aprire i ricordi. Facciamo cambiare l’aria. Adesso.

…

…

…

(by poetella)

 

 

Borodin – Petite Suite – Nocturne

 

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Non resta niente…

09 venerdì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 2 commenti

Foto di poetella

(foto di poetella)

 

Non resta niente

in cielo

di tutte le sue battaglie

 

Quell’imprecare di vento

quei singhiozzi

guarda!

 

È colmo largo quieto

adesso, che pare non abbia

mai provato dolore

mai conosciuto

l’angoscia degli abbandoni

 

o se ne sia fatto

una ragione. Almeno

sospirando solo un po’.

…

…

…

(by poetella)

 

 

Claude Debussy – Arabesque No.1

 

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Sento talmente un rimischiarsi…

07 mercoledì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

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Foto di poetella 

(foto di poetella)

Sento talmente un rimischiarsi

di rabbie,

oggi

che non mi placa questo cielo

                               non mi basta questo esplodere

                              di cristalline [e come promette, parrebbe!]

                              sfaccettature di bianco azzurre

moltitudini

di corpiccioli

infranti sul rosso principio del tutto

 

e quelle grida

sfreccianti –  quelle grida come sibili di allerte –

da un progetto all’altro

quelle grida come ombre o lampi

che planano

                s’innalzano

                               s’abbattono

s’allontanano- scompaiono e tornano

 

sfiorandomi sguardo

e memoria

che lo spazio, repentino, inghiotte.

 

Non mi basta questo spazio

per slanciarci richiami muti

Condannati i miei occhi

a ricerca d’appigli d’amore.

 

                              Non mi basta questo coro d’acute

                              note di rosso di giallo e ancora di verde

                              e verdognolo e arancio. Di bruno.

 

                               [si muovono appena le foglie

                               lasciandosi andare]

 

Corale morire d’autunno

corale rilasciare d’affanni

in questo sinfonico cielo in fiamme.

 

E penso. Io penso agli intrecci d’amore

che donano vita all’eterno fluire.

 

Ma eterno m’appare soltanto il morire. Oggi.

…

…

…

(by poetella)

 

 

Haydn -Symphony No.94 in G ‘Surprise’ adagio/allegro assai

 

.

 

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C’è questo mio stare…

06 martedì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

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...
 
 
 
(foto di poetella)
 
C’è questo mio stare
adesso
affacciata sul giro delle cose
meticolosa osservo
catturo sussurri di promesse
                                       Aspettare refoli di speranza
                                       è gioco da professionisti
Ma io sto e in fondo
al fondo
del fondo sonoro del cuore
pulsando una luce mi fa guida
mi fa faro
Mi fa mano sicura che indica il domani
disegna l’oggi
cancella processioni di ieri, l’altro ieri
l’altro mese anno secolo
Prima
prima di…
                                 È azzurra e tenera
                                 e sfavillante
                                 catturata incorniciata imprigionata
                                 nella creta dell’anima
rossa fremente
Sostanza, luce sostanza
di quei tuoi ah! sconfinati occhi amanti
…
…
…
(by poetella)
 
Liszt – Sogno d’amore

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Domani lascerò cadere…

05 lunedì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

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(foto di poetella)

Domani lascerò cadere
il grande peso
domani riposerò le mani le braccia
le spalle roteandole un po’
 
                               Non siamo nati per la soma, noi
                               Destinati alla luce, piuttosto
                               La luce di luce oltre la luce
 
                               Siamo sonde captanti in attesa.
 
Non siamo nati per lo sconforto
tutti noi, la fatica. Lo schianto.
 
Slegherò ogni fune
domani, allora, laverò via i segni dai polsi
con acqua benedetta
Riconoscerò/ritroverò paesaggi marini
da immergermi
dove già ho vissuto in altre vite
forse
cercando la via.
 
 
                              E quanto cercare prima di questo schiarirsi
                              di mondi
                              Quanto cercare andare. Quanto!
 
 
Ma è arrivato il messo
È quasi arrivato il giorno.
Suoniamo, cantiamo, balliamo sulle punte
 
 
Domani ti porterò via tutte
le carezze
mi ci farò un nido.
 
Domani incendieremo il cielo
 
Saremo noi, pulsanti, il cielo. Contaci.
…
…
…
(by poetella)
Monteverdi -Toccata – Orfeo
 
 
 

 

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Ma dov’è finita quella voglia …

04 domenica Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 2 commenti

Foto di poetella

(foto di poetella)

 

 

Ma dov’è finita quella voglia

di ridere ridere far ridere

veder ridere

oggi mi sintonizzo con la pioggia

E sì che c’è festa di colori, in giro

                                        [velata ormai, certo]

festa di rossi, di gialli

un intreccio di toni infiniti di verde

foglioline e rami ondeggianti

ah! le braccia imploranti  degli alberi

                     c’era, almeno. L’ho visto stamattina

ma adesso è notte/notte silenziosa solitaria

notte di gocciolio di malinconie

stillano tintinnano un’ipnosi di vuoto

di fermo

di solo.

 

               E bruciava il giorno di vampe d’autunno

Gridavano forte le foglie

il loro morire

Ho ascoltato troppo

 la loro voce straziata

forse.

 

Restiamo in silenzio, adesso. Un po’, almeno.

…

…

…

(by poetella)

 

 

Andres Segovia –  Chopin Prelude.

 

 

 

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Pluf pluf – sostanze balsamiche dall’umidificatore…

04 domenica Dic 2011

Posted by poetella in quasi racconti

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Foto di poetella

(foto di poetella)

Pluf pluf – sostanze balsamiche dall’umidificatore
– Ci pensi? Ero campione di ciclismo!
– Eh sì…
               Raccontami ancora una volta dei tuoi tesori. Raccontami.
               Sono qui per questo. Raccontami.
 
Tutte le foto, i ritagli, i ricordi sparsi sulla grande scrivania.
Foglie d’autunno.
Una sull’altra, una sull’altra. Mezza foglia accesa di rossi qua
Mezza foglia amaranto là.
Un mucchio di foglie gialle lì. Tremanti ai fiati
                            – Ci pensi? Campione… e adesso guarda come…
 
Campione, sì. E guarda adesso, vuoi dire, vero, guarda come sono ridotto. Adesso.
No. Non ti sei ridotto. Per niente ti sei ridotto..
 
Sei sempre la grande quercia che sparge ombra. Anche se i rami sono un po’ rinsecchiti e il vento li fa tremare. Fa ombra lo stesso. E in più, sai che ti dico? La corteccia. La corteccia s’è ammorbidita. Si lascia ferire. Si lascia toccare. E freme. Ci si vede luccicare un cuore.
Che da piccola credevo che mica. Credevo che non ci fosse. Solo un dentro di pietra. Liscio e sdrucciolo. Che niente lo scalfiva. Granito. Basalto. No.
Ora no. Prima forse sì. Ma ora no.
 
E le foto, i ritagli i ricordi. Eccoli qui. chi te li leva più? Tutti tuoi. Come tutti i ricordi. Bottino di guerra.
 
Ma lo vedi che ancora rimandi indietro la grande nave nera che ti viene a prendere? Lo vedi che ancora ridi?
 
                             Che quando si riesce ancora a ridere…
                             Ecco. Ancora va bene.
                             Quando si riesce a piangere. Quando a dire Domani.
 
Domani sposto quel lumetto a muro che mi sembra più comodo messo qui.
Sì. Sì, domani. Domani lo farai. Domani.
Quanti domani hai già visto? Quasi trentaquattromila domani.
E ancora non senti il finire. O forse lo senti. Ma caccialo via.
Quanti occhi, quante mani che salutano per andare, per tornare, o non tornare più.
E ancora è lontano il finire. Lontano. Sicuro.
 
E lo sai? mentre parlavi Ci pensi? Pensavo. Ci pensi? Quando dirò Ero la Belladonna di un Dio… ci pensi?
Chè lo dirò, prima o poi. Sicuro che…
…
…
…
(by poetella)
 
 
Raindrop Prelude by Chopin
 
 
 
 
 
 
.

 

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Sì, ma adesso non parlare…

04 domenica Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 12 commenti

Foto di poetella

(foto di poetella)

 

Sì, ma adesso non parlare
Basta parole
Con quella tua voce di vento
con la mia di pioggia
Basta parole. Zitti.
 
Adesso fasciami di te, ché sono qui
Vedi? Sono qui.
Sono il poema del tuo desiderio
Cancellami riscrivimi
Rileggimi nelle mani
E imparami a memoria e toccami
E guardami
 
                       Quei tuoi occhi che so
                       Abissi- notti d’agosto stellate- laghi d’alta quota
                       che chiamano
 
E straziami, adesso, marchiami
Incrostami di sospiri. Rovistami
 
E poi dondolami e scagliami
nello spazio immenso dove
fluttuano le stelle – s’inseguono gli
amori
 
E raggiungimi, con un balzo di grazia
riprendimi catturami
stordiscimi annientami mangiami nella tana
 
Immergimi nel mare della tua voglia
Imperlami allagami affogami e
innalzami rotolami. Sublimami.
 
Poi schiantami fendimi
tagliami spezzettami
Cambia rinnova la pelle dei miei giorni
 
                       Accendimi incendiami consumami
                       E sussurra vento sulle mie valli
                       Rinfrescale. Acquietale. Placale un po’.
 
E guarda il sole.
S’è coperto gli occhi, pronto.
 
Ché non vuole arrossire
…
…
…
(by poetella)
 
 
Scriabin – Etude op.8 no.12.
 
 
 
 
 
 
 
.

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È una preghiera…

03 sabato Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 3 commenti

Foto di poetella

È una preghiera
questa. Che mi faccio.
Mi faccio una preghiera devotamente
Appassionata, me la faccio.
 
Stammi a sentire, carina, dico
se puoi, stammi a sentire.
 
Impara bene i silenzi
dalle cose silenti. Ecco.
Impara a trattenere
dalle nubi nere, dalle nubi nere impara.
Le nubi nere che serrano l’acqua.
Fino a che si può. Impara. Ti prego.
 
Non tracimare
Non sversare l’impeto del sangue
Che non gli s’ingorghi il cuore, non s’anneghi
chi della nebbia ama la leggerezza
del volo il distacco.
 
Ti prego, carina,
chiacchierona folle, impara i silenzi
 
Riempi il calice fino a un dito dall’orlo
E canta solo le prima note
del nome adorato, piano piano
 
Con la modestia carica del seme
La nobiltà dell’olio d’oliva
L’allegria del fiore a maggio, scanzonata
 
Solo un po’ canta.
 
Lascia gli resti la sete. Di te.
…
…
…
(by poetella)
 
 
Ascolta
 
 
 
 
.

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Che poi, vedi, quando lo leggo…

02 venerdì Dic 2011

Posted by poetella in quasi racconti

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Che poi, vedi, quando lo leggo, quando leggo questo Antunes, questo gigante, questa fucina che rimischia stupori, meraviglie, emozioni continue e ti porta in alto, in alto come un ascensore puntato dritto verso Marte, o Andromeda, o che ne so. Mi guardi, bellissimo? Non mi guardare così, dai, zitto. Stammi a sentire. Gira quei tuoi occhi d’oceano, che annego, non riesco a continuare, mi perdo, m’invischio nell’acqua azzurra del tuo sconfinato, travolgente desiderio acchetato. No. Zitto. Fermo. Lasciami dire. Quando leggo questo Antunes, che sto lì appesa a quelle parole che si snodano compatte, come una collana di pietre dure e cristalli di rocca e ogni tanto brilla una perla e ogni tanto c’è una scheggia d’ossidiana nera nera e poi magari, c’è un sasso. Sì, un sasso che si stacca dalla collana e ti colpisce il cuore, te lo ferisce, ci fa un buco fondo che ci va a finire dentro tutto il mondo e il mondo si slarga e si schiara e t’avvolge e ti tira via e si espande dentro di te come un lago, come un mare, come…fermo. Stai lì. Non ti girare. Resta immobile. Lasciami parlare mentre guardo questo tuo profilo perfetto di Endimione addormentato, questo tuo petto che respira regolare e brilla nella luce rosata di tramonto e la tua mano gioca con la mia coscia come se allisciasse la sua gatta preferita. Buono. Lasciami parlare, mentre guardo i tuoi capelli d’argento lunghi e lisci sparsi su questo lenzuolo azzurro come un’aureola attorno al tuo viso d’angelo caduto.

Quando leggo questo Antunes che mi dimentico di tutte le meschinità e anche le meschinità diventano splendori, certo, fasti di questa nostra piccola, umana vita di mortali che vorrebbero parlare con gli dei, e penso che fortuna, cazzo, che ho trovato questo che scrive ‘ste cose qui e lo aspettavo da una vita e mai, mai, mai, mai avrei pensato, mai penserò di trovare un altro, no vedi, mai ci sarà per me un altro, impossibile un altro

che fa l’amore come te.

Ridi? Non ridere, dai. Baciami, adesso.
…
…
…
(by poetella)

Wagner – Tannhauser Overture

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