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Poetella's Blog

~ "questo sol m'arde e questo m'innamora"- Michelangelo

Poetella's Blog

Archivi Mensili: aprile 2012

Davvero strano…

30 lunedì Apr 2012

Posted by poetella in amore clandestino, amore?, assenza prersenza, atmosfere magice, Bellezza che salva, biografia..., foto di poetella, quasi racconti, viaggi

≈ 18 commenti

Tag

eri tu, occhi

(foto di poetella)

 

 

Davvero strano…

Lontana, in un’altra città. Stupenda.

Brulicante di gente e gente, a frotte, a gruppi. A branchi.

Gonfia di bellezza. Stupore ad ogni angolo. Occhi in su, a bearmi.

Poi, al ristorante,  tavolo accanto al mio, tu che non eri tu. Un tu che parlava inglese. Un tu più alto, forse, appena più giovane.

Ma tu.

I tuoi occhi.

Il tuo sorriso largo. La tua voce.

Non riuscire a non guardare quel tu che non eri tu.

E quel tu a guardare me.

Poi via. Perso.

 

Poi ritrovato che usciva dal museo dove entravo io.

Nel pomeriggio.

E la mattina dopo, ancora.

Occhi negli occhi. Come conoscersi, ma non conoscersi.

Sfiorarsi e poi, via.

Tu, che non eri tu, ma eri tu, per me, lì. Con me.

 

Molto, molto strano.

Come un sogno a occhi aperti.

 

Ne capitano di cose. A noi, che si fantastica.

…

…

…

(by poetella)

 

 

.

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Poi, accovacciata come la Sirenetta…

27 venerdì Apr 2012

Posted by poetella in amore?, atmosfere magice, Bellezza che salva, biografia..., crescere con l'amore, emozione, felicità, foto di poetella, quasi racconti

≈ 10 commenti

Tag

anima, debussy arabesque

(foto di poetella)

 

Poi, accovacciata come la Sirenetta, rosso di lenzuola smosse giocavano a fare l’onde,

nel silenzio rosato del tardo, tiepido pomeriggio, gli aveva letto dei versi.

 

Così, per lasciare un umidore di commozione anche nell’anima.

 

Era la regola. C’era una regola, forse. Scritta da qualche parte.

Il corpo, quieto, vuole continuare a volare, in qualche modo.

 

E l’aveva continuato ad accarezzare con la voce.

Accarezzare con gli occhi. Con le parole.

Il cuore ancora in tensione, come una vela azzurra.

 

Poi, per fare un caffè, lui s’era alzato.

E andando di là, ovviamente,

cantava.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

Claude Debussy – Arabesque

 

 

–

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Il mattino, sotto specie di raggio obliquo …

27 venerdì Apr 2012

Posted by poetella in amore clandestino, amore?, assenza prersenza, biografia..., felicità, quasi racconti

≈ 10 commenti

Tag

evgeny kissin, occhi, sogno

(foto di poetella)

 

 

Il mattino, sotto specie di raggio obliquo dalla serranda non completamente sigillata, era venuto a svegliarla, nella solita casa, altra dal sogno della notte, altra dal sogno reale del pomeriggio scorso.

Aveva raccolto le ultime, quelle più buone, briciole d’immagini.

Messe bene in fila per poterle annusare durante il giorno.

 

Poi s’era persa a contare i fruscii che ricordava, i sussurri, gli ineffabili sfioramenti, il serrare e il rilasciare,  le cascatelle di sospiri, il rintoccare della testata del letto, e quell’ Anche io, occhi negli occhi, azzurro nel verde, fiume che si sperde nel mare,

quell’Anche io che brillava come il Koh-i-noor.

 

Infine, con uno scatto a gettar via la coperta, s’era alzata ed era tornata al fronte.

…

…

..

(by poetella)

 

 

Evgeny Kissin plays Scriabin Etude op.8 no.12.

 

 

.

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E tu…

26 giovedì Apr 2012

Posted by poetella in amore clandestino, amore?, assenza prersenza, atmosfere magice, crescere con l'amore, emozione, felicità, foto di poetella, le cose importanti, poesia

≈ 4 commenti

(foto di poetella)

 

E tu

condottiero di mie navi volanti

Tu vento in poppa

tu bussola e stella e faro

progetti disegni le mappe.

 

Sai. Sai la scia da seguire

e l’onda da frangere

lo scoglio sommerso l’aggiri

sicuro. Sicuro insegni l’andare

e il fermarsi. Il fermarsi se l’onda mi prende

se gira fischia il vento se, se

 se urla

questa dannata voglia di te.

Benedetta.

 

Tu che mi calmi il mare e poi l’inquieti

[bizzarra questa mia fantasia]

Tu che richiami i delfini

Padrone dei giochi

che indichi e spieghi e  sorridi

 

Tu che poi dici Anche io. Tu

Hai detto Anche io, oggi, tu come me.

Adorato. Desideri come porto

e lanterna

in questo temerario navigare d’amore

…

…

…

(by poetella)

 

 

La voce, non so…dopo, forse….

 

 

 

.

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Se c’è una legge in cielo…

25 mercoledì Apr 2012

Posted by poetella in atmosfere magice, attesa, Bellezza che salva, Bellezza della natura, crescere con l'amore, desideri..., dolore che guarisce, le cose importanti, poesia, primavera, speranza

≈ 10 commenti

(foto di poetella)

 

Se c’è una legge in cielo

se c’è una legge che pilota

quei capricci di nubi e quelle

forme che si schiudono gaie

e si spandono  pei campi e per l’aria

e gli alberi e gli occhi e i pensieri

 

se c’è una legge che trascina

e convince il rinnovato inizio

di questa giostra volante

nel nero più nero dei punteggiati cieli

disabitati o no fruscianti di stelle

 

Se c’è una legge trascritta nel cuore pulsante

della terra, nel mio

quella legge invoco, adesso

che scacci paura e dubbiose certezze

che sorrida e consoli

e incoraggi

– a starle a dar retta –

incoraggi come mano che guida

come bocca che dice Ce la fai, ce la fai

come sguardo e sorriso

braccia aperte che aspettano

passetto passetto

quel cammino verso la luce

anche nel buio pesto. Che finisce.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

ascolta poetella 

 

 

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e questa, un anno fa…

25 mercoledì Apr 2012

Posted by poetella in amore?, assenza prersenza, consapevolezza, crescere con l'amore, emozione, indipendenza, malinconia, poesia

≈ 14 commenti

 
(foto di poetella)
 
 
 
 
Ma come posso mai camminare
                                       oggi
solo camminare, con queste ali che
 
Guarda che splendore, m’hai detto,
lo sguardo sulle mie dune
come l’ombra della sera
azzurro. Guardati.
 
E io ti perderò. Ma non ti perderò
Ricordo di mare nella conchiglia,
                                     eterno
 
Non ti perderò e ti perderò
Sarai immobile grumo di malinconia
                                  – e sì che brilla –
incluso nell’ambra di queste ore
                                           dorate.
 
Chi può sapere, chi può sapere se l’aquila – larghe ali –
cielo libero
rimpianga mai il tepore del nido
 
e le sue tenere certezze
…
…
…
(by poetella)
 
 
ascolta poetella
 
 
 
.

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esorcizziamo la pioggia, va’…

24 martedì Apr 2012

Posted by poetella in desideri..., emozione, foto di poetella, le cose importanti, libertà, poesia, speranza

≈ 6 commenti

(foto di poetella)

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ancora una dell’anno scorso….

24 martedì Apr 2012

Posted by poetella in amore?, assenza prersenza, atmosfere magice, attesa, camminare guardando, crescere con l'amore, desideri..., emozione, malinconia, nostalgia, poesia

≈ 8 commenti

Tag

cuore

Foto di poetella
(foto di poetella)
 
 
 
Quant’è volubile questo cielo di Marzo
sorrideva, stamattina
[giuro che sorrideva]
 
Guardalo adesso.
Un’adolescente imbronciato e spettinato
con gli occhi bassi
e le labbra serrate
 
Come possiamo mai tenere a bada questo cuore
 ballerino
 
Una caramella
la tua voce
le incorreggibili speranze, come?
 
Lo sai, vorrei essere una parete di roccia
con una striscia sottile
d’oro eterno
 
Inossidabile al tempo
Incancellabile
nei tuoi distratti pensieri
 
E continuare a brillare al sole.
 
Ma anche alla pioggia che scroscia, insensibile e quieta.
…
…
…
(by poetella)
 
 
Ascolta
 
 
 
 
 
 
.

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Poi era finita…

23 lunedì Apr 2012

Posted by poetella in atmosfere magice, biografia..., emozione, fiabe, foto di poetella, le cose importanti, quasi racconti

≈ 12 commenti

Tag

amor che a nullo amato amar perdona

(foto di poetella)

 

Poi era finita.

C’era rimasto da fare solo l’esame. Di Maturità.

 

La cena coi professori, un trionfo.

Cossu, con una coroncina fatta con le foglie dell’alloro della siepe, erano nel giardino del ristorante, gran bel ristorante, a metà cena, Cossu che in piedi su una sedia, ogni tanto tossendo, giù a declamare col suo vistoso accento sardo, uno per uno gli inviti che lei aveva ideato, programmato, poi composto, poi corretto, riscritto, ricorretto, poi compilato. In gotico. Su finte pergamene bruciacchiate fatte con la carta da lucido pesante, quella buona.

Parodiando Dante.

 

E Cossu, in piedi sulla sedia, tossendo un po’ e schiarendosi la voce, mentre tutti un po’ alticci, tutti accaldati, tutti eleganti, lei col vestitino di crepe  Georgette blu, tutti a ridere, ad applaudire e Cossu a declamare

 

O Tosco che per la città del gioco

lieto ten vai corrigendo un poco

piacciati di venire in questo loco

dove con noi mangiar e bere potrai non poco

e festeggiar dei giorni il nostro chiuso giogo.

 

Quiriconi che chiedeva a gran voce di riavere il suo invito, perdendosi tutte le C, sbracciandosi sul tavolo e ridendo da matti.

 

 Ecco l’invito della Cortellessa. Si vociferava, per tutto l’anno e anche l’anno scorso che le piacesse il Mainardi. Quando s’incontravano pei corridoi lei arrossiva di brutto. e guardava basso.

E Cossù in piedi, tossendo un po’, un po’ schiarendosi la voce tonante, a declamare

 

 

E tu che per dicoro, nei giorni andati arrossavi al suo cospetto

adesso viene ove anche lui saria

E se amor che a nullo amato amar perdona è detto

ti saria di certo mangiar con noi e con colui in questo loco

dolce e lieto e ardente come per tutti è nell’inverno il foco

 

e giù applausi e sganasciamenti generali e rossori e frizzi e lazzi.

 

E per lei eccolo il momento di gloria.

Non quello degli occhi del Mainardi ficcati fissi nella sua generosa scollatura, no. Un altro. Migliore.

Quella voce rombante, quella voce terrifica che non sapevi se fosse d’uno che t’avrebbe mangiato subito o avrebbe aspettato la ricreazione, quella voce, a pensarci, un po’ più roca, un po’ più bassa, dall’inizio dell’anno.

Che lui li avrebbe tutti portati all’esame. Alla Maturità.

E ora quella voce che rombava sempre meno, quella voce che aveva bisogno sempre di bere un po’ d’acqua, di schiarirsi come un’idea appannata,  quella voce che diceva

Questo è opera tua, vero Lucietta?

Come se lo sarebbe ricordato, lei, quel Lucietta, mai l’aveva chiamata per nome. Solo cognome.

Come se lo sarebbe ricordato quello sguardo.

 

Dopo.

Quando, dopo le vacanze avrebbe saputo da Patrizia che Cossu  se n’era andato. Cancro alla gola.

Dopo le vacanze che le avrebbero fatto girare la vita. Una boa del destino.

 

Che inutile opporsi, cercare di sviare. No, non ci voglio andare sull’Adriatico al mare. Voglio tornare al Circeo!

Inutile.

Samarcanda o non Samarcanda, il destino t’aspetta. È paziente, lui.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

 

 

 

.

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consoliamoci con i fiori…

22 domenica Apr 2012

Posted by poetella in Bellezza che salva, emozione, foto di poetella, poesia, primavera

≈ 4 commenti

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e basta pioggia!

22 domenica Apr 2012

Posted by poetella in basta!, foto di poetella

≈ 12 commenti

(foto di poetella)

 

 

.

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Mi metto l’amore dappertutto…

21 sabato Apr 2012

Posted by poetella in amore clandestino, amore?, atmosfere magice, attesa, Bellezza che salva, camminare guardando, consapevolezza, crescere con l'amore, emozione, felicità, foto di poetella, poesia

≈ 17 commenti

Tag

amanti, amore, dimmi, vento

(foto di poetella)

 

 

Mi metto l’amore dappertutto

stamattina

Questa mattina che è fresca d’aprile

di nuvole bianche

[galleggiano, guarda! Velieri corsari]

 

di odori. Sento – trattengo – rilascio

 

Di vento. Di vento

Lo senti che vento? Che raffiche

amanti?

Dove sei tu, dimmi, lo senti?

[così lontano, così qui]

 

Mi porto l’amore dappertutto

stamattina

A destra a sinistra e in fondo

[mio incastro perfetto, bagaglio lieve. Sei]

 

È un soffio che sale

s’allarga vapora si sperde

Prevedo ricada

 

fecondo, prevedo lo sento m’è addosso. La spinta dell’Es.

…

…

…

(by poetella)

 

 

Ascolta poetella

 

 

 

 

 

.

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una cosa del 2009…

20 venerdì Apr 2012

Posted by poetella in amore?, assenza prersenza, atmosfere magice, crescere con l'amore, fedeltà, felicità, foto di poetella, le cose importanti, poesia

≈ 12 commenti

Tag

baciami

 

(poetella…è cresciuta, da allora…e anche il suo amore!

la foto è sua, al solito)

 
Solo una volta t’ho visto dormire.
Dolce e molle e abbandonato.
Un bambino felice.
Ero il tuo orsetto di peluche
e tu il mio padrone.
Che dormiva, dopo un capriccio.
Solo una volta t’ho visto dormire.
E fuori era la fine del mondo
E anche dentro.
 
La pelle liscia del tuo petto sotto la guancia
scottava come sabbia del deserto
 
Il tuo respiro di brezza
e sentivo i capelli tremare
e le labbra col paradiso sotto.
 
È passato un inverno intero
E un’estate.
E un altro inverno, in quei tre, quattro, dieci minuti.
Che quasi non ce la facevo più a stare senza i tuoi occhi.
Mi serviva quell’acqua
Avevo sete, una sete sfacciata. Di te.
 
Ma non t’ho svegliato.
Era bello.
Facevo finta che fosse tutto normale.
Tutto regolare. Facevo finta.
 
Che c’è di normale in questa pazzia?
Tu, sei pazza, mi dicevi.
Lo sai che sono pazza. Di te.
 
Poi Baciami hai detto, ed  è ricominciato il mondo.
…
…
…
(by poetella)
 
 
Ascolta
 
 (anche la registrazione lascia un po’ a desiderare…ma…tre anni fa…ero alle prime armi…sorry!)
 
 
 
 
 
.

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lo sai…

20 venerdì Apr 2012

Posted by poetella in amore?, comunicazione di servizio, consapevolezza, felicità

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Tag

ti amo

 

 

  io ti amo, ragazzaccio

 

 

(questa è poesia…)

 

 

 

.

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Te l’ho già detto, no?

19 giovedì Apr 2012

Posted by poetella in amore clandestino, amore?, assenza prersenza, atmosfere magice, attesa, Bellezza che salva, crescere con l'amore, desideri..., le cose importanti, poesia

≈ 16 commenti

 

(foto di poetella)

 

Te l’ho già detto, no?

Sei mappa argine confine

Sei sponda di lettino col paracolpi

Sei il dito nel buco della diga

 

Rimani.

 

Insegnami le preziosità dei segreti

La cornice del tumulto insegnami

– sigillami –

 

Insegnami i silenzi delle distanti armoniose galassie

E poi dimmi ancora, ancora Mi manchi

E guardami, guardami crollare

crollare di tutti i proponimenti

di tutte le parole

spezzettate sparpagliate gorgogliate

tracimate

e poi evaporate e poi disperse

oltre la ionosfera

su, oltre il nero più nero

del nero nero punticchiato di stelle. Ecco.

…

…

…

(by poetella)

 

 

Ascolta poetella

 

 

 

.

 

 

 

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Ti lascerei andare …

18 mercoledì Apr 2012

Posted by poetella in amore clandestino, amore?, attesa, crescere con l'amore, desideri..., foto di poetella, le cose importanti, malinconia, nostalgia, poesia

≈ 8 commenti

 

(foto di poetella)

 

Ti lascerei andare da un podere all’altro

dei miei scellerati sogni. Ti darei le chiavi

la mappa per cercare il tesoro.

 

Permettimi adesso di tessere le trame

trasparenti

dei tuoi desideri

in questa primavera molle e dolcissima

Permettimi di filare damaschi broccati fiandre

d’inganni e giocare

 

E avvolgerti d’incanti

di promesse

d’improbabili speranze.

E d’addii.

 

Addio. Addio. Parola d’acqua, non trovi?

Di sale

 

Parola d’infinita memoria

Di struggente solitario eterno

sognare. E ricordare.

 

E un poco morirne tra oggi e domani. E poi, e poi.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

Ascolta poetella

 

 

 

.

 

 

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Ci fu quella volta, poi…

17 martedì Apr 2012

Posted by poetella in atmosfere magice, Bellezza che salva, biografia..., emozione, felicità, le cose importanti, libertà, quasi racconti

≈ 11 commenti

Tag

gita, viaggio in pullman

 

 

(foto dal web, rielaborata)

Ci fu quella volta, poi.

Alzata prestissimo. Le cinque. O forse ancora no.

Preparativi in sordina, senza svegliare sua sorella. Aveva il compito di greco, quella mattina.

La valigia già pronta dalla sera prima.

Alle sette sarebbe venuto il papà della sua amica a prenderla. Suo padre, figurati!

Si partiva. Tre giorni a Siena, in quattordici. Siena. Siena. Siena.

E la libertà.

Due professori e dodici di loro. Affamati di risate e magari anche di bellezza. A diciassette anni, servono tutte e due.

Anche dopo, forse. Anzi, senza forse.

 

Si partiva per Siena. In gita. Che lei aveva dovuto combattere come una Walkiria per convincere suo padre, al solito. Mai andata in gita per tre giorni di fila. Ma ci andava Patrizia, la figlia del capufficio e allora, ok. ci vai pure tu.

Vinto.

Si partiva per Siena, in pullman.

Elettrizzati.

In attesa. Sei ragazze e sei ragazzi. Uno bellissimo. Quello bellissimo non mancava mai.

Magari era un po’ scioccarello, ma a lei non importava. Mica ci doveva parlare. Era di un’altra classe. S’era aggiunto per fare colore. Figlio d’arte, ovviamente. Di quelli Salutami papà!

 

Bastava guardarlo e si spalancava  la primavera anche a gennaio.

Bastava guardarlo e si chiudeva la gola come sott’acqua.

Bastava guardarlo. A diciassette anni. A lei.

E poi, Siena.

Il viaggio in pullman.

La musica, le canzoni, lei che tutti a dire Come canti! E non canti mai in classe! Ma che si canta, in classe? In gita, sì.

E poi Siena!

Siena che faceva un regalo.

La piazza del Duomo, col buio di gennaio, con la cromia orizzontale della pietra bianca e nera

e quella verticale, soffice, lenta, mobile, della neve.

 

Mai, ai suoi occhi, mai mai mai, Siena  più bella.

 

Più bella del bellissimo.

 

C’è una bellezza che non teme rivali. Che non trema per gli anni.

Che non sbava. Non stinge. Non s’allenta. Non t’allarma.

C’è una bellezza che non fa male. Che non vuoi possedere. Perché ti possiede lei.

E basta.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

Borodin – String Quartet No. 2 In D Major Nocturne

 

 

 

 

 

.

 

 

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Eccoti, sei tornata…

17 martedì Apr 2012

Posted by poetella in amore clandestino, amore?, attesa, desideri..., emozione, felicità, foto di poetella, le cose importanti, poesia

≈ 6 commenti

Tag

paganini violin, violin sonata

(foto di poetella)

 

Eccoti,

sei tornata dal tuo lungo viaggio, hai detto.
Dove sei stata?
 
Settantasette volte sette ho girato il mondo
[le mie parole sul tuo collo]
In un giorno, in due, in sette, in dieci
Settantasette volte sette ho visto
nascita e morte
del sole
 
ho aspettato ansiosa la luna
e le sue sorelle stelle
in un giorno, in due, in sette, in dieci
[bevi le mie parole, adesso. Respirale!]
 
e la voce del cielo
 
Settantasette volte sette ho guardato gli abissi
e scalato montagne
[il tuo corpo è il mio tronco di sequoia. Racchiudimi!]
e contato i grani di sabbia
stesi sui miei ricordi
[non riusciranno a soffocarmi i desideri]
 
 
Settantasette volte sette
ho cercato i passi del ritorno
e s’infiammavano di luce le ore
sulla scia azzurra dei tuoi occhi.
– Nel buio di grotta la via –
 
Eccomi, adesso. Tornata. Fammi stare con te. Dai.
…
…
…
(by poetella)
.
 
Niccolò Paganini- Violin Sonata n° 6
 
 
 
.

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è un po’ che…

16 lunedì Apr 2012

Posted by poetella in poesia

≈ 13 commenti

Tag

cello sonatas, rachmaninoff, yo yo ma

 

 

sì, è un po’ che non scrivo più

poesie…

che la mia vita si stia rassegnando

a scorrere serenamente

in prosa?

vedremo…

 

Rachmaninoff -Yo Yo Ma – Cello Sonatas – 06 — Sonata for C.

 

 

.

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E poi quella volta…

16 lunedì Apr 2012

Posted by poetella in biografia..., consapevolezza, le cose importanti, quasi racconti

≈ 1 Commento

 

(foto dal web)

E poi quella volta.

Cavalletti pasticciati di vecchio colore, colore di anni, di generazioni, colore a strati, croste di colore, fantasmi di colore, vestigia di colore,  cavalletti  sparsi per l’aula.

A gruppi e isolati.

Un vociare sommesso, tranquillo, dietro i grossi stiratori*.

E la luce, la luce dalle finestre enormi, la luce che spadroneggia sui gessi, sui fogli bianchi, sulle teste inclinate un po’ a destra, un po’ a sinistra. Doveva essere quasi primavera. Del ’66.

La luce sui trespoli  con le teste sopra. La luce sui rilievi alle pareti e sulle scarpe lucidissime del professor Pettinelli. Accanto a lei.

Lei che guarda il suo foglio. Aveva comprato anche le puntine da disegno a tre punte. Ché se no si muoveva tutto.

Poi guarda lui. Altissimo. Capelli bianchi. Elegante. Sempre. E  guarda il foglio e la matita.

Pettinelli gliela leva di mano. Legge numero e lettere. Gliela ridà. La guarda. Guarda il disegno. Guarda l’orecchio di gesso in posa, sereno, a farsi fare il ritratto, appeso al muro.

Lei ferma, matita di nuovo in mano, guarda ancora un po’ l’orecchio, poi il suo disegno. Già mille cancellature. Poi guarda il professore. Piccoli movimenti degli occhi. Gli guarda le scarpe.

 

Il tempo inceppato.

Ci tieni alla tua dignità? Romba lui. Tutti si girano. Guardano. Romba quella voce in un modo che lei non conosceva ancora e Sì, risponde, Sì, ci tengo.

Allora cancella, sentenzia lui. E va via.

Ecco.

 

Quanto della sua vita avrebbe dovuto cancellare e riscrivere, ancora, per poi guardarsi, inclinarsi un po’ a destra, poi a sinistra e guardarsi, prima di Ok. sei dignitosa! dire.

E andare avanti.

…

…

…

(by poetella)

 

 

* spessa tavola di legno, o meglio di truciolato o compensato, sulla quale si attaccava il foglio da disegno 50×70

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la mia piccola rosa….

15 domenica Apr 2012

Posted by poetella in Bellezza che salva, Bellezza della natura, emozione, foto di poetella, primavera

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…notte!

14 sabato Apr 2012

Posted by poetella in biografia..., foto di poetella, notturno

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Ogni tanto ci pensava…

14 sabato Apr 2012

Posted by poetella in biografia..., crescere con l'amore, emozione, fiabe, foto di poetella, le cose importanti, quasi racconti

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Tag

ragazzina, suora

 

(foto di poetella)

 

Ogni tanto ci pensava.

Le tornava in mente. Tante volte, veramente. Parecchie, sì. Parecchie volte aveva ripensato a quella suorina. Piccola piccola, giovane. Magra come una ragazzina. Bianchissima.

In cinquant’anni, quasi, ti torna in mente una suora così importante, no?

Pure se è una suora.

Quella suora che s’era messa quasi a piangere, a supplicare, quando le aveva detto Ho scelto, sa? Vado all’Artistico. E lei a dire no! No, ti prego, no! Non buttarti via! Disegna quanto vuoi, ma no! Il Classico. Ti prego. Dammi ascolto, testona.  Cambia idea. Ti prego.

 

A supplicarla e lei niente.

A cercare di convincerla che questo e quest’altro e quest’altro ancora e lei niente.

 

Come diceva Pavese?

La vera saggezza è saper seguire i buoni consigli. Anche se vengono dai tuoi genitori.

O dalle suore, aggiungeva lei, adesso.

Ma lei non era stata saggia. Non allora, per lo meno.

Ci ripensava e pensava pure che sarebbe dovuta andare a trovarla, quella suora.

Ogni tanto.

Ma chissà se…chissà dove. Se ancora lì, in quella scuola. Chissà se viva o.

E non c’era andata mai.

Paura che le dicessero…

O che lontana, mandata altrove. Come tante suore, per non farle affezionare troppo. No?

 

Ma quella mattina, con sua sorella a Roma, quella mattina avevano deciso. Ci andiamo. e sia quel che sia.

Arrivate nell’Istituto, la sarabanda dei ricordi. Il giardino. Le finestre alte alte. Le querce. I sassetti che, quante volte nelle ginocchia. E le lacrime. Le risate.

Tutto quasi uguale. Solo qualche ammodernamento fisiologico.

Un uomo in portineria! Un uomo!

Un ragazzo che, alla domanda Ma Suor Florentina è viva, ancora? aveva risposto Certo che è viva! E insegna ancora. Qui. E tra venti minuti riceve.

 

E il reale si scolorisce. Si  accende tutto un mondo lontano. Voci. Giochi. Fatiche. Trionfi. Delusioni. Emozioni.

Lei si sentiva tremare all’idea di rivedere la sua insegnante di Lettere. L’artefice, sicuro, l’artefice della sua passione per lo scrivere.

La curatrice. Quella che coi minuscoli, beh, certe volte un po’ più decisi tocchettini l’aveva guidata. Incoraggiata. Stimolata. Fatta crescere dentro.

E ora.

La voce, in corridoio. S’informava se ci fossero visite. Sì, due signore, aveva detto il ragazzo.

E lei Chi? Mamme di alunni? E lui, misterioso, No, una sorpresa.

La voce! La stessa voce. Quella bella voce che declamava versi quasi cinquant’anni prima.

La bella voce che spiegava, accendeva, guidava. La stessa. Quella che diceva Ma Lucia! Con tant’occhi, che come facevi a non sorridere.

E i passi. Di uccellino.

Eccola, nella stanza del ricevimento. Una sagometta nera oscillante. La memoria materializzata. Senza sottrarre. Senza aggiungere. Appena qualche minuscolo segno attorno agli occhi. Il tempo è misericordioso con le suore, pare.

Le guarda.

Incuriosita. A lungo. In silenzio. Loro sorridono.

Poi, lei, Le gemelle! le mani sul viso. Un sorriso festoso, stupito. La testa a fare NO!

E guardando lei, ma davvero non era cambiata tanto in tutti questi anni? E guardando lei, Tu eri quella brava, eh?

E lei

Ma si dice? Non si dice, via…

E poi…

Mille e mille parole. E ritrovarsi. Bello.

 

Deciso. Le avrebbe portato i suoi due libri pubblicati. Ecco.

…

…

…

(by poetella)

 

 

J.S.Bach-Prelude-Prelude and Fugue in C

 

 

 

 

.

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poetellina…suona…

13 venerdì Apr 2012

Posted by poetella in biografia..., fiabe, foto di poetella

≈ 9 commenti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

carina, no?

 

……………………

……………………………….

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S’era all’inizio di febbraio del ’69…

12 giovedì Apr 2012

Posted by poetella in amore?, biografia..., crescere con l'amore, felicità, le cose importanti, speranza

≈ 26 commenti

Tag

la prima volta, pavese, robert jordan, tenco

foto di poetella

S’era all’inizio di febbraio del ’69.

E lei, per la prima volta, no come le altre volte che, una speranzuccia, un sospettuccio di, o un abbaglio, magari, o un Lo vedi che pure io?

No, come le altre volte.  Stavolta, per la prima volta, s’era innamorata.

A sedici anni.

 

E se ne andavano camminando, nel primo pomeriggio che era già buio, a febbraio, se ne andavano camminando in punta di respiro le poche volte che trovava una scusa per uscire, i compiti da Carla, le cianografie, e i fogli Fabriano Castello finiti, le scarpe dal calzolaio e una guardatina alle vetrine, le poche volte che trovava una scusa si vedevano, lui sotto casa ad aspettare le mezz’ore fumando e fumando, lui sorriso triste, bocca bella, si vedevano e camminavano.

 

Camminavano e parlavano e camminavano e parlavano e lui le diceva di rivoluzione, di risveglio di coscienza, le diceva di servi e di padroni, di democrazia, di libertà, le diceva di Marx e Camus e Sisifo e Prometeo, di Nietzsche e Platone e Pavese e lei, quando le diceva di Pavese, lui con quel sorriso malinconico e le spalle larghe larghe e lo sguardo infocato e pulito, quando le diceva di Pavese si sentiva spuntare la luna in petto e tramontare e spuntare ancora. Per lei.

 

E lei gli diceva di Maria e Robert Jordan  e del grano e dello stupore e dell’amore e pensava sono tua.

 

Parlavano e parlavano e parlavano, fino al prato, dietro i palazzi nuovi, e lì casti, teneri, timidi s’affacciavano a quel noi che sconfina.

 

E non sapeva allora lei che l’avrebbe ritrovato, dopo quarant’anni.

Non sapeva come gioca, scherza, fa i dispetti, si diverte a mischiare e ribaltare e scompigliare destini la vita.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

Lontano lontano- Luigi Tenco

 

 

 

.

 

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La radio ne parlava. La tele ne parlava. I giornali…

11 mercoledì Apr 2012

Posted by poetella in attesa, biografia..., foto di poetella, indipendenza, le cose importanti, padri e figli, quasi racconti

≈ 18 commenti

Tag

bob dylan blowin in the wind

 foto di poetella

 

 

La radio ne parlava. La tele ne parlava. I giornali. I compagni. Stava succedendo qualcosa.

In Francia.

E anche lì. A scuola, assemblee a raffica. Riunioni di collettivo. Le prime.

S’era alla fine di Maggio del ’68.

 

Ma lei non capiva. Non capiva, non sapeva tutto.

Non sapeva quasi niente, anzi.

 

Mai interessata alla politica. A sedici anni, altro in testa. A casa, poi, niente. Non se ne parlava. Niente politica. In casa, anzi, non si parlava proprio.

Zitta e mangia. Mettete a posto la cameretta. Fatti tutti i compiti? Quel maglione è troppo stretto.

Mangia la verdura. Tutta. Preparatevi che andiamo da nonna.

 

In casa non si parlava proprio. Solo ordini. O domande. O richieste.

E lei non sapeva. Lei stava sempre in casa o a scuola. E basta.

Non sapeva, ma sentiva un formicolio, un rimbombo da  terremoto in avvicinamento.

Il lampo, il tuono prima della tempesta. Desiderata.

Il deserto aveva sete.

 

Andava alle assemblee, in aula magna, per sentirli parlare, i compagni.

Per fare vedere che anche lei.

Con dentro una tensione, una voglia di rivolta. Tutta condensata, convogliata in quell’ascolto.

Uno sperare che finalmente. Un’allegria da giorno prima.

In quelle proteste, in quello scalmanato, accalorato gridare dalla pedana dell’aula magna, coi maglioni norvegesi e il fazzoletto rosso al collo e tutti a sentire, tutti d’accordo, tutti compagni, c’era anche la sua furia, il suo scalpitare con le catene ai polsi e alle caviglie.

 

C’era il bisogno di convincersi che forse.

C’era la sua profonda, radicata, sventolata in petto come un vessillo, la sua fiammeggiante, impulsiva, giovane ribellione al tiranno: suo padre.

 

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

Bob Dylan – Blowin’ In The Wind

 

 

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una foto… così…mi andava…

10 martedì Apr 2012

Posted by poetella in Bellezza che salva, foto di poetella

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Quella maledetta sensazione d’inadeguatezza…

10 martedì Apr 2012

Posted by poetella in biografia..., le cose importanti, quasi racconti

≈ 13 commenti

 

 (foto dal web)

 

 

Quella maledetta sensazione d’inadeguatezza.

Quel non avere mai quello che riteneva le servisse.

Una gonna più corta, gli stivaletti bianchi, le Matite Staedtler, i colori Maimeri, a tempera.

Che lei, tutto alla Upim, a che serve spendere tanto, diceva papà.

Bastavano i colori, bastava che colorassero.

Non bastava. Lei sperava fosse colpa dei colori se il suoi disegni, le sue tavole, non venissero mai come avrebbe voluto. Sicuramente era colpa dei colori, delle matite, dei pennelli scadenti. Aveva deciso di fare economie. Niente merenda e, ogni mattina, una capatina nella cartoleria vicina al liceo, a via Ripetta. Oggi una matita, domani un tubetto di colore. Dopo domani un pennello.

E niente merenda. Si poteva anche non mangiare. No?

E cercare disperatamente di entrare in quel circolo di figli d’arte, che non la consideravano.

Per niente.

Lui, il nipote di Cascella. Bello come il sole. Bravo? Chi lo sa. I professori dicevano di sì. Tommaso, saluta papà. Come sta papà?

Tutti un sorriso, i professori.  Tutti una coccola. Per i figli d’arte. Ma lei. Chi era lei?

 

Solo quella volta era stata qualcuno. Quando il professor Cossu, alto e imponente come un bronzo greco, dalla cattedra, con i temi della classe, aveva cominciato a dire i voti.

Natili, 1+ .Nobili, 2, Andò, 3. Berti, 3 e mezzo.., nel silenzio costernato di tutti.

Mangione, 4. Cascella 4 e mezzo. Iscariotti, 5 meno. Tutti sconfortati. Terrorizzati da quell’omone di cui si diceva fosse un Cerbero. Un nome dopo l’altro. Una strage.

 

Poi, la voce tonante che, dopo una pausa, rimbomba nella classe con una domanda per lei agghiacciante. Chi è?, e qui il suo cognome.

Lei si alza, rossa come la copertina del suo quaderno e, Io, dice.

E, mentre parla, il professore sorride. Brava, dice. 7. il mio primo 7, da anni. Brava.

 

Ecco. Adesso lei era qualcuno. Sì.  Anche se all’Artistico, Italiano, beh, che conta Italiano!

Non conta no.

 …

…

…

(by poetella)

 

e niente musica, oggi. Ché non ho tempo…

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Forse no…

09 lunedì Apr 2012

Posted by poetella in biografia..., consapevolezza, crescere con l'amore, foto di poetella, le cose importanti, padri e figli, quasi racconti

≈ 10 commenti

Tag

liceo artistico

foto di poetella

Forse no.

Forse non era stata una buona scelta. Certo se lo doveva tenere per lei.

Che glielo andava a dire a papà che forse…

Che glielo andava a dire che probabilmente, che a pensarci bene.

Poteva mai accettare che lei. Che lei non.

Poteva capitolare. Cedere. Confessare tutta la sua incapacità.

Poteva stare a sentirsi dire Te l’avevo detto!

Poteva tollerare d’essere considerata sciocca, avventata, velleitaria. Sconsiderata e incapace.

Da papà?

Che erano quattordici anni e mezzo che provava a fargli vedere quanto era brava.

Quattordici anni e mezzo ad aspettare che si accorgesse che lei.

Quattordici anni e mezzo che sperava che lui.

 

Poteva mai dirgli Papà, accidenti. Avevi ragione. No, accidenti proprio non lo poteva dire.

Che non stava bene. Dire accidenti.

Poteva mai desolatamente dire che no, non era per me questo cavolo di liceo Artistico.

Ho sbagliato. Avevi ragione tu.

No che non poteva. Impossibile.

Ma tanto.

La pagella parlava chiaro. E doveva proprio farla vedere. Farla firmare. Stare a sentire.

A testa bassa. Che lei, a testa bassa, mai.

 

Camminava verso piazza del Popolo schiacciata da una scimmia invisibile.

Ma  come pesava. Da morire pesava. Come pesava quella cinghia coi libri e in mezzo la pagella.

 

E quei voti che se l’era imparati a memoria, sperando di cancellarli. Di cambiarli. Per magia.

Ma quelli no. Stavano lì, in bella calligrafia. Tutti riccioli e curve. Plastici.

In fila come formiche rosse velenose. E qualcuna nera. Al posto sbagliato. Intrusa.

 

Italiano 8

Storia 8

Geografia astronomica 8

Fisica  7

Matematica e geometria 9

Scienze e chimica 9

Anatomia 8

Storia dell’arte 9

Ornato disegnato 4

Figura disegnata 4

Disegno geometrico 4

Plastica  ornamentale 4

Educazione fisica 8

Religione 10

 

Ecco. Aveva sbagliato scuola. Ma non avrebbe ceduto. Gliel’avrebbe fatto vedere lei che.

Bastava superare questa giornata.

Bastava arrivare a domani.

Dopodomani, magari.

O tra un altro po’.

 

Ma avrebbe vinto lei. Sicuro. O no?

…

…

…

(by poetella)

 

 

(questa biografia sta diventando un po’ troppo confidenziale, mi sa…)

 

 

Scriabin – Etude op.8 no.12

 

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Arrivava prestissimo a piazza del Popolo…

08 domenica Apr 2012

Posted by poetella in biografia..., le cose importanti

≈ 16 commenti

 

 

 

 

foto dal web

(le bambole nel negozietto degli Squatriti, a via Ripetta)

 

Arrivava prestissimo a piazza del Popolo.

Papà la lasciava alla fermata dell’8, a piazza della Croce Rossa, e se ne andava in ufficio.

E lei, sempre paura di sbagliare auto. I primi giorni.

Mai preso l’auto da sola.

E poi c’erano  quelli che le si mettevano vicino. Troppo. E lei si scostava. E fremeva.

E quelli più vicino. E lei indietreggiava. Ma l’auto sempre pieno. Gente pigiata, insonnolita.

Chi sonnecchiava seduto. Chi leggeva il giornale, reggendosi. Scarso  equilibrio..

Chi cercava di svegliarsi con le mani addosso a lei. Una cosa che la turbava. L’indispettiva.

Una violenza schifosa. Non l’aveva messo in preventivo questo pasticcio.

Era uno, soprattutto. Un vecchio. Grasso e untuoso. Pelato. Viscido come uno sputo. Saliva sempre due fermate dopo di lei. E riusciva ad avvicinarsi. Per quanto lei…

Ecco che le montava la rabbia. Con se stessa, anche. Che non sapeva difendersi.

Avrebbe imparato. Certo che avrebbe.

A usare occhi, e voce. E piedi. A svergognare quel porco. E gli altri lungo la strada. Semmai.

Avrebbe imparato. L’avrebbe costretto a scendere, quello. Vergogna, tutto l’auto a gridargli dietro. Vergogna. Una ragazzina. A spinte l’avevano fatto scendere.

Mai più visto.

E poi, che importava, in fondo.

Uscita da piazzale Flaminio c’era piazza del Popolo che le si spalancava, una finestra sul mare il giorno di Pasqua!, assolata. Quasi sempre assolata e poi, anche con la pioggia, che spettacolo. Alle sette e mezza di mattina. Ogni tanto anche qualche campana, chissà da dove.

I vicoletti, che se li girava, tanto c’era tempo fino alle otto e mezza. Le botteguzze di via Ripetta.

Quella piena di bambole e cocci. Ci buttava sempre gli occhi dentro. Due, uomo e donna, lavoravano su  due seggiolette sgangherate. Con coccetti in mano. Silenziosi. Lei guardava.

Poi li avrebbe conosciuti. Dopo più di trent’anni. Gli Squatriti. Grandi restauratori. Ma allora, erano personaggi da fiaba. Magici, minuscoli e sereni.

Poi c’era tempo di ficcarsi in qualche chiesa, semibuia, deserta, gonfia di meraviglie.

Ori, stucchi, tele e statue. Vorticare di angeli. Magari  l’organo. Solo per lei.

Santa  Maria del Popolo. Mille volte c’era entrata e di Caravaggio sapeva ancora così poco.

A quattordici anni.

Avrebbe saputo.

Avrebbe imparato.

Crescere è questo.

…

…

…

(by poetella)

 

ChetBaker-OverTheRainbow

 

 

 

 

 

.

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