(foto di poetella)
Poi, accovacciata come la Sirenetta, rosso di lenzuola smosse giocavano a fare l’onde,
nel silenzio rosato del tardo, tiepido pomeriggio, gli aveva letto dei versi.
Così, per lasciare un umidore di commozione anche nell’anima.
Era la regola. C’era una regola, forse. Scritta da qualche parte.
Il corpo, quieto, vuole continuare a volare, in qualche modo.
E l’aveva continuato ad accarezzare con la voce.
Accarezzare con gli occhi. Con le parole.
Il cuore ancora in tensione, come una vela azzurra.
Poi, per fare un caffè, lui s’era alzato.
E andando di là, ovviamente,
cantava.
…
…
…
(by poetella)
–
Poetella's Blog 
Ovviamente…
Ci si chiede se questa presenza-assenza, suscitatrice e destinataria di canti, che canta a sua volta, non sia un necessario pretesto al fluviale, strabordande cantare. C’è bisogno di un amplificatore, direi quasi, per tenere alta la nota del canto: dell’amore, e poi della sua assenza
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in effetti, sai, mi sono chiesta spesso se continuerò a scrivere, quando la presenza assenza non ci sarà più (com’è ovvio che non ci sia più)
Ma poi mi sono detta…vedremo!
Intanto
si scrive.
Poi….
come diceva Rossella? […]
Ecco.
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Poesia delicata, consapevole, il quotidiano quando canta e spera.
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…e spera
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era la regola
ma questa è l’eccezione
baci
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baci…
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non so quanto sia giusto cercare l’ombra del proprio vissuto in questi spazi altrui, tant’è che però accade.
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chi scrive desidera proprio questo: che accada.
Grazie del passaggio. Verrò a cercare ombre…da te
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“Questo sol m’arde, e mai non mi consola
Speranza che non sia speranza vana,
Buia la notte, dove resto sola….
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poetella non resta mai sola…
ha una folla in cuore che canta…
anche nel buio più buio
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