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tenerezza

(foto di poetella)

 

 

La stanchezza era davvero una scimmia seduta sulla testa. Bella pesante.

Non che attorno fosse buio e terribile, come nel quadro di Füssli. No. Anzi.

Un cielo che, appena uscita dalla gabbia, un cielo che giocava a lanciarsi nubi vaporose,

giulive, direi.

Nubi grasse e tonde. E allegre come solo certi grassi e tondi sanno essere.

Vestite di bianco con piccole orlature di luce.

Sì, scendeva qualche gocciolina, ma niente di preoccupante.

Starle a guardare tirava via ogni peso, ogni legame col suolo.

E allora come si fa? Come si fa a stare a pensare alla stanchezza?

 

Il cielo, ogni volta, è come se fosse lì per me. per dirmi, dai! Dai, è finita, adesso.

Adesso giochiamo! Mi tira per la manica. Ridendo.

 

E poi, un‘altra cosa. I pioppi.

Quel canto, sì, si sentiva il canto. Io lo sentivo, quel canto verso il cielo.

Quel tremolare e lanciare piccole scintille.

Scagliarle in alto con quelle lunghe braccia ossute.

Chissà chi le avrebbe afferrate al volo. Rombettini di luce bianchissima.

Filtrata da una lieve cortina di goccioline di pioggia.

Tanto ero al coperto. E dunque…

(by poetella)

 

 

Borodin String quartet n° 2 in Re Magg- Anime e tres decide

 

 

 

 

 

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