(mamma)
Chissà.
Forse perché è passato un anno dal suo compleanno.
Poco più da quando se n’è andata, quieta, all’alba dell’Epifania del 2011.
Forse per questo.
Che papà piangeva e piangeva, mi ricordo. La guardava e piangeva, lei tutta composta, col collettino di pizzo Valencienne, occhi chiusi, sul raso rosa tutto pieghe e sbruffi, le piaceva tanto il rosa! E lui la guardava e diceva Guardate che bella che è.
Che bella che è.
E dondolava la testa. Torturava il fazzoletto tutto zuppo, tutto mollo e io pensavo settant’anni insieme a vedersi diventar vecchi e lui ancora a dire che bella che è. A me, mai.
E per consolarlo Tata gli ha detto Papà! Se la sono portata i SantiReMagiSanti.
Li pregava sempre. Ti ricordi papà?
Vero.
Se perdeva qualcosa, che so, l’orologetto d’oro, il Longines che le aveva regalato nonno Ezio per la laurea, tempo di guerra, bella spesa, che le aveva detto Questo è prezioso come il regalo che ci hai fatto tu. Tienilo da conto.
Beh, se lo perdeva, lei subito a dire SantiReMagiSanti, fatemelo ritrovare, come avete trovato la strada per GesùBambino.
Diceva così e pluf! L’orologetto saltava fuori.
E perdeva le chiavi della cantina, che ce l’aveva solo lei e subito SantiReMagiSanti, SantiReMagiSanti.
E pluf! Saltavano fuori le chiavi.
Gliel’aveva insegnata nonna ‘sta cosa. E funzionava. Come tutte le cose che sapeva nonna.
Pure quella volta dell’anello di brillanti. Quello russo. Caduto nell’acqua a Serapo, acqua bella limpida e noi piccole piccole, coi codini e i fiocchi rosa, ovvio, rosa e solo il pezzo di sotto per costumino, che il sopra ancora non serviva. Pure quello i SantiReMagiSanti. Pure quello. Sott’acqua.
Papà! I SantiReMagiSanti se la sono portata. Gliel’hanno trovata loro la strada del Paradiso, aveva detto Tata. E papà Sì, sì. E le lacrime che scendevano piano piano, come una pioggerellina di marzo, lievi e piccole piccole.
Mica l’avevo visto mai piangere, prima.
Manco quando era morta nonna.
Solo quella volta che aveva avuto quel calcolo che gli mordeva i reni e mamma a pregare. Solo quella volta m’aveva chiuso la gola quel pianto.
Ma quello era un altro pianto.
Un altro pianto. Senza dolcezza.
…
…
…
(by poetella)
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Che tenerezza…. Un pensiero all’indietro davvero toccante.
Un saluto.
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ciao, Q…
si ricorda…ogni tanto.Fa bene…
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è un patrimonio che non si estinguerà mai
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mai
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Conosco bene quel sentire e capisco
Roberto
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un sorriso di buona notte, Roberto….
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C’è che il dolore ci trova sempre, ci snida e ci rovescia come guanti: si diventa tutta pelle esposta. Come mi sento io, in questo momento, col magone in gola e la voglia di piangere.
Un abbraccio.
zena
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cara….
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Vengo a leggere il tuo post sulla mamma, che è intenso come un ricordo le cui sfumature restano solo nell’anima di chi lo ha vissuto.
Vengo a leggere e resto estasiata: questa è la vita, è l’amore, è la sofferenza, è la fede.
Un tutto che non tutti hanno le capacità di descrivere con la dolcezza e la chiarezza e la partecipazione che ci hai messo tu!
Mi hai trasmesso una grande emozione e un grande messaggio.
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ne sono davvero lieta…
buon proseguimento di giornata!
Lucia
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Avevo dieci anni. Lei quaranta. Ero in collegio e sono venuti a prendermi
perchè potessi ammirarla un’ultima volta.
Non dimenticherò. Era adagiata nella bara. Ho veduto le gote fiorire di rosa e un sorriso ingentilirle le labbra.
Sandro Vivan
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triste perderla…così presto.
Ma non l’hai persa finché ti brillano i ricordi nel cuore, no?
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