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– Ma sì, fammela una carezza, fammela
non la levo la mano, non la tiro via con la scusa di una ciglia nell’occhio, dei capelli che scappano dal mollettone come ci fosse vento e non c’è vento, non c’è mai vento, non c’è più vento ormai qui dentro, da tanto, da tanto e allora coraggio, fammela questa carezza, una di quelle che si fanno ai vecchi su una mano sempre fredda, no, non la mia mano, la mia, quella non è fredda. La mano, per lo meno.
Magari è vecchia, la mia mano. Magari lei sì. Vedi l’indice? È un po’ curvo, quello della destra, dico, un po’ curvo a forza di scrivere e scrivere, la penna, il mouse, deve essere quello che l’ha curvato, [vedi la sinistra, quella del cuore? Quella no. Non è piena di solchi e nodi. Quella no. È giovane. Quella del cuore]
La destra, invece. Sarà quel sempre voler indicare un lontano, ci si stanca a indicare sempre un lontano chissà dove, laggiù dove si schiudono i sogni. Dove potremmo, dove potrebbero, prima o poi. Vedrai che.
Coraggio.
– Ma sì, fammela una carezza, fammela
che vedrai, ti sorriderò come allora, tanto tempo. Tanto tempo passato.
Allora, quando credevo che Visto? Pure io ho trovato. Mica solo le altre. Mica solo Giovanna, o Caterina, o Sara o che ne so, non mi ricordo come si chiamava e lei ce l’aveva l’innamorato. E io pensavo Io mai! Io mai lo troverò uno che.
Io che papà non si fa trenta chilometri per venirmi a portare un cesto di frutta prima che mi svegli. Ché io non me lo merito, Caterina o Giovanna o Sarà sì. A loro i padri glieli portano i cesti di frutta. Io mai. Io no. Io non lo trovo uno che mi ama finalmente e mi fa scordare che tu, papà, non mi porti i cesti di frutta. E invece poi.
– Ma sì, fammela una carezza, fammela
Che non ti dirò Ma che fai, scemo. Non ti prenderò in giro.
Non ti dirò siamo vecchi. Lascia perdere che non.
Ti sorriderò come sorridevo a correrti incontro, quaranta, trentacinque, trenta, tanti anni fa, quando ancora credevo che sarebbe bastato salvare il mondo, magari salvare solo te dal mondo per sentire che anche io, no, i cesti di frutta no, ma non per colpa mia. Io ero ok.
Io salvavo il mondo. Io salvavo te dal mondo. Ero brava. Ero bella. Ero meglio di Giovanna, Caterina o Sara o non so chi. Non ricordo chi.
– Ma sì, fammela una carezza, fammela
che ti sorriderò come fossimo in una nuova casa tutta bianca e rossa, in un nuovo giardino, no nuovo, il primo giardino, ché non abbiamo mai avuto un giardino nostro e ci nascondevamo nei giardinetti pubblici per scambiarci l’anima e scoprire i corpi diversi. E non ci siamo accorti che. Allora non ci siamo accorti che tutto era diverso. Non abbiamo voluto vedere che noi stessi. Si guarda sempre dentro di noi, da ragazzi e si cerca il riflesso. Ci si illude del riflesso. Ci si convince del riflesso.
Poi, quando s’aprono gli occhi, c’è chi li apre, sai? tutto si svela, ma ormai è tardi. Non si possono ricucire i silenzi, non si possono spianare i monti. Si tira avanti e ogni tanto
– Ma sì, fammela una carezza, fammela
così, per dimenticare d’esserci sbagliati. Per cercare scuse alla nostra fragilità, alla nostra voglia di perdono. Che non c’è tempo più, ormai. Non c’è tempo per ricominciare. Per riscrivere la pergamena del destino.
Siamo vecchi.
E allora, allora
– Ma sì, fammela una carezza, fammela
Fammela e resta qui, vicino a me. Resta qui e aspetta che faccia effetto, ci vuole poco sai? m’ha assicurato che ci vuole poco. Gli ho detto del gatto, il cancro, non voglio vedere che … piano piano… soffrendo. Voglio farlo io.
Ci vuole poco, vedrai. Aspetta con me che faccia effetto quest’addio al tutto, al niente, al passato e al futuro che non voglio, quest’addio che ho buttato giù con un po’ d’acqua.
Era fresca, sai.
…
…
…
(by poetella)
una meraviglia fra poesia e racconto, da accarezzare sia con la destra che con la sinistra…
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che dolcezza che sei…
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Che bello, pieno, originale, struggente.
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oh…
come sono contenta!
🙂
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Ho ascoltato.
Santa paletta…
quando tento di sdrammatizzare, vuol dire che sono colpito e affondato.
Sarà che sto veramente invecchiando, e che, per fortuna, per fortuna, anch’io potrei ancora chiedere quello che si chiede qui (ho paura e ritegno a ripetere, ma è buon segno, lo dico con pudore e ammirazione).
Ma confesso anche che probabilmente non avrei bisogno, per fortuna, per fortuna, di chiedere. Non è colpa mia, nè merito, dopo una vita ci si intende anche senza…senza….
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oh, Senza…
m’erano mancati i tuoi commenti!
Sono così gratificanti!
Niente di meglio di un Santa Paletta…
[e non Porca Paletta, come si dice a Roma…]
Beh, sai, sono tante le situazioni come quella descritta (non si saprà mai se autobiograficamente) qui…
L’importante è saperle descrivere, no?
Ci sono riuscita, vero?
😉
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l’ho già ricevuta ieri una tua carezza, questa mattina un’altra
sono egoista? tu dici fammela una carezza, io invece te la rubo
🙂
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tutte quelle che vuoi!
caro!
🙂
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Quante cose ci permette di fare il mestiere di vivere….lasciare che sia uno sguardo a parlare per noi…ingoiare il rancore…..sprecare tutta la speranza di un giorno in un sorriso, in un abbraccio sbagliato…trattenere l’amore fino a farci male, come quando si tenta di fermare una ruota che gira con la mano.
Altre cose ce le consente la sensibilità, e questo stupore che provo nel leggere questa tua condivisione di un dolore non più contrastato, ma accompagnato al suo esito, mi da conforto e bellezza.
Alcune immagini di questa prosa/poesia illuminerebbero da sole qualunque aforisma….. “ci nascondevamo nei giardinetti pubblici per scambiarci l’anima….”; “si guarda sempre dentro di noi da ragazzi, e si cerca il riflesso….”
Lieto che tu ci sia qui, e ancor più lierto di averti scoperto.
🙂
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mi commuovi…
Davvero, sai?
Mica esagero…
(non c’è lo smile col sorriso commosso…porcapaletta!)
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Parole tenere, drammatiche, meditate lanciate nel discorso con la levità di bolle di sapone per ricadere aeree e scoppiare in finale da drammaturghi fini. E’ un pezzo veramente bello, appassionante e riesce a ricreare un vissuto…chef in un piatto quadro presenti la vita com’è con un contorno personale che lascia illuminati…anche la cicuto è fresca nella tua acqua…
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senti, tama…
tu mi stai facendo montare un po’ la testa, lo sai?
Comunque sono felice che questo pezzo sia piaciuto…
E’ in una raccolta di monologhetti /dialoghetti che forse…dico forse…pubblicherò.
Titolo “Amori amari”…
Con tante storie d’amore triste. Storie d’incomprensioni e inganni. Storie di sogni impossibili (chi non ne ha alzi la mano)
poetella, comunque, ne ha.
E sogni sono e sogni resteranno.
Per fortuna, ogni tanto s’addormenta. Ed è bellissimoooooooooo!
ciao, amico caro
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Si. Struggente.Tocca davvero l’anima quello che hai scritto. Il tempo passa. Inesorabile
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non c’entra il tempo, sai?
Non è il tempo…
Sono gli errori…è quello che è inesorabile…quasi senpre.
O forse no…
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parole stupende, davvero. hai una bellissima voce che mi ha emozionato. grazie
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Bello!
Dare, scoprire di dare emozione…m’emoziona ogni volta.
Grazie a te, dunque
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Reblogged this on lamentesepolta.
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Si va per tentativi e ci si trova per caso fra un velluto ed una guancia.
Tiziana
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🙂
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