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Poetella's Blog

~ "questo sol m'arde e questo m'innamora"- Michelangelo

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Archivi del giorno: 13 marzo 2012

chi lo sa se…

13 martedì Mar 2012

Posted by poetella in crescere con l'amore, emozione, fiabe, mamma, quasi racconti

≈ 21 commenti

Tag

fa freddo, occhi verdi, strada nel bosco

 

 

 

 

 

 

 

 

(foto di poetella)

Le bambine dormono. Ancora.

Due fagotti tiepidi.

Più di un metro di vuoto oltre i piedi, nei lettini.

E già un chiarore. C’è un chiarore sottile che scivola dentro come una fata, tra le fessure delle persiane.

Dev’essere giorno, fuori. Da un po’.

La prima, la grande, si sveglia.

Un quarto d’ora di più, ma è la grande.

Anche pochi minuti contano in certe questioni.

 

Sarà venuta o no?

 

La prima domanda, sotto le coltri pesanti. La trapunta blu. L’altra è rossa. Tutto uguale, solo i colori diversi, per le bambine.

Ché sono gemelle, ma una moretta, vispa come un leprotto, l’altra chiara chiara, fitta di sogni, tutta lentiggini e due occhi verdi verdi,. Da rossa. Come la mamma. Anche se non è rossa.

E vorrebbe somigliare a papà.

Gli stessi colori non va bene, per le bambine diverse.  

 

Sarà venuta o no?

 

Ecco che anche l’altra.

E tirano fuori le capoccette come due funghetti nel bosco.

Si guardano. Si fanno coraggio.

Andiamo a vedere di là?

La grande, un quarto d’ora di più. Lei deve fare da apripista. Sempre.

Lei il coraggio. Lei l’iniziativa. Le che spinge e guida.

È grande.

Mica ci si deve far vedere coi dubbi. C’è la piccola

 

Sarà venuta o no?

 

S’alzano. Vanno. Le vestagliette, una rossa una blu, vanno come in processione. Due folletti minuscoli nellla sconfinatezza del corridoio. Eterno. Una strada nel bosco, di notte. Fa freddo. Forse è la paura.

Ecco la cucina, in fondo. Ecco la luce dell’albero che plic, ploc, plic, ploc, dalla porta a vetri chiama. Come una goccia di elisir magico.

 

La manina della grande sulla maniglia. Occhi alla sorella. Apre.

E negli occhi della piccola lo stupore.  

E guarda anche lei.

Nel centro del pavimento della cucina il tappeto della sala, quello bello coi disegni strani. Tutto coperto di minuscoli vestiti di bambola.

Un intero guardaroba. E calze. E scarpine di pelle, e gonnelline arricciate e camicette e cappellini. Tutto doppio. E cappottini di velluto col collettino di pelliccia e il bottone dorato. Tutto doppio. Anche due borsettine di panno rosso.Tutto attorno ad un armadio da bambole coi cassettini, gli scompartini, le stampelline e sedute accanto le loro  due vecchie bambole, non c’erano bambole nuove. In mutandine e canottiera, le vecchie bambole, tutte pettinate. Pronte per essere vestite.

 

È venuta! La Befana è venuta!

 

Ché mica può averli fatti mamma quei vestitini! Sono troppi.

Mamma va a scuola, la mattina, poi a casa fa tutto lei. E poi papà. E le bambine…le cura. Racconta favole. Aiuta nei compiti…

Mica può averli fatti lei quei vestitini!

E quando?

Di notte?

 

La Befana esiste. Sicuro.

…

…

…

(by poetella)

 

 

Handel’s Minuet.

 

 

 

 

 

.

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da…”Ioviracconto”, splendido blog….

13 martedì Mar 2012

Posted by poetella in dai blog amici..., poesia

≈ 9 commenti

si consiglia vivamente di leggere questi versi…

(ho fatto pasticci col reblog…. vedo di rimediare…)

Tre movimenti 

 Largo, delle attese

 Nell’estate noi smorti dobbiamo frugare
 Con tenacia, uscendo da tali scomparti
 Di vetro e procedure, certo inabili
 Al suo fandango di magnolia densa.
 Pure mi sono infittito a pensarti
 Nell’aria del mattino, e poi trovato
 Esposto ai tuoi fianchi, al tuo  profilo
 Di pesca, appena esperto sulle gote.
 Ce ne saremmo andati per silenzi
 Rionali, nei giardini che non si curano
 Di chi li ignora e se ne stanno secchi.
 Lì, fra vecchi negozi e portiere occhiute,
 lungo l’attesa sciatta appostare l’amore
 celebrato, tirarlo sotto un poco
 verso gli odori sgomberati ed umili.
 Dirti comunque tutto non sarebbe mai il fatto
 E nessuna parola ci conduce
 Oltre questo varcare l’aria nobile
 Di viale Europa, spaesati nel nostro finire,
 Distratti dai tuoi ricci, dalla tua voce
 Nemmeno peculiare, dal mio scherzare stucchevole.

                        ^^^^^^^^    

                  Agitato, molesto

  Possedere il tuo amore e un indeciso
 orgoglio nel condurti oltre gli uffici
 potenti di cristallo e cubature,
 verso i momenti stolti di un giardino,
 a respirarci nelle bocche e irridere
 con dolcezza i doveri e i dispiaceri.
 Non avrai un altro amore così acceso
 mi dicevano i resti di saggezza.
Tu schiudevi le labbra di signora
sventata e profumata e le promesse
tintinnanti cadevano nel pozzo
della speranza che non ci disseta.

                   ^^^^^^

          Lento, decadente

 A tratti il mio ricordo si divincola
dal corpo, senza lasciarmi del tutto,
mi sorveglia dall’alto con l’acume
ossessivo che tiene il falco infisso.
Avevamo il disordine del frullo
e l’impeto arrogante che precipita
nel peccato, quando nell’ombra
dell’ultima ora ti tenevo stretta
finché i nostri sudori si seccavano
sull’orlo sterminato del coraggio
e il silenzio assolveva il disonore.
Mi piangono addosso, ora, le tue canzoni
ridicole, pittate di colori che stingono
la povera fortuna di non averti
mentre sfiorisci e mentre mi dimentichi.
Riemergo dai sogni col tuo sapore,
senza carne, profumo e conseguenze
e che pure si sperde, nel gorgo
degli attimi, cede alla luce, s’annulla
nell’alone di saziata sventura.

             ^^^^^

di Ioviracconto…

 

Ecco fatto…e buona lettura.

 

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