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~ "questo sol m'arde e questo m'innamora"- Michelangelo

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Archivi del giorno: 21 ottobre 2012

Ma no, scusa, che c’entrano le foto?

21 domenica Ott 2012

Posted by poetella in amiche, amore clandestino, assenza prersenza, atmosfere magice, consapevolezza, foto di poetella, musica, poesia

≈ 13 commenti

Tag

amore, big bang, chiacchiere, due stelle, rachmaninoff

 

(foto di poetella)

 

Ascolta poetella

 

 

Ma no, scusa, che c’entrano le foto?

Certo, no. Non me le manda. Quasi mai.

Sì, lo so, lo so. Chi ti dice niente. No. Non lo so se hai ragione. So che non me le manda.

Quasi mai.

Quasi mai per prima. Ecco. Poi, magari, ogni tanto.

 

Guarda che sei una lagna, te, sa’?

Non hai capito. No. Non hai capito proprio niente.

Come tutti.

Tutti a credere d’avere capito, e invece. Sì, va beh, pure io.

Chi dice niente?

Rispiegarti? Quale sarebbe il vero motivo?

Ma no, scusa, che c’entrano le foto?

Ah, così, come esempio. Condivisione. Sì, sì, condivisione.

Ma è proprio questo il punto. No. Non c’è condivisione. Quella che dici tu, per lo meno.

Non c’è.

Ma che vuoi condividere?

Ognuno ha la sua vita, i suoi incontri, i suoi impegni. E questo e quello.

I suoi ritmi.

Ancora con le foto. Ma dai!

Ma non sarebbe peggio entrare nella sua vita, vedere quello che vede, che fa, che sceglie, e poi…

No. Non sarebbe bello. Sarebbe una tortura.

 

E io, e noi, non ci vogliamo torturare.

 

Noi siamo due stelle gemelle che vagano nello sconfinato universo, coi loro pianeti attorno.

E ogni tanto, ma proprio ogni tanto,

in un fragore da big bang, si scontrano ed esplodono

tra fuoco e fiamme e pioggia di schegge di luce accecante.

Accumulando energia.

 

Poi, lentamente, con tutto il codazzo di pianeti personali

 

ricominciano il solitario viaggio, spandendo luce.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

 

–

 

 

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ri-posto…

21 domenica Ott 2012

Posted by poetella in amore?, biografia..., consapevolezza, foto di poetella, inverno, malinconia, morte, poesia, vecchiaia

≈ 1 Commento

…ché —lamentesepolta, …

nuovo, interessantissimo blogger che seguo e consiglio, ha da poco commentato questo branetto, che fa parte di una raccolta di monologhetti /dialoghetti che forse…dico forse…pubblicherò.
Titolo “Amori amari”…
Con tante storie d’amore triste. Storie d’incomprensioni e inganni. Storie di sogni impossibili e sogni infranti…

ecco qui…

(foto di poetella)

ascolta poetella

.

.

                      – Ma sì, fammela una carezza, fammela

 

non la levo la mano, non la tiro via con la scusa di una ciglia nell’occhio, dei capelli che scappano dal mollettone come ci fosse vento e non c’è vento, non c’è mai vento, non c’è più vento ormai qui dentro, da tanto, da tanto e allora coraggio, fammela questa carezza, una di quelle che si fanno ai vecchi su una mano sempre fredda, no, non la mia mano, la mia, quella non è fredda. La mano, per lo meno.

                       Magari è vecchia, la mia mano. Magari lei sì. Vedi l’indice? È un po’ curvo, quello della destra, dico, un po’ curvo a forza di scrivere e scrivere, la penna, il mouse, deve essere quello che l’ha curvato, [vedi la sinistra, quella del cuore? Quella no. Non è piena di solchi e nodi. Quella no. È giovane. Quella del cuore]

                       La destra, invece. Sarà quel sempre voler indicare un lontano, ci si stanca a indicare sempre un lontano chissà dove, laggiù dove si schiudono i sogni. Dove potremmo, dove potrebbero, prima o poi. Vedrai che.

Coraggio.

–       Ma sì, fammela una carezza, fammela

 

che vedrai, ti sorriderò come allora, tanto tempo. Tanto tempo passato.

Allora, quando credevo che Visto? Pure io ho trovato. Mica solo le altre. Mica solo Giovanna, o Caterina, o Sara o che ne so, non mi ricordo come si chiamava e lei ce l’aveva l’innamorato. E io pensavo Io mai! Io mai lo troverò uno che.

Io che papà non si fa trenta chilometri per venirmi a portare un cesto di frutta prima che mi svegli. Ché io non me lo merito, Caterina o Giovanna o Sarà sì. A loro i padri glieli portano i cesti di frutta. Io mai. Io no. Io non lo trovo uno che mi ama finalmente e mi fa scordare che tu, papà, non mi  porti i cesti di frutta. E invece poi.

 

–       Ma sì, fammela una carezza, fammela

 

Che non ti dirò Ma che fai, scemo. Non ti prenderò in giro.

Non ti dirò siamo vecchi. Lascia perdere che non.

 

                       Ti sorriderò come sorridevo a correrti incontro, quaranta, trentacinque, trenta, tanti anni fa, quando ancora credevo che sarebbe bastato salvare il mondo, magari salvare solo te dal mondo per sentire che anche io, no, i cesti di frutta no, ma non per colpa mia. Io ero ok.

Io salvavo il mondo. Io salvavo te dal mondo. Ero brava. Ero bella. Ero meglio di Giovanna, Caterina o Sara o non so chi. Non ricordo chi.

–       Ma sì, fammela una carezza, fammela

 

che ti sorriderò come fossimo in una nuova casa tutta bianca e rossa, in un nuovo giardino, no nuovo, il primo giardino, ché non abbiamo mai avuto un giardino nostro e ci nascondevamo nei giardinetti pubblici per scambiarci l’anima e scoprire i corpi diversi. E non ci siamo accorti che. Allora non ci siamo accorti che tutto era diverso. Non abbiamo voluto vedere che noi stessi. Si guarda sempre dentro di noi, da ragazzi e si cerca il riflesso. Ci si illude del riflesso. Ci si convince del riflesso.

                         Poi, quando s’aprono gli occhi, c’è chi li apre, sai? tutto si svela, ma ormai è tardi. Non si possono ricucire i silenzi, non si possono spianare i monti. Si tira avanti e ogni tanto

 

–       Ma sì, fammela una carezza, fammela

 

così, per dimenticare d’esserci sbagliati. Per cercare scuse alla nostra fragilità, alla nostra voglia di perdono. Che non c’è tempo più, ormai. Non c’è tempo per ricominciare. Per riscrivere la pergamena del destino.

Siamo vecchi.

E allora, allora

–       Ma sì, fammela una carezza, fammela

 

Fammela e resta qui, vicino a me. Resta qui e aspetta che faccia effetto, ci vuole poco sai? m’ha assicurato che ci vuole poco. Gli ho detto del gatto, il cancro, non voglio vedere che … piano piano… soffrendo. Voglio farlo io.

 

                            Ci vuole poco, vedrai. Aspetta con me che faccia effetto quest’addio al tutto, al niente, al passato e al futuro che non voglio, quest’addio che ho buttato giù con un po’ d’acqua.

Era fresca, sai.

…

…

…

(by poetella)

 

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