(foto di poetella)
La voce del vento. Ascoltavo con attenzione.
Le altre voci confuse. Dissonanze.
Ascoltavo con attenzione quella voce, tra le foglie del nocciolo, del fico e di quell’altro albero. Fuori, nel patio.
Da frutta, credo, l’altro albero. Sì. Albicocche. Ne avevo mangiate a giugno.
Durante gli esami. Albicocche.
C’era una danza forsennata, in atto. Frullio. Tramestio. Sussurri.
E la voce del vento. Ascoltavo con attenzione.
M’è così facile distrarmi dietro a questo richiamo. M’è così dolce precipitare in altre dimensioni. Volare. Poi planare e ancora salire. Sorvolare tutte le noie, le vacuità.
Il sovraffollato mondo, con molle indifferenza.
La riconosco sempre quella voce.
Anche se a lungo silente.
Il vento è vita. Moto. Possibilità. Mutevolezza. Scompiglio.
Strano domandarmi, allora, o no? tornando nella statica vischiosità del reale,
se ancora avrei riconosciuto quell’altra voce.
Quella voce, ormai da tanto, silente.
Se ancora il vento avrebbe fischiato, gonfiato le vele.
Se ancora la nave, lasciata la baia, se ancora
nel mare aperto, accordata a quel canto
avrebbe solcato l’ignoto, nel vento. Ancora. O no
…
…
…
(by poetella)