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Poetella's Blog

~ "questo sol m'arde e questo m'innamora"- Michelangelo

Poetella's Blog

Archivi Mensili: dicembre 2011

l’archetipo del Viandante…

30 venerdì Dic 2011

Posted by poetella in quasi racconti

≈ 9 commenti

Foto di poetella

(foto di poetella)

 

Due tizie parlano, alla fermata del 541.

– No, perché vedi. L’archetipo del Viandante. Ecco che è –

Cappotti, tutte e due. Di lana. Spinatino e tweed. Sciarpe. Vecchie sciarpe, di quelle strette, di una volta. Niente pashmina. Niente piumini tipo omino Michelin.

 

Alte quasi uguali. Sulla sessantina. Ancora belle donne, direi. Sì, sì. E l’auto non arriva. Al solito.

Archetipi. Strano due che parlano di archetipi. Alle nove di mattina. Alla fermata del 541. Sentiamo.

– Ma tu dici che è per questo? Sempre cercare, andare. Mai ferma. E pure lui. Mai fermo. È questo?-

– Certo. L’Archetipo del Viandante simboleggia la tensione innata dell’animo umano ad ampliare i propri orizzonti, a spaziare su più piani della conoscenza e quindi spinge l’individuo anche a compiere un viaggio simbolico dentro di sé in un territorio di confine,

– Ma che palle. Io non voglio che cerchi nuovi territori.

– Che scema che sei. Mica vuol dire che ti deve mettere le corna.

– Scema tu.

 

Arriva un auto. Niente. È il 450. Aspettiamo. La folla aumenta.

Divertente sentirli parlare. Tanto c’è tempo. Non ho fretta. Sono in vacanza. È c’è il sole. Splendido sole di Dicembre. A Roma.

– Abbiamo giocato bene, comunque. Se non era pe’ er palo.

– Ancora cor palo. Là è la formazione che è ‘no schifo. Altro che pali –

Sono due ragazzotti. Con le facce mica tanto intelligenti. Giubbotti e sciarpe. Della Roma. Le due tipe continuano il loro confabulare. Se ne fregano, pare, d’essere ascoltate. Forse si vogliono fare ascoltare.

–  Io ti parlo del desiderio di visione e comprensione di tutto ciò che è riflesso dal mondo geografico e naturale in cui si muove e che su di lui ha un richiamo irresistibile, non è altro che lo specchio del suo ricco mondo interiore che lo chiama e lo induce all’incontro con se stesso –

– Ma insomma, io devo cercarlo o no?

– Sempre là vai a finire. Io ti parlo di Archetipi. Di modo di essere. Di sentire. E tu vai a parare lì. Mi vuoi stare a sentire? Vuoi crescere?

– Ecco l’auto.

– Non è. Devi cambiare le lenti. Ché non ci vedi più.

 

Non è. Un altro 450. Che strazio. Chissà qual è l’Archetipo che di più mi condiziona. Questo del Viandante, comunque. Beh, questo me lo sento abbastanza. Oltre a quello di Dioniso, che poi somigliano, i due . Parecchio.

– Vedi, in lui si sente una costante quasi fissa di lacerazione tra la scelta di una vita convenzionale ed inquadrata secondo gli schemi tradizionali, familiari e sociali più consolidati, che lo spinge ad obbedire a regole e diktat collettivi per sentirsi integrato e soprattutto accettato dal mondo “normale” e l’imprescindibile spinta individuale ad essere se stesso, ad esprimere la propria autenticità, nonostante il rischio di incontrare sulla via il rifiuto, l’emarginazione, la solitudine e il fallimento.

(cavolo come disserta bene. Fosse una prof?)

– Ma anche io sono così. Ci unisce questo?

– Anche. Poi c’è Venere.

– Ecco. Venere. Appunto.

– L’auto. Appunto.

C’è una luce negli occhi di quella con la sciarpa verde. Mentre sale sull’auto. La luce di Venere, pare. Quando esce dall’acqua. Chissà cosa si sta ricordando.

Salgono, con una folla che le spinge, le sposta, arroccate una vicina all’altra. Non si vogliono distanziare. Salgono, assieme a tanti altri. Anche i ragazzotti. Anche una vecchietta che si fa aiutare per salire

– Grazie carina! Brutta cosa la vecchiaia.

Io non salgo. Troppo pieno. Aspettiamone un altro. Aspettiamo, sempre.

 

E godiamoci il sole. Sempre. Deve essere Dioniso, questo.

…

…

…

(by poetella)

 

Mahler- Adagietto della V Sinfonia

,

 

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Comunque forse se mi metto a scrivere…

29 giovedì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 6 commenti

(foto di poetella)

 

Comunque forse se mi metto a scrivere
se mi metto a scrivere

forse, dico forse, certo,

ma magari riesco a riprendere un po’

di me, a raccogliermi

ché m’ero persa, sciolta come colore

nell’acqua, a onde concentriche


prima un piccolo punto vibrante

sospeso, come un’esclamazione

un richiamo di tortora

un’idea, un sorriso ancora nella mente

poi un’espandersi di vortici

di rimescolamenti di sogni

e di carne

un aspettare certi del dono

un cedere al tocco bruciante del dio

tremando
                                          [tu sei una Dea, hai detto]


Zitto. Non parlare.

Le parole che voglio non le hanno ancora inventate

Le parole degli amanti sono aria

vapore, zitto


 Ho dimenticato le cambiali della vita

sul tuo cuscino verde

le ho bruciate, forse.

E sorridevi, sulle labbra una mia lacrima


 Che anche un’estasi può far piangere.

Non serve essere santi

per sbigottirsi del paradiso

…

…

…


(by poetella)

ascolta poetella

 

 

.

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ragazzi…d’altri tempi

29 giovedì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 4 commenti

 

                                    Sergio aveva gli occhi azzurri. E lo sguardo sempre aggrottato. Forse perché era miope. E gli occhiali, al mare, proprio no.

Quindici  anni e le gambe lunghe e magre. E le spalle larghe come una statua di Donatello. Giovane, bello e fiero.

                                  Suonava la chitarra. Bene. Benissimo. Alla spiaggia, il pomeriggio, c’era sempre un crocchio, attorno. E lui suonava.

Laura se lo guardava di nascosto Madonna che bello che è, e se lo sognava la notte.

E anche il giorno, pure quando c’era, sempre se lo sognava.

                               Lui suonava e lei spingeva i piccoli seni in fuori, nel costume rosso, piccolo piccolo, mentre cantava, con davanti il mare. Ma mica lo faceva apposta.

O forse sì.

E gli guardava le mani. E gli altri non c’erano.

C’erano, ma non c’erano.

E lui si guardava le mani, sulle corde della chitarra.

Come se non sapesse dove metterle. Le mani. Ma lo sapeva, invece. Per questo le teneva sulla chitarra. Solo che.

Quindici anni.

Ogni tanto si sbirciavano. Poi di nuovo a guardarsi le mani.

A toccarsele con gli occhi.

                                   E lei cantava, voce bella, e i capelli glieli muoveva il vento, lunghi lunghi e neri e lucidi. C’era da perdere la strada a seguire quelle oscillazioni. A star dietro alle ciocche leggere. Lacci che annodavano pensieri.

E scioglievano desideri.

Ogni tanto lui tirava su la testa. Era come un tuffo in acqua, dall’alto.

A mani unite.

E sarebbero voluti scappare via.

No. Restare.

No. Sparire.

Sprofondare nella sabbia.

Dissolti.

Insieme.

                          Respirava fondo Laura, e quei seni piccoli si gonfiavano ed era peggio.

Lui si guardava le mani e sbirciava i seni. E arrossiva.

Suonava, sguardo aggrottato, tutto rosso e zitto. La testa di nuovo bassa.

Guardami, guardami che suono per te.

E l’aria attorno era tesa. Tutto era teso e il sole scottava ancora e giocava coi grani di sabbia. Ci affondava come mani nel capelli.

Poi, qualcuno Basta chitarra, dai! Chi viene al promontorio?

E s’erano alzati tutti e il sole cominciava a tramontare.

                        Lei non aveva mai baciato sulla bocca uno che le piacesse.  

Solo alla festa, due mesi prima, che una guerra per convincere il padre a mandarcela, con i genitori nell’altra stanza a giocare a carte e ogni tanto venivano a curiosare, con la scusa di vedere se erano finiti i panini, e Non si balla così stretti. Ti pare?

E il padre la guardava brutto. E lei si staccava. E guardava il padre che spariva nell’altra stanza. E allora si riappiccicava. Insomma alla festa s’era trovata sulla sua la bocca di Ugo.

Ma Ugo era ciccione. Simpatico e ciccione. Caciarone, casinaro e ciccione.

Non le era piaciuto.

S’era portata dietro il ricordo viscido di quell’intrusione. Lo schifo.

Aveva bevuto un sacco di coca cola, dopo, e mangiato quattro panini col tonno e uno col salame. E pure un bignè con la cioccolata.

Non bacio mai più, aveva giurato. Mai, mai più. Che schifo.

Ma Sergio.

Era bello. Tutto abbronzato. Con le cosce muscolose. Faceva calcio. Attaccante. Segnava un sacco di goal. Gliel’aveva sentito raccontare a Tony.

E le spalle larghe. E la bocca rosa. Dio che bocca. Se mi baci tu, allora sì, allora sì, allora sì.

                                        S’erano mossi tutti, verso il promontorio, che poi non era un promontorio. Chissà perché lo chiamavano così. Era la foce del canale che finiva nel mare e c’erano detriti, bottiglie vuote che galleggiavano, cicche, pure una bambola senza braccia, una volta. E una ciabatta. Come aveva fatto chi l’aveva persa a tornare a casa con una ciabatta sola? E una specie di molo dove ci si poteva sedere e guardare l’acqua che cantilenava molle e lenta. 

                          Camminavano sulla riva, tra le onde fresche. Camminavano calmi e allegri con l’acqua che bagnava le caviglie e schioccava e spruzzava ad ogni passo. Chiacchieravano tutti. Scherzavano. Si schizzavano. Loro due no. Camminavano e zitti. Muti con un turbine di domande che  stingevano la gola. Che infiacchivano le gambe. Che tagliavano il respiro.

Il sole tramontava, addormentandosi come un leone stanco.

Lanciando ruggiti.

                    Il mare sconfinava negli occhi di Sergio. E le camminava vicino. Zitto e teso come un arco.

Faceva quasi male a guardarlo.

…

…

…

(by poetella)

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Fermarmi. Non posso fermarmi…

28 mercoledì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 7 commenti

Foto di poetella

(foto di poetella)

 

Fermarmi. Non posso fermarmi

Sostare come il viaggiatore

a mezzo cammino

per un riposo

o un probabile, possibile cambiamento

di rotta.

 

Fermarmi come si ferma il vento

e il suo rumore

 

e trovano pace

gli strappi di cartelloni

e le foglie

e trovano pace le fessure nei mattoni

e le pagine dei libri

dimenticati nei parchi

 

se ce n’è.

 

Impossibile fermarsi.

O avanti o indietro.

 

Venisse una pace da qualche lontano

sentire

Venisse una pace una calma

Un sonno.

 

Quello dei bambini

dopo il bagnetto

Con o senza orsetto

Con o senza ciuccetto

 

Senza fame senza sete

Quieti.

Senza attese. Di che, poi?

…

…

…

(by poetella)

 

 

Rachmaninoff -Yo Yo Ma – Cello Sonatas

 

 

 

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Di chi era quel cielo, stamattina

28 mercoledì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

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Di chi era quel cielo, stamattina

se non mio

E quella luce

tutto il creato a benedire d’esistere

di albero in albero, di tetto in tetto

rimbalzava e si dilatava il chiarore

[è capace d’assorbire la meraviglia

questa mia anima assetata]

 

Intrisa d’attesa camminavo

occhi al cielo

                   – attenta che cadi, mi dicevo ogni tanto

occhi al cielo ho visto quella nube.

Che non era una nube

Era sangue sgorgato dal cuore degli angeli

Una pozzanghera in cielo

di rossi, d’arancio, di giallo e di bianco

Di luce fluida/cangiante/tremante

 

Un sussulto nell’aria

Rimbalzo dagli occhi al cuore

Camminavo e guardavo e non sapevo

davvero non sapevo quanto

 

quanto quella festa fosse, pensavo,  solo mia

che tremavo contando le poche ore

le troppe ore, che strano! quanto è poco? Quanto, tanto?

 

le ore stese lucenti

tra me

e le tue labbra.

Promesse.

…

…

…

(by poetella)

 

J.S. Bach – Minuet in G major

 

 

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Firenze…nostalgia…

27 martedì Dic 2011

Posted by poetella in foto di poetella

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– No, grazie, niente giornale –

27 martedì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 2 commenti

.(foto di poetella)

.

– No, grazie, niente giornale –

     Ché non voglio sapere

Fuori dei fatti fuori del tempo, via!

E dentro a questo tempo

solo questo mio tempo

ché non c’è tempo

[e vorrei andare a spasso con te

o al mare o in aereo- magari anche in treno, dai]

Non c’è altro tempo che il nostro tempo

rubato al tempo

 

Guardami, allora. Guardami!

E lasciati cadere, adesso

Guardami per ore

Lasciati cadere che non c’è fondo

non c’è più fondo

mai stato fondo

affonda, affondo e poi

è un planare dolce, largo

e lento. Vedi? Senti?

[correnti ascensionali di respiro]

 

Dove sono i tuoi occhi, solo questo ci resta

Guardami. Guardami

 

Guardami per ore e ore

E sfiorami assaggiami leccami mordimi

Fammi sanguinare

Sfama la belva. Nutriti. Cresci

 

amore mio

e dimmelo, dimmelo ancora

che sono bella [ché c’è ancora tempo. Un po’ di tempo]

dimmi che questi occhi [coi tuoi occhi] che questi seni che questi fianchi

e il ventre

che questo collo che queste mani [stringile]

che queste spalle

dimmelo che questa notte non finirà

 

dimmelo, dimmelo per ore e ore e prendimi

 

e poi uccidimi.

 

Che la vecchiaia non

…

…

…

(by poetella)

 

 

Yo Yo Ma – Soul of the Tango –

 

 

.

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L’anima. Ancora?

26 lunedì Dic 2011

Posted by poetella in quasi racconti

≈ 2 commenti

(foto di poetella)

 

L’anima. Ancora?

Lasciami parlare. No, lasciami parlare. Adesso. A parte che con questa giornata, guarda che cielo. Ma come ti viene di metterti a fare questi discorsi dell’anima. E l’eterno. E ci si reincarna. Per compiersi. Ma quando la pianti con tutte queste storie? Ti ci diverti?

Tutti vorremmo avere un filino di speranza, certo, certo. Certo. Chi ti dice di no?

Tutti ci si attacca a improbabili costruzioni più o meno condivise, più o meno articolate.

A me basta questo cielo. Invece. Sì. Certo. Mi basta.

Eterno, non eterno. Sicuramente lui è eterno. No. Non  hai capito. Per quanto mi riguarda è eterno. Non credo proprio possa sparire finche resto viva. Eterno è tutto quello che continuerà ad esserci per il tempo in cui potrò percepirlo. L’aria, il sole, il primo tepore della primavera. I sogni. I desideri.

Quella è la mia eternità.

Le tombe Medicee a Firenze. Ci sono e ci saranno. Se qualche pazzo non le distrugge nel frattempo, ma non credo. Ci saranno e potrò vederle, se mi andrà. Se ce la farò ad andare a Firenze. Quelle, per me, sono eterne. L’anima.

Io non lo so cos’è l’anima. Se esiste qualcosa oltre le molecole. Gli atomi nervosi e mobili. O immobili. Cinica? Dici? Ma che cinica. Non sono cinica. E poi basta appiccicare definizioni! Etichette. Che ne so come sono. So che non mi voglio prendere in giro. Io. Ecco.

Guarda che cavolo di cielo, stamattina. Ma che mi frega dell’eterno.

La Bellezza. La Bellezza. Effimera  Bellezza. Fugace, inafferrabile, stupefacente Bellezza.

Il mio desiderio di bellezza è eterno. Il mio stupore davanti alla Bellezza. È eterno. Non mi lascerà finché vivo.

Tutto il resto…

 

Guarda quei vapori sui colli. Guarda quel mondo di fate all’orizzonte. Quei grigi, quei rosa. Spariranno.  Li  guardi ti giri li riguardi non ci sono più.

Cos’è eterno?

 

Il mio cuore veloce e la sua infinita fame d’amore. Ecco. È eterno. Sarà così fino a che si fermerà. Ma quando si fermerà, che mi frega. Non sentirò certo l’eterno silenzio del tutto. Non sentirò più niente.

L’anima?

È il corpo, non l’anima.

Infinite connessioni. Elettricità. Flussi di elettroni sollecitati, solleticati, spronati.

Tutti a vibrare  a girare a spostarsi a cercarsi a trovarsi… connessioni

Due occhi che ti guardano e scatta o non scatta

Fammi parlare. Ma sì, sto parlando solo io. Parli sempre tu. Fammi parlare. A che servono le sorelle, scusa?

Mica scatta sempre. Dici che è l’anima che si riconosce? Ma quale anima. È  solo magnetismo. Attrazione. Poli positivi e negativi. Sesso. Voglia. Vita.

L’eternità?

Un desiderio è eterno. Uno struggimento. È eterno.

Uno sguardo è eterno. Quando spegne tutto il mondo. Quando annulla l’orrore del mondo. Quando colora il buio del mondo. Questo è eterno. Dentro di me.

 

L’attesa di un orgasmo è eterna.

La voglia di innamorarsi è eterna.

Bach è eterno.

Non conosco la tua eternità. Non conosco la tua anima. Di cosa mi parli, ancora?

Conosco solo il tic tac dell’orologio e la sua carica…che prima o poi si scaricherà. E fine della corsa.

…

…

…

(by poetella)

J.S. Bach- Prelude

 

 

 

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Immenso traslucido…

25 domenica Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 2 commenti

Foto di poetella

(foto di poetella)

 

 

 

Immenso traslucido

trasecolato, tragicamente incline

a svanire in chiarore che s’affretta

                               [tra poco spegneranno i fanali]

s’affretta

come donna, per strada, di notte

 

s’affretta e buca di rosso la sciarpa di luce

ad est dei miei passi

 

                                  – ad ovest si trascina la notte –

buca di rosso e sbava di lilla, di grigio

                            micro granuli d’aria fremente

 

Immenso azzurro traslucido

trasecolato, tragicamente incline

a svanire in giorno fatto, generoso di ombre

E le macchine scorrono

due palmi

sotto

il mio sguardo

in picchiata verso

                            gioia e dolore

.

Un flusso di vite come vento straniero

nelle gole del canyon

 

                                Guardo le cime dei larici, dei pini, dei cedri

                                Figurine di carta/ombre cinesi/ lanterna magica

                                Agitate, in nero, sovrastano.

 

Immenso azzurro traslucido,

trasecolato e io serena che bevo l’incedere

altero

[affidato alla  luce]

d’un ignoto  destino

suonando muta e vagante le ore

                              Bizzarra tastiera

questi nuovi miei giorni

 

E aspettiamo che…

…

…

…

(by poetella)

 

-Monteverdi-Toccata-Orfeo.

 

 

 

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Quante perle se ne staranno affondate…

24 sabato Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 4 commenti

Foto di poetella

(foto di poetella)

 

Quante perle se ne staranno affondate

abbandonate

sui fondali marini di nero di blu

d’ininterrotto silenzio

Quante perle

 

e quanti straordinari esseri pulsanti

vivranno laggiù

ignari dello sfolgorante impero

del sole.

 

Poi i diamanti e l’oro

l’oro l’argento i rubini i crisopazi

che il sole ce l’hanno dentro

intrappolato padre

e non lo sanno. Non lo sapranno

Non lo potranno sapere. Forse mai.

 

Com’ero io prima di te?

Come potevo

Dove vibrava in attesa

quest’impellente propensione

alla gioia?

 

C’è un sospetto di luce anche

nelle viscere della terra

Tra i basalti i graniti le ossidiane

Un anelito che muove le molecole

Le dispone a migrare a miscelarsi a mutare.

 

Il cuore roccioso del mio cuore

lo strisci del magma di te

e lo spacchi ed emerge

 

Emerge lucente. Con fragore di tuono.

…

…

…

(by poetella)

 

 

Scriabin Etude op.8

 

 

 

 

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ancora Firenze, sempre quasi dipinta

24 sabato Dic 2011

Posted by poetella in foto di poetella

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E quella leggerezza…

22 giovedì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 6 commenti

Foto di poetella

(foto di poetella)

 

 

E quella leggerezza

   quel tocco delicato

a elica

che rapprende la mia furia appassionata

 

la placa la culla l’immerge

nei vapori d’un sorridere quieto

 

Quella leggerezza da mano che guida

    Mano di padre che calma il capriccio

Abbottona il cappotto

Mette cappello e guantini

[e guarda fuori, adesso

il merlo dondola sul ramo!]

 

Lei era esplosa di tempesta

E fiamme – divoranti

E lui, lui dolcezza

[vabbeh, dai! Ridiamoci su…]

Lui vento tiepido

Lui misura e confine

Lui mappa

 

Dolcemente distendo gli angolini

della bocca

Dolcemente sorrido gaia

del tuo essermi aria nei  polmoni

 

E principe. E re.

…

…

…

(by poetella)

 

 

Tracy Chapman – The promise

 

 

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ermetica? no…………

22 giovedì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 2 commenti

Foto di poetella (poetella gioca…di brutto!)

 

 

Spricciami

col tuo fare euncondente

 

Spricciami e sbrillami, adesso

che lo sai, tu lo sai

Ah, come lo sai!

come ardeva la printa

al vorticante afflato

del randallo

 

Lo sai.

E allora, anche se ormai

sento catepullare le foglie

[del fiammeggiante corbexxolo]

in quest’atrodico morire

del giorno

 

ugualmente ti chiedo

ugualmente a te rivolgo

l’attondo sguardo

e chiamo e imploro

 

Argiti! Argiti e svellati/mi

 

Che io sono qui. arrante di te. Sempremente.

…

…

…

(da “ il piacevole odore della sorla” – di Poetella de Poetellis)

 

E moh…commentate, se ce riuscite!

 

 

Liszt – La Campanella

 

 

 

 

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poetella gioca…

21 mercoledì Dic 2011

Posted by poetella in foto di poetella

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arrivano gli UFOOOOOOOOOOOOOOO!

Foto di martina.lucia1952

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Ma non diamole un nome…

20 martedì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 2 commenti

Foto di poetella

(foto di poetella)

 

 

Ma non diamole un nome

t’ho detto sulle labbra

No, no! Che siamo matti!

Hai detto. E sorridevi

Non diamole un nome, ché non serve

dare un nome a questa cosa

che è come una luce nell’umido

nero sconsolato di miniera

 

[e il silenzio, l’assenza a custodi]

 

Questa cosa, come un guardare in faccia

la misteriosa forza del mondo.

E specchiarcisi.

 

Questa cosa che sembra

sembra di scoprire

i segreti meccanismi che muovono cuore

e cielo. Stupefatti. Increduli.

A guardar bene.

 

Eppure portarsi

in giro uno slargo d’azzurro

in petto

libero azzurro, vasto azzurro

Disponibile gaio aperto azzurro

 

[la tua voce continua a farmi vibrare la luce]

 

Guarda questo cielo. Così.

 

E azzurra sentirsi. Andando.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

Ascolta poetella

 

 

 

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Canto inni …

19 lunedì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 4 commenti

Foto di poetella (foto dal web)

Canto inni

dall’antifonario miniato di questi miei giorni

 

[la sua pagina più bella

lapislazzuli e rossi e oro]

 

canto inni a quel nostro noi

di luce lucente rilucente di smalti

e perle

incorniciato nell’argento dei sì

sì, sì, sempre sì. Solo sì

quel nostro noi

che siamo noi e saremo noi

anche quando

anche dopo che

anche strappata la pagina

scolorito l’inchiostro che adesso brilla

sbriciolata l’essenza della storia

anche quando

anche se

sempre noi. Canterò

 

questo destino generoso

che ha scritto e riscritto

ghirigori di sogni

segnalibro i tuoi occhi

su questa mia vita. Stupefatta e ardente

esplosione di stelle.

 

Fuori del buio, prima di te.

…

…

…

(by poetella)

 

 

Mahler- Adagietto della V sinfonia

 

 

 

 

 

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Eccomi…

19 lunedì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 7 commenti

Foto di poetella

(foto di poetella)

 

Eccomi

Sono qui per rispondere

a un sussulto di ciglia

 

al mormorio del pane

quando lievita a notte

Al fiato dell’alba risponderò

sulla campagna lontana

sconosciuta e silente

 

Risponderò, risponderò eccomi! al sospiro

d’una piccola mosca

Moschettina invisibile ai più

 

A quello lieto d’una campanula

rampicante

azzurra, al vento

 

Eccomi. Lo sai

Risponderò al richiamo tacito sul bordo

dei pensieri

Al plic d’una sola lacrima d’angelo

sul lago dei ricordi

[basta un niente]

 

Al canto minuto di un passero

risponderò. Risponderò

al fruscio del bacio delle ombre

Risponderò al fischio dell’aria

sotto la porta chiusa. Senza vento.

[un impercettibile richiamo mi mette in allarme]

 

Sono qui per rispondere anche al tuo silenzio

se il tuo silenzio chiede qualcosa.

 

Ed io sì. Sempre sì. Chi-amami. Ora.

…

…

…

(by poetella)

 

Vivaldi- la follia

 

 

 

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E dopo, dopo che il mondo…

18 domenica Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 3 commenti

Foto di poetella

(foto di poetella)

 

 

E dopo, dopo che il mondo

ha smesso di rivoltarsi, dopo che l’onda

l’ha travolto

trascinato, l’ha fatto vorticare

e dondolare dolcemente e ribollire

e sussultare e tremare

 

dopo che il mondo s’è lasciato scivolare fino al fondo più fondo

del suo più nero fondo

più rosso,

più bianco di un lenzuolo di lino

che il sole scalda e il vento schianta

e spande profumo.

 

Dopo che il mondo è riemerso  e s’è accasciato,

s’è voltato, spianato e sollevato come una cordigliera

preistorica e crollato come

una diga e sprofondato

accecato di luce

luce che toglie la luce

luce che tinge di buio

e di azzurro

e di giallo

come il sole sugli occhi chiusi

abbacinati

storditi.

 

Dopo che il mondo ha tremato/pulsato/vibrato

per l’urlo di mille angeli caduti

mille angeli

precipitati dannati

persi affondati in un abisso d’inferno infocato

          eterno

 

 

dopo che tutto è stato silenzio

a parte un leggero soffiare di vento

[il tuo, il mio respiro riprendevano spazio]

 

allora

 

sei il mio pane, ho pensato

la mia grappa di mirto

 

e veleno, veleno. Veleno

 

che ogni volta             mi uccide

 

…

…

(by poetella)

 

 

 

ascolta

 

 

 

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Venire via dall’ora …

18 domenica Dic 2011

Posted by poetella in poesia

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Foto di poetella

(foto di poetella)

 

Venire via dall’ora

del silenzio

dal grigio dal bianco

dal ceruleo sgranarsi delle faccende

 

vestiamoci a festa

 

venire a bere a mangiare quel tuo pane

quei dolcetti

prenderne uno e guardarlo e posarlo e

prenderne un altro

[qual è il tuo sguardo più bello? non lo so]

 

venire ad annusare sorprese colorate

aprire pacchetti coi fiocchi

[le tue mani sono vento]

carte colorate d’allegria

nel nido dell’aquila

 

Hai chiamato. Dal tuo cielo hai chiamato.

Hai  preparato piacevolezze

vuoi insegnarmi un nuovo volo

 

e io voglio imparare. Eccomi.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 Tracy Chapman – Baby Can I Hold You

 

 

.

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che poi, quanta compagnia mi fa…

18 domenica Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 2 commenti

Foto di poetella

(foto di poetella)

Che poi quanta compagnia mi fa

questa voglia di te

mentre spio il cielo disteso come lo sguardo d’una santa

popolato dei pensieri del mondo

sgombro di nubi e di voli.

 

Dove saranno andati tutti i gabbiani a riempire di grida

i silenzi immensi dell’attesa.

 

C’è un raduno di sogni da qualche parte

e sono tutti lì i miei Quando

i miei Aspetta.

 

Sono tutti lì a fare un girotondo. Sicuro.

 

E io

[oggi]

non voglio pensare a quando sarò

pacifica

e un po’ grassa

come una vecchia gatta che aspetta la fine

accanto alla stufa elettrica

col fuochetto finto che balla.

 

Ancora no. No, oggi no, con questo cielo.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

Ascolta

 

 

 

 

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Firenze bella…quasi dipinta…

17 sabato Dic 2011

Posted by poetella in foto di poetella

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O dell’amaro che diventa dolce…

17 sabato Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 2 commenti

Foto di poetella

(foto di poetella)

– Dormi, dormi. Che io sto qui.

 

Sto qui, resto. Per tutto il tempo che posso.

Per tutto il tempo che posso ridarti.

Per tutto quello che non abbiamo avuto.

Che ci siamo negati.

Quanto ne è passato senza che mi cercassi.

Senza che io. Quanto a sfuggirti. A sgusciare per liberarmi.

Adesso te lo ridò tutto.

Tranquillo. Il nostro tempo ritrovato. Il nostro tempo rubato al tempo.

Quanto ne abbiamo ancora? Basterà? Per ricucire. Per legare, per scambiare e costruire e conservare. Basterà.

 

 

– ma tu dormi, dormi, intanto. Che io sto qui.

Sto qui, sai. Tranquillo.

Sto qui con te. Per colorarti i giorni.

Per scacciare la paura.

 

Per tagliare via il dolore con la mia spada. D’amore.

Sarò un arcangelo. Il tuo arcangelo guerriero. Lo prenderò con me il dolore. Lo sminuzzerò. Non mollo, sai?

Mi conosci. Lo sai come sono tosta.

Non piange mai, questa, dicevi, dopo gli schiaffi. I pugni. I calci.

Dopo la furia che voleva piegarmi.

Lo sai, no? Non mollo.

 

– Ah, dormi, dormi, adesso. Che io sto qui.

 

Sì, per dirti vedrai che ce la fai. Vedrai che vinciamo noi.

Siamo forti insieme. Chi ci batte. Due testardi così.

Visto che serve essere testoni?

Visto che serve che non m’hai piegata? Non mi hai domata.

Non mi hai ammorbidita. Non mi hai spezzata?

Anzi.

Sono una roccia, adesso.

 

Appoggiati a me che ti tengo su io.

In questo mare di paura, questo mare di dolore, questo mare nero nero che ti porta via la forza delle gambe, che ti porta via la speranza, la fierezza, la fiducia.

No, non lo faccio arrivare al cuore. Il tuo grande cuore di leone.

Il tuo cuore dove avrei voluto entrare. Allargarmi. Sconfinare. Quel cuore senza porte che ora m’ha raccolto dentro. Tutta.

 

Non ci farò entrare la paura, sai? Ci sono io lì, adesso.

Non c’è posto per la paura. E poi quel cuore non la conosce.

E non la conoscerà. La paura. No.

Sto di guardia, sai?

Non mi faccio sorprendere. Non mi faccio fregare.

Niente distrazioni.

 

Lo sai come sono. Lo sai.

Ce la faccio per me e per te.

 

– E allora dormi, dormi, sereno. Che io sto qui. con te. Papà.

Brahms- Lullaby

 

 

.

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Dai, raccontami della casa, adesso…

17 sabato Dic 2011

Posted by poetella in poesia, quasi racconti

≈ 2 commenti

Foto di poetella

(foto di poetella)

– Dai, raccontami della casa, adesso…

Adesso

Che tutto è fermo, la barca arenata in secca,

adesso che forse, non lo so, la finestra è chiusa, non sento il fuori, non c’è una foglia che si veda che si possa dire Sta tremando al vento, solo uno scaffale metallico, bianco, in balcone e un piccolo tavolo, pure bianco, con sopra un porta vaso senza un vaso, e le veneziane abbassate, gelose della luce  rossa del tramonto

adesso che forse non c’è più vento e prima sì che c’era nella stanza, prima sì che turbinava, scuoteva, soffiava sui capelli, sulla pelle

[era la mia pelle? Era la tua? Era la pelle di un Dio e di una mortale,

 o la pelle di un mortale e di una dea.

 O una volta l’uno, una volta l’altro]

 

 soffiava sugli occhi che li dovevo chiudere, chiudere, che non era possibile stare a guardarti,

– Non ce la faccio a guardarti! È troppo.

Con quel vento che spostava le nubi e le lenzuola e il mondo senza più centro, senza più orbita che volava impazzito in un universo gemello di luce azzurra, così azzurra, così azzurra. E non si può guardare troppo a lungo un azzurro così, così luminoso nei tuoi occhi. Non posso. Devo chiuderli e sentire solo il vento

 

– Dai, raccontami della casa, adesso…

E prima il vento usciva da quel prato, nella foto dove si muovevano gli alberi, per la luce, come in un video al rallentatore.

Si muovevano e frusciavano e volavano le foglie, mille e mille e mille.

Prima c’era vento e il rumore del mare, sì, il mare vaporato da quell’altra foto tutta azzurra, con la cornice azzurra come i tuoi occhi, che forse non è la foto di un mare, forse è un lago o un oceano o magari un cielo

[i tuoi occhi sono acqua o aria, onde o nuvole?]

 

– Dai, raccontami della casa, adesso…

Dimmi dei lavori, degli alberi che pianterai, dimmi del noce sulla collinetta dei ricordi. Dimmi del noce dove andrai a ritrovare il tepore di tuo padre e la sua voce nell’erba e tu, piccolo e felice.

Dimmi, parlami ché adesso non c’è più vento e tutto il mondo è ammutolito, anche i passeri, anche i gabbiani in cielo, anche le stecche verdi della veneziana immobili in ascolto, anche i due alberi gemelli della foto a destra del letto, una volta a destra, una volta a sinistra, prima, e ora tutto è ammutolito, sono sicura che neanche gli angeli, se esistono gli angeli, neanche loro dicono una parola, adesso.

Zitti zitti, buoni buoni, ad aspettare che mi racconti

 

– Dai, raccontami della casa, adesso…

Di quella casa che sta venendo su, pietra su pietra, legno su legno, tra fili scoperti, ancora e calce e tubi e tubi che aspettano il flusso dell’acqua e delle parole, la casa che viene su giorno dopo giorno, ora dopo ora ed è il tuo spazio. Quello che dici tu. Come lo vuoi tu. È il tuo futuro che prende forma, progettato da te. Realizzato da te.

– Dai, raccontami della casa, adesso…

Quella casa che amo come amo te, quella casa che io non vedrò. Credo.

Credo mai.

…

..

…

(by poetella)

 

 

Debussy- Reverie

 

 

 

 

 

 

 

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Perdo sempre il bandolo…

16 venerdì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

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Foto di poetella

(foto di poetella)

 

 

 

Perdo sempre il bandolo

della promessa. Lo metto in un posto

sicuro. Preciso preciso.

Nascosto, per stare al riparo

dall’incertezza

Dalla paura di non farcela

Dagli agguati delle voglie

 

Poi non lo trovo più.

Sparito.

Tutto aggrovigliato.

Tutto intrecciato a mille e mille

altre piccinerie

 

Tutto sotterrato dagli avventati bisogni

Falsi. Forse.

O forse no.

 

E non lo trovo più.

 

Ma certo che è buono far questi progetti

di vasti spazi vuoti

liberi d’inutili ornamenti

Solo l’essenziale.

 

Ma cos’è l’essenziale? Dico io.

 

Ci manca sempre un fiore

Un nastro

Un broccato d’emozione.

O solo una risposta. Che rassicuri.

Che non arriva. Mai.

Non taglia il silenzio.

Non arreda le stanze del cuore

E vuote risuonano.

 

L’essenziale quasi mai basta. Mi sa.

…

…

…

(by poetella).

 

Canon and Gigue for 3 violins & continuo in D major

 

 

 

 

 

 

 

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E chi sta parlando d’amore…

15 giovedì Dic 2011

Posted by poetella in quasi racconti

≈ 6 commenti

Foto di poetella (foto dal web)

 

– E chi sta parlando d’amore,

io non parlo d’amore. Che ne so io dell’amore.

Tutti a dire ti amo, ti amo.

Ma che vuol dire ti amo? Io non parlo affatto d’amore.

Non ci penso per niente.

Io parlo di desiderio. Quello lo capisco. Quello sì che lo conosco.

Il desiderio.

C’era quella giostrina con la musichetta a carica, i cavallini bianche che si muovevano, quella giostrina giocattolo in premio per la gara di ballo.

Quattro anni. Avevo quattro anni, al mare.

E volevo vincere la gara solo per avere la giostrina.

Per poterla tenere in mano. Per poterla toccare e guardare sempre.

Chiudere gli occhi, riaprirli e vedermela lì.

Girare la chiavetta e metterla in moto e sentire la musichetta.

Anche di notte.

Non dormire mai, mai, mai, e guardarla e pensare E’ mia.

 

Il desiderio lo conosco, io.

E lo sforzo. Lo sforzo per raggiungere l’obiettivo.

Maledetto sforzo, maledetta fatica. Stringi i denti e continua.

Ché l’ho vinta, quella volta, la gara di ballo.  Tutta sudata. Era caldo. Era agosto. E mi si era anche sciolta la gardenia di seta che mamma aveva appuntato sulla camicetta verde. Che avevo paura che cadesse. Si scucisse del tutto. Si rompesse. Ma non ho mollato. E ho vinto.

E mi sono presa la giostrina e mia sorella, che è arrivata seconda, ha preso una fochetta di gomma con la palla in testa, una pallina rossa e bianca a spicchi, carina, mica no, che siccome non le piaceva, l’ha data indietro e diceva che la giostrina era anche sua.

No, è mia,

no, è pure mia,

no, dammela che è mia, l’ho vinta io, tu hai vinto la fochetta,

non mi piace la fochetta,

ma la giostrina è mia, lasciala,

no non la lascio. Lasciala tu.

E la giostrina è andata per terra e si è rotta.

 

C’è sempre qualcosa che va per terra e si rompe, se uno la vuole troppo.

Ho imparato, da piccola. Lascia andare. Lascia scorrere. Credo, almeno.

Ma sì, ho imparato.

 

– E chi sta parlando d’amore, poi

io non parlo d’amore. Parlo di desiderio.

Quello che mi prende, certe volte, che vorrei che tu fossi di là, dopo che…

a lavorare a qualche tua foto, come quella volta che me le hai fatte vedere, dopo,

Vedi qui, dicevi, questa parte della facciata non c’era! L’ho ricostruita io.

Ho cancellato quel cartello e rifatto la facciata. Vedi com’era prima? E le pietre.

Che anche le ombre sotto il timpano avevi ricreato. Come sei bravo, avevo detto. Ma mica pensavo solo alle foto.

Ecco. Vorrei che tu fossi di là a lavorare mentre io scrivo. Tranquillo. Calmo. Con l’arietta fresca della sera che entra dalle finestre.

E sapere che poi mi farai vedere quelle meraviglie che fai.

Ce  l’ho questo desiderio.

E magari quello di poterti guardare mentre dormi, la notte, anche questo desiderio ce l’ho, guardarti dormire

più bello della giostrina, luminoso come la luna sull’acqua.

Ma in tutto questo, che c’entra l’amore?

– E poi chi sta parlando d’amore,

io non parlo d’amore. Certo, parlo di desiderio, io.

 

Che il fatto di stare a guardare il cielo, quando è come era oggi, azzurro come una lastra di pietra dura, libero e vasto, e fondo, stare a guardare il cielo mi fa sentire come se avessi i tuoi occhi addosso. Come se tu fossi qui.

E anche se sento il vento, stesso effetto, come stamattina, un venticello fresco, delicato, morbido morbido, ecco,

sono le tue labbra che mi sfioravano,

le tue mani che mi sollevavano la gonna.

Che mi sfioravano le gambe.

– E chi sta parlando d’amore,

io non parlo d’amore. Chi ha detto che parlo d’amore? Parlo di desiderio.

Certo.

Esclusivamente.

Esclusivamente  di desiderio.

 

Che vuol dire Ti amo?

Io so che giro, faccio, vado, torno, rivado, conosco gente nuova, rivedo gente vecchia, ma nessuno è come te.

Nessuno.

Mai.

Che c’entra questo con l’amore?

 

Io non sto parlando d’amore. Giuro. Parlo di te.

…

…

…

(by poetella)

.

Borodin – Petite Suite – Nocturne

 

 

 

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La forza regale dei grandi alberi…

15 giovedì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

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Foto di poetella

(foto di poetella)

La forza regale dei grandi alberi

samurai dei boschi, delle strade trafficate

delle quiete campagne

                                Quel loro saldo radicarsi

                                Guarda l’abete, il pino mugo

                                la magnolia, guarda! Se puoi

                                guarda la betulla

 

Guarda come certi lasciano andare le foglie

calmi.

Niente trattenere caparbi

 

Quel non lasciarsi turbare dalle urla

dei venti [respiro affannoso della terra]

 

che li sconquassano, ci provano

scompigliano strappano frugano

sbatacchiano

E corrono via, i venti, soffiando sconfitti rabbia

 

Quella straordinaria quiete

verde cupo o più chiaro o giallo

danzante

Come l’invidia la mia fragilità bambina che s’incurva

si spezza piange linfa

la perde

emorragia di pazienza. Di sogni.

 

Come vorrei quel loro stare

Stare e basta

senza timore. Senza speranze

né progetto né sogni

 

Né infranti sogni. Povera me.

…

…

…

(by poetella)

 

Ascolta poetella

 

 

 

 

 

.

 

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È una preghiera…

15 giovedì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

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Foto di poetella

(foto di poetella)

È una preghiera

questa. Che mi faccio.

                               Mi faccio una preghiera devotamente

                               Appassionata, me la faccio.

 

Stammi a sentire, carina, dico

se puoi, stammi a sentire.

 

Impara bene i silenzi

dalle cose silenti. Ecco.

Impara a trattenere

dalle nubi nere, dalle nubi nere impara.

Le nubi nere che serrano l’acqua.

Fino a che si può. Impara. Ti prego.

 

                                 Non tracimare

                                Non sversare l’impeto del sangue

Che non gli s’ingorghi il cuore, non s’anneghi

chi della nebbia ama la leggerezza

del volo il distacco.

 

Ti prego, carina,

chiacchierona folle, impara i silenzi

 

Riempi il calice fino a un dito dall’orlo

E canta solo le prima note

del nome adorato, piano piano

 

                               Con la modestia carica del seme

                              La nobiltà dell’olio d’oliva

                              L’allegria del fiore a maggio, scanzonata

 

Solo un po’ canta.

 

Lascia gli resti la sete. Di te.

…

…

…

(by poetella)

 

 

Ascolta

 

 

 

 

.

 

 

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Come mi fossi solo tu…

15 giovedì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

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Foto di poetella

(foto di poetella)

 

Come mi fossi solo tu

somigliante

Lo stupore del ritrovarsi [riconoscersi]

 

                               Questo mondo così diverso/ stridente/contrastante

 

Come mi fossi solo tu

somigliante

                              Io e te due respiri

                              di bimbi addormentati

Due onde gemelle

 

E l’andare paralleli

E il sentire

 

Ti guardo, ti guardo e mi vedo

bella

mi vedo come sei tu

splendente di libertà

D’attesa e quiete

Di quieta attesa

Splendente di consapevolezza.

 

Io e te lo stesso cielo

da amare

Lo stesso slargarsi del cuore

E niente confini

Neanche un segno a terra

 

Io e te smisurati e liberi

 

Prati del Nord molli di pioggia, nel sole

…

…

…

(by poetella)

 

 

Ascolta

 

 

 

 

.

 

 

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“parla a nuora perché suocera intenda”…

14 mercoledì Dic 2011

Posted by poetella in poesia, Senza categoria

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Foto di poetella

(e questa è poetella)

Senti, carino

tanto per capirci, ok?

 

se tu fossi saggio, saggio più saggio dei sette saggi più saggi del mondo

e se fossi sensibile come carta fotografica

sensibile ad impregnarsi di tutta la luce, tutta la bellezza di questa nostra terra sconsiderata

e se fossi generoso come il sole a primavera e la neve a dicembre

 

                              Se fossi fantasioso come il vento tra le gole di un canyon

                              e delicato, delicato come i petali delle peonie

 

Se tu fossi ardente come il Vesuvio nel 79 dC e appassionato, appassionato e amante, raffinato amante, instancabile amante, sensualissimo amante più di Plutone con la sua Proserpina

                              Se fossi poi capace di una tenerezza che muove il pianto, infinita tenerezza, struggente tenerezza, sconfinata, avvolgente tenerezza.

 

Se sapessi tutti i nomi per cantare la mia bellezza e ne creassi ogni giorno di nuovi e se ogni tuo sorriso fosse un volo  simultaneo di mille e mille fenicotteri sul mio cielo di voile, bianchi e rosa come i miei sogni.

 

                                 E se fossi bello, bello più di Endimione, amato dalla bianca, luminosa dea

                                 Bello, più bello di tutti gli dei e di tutti gli uomini poveri mortali

Così bello, con quegli occhi vasti da farmi naufragare e perdere felice

Quelle labbra da consumare di baci che mai si consumano

E il petto largo

E le gambe perfette come cedri del libano(questa non è mia, ma me la rubo…)

E le mani e i piedi e le unghie…

 

Insomma, se tu fossi come lui

[ché così è il mio amante]

Allora …forse…

 

Ma se invece no, beh, lascia perdere, ok?

È meglio. Che tanto non serve…

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

Monteverdi-Toccata_Orfeo

 

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Pensavo…

13 martedì Dic 2011

Posted by poetella in poesia

≈ 4 commenti

Foto di poetella

(foto di poetella)

 

Pensavo

Quanto resta di me quando

 

                               Oltre la porta chiusa

                               resta il mio nome?

 

Un’impronta nell’aria

un’ombra. Un riverbero

resta un fruscio di tenerezza?

 

Quanto tieni accanto

trattieni

riponi nascosto

o lasci in giro

a penzolare a dondolare

sui ripiani delle tue faccende

 

Quanto guardi di me

ogni tanto

nel riflesso sul tuo destino

 

                               quando le scale hanno succhiato

                               via i miei silenzi e le parole

                               e il mio profumo

 

meno quel po’ che resta lì

sul cuscino

 

a vibrare a chiacchierare a stuzzicare

 

e sorridi. Ricordando – mi

…

…

…

(by poetella)

 

 

Ascolta poetella…

 

 

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