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(foto di poetella)

 

  Mi prende una gran compassione, dopo la rabbia

per questi sedicenti esperti conoscitori dilettanti della psiche umana e magari anche di quella animale, o vegetale, o minerale (no, minerale no) che sputano sentenze a seconda del libro che stanno leggendo, che spacciano per illuminazioni assolute piccole mosche, ragnetti, formiche di pensiero che impacchettano con cura, confezionano con stracci di verità oltre tutto sindacabili e, ovviamente non assolute, non obiettive e dunque ancora non verità, che spediscono senza richiesta le stesse ove possano esser certi di avere, in fondo, l’applauso. Da se stessi. Bravi salvatori.

Quelle loro certezze conquistate per immersione in brodi di appiccicose palliative soluzioni d’eterni dubbi insondabili e insanabili.

 

Mi prende una gran compassione, dopo la rabbia

per questo loro pontificare dall’alto della loro piccola chiusa vita, piatta come la fessura sotto la porta, buia di cantina, di pozzo, di pertuso nella roccia, a spiare in tv quelle degli altri, a riempire il proprio vuoto ingurgitando senza masticare, senza digerire libri e libri come fossero oracoli taumaturgici. poi vomitandoli con gran fragore, libri che, diciamolo, ci fanno un po’ sospirare. E fare no, no, no! dondolando un po’ la testa. Malinconicamente sorridendo.

 

  Mi prende una gran compassione, una gran pena, dopo la rabbia

per quel loro urlare da folli saggezze da apprendista santone, col turbante e l’anello. A me che non so. Che non so di. Che so di non, comunque.

Che non mi permetterei mai di.

 

Ma forse sono io che.

E poi una cosa è certa: si scocciano a sentirci parlare della nostra felicità.

 

Quindi stiamocene zitti. Meglio, no?

(by poetella)

 

 

 

Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov – Il Volo del Calabrone

 

 

 

 

 

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