un video di due anni fa…o poco più…
e adesso invece… è felice!
buona visione.
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28 giovedì Feb 2013
un video di due anni fa…o poco più…
e adesso invece… è felice!
buona visione.
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26 martedì Feb 2013
Posted basta!, consapevolezza, crescere con l'amore, diario, figli, indipendenza, le cose importanti, libertà, padri e figli, papà, poesia, quasi racconti
inTag
(foto dal web)
Ma no, papà, dai, lascia perdere.
Dimmi di zia Nena, invece. È venuta a trovarti, ieri, no? Vecchia, dici? Vecchia vecchia?
Tutta storta come un disperato ulivo di collina. Solitario.
I capelli, neri? Ma dai! È la tinta.
Ma sì, mi ricordo che mani aveva. Belle. Suona più? No, eh?
Ma no, dai, non mi va. Non mi va di parlare di politica.
Dimmi di zia. Pure io, ti ricordi che mani. Eh, adesso, pure adesso, ma va!…
Ma sì, guarda come s’è storto l’indice. Sì, sì, altro che.
Ma dimmi, dimmi di zia. Ah, non suona più. Perché? Non la sente nessuno!
Ma che si suona per farsi sentire?
Si suona per sentire la musica che riempie la casa, che scivola per tutte le stanze, che s’arrampica sui muri ed esce in balcone e vola via, come una rondine.
Papà, e dai. T’ho detto che non mi va di parlarne, dai. Niente politica, si?
Poi, a che serve?
Noi non ci siamo mai, no, mai capiti. Mai stesse idee. No? Sbaglio?
Che parlo di politica, adesso? Non mi va di litigare, papà.
E poi, poi tu che ne sai di politica.
Ancora a dirmi non avrai mica votato per i comunisti?
Solo tu e qualcun altro a parlare ancora di comunisti.
Papà, che fai, poi? Mi sequestri ancora la radiolina?
Non ce l’ho più quella che mi sentivo in cameretta, partigiana in tono minore, nel buio della casa addormentata, nel tepore delle mie speranze ammantate di notte e di sogni e di voglia di libertà.
Me l’ascoltavo fino a tardi tardi, mentre tu dormivi stanco del tuo primo, del tuo secondo, del tuo terzo lavoro e dell’aiuto che davi a casa a mamma e mamma, stanca d’essere stanca, dormiva il sonno della bella col principe che pensa a lei. A lei, tutti sì. Solo sì.
Non me la puoi più sequestrare la radiolina che, senti questa che cosacce si sente, tutte parolacce di comunisti! dicevi a mamma costernata, che prendeva il rosario come una spada, come un amuleto scaccia maligno. Via il diavolo da casa mia!
E io, piccola prigioniera politica, eroina senza esercito da guidare, senza rogo da sfidare.
No, papà, non mi va di parlare di politica. Oggi. Con te.
Oggi che tra noi s’è tutto acquietato, come un lago dove il mostro s’è immerso, l’acqua ha ribollito un po’ e tutto s’è ricomposto. Tutto s’è fermato.
E poi, papà, che parlo a fare con te che ancora dici che Lui! Lui che vi faceva venire in Italia, giovanetti a fare le gare tra tutti giovani e belli.
Voi, dalla Libia in Italia, sulla nave, piccoli piccoli e felici! Lui grande uomo. Papà! Ma che ne sai tu?
Dimmi di Patrizia, invece. Quand’è venuta a trovarti? Ieri? L’altro ieri. Ingrassata!
Più grande di noi? Due tre anni? Ma che! Quindici giorni. Sì! Solo quindici. E lo so che sembra più vecchia. Siamo noi che sembriamo più giovani.
Abbiamo preso da te, papà. Papà bello!
Lo vuoi un tè?
Stai bello calduccio con la copertina sulle gambe?
Dai, lasciamo stare la politica.
Oggi no. Non ci voglio pensare. No. Oggi no.
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(by poetella)
Pierangelo Bertoli. Eppure soffia
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25 lunedì Feb 2013
Posted silenzio
in.
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(by poetella)
24 domenica Feb 2013
Posted antiquariato, biografia..., diario, le cose importanti, pensieri sparsi, pioggia, quasi racconti
inTag
(foto dal web)
Sai? gran tempaccio. Comunque, tutto sistemato. Scarta, posiziona, scarta, posiziona.
Un bel lavoretto. Forse una mezz’ora, forse un po’ di più, non so.
Ero gassata. Elettrizzata dalla novità.
Curioso stare dall’altra parte del banco. Veramente curioso.
Un punto d’osservazione nuovo. Lo scorrere di un’umanità variopinta e differenziata.
A gruppi, a coppie, isolati e guardinghi. Pure coi cani in braccio.
Pesci nell’acqua di fiume. Prede facili, apparentemente. Oppure no.
L’amo pronto.
Ma poi, che strani soggetti.
Quel tipo col cappelletto calcato sulla fronte. Passa una volta, guarda. Fa il giro dei banchi. Ripassa. Sparisce. Poi, rieccolo, le mani in tasca.
Guarda, s’avvicina circospetto. Avesse paura? Mica mordo!
Non osa. Se ne va ancora. Torna. Tira fuori una lente. Prende una miniatura.
Mi guarda. Zitto.
La gira, vede il prezzo. Molto accattivante. La posa. Se ne va. Nobel per la decisionalità.
Che diavolo vengono a fare, che piove pure.
Se vuoi comprare, compra. Se no, stattene a casa a vedere la tv, no? Co’ ‘sto tempo!
E i pesci scorrono a flussi regolari.
Aspetto, sorrido e guardo.
E quella tipetta, tutta tremolante, quanto chiede per questo quadretto? dice.
Glielo dico. Lo tiene in mano. Lo scruta. Bello, dice. Lo posa. Sorride.
Prende una collanina di cristallo di rocca. Gusti eterogenei. E questa? fa.
Glielo dico.
La guarda, la gira, la rigira.
La posa. Sorride. Se ne va. Al banco vicino si mette a guardare delle federe. Neanche ricamate.
E il flusso continua.
E dire che io, se vedo una cosa che mi piace chiedo il prezzo, e c’era il prezzo tra i miei oggetti! Cavolo se c’era! Io, se vedo una cosa che mi piace,
io la prendo, la cosa che mi piace, se c’è il prezzo.
A volte, pure se non c’è.
È così raro trovare una cosa che piaccia.
Perché farsela sfuggire?
Valli a capire questi tipi.
È uno strano popoli di indecisi. Saranno così in tutte le questioni, mi sa. Brutt’affare.
Via, qualcuno c’è stato, deciso. Anche conoscitore. Ho venduto.
E sono stata contenta che si capissero gli oggetti. Gli oggetti hanno una vita propria.
Lanciano gridolini. Richiami cifrati.
C’è chi sa rispondere al richiamo e chi neanche sente. Peggio per loro. dico io.
Parecchia gente si perde il bello proprio per sordità.
Sarà che io sto sempre con le orecchie dritte come un segugio. Una bestiola selvatica.
Siamo diversi.
Dice che è la crisi. No. È un modo di essere.
Se non vuoi comprare che vieni a fare in posti così? Vattene a spasso, dico io, no?
È che molti manco sanno cosa vogliono. Credo.
Manco sanno se vogliono qualcosa. Sperano di farsi venire un’idea per osmosi.
Ma le idee, o ce l’hai o non ce l’hai. Dico io.
Bah! Io ce l’ho. Il resto, affari loro, no?
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(by poetella)
Il Volo del Calabrone- Nikolaj Andreevič Rimskij – Korsakov
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22 venerdì Feb 2013
Posted comunicazione di servizio
inpoetella…gioca!
Domenica, a Borghetto Flaminio, grande vendita di oggettistica d’antiquariato (oli su tela, acquerelli, porcellane, ceramiche…ecc ecc…bigiotteria per le femminucce fanatiche…
ari ecc ecc)
ovviamente, c’è poetella a vendere…oltre agli altri!
prezzi shock…
accorrete, gente…
(anche per conoscere la grande poetella!
come mancare?)
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(by poetella)
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22 venerdì Feb 2013
Posted comunicazione di servizio
in21 giovedì Feb 2013
Posted amore?, atmosfere magice, crescere con l'amore, empatia, le cose importanti, musica, poesia, ricordi di scuola
inTag
No, non lo toccate, dico, lasciatelo stare.
E lo guardo. Forse con troppo visibile tenerezza.
Perché io sono una tenera. Si sa. Lo sanno.
Poi guardo loro. Loro mi guardano. Un po’. E rimettono giù la testa. Ognuno a trafficare coi disegni.
Questa seconda D che m’ha fatto dannare. Che ha fatto dannare tutti. Pure lei, dannata.
Sempre rumorosa. Dura. Selvaggia.
Questa jungla dove c’è stato sempre da sgolarsi.
Magari solo per spiegare il concetto di fusibilità.
O la straordinaria resistenza alle alte temperature del tungsteno. Di che? Del tungsteno. Cazzo di nome!
Mica colpa mia se si chiama così.
Sgolarsi a spiegare l’importanza, maledetta importanza, la matita di tecnica deve pungere, non si tempera solo a Natale e a Pasqua, stramaledetta importanza delle, ma chi le usa più, ormai? Ormai c’è autoCAD, stramaledettissima importanza dell’usare le due squadre per costruire linee parallele.
O perpendicolari.
A questi ragazzi che di perpendicolare c’hanno solo il filo a piombo del destino segnato che già gli spenzola sulla testa. Il pugnale di Macbeth.
Eppure guardali, adesso. Guardali questi mostri d’arroganza, questi concentrati di volgarità, condensati di rabbia, sudore. E puzza.
Guardali! Tutti zitti. A disegnare.
E, nel silenzio rispettoso, complice, chiaramente, un impercettibile ronzio.
Come un ronfare di gatto.
Marco, banco accanto alla cattedra, testa sulle braccia incrociate, dorme.
Russando un po’.
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(by poetella)
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21 giovedì Feb 2013
Posted foto di poetella
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19 martedì Feb 2013
(foto di poetella)
Se almeno ce ne fosse una con una voce più chiara.
Una che prendesse il sopravvento.
Decisamente. Senza ombra di dubbio.
Con quel cipiglio da infallibile che certe volte i sapientoni si mettono su.
Chiara, netta. Inequivocabile.
Invece no.
È un parlottio continuo. Cammino e sento.
Passi svelti, come cammino spavalda certe mattine! passi decisi, misurati, regolari, neanche un po’ di fiatone per quasi quattro chilometri, cammino e ascolto.
È un cicaleccio. Che davvero certe volte è quasi un battibecco.
Ma no, tanto che ti vuoi aspettare. Che ci pensi a fare al futuro? Quello è segnato. Ci sono tutti i presupposti.
Niente di buono. Solo un triste calando.
Sempre più rughe sul viso e sui giorni. Altro che creme! Sempre più segni, sempre meno tonicità, ovunque. Una rilassatezza di pensieri. Una rassegnazione. Copertine sulle gambe.
Sempre di più, fino alla fine, dice una.
E s’infila l’altra, ma va! Dice. Ma chi l’ha detto.
Invece non è vero, potrebbe andare diversamente.
Diversamente, risponde la prima. Diversamente come? Magari ti sogni che invece di…ma sei matta? Dice sempre la prima, e la seconda, ma no! Dice. Mica dico che…no! Figurati.
Non sono mica una ragazzina con la testa fasciata di fotoromanzetti rosa. Io.
Ma magari ci sarà qualcos’altro per entusiasmarmi. Lo trovo sempre, io, qualcos’altro.
Sì, beata te! Ridice la prima. E che sarebbe ‘sta cosa per entusiasmarti? Una bella mostra? Un nuovo autore da scoprire, da leggere? Musica? Foto? Una seconda laurea? O scrivere, scrivere, scrivere. E di che? E su chi? E per chi?
Beh? Dice la seconda, perché, non sarebbe possibile? mica uno è felice e salta come un grillo solo se è innamorato, no? Solo se qualcuno dice Che bella che sei! Solo se qualcuno manda un messaggio con solo scritto Domani? Solita ora?
Mica uno è felice solo se le comincia a battere il cuore a vedere un nome sul display del cellulare, ancora prima di leggere il messaggio, no? dice sempre la seconda.
E quell’altra, la prima, ma fammi il piacere, va! Tutte balle. Sarà un pianto, una lagna, esci, fai la spesa, tieni in ordine casa. Comprati qualche cosetta, ogni tanto, tira su le serrande, tira giù le serrande che ormai è notte. E basta, dice sempre la prima. Basta.
E io, senti quella, senti quell’altra,’ste voci che ho in testa, non so mai chi c’ha ragione.
Meglio camminare e cantare, va. Meglio. Distrarsi, via.
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(by poetella)
Borodin- In the Steppes of Central Asia
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18 lunedì Feb 2013
Che poi, appena uscita da scuola, le due e cinque, un solicello!
Che gradevole sensazione. Libera, col solicello! Ed ero così contenta. Che all’ultima ora, la seconda D, un miracolo! Quell’esperimento, quello del giardino se fate i buoni, porca miseria, funziona!
Che ero entrata in classe, una baraonda, urla e confusione, e la prof della quinta ora che urlava pure lei, seduti! Zitti! Fermi! E quelli niente. Un fiume in piena. Le rapide. Scrosci di rumore e movimento. Urla da squartamento di capretti. Onde concentriche di mulinelli inconsulti.
Un anticipo di girone infernale, che, pure se non esiste, una vaga idea di come sarebbe se sì te la fai!.
Comunque entro. E mi vedono. Eccola, zitti! E zitti! Ma volete stare… e zittiiiiiiii! urlava qualcuno dei più saggi. E piano piano, che la collega intanto usciva, piano piano, era parecchio stupita di quella metamorfosi, piano piano, tutti zitti.
Tutti seduti, poi di nuovo in piedi a guardarmi. Certe faccette. Che la collega m’ha guardato e il viso era di una che pensa ma come cacchio fai? E io, lo so io come faccio, pensavo.
Dagli un obiettivo, ma che sia un obiettivo valido, no i soliti in negativo, tipo note, tipo sgridate, tipo ti mando dalla Preside, tipo telefono a casa tua…e quelli…
Ecco.
Insomma, una lezione, dall’una e cinque alle due, che mi pareva di stare all’Università.
Tutti attenti.
Poi, al lavoro. Tutti a disegnare. Che uno, verso la fine dell’ora, uno di quelli che non facevano mai un cacchio, di solito, solo confusione, quello mi fa Professorè, ho finito tutto e pure quei disegni dell’altra volta che l’non avevo finiti.
Porca miseria!
Che qualcuno, prima, m’aveva chiesto Che possiamo sentire la musica con le cuffiette mentre disegniamo? Ma certo che potete! Disegnare con la musica è bello. Io mi metto sempre la musica a casa, mentre scrivo. Aiuta. Concilia.
Tutti co’ le cuffiette a sentirsi le loro musicacce, ma intanto disegnavano. Zitti e buoni. Che alla fine dell’ora ho messo a tutti una nota di merito da far firmare a casa, con la mia firma che se no a casa non ci credevano!
Fantastico!
Poi, esco e quel solicello.
Ma chi sta meglio di me, ad aspettare il 444 che mi riporti a casa, morta di fame e contenta.
Contentissima, così contenta che, a un certo punto, mentre sull’auto leggevo il libro che mi porto sempre dietro, per quando sto sul’auto che se no mi scoccio, insomma, mentre leggevo quel libro delizioso, spassoso, rilassante ero così contenta che ho pensato, e mentre lo pensavo mi sa che ho fatto Ammazza! Insomma, ho pensato che era più di un’ora e mezza che non pensavo a te.
Capisci?
Bell’affare, no?
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(by poetella)
Arcangelo Corelli. Opera Terza. Sonata II in Re maggiore
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16 sabato Feb 2013
Posted poesia
introppo forte!
16 sabato Feb 2013
(foto di poetella)
Che poi, ogni tanto, ci penso.
Ci penso che sì, la vorrei proprio scrivere ‘sta storia.
Tutta. Dall’inizio.
Che poi penso ma a chi gli frega di questa storia?
Chi potrebbe mai essere interessato a leggerla.
Sì, va be’, mi dico, una storia è una storia.
Poi uno, magari, ci si ritrova. Che ne sai? che è questo il bello delle storie scritte, no?
E poi, però, ma come la scrivo, mi dico.
Scrivo proprio tutto?
Dall’inizio?
Scrivo come è cominciata e tutto quello che è successo, in fondo sono quasi cinque anni.
È un bel periodo. Ci verrebbe proprio giù una bella storia. Magari un racconto breve.
O lungo. O un corto romanzo.
O magari pure lungo, se ci metto proprio tutto. Anche senza inventare niente.
Ma ce lo metto come?
Potrei fare che sono io che racconto. Ma a chi?
Ecco, potrei fare come quello splendido libro di Antunes, sì, In culo al mondo, che lui racconta a quella tipa che non parla mai. Ma si capisce che quella ascolta. Si capisce da quello che scrive lui.
Che lei non sa niente perché si sono conosciuti in un bar, tutti e due con la voglia di ubriacarsi. Tutti e due maledettamente soli.
Ma io non ci vado nei bar ad ubriacarmi. Per adesso, per lo meno.
E allora?
Che faccio? Scrivo che incontro un’amica che non vedo magari da dieci, quindici anni, che riciccia per qualche strano intruglio del destino e vuole sapere. Lei.
Ecco. Ci troviamo e io le racconto. Tutto.
Da quando ci siamo lasciate a quello che ho fatto, chi ho conosciuto e piano piano, arrivo a lui.
Lui!
E butto fuori tutto.
E quella ascolta. Zitta. Magari ogni tanto le faccio dire qualcosa. Ma no a lei. Lo faccio capire che dice qualcosa. Io le so fare ‘ste cose.
Potrei fare così.
Poi ci potrei ficcare anche altro, pensierini, considerazioncine, sì, insomma, qualche svolazzo poetico. Tutta la mia rinnovata, oppure no? Ma sicuro che s’è rinnovata? O era già tutta così? Boh!
Beh, tutta la mia filosofia di vita.
Magari verrebbe fuori una bella cosa.
Che ne so.
Ci penso, ok?
Poi, vediamo.
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(by poetella)
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15 venerdì Feb 2013
Posted amore?, assenza prersenza, atmosfere magice, attesa, Bellezza che salva, diario, felicità, musica, poesia, quasi racconti, voli d'uccelli
in(foto dal web)
Insomma, ancora una volta.
Esco che è da poco passata l’alba.
Ha lasciato, distratta, veli rosa e lilla in cielo. Come una fata un po’ smemorata.
Giovane, magari.
Come sempre, guardo su. Il cielo.
La linea obliqua del cornicione dell’alto palazzo alle mie spalle.
Il portone che rimbomba nel chiudersi,
la linea obliqua, su in alto, costellata di antenne paraboliche
che m’appare come il coperchio di un grosso pentolone sollevato solo un po’
e fuori come un vapore, rapido, dilagante, a ventaglio
un’orda, un’onda, un fiotto
di piccoli punti mobili che appanna il cielo.
Migliaia, sincronici e veloci.
Migliaia e migliaia. Un flusso inesauribile.
Quanti!
Ho sorriso stordita.
Naso in su, mica guardavo sotto i passi. A rischio.
Una strana, sempre stupefatta felicità, a quella vista.
Un’allegria. Una voglia di correre dietro a quella fuga felice
E ancora non sapevo che avrei trovata una tua mail, di lì a poco.
Pensa te.
Adesso aspetta tu, però. Solo un po’.
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(by poetella)
Suite bergamasque, for piano, L. 75- No. 1, Prelude.Claude Debussy.
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15 venerdì Feb 2013
Posted poesia
in
Dall’inspiegabile ronzio ripetuto incessante
allarmante incalzante sempre più netto sempre più ritto
in piedi come una serpe
minacce in arrivo
smetti, smett!i dura invece, continua uno due tre quattro
smetti!
Dall’inspiegabile ronzio ripetuto incessante
(Ah! La sveglia!)
all’uscire dal letto caldo morbido accogliente
le pantofole la vestaglia gelata
e intanto i pezzi del puzzle ricomposti
verso la cucina, la moka già pronta
il gas acceso
spalle al lavello
(errore averlo messo di fronte ai fornelli)
la fiammella azzurra che danza sotto l’acciaio
ipnosi da dormiveglia, la fisso
l’azzurro e tu
eccoti! Eccoti nei pensieri rinasci che il giorno ancora
se ne sta dall’altra parte del mondo
e in cielo splende uno spicchio di luna
e s’aspetta che cresca
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(by poetella)
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Musica a seguire…
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14 giovedì Feb 2013
Posted poesia
in.
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amore mio!
Un uomo come te non poteva che essere nato
il 14 febbraio!
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buon compleanno, monello!
mio impareggiabile amore, amante meraviglioso!
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13 mercoledì Feb 2013
Posted amore?, atmosfere magice, emozione, empatia, foto mie..., le cose importanti, passione, poesia
inTag
Ma no. Non mettiamoci a parlare di angeli.
Neanche di dei. Magari nemmeno di eroi.
Sebbene qualcosa di eroico mi pare che…
Ma no, dai.
Non parliamo neanche di perché, ché chi lo sa il perché? Chi lo sa mai!
Pure quelli che fanno i furbi, quelli che fanno finta, che ne sanno loro dei perché?
Non mettiamoci a parlare dei per sempre, con quella struggente tenerezza dei giovani amanti
O di mai più. Quei mai più che ci fanno tanta paura. Che mi fanno tenta paura.
No, a te, no. Sei giovane tu.
Che se si parla di mai più la voce s’incrina, s’inceppa, s’indurisce, liscia e tagliante come un rasoio che stacca rose e margherite e brandelli di cuore e io non voglio una voce così, adesso.
Adesso che tutto è così tenero e vaporoso, tulle nell’aria e sui nostri corpi allacciati, tenero e vaporoso e fermo e mi viene quasi voglia di piangere per la pienezza di questo cuore, per la lucida bellezza dei nostri corpi calmi e caldi sotto il piumino rosso.
Comunque non mi va di parlare nemmeno del qui e ora. O del futuro che non esiste.
Lasciamo stare tutte queste storie, adesso, mentre sento l’incavo del tuo collo contro la testa, mentre sento il calore del tuo petto (come batte lento, adesso, il tuo cuore appassionato)
Neanche delle piantine, le tante piantine che hai ordinato e che curerai, farai crescere come un sogno, come un bimbo tanto desiderato e amato. No. Adesso no.
Adesso mi va di parlare d’amore. Vuoi? Sì? Davvero posso?
Che io ancora mi meraviglio di come si possa essere così innamorati per così tanto tempo. E’ tanto, vero?
Ti peso sul petto? No? Resto, allora.
Come si possa totalmente, teneramente, inconfondibilmente, appassionatamente, dolcemente, selvaggiamente, timidamente, spudoratamente (basta, adesso, ché hai capito, no?) di come si possa essere innamorati, ancora, così.
Vedi come brillano le parole nell’aria?
Lucciole.
Tu hai mai visto le lucciole? Io sì.
Solo una cosa voglio dire, adesso, con sfacciata certezza: io ti amo.
E non c’è più un prima. Né ci sarà un dopo.
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(by poetella)
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12 martedì Feb 2013
Posted amore?, atmosfere magice, Bellezza che salva, Chopin, emozione, fedeltà, felicità, foto di poetella, la luna, notturno, poesia
in
Se ne stava incastrata tra quelle facce stanche
brutt’affare la metro di sera!
quelle mani abbandonate in grembo
e i piedi allineati
tutti in fila tutti smorti nelle scarpe di polvere
e fatica
tutti rincattucciati a lasciare spazio
spazio le serviva o forse no
che il pensiero, si sa
Mettiamo via dai, lasciamoli in tasca
quella interna al cappotto
calda segreta
tutti quei momenti
beata te che ti ricordi la voce
beata te che ti ricordi la luce
quel guizzo da monello negli occhi
e quel tremore
mentre dice Nessuna mai, nessuna mai come te!
E fuori, poi, nella notte
uno spicchio di luna che sembrava un sorriso
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(by poetella)
Chopin – Nocturne n°1in B op32
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12 martedì Feb 2013
(foto dal web)
Come stanno incatenate
queste maglie di ore, come stanno strette
come fanno quasi male
strisce di cuoio
male piccolo piccolo presenza
come dente da latte che spunta
e sei grande pei morsi
Come intorpidisce il cuore
come langue
come sussulta, tutto legato
nell’attesa
e i lacci si stringono ancora un po’ di più.
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(by poetella)
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11 lunedì Feb 2013
Posted amore?, assenza prersenza, atmosfere magice, attesa, desideri..., felicità, foto di poetella, musica, passione, poesia
in
Scavami un pozzo
Scavami un pozzo profondo
profondamente riempi di qui, di sì, di noi
quello spazio cavo a riserva di grazia
Attingerò, poi.
Conosco la siccità delle ore
Conosco la sete dell’attraversare deserti.
Ti prego, ti prego allora
tu puoi
ingegnere del mio alfabeto di segni
di sogni sognati in solitudine
mai sola, mai senza miraggi.
Sei un miraggio, tu? No, vero?
Riscrivi questo mio orizzonte scolorito
ti prego domani,
sfalda, cancella i vuoti, le maledette mancanze
aspetto, come l’alba il mattino.
Ridisegna d’azzurro,
calligrafia d’angelo un po’ spettinato
monello macchiato d’inchiostro
sulla punta del naso. Ti bacio.
Domani.
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…
(by poetella)
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10 domenica Feb 2013
Tag
10 domenica Feb 2013
09 sabato Feb 2013
09 sabato Feb 2013
Posted poesia
in“No, io mi ricordo che durante la messa non ho mai avuto la minima esperienza, del sacro, io la cosa più bella era quando dicevano “la messa è finita, andate in pace”, io, se penso alla messa, mi vengono in mente le calze traforate che mi faceva mettere mia mamma quando avevo sei o sette anni con le braghe corte che mi sentivo così coglione “Ma come si fa, mi chiedevo, a vestirsi così”, no, io i misteri della religione, le manifestazioni del sacro, per me non hanno mai avuto a che fare con delle cerimonie ufficiali, no, io, se devo pensarci, il sacro, nella mia vita, non so, quando stendi il bucato, e poi esci e torni a casa e senti odore di sapone di Marsiglia.
Quando hai un computer nuovo e stai caricando il programma di scrittura.
Quando sei in giro, in centro, con tua figlia, e ti…
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08 venerdì Feb 2013
Posted amore?, atmosfere magice, diario, foto di poetella, haiku?, musica, poesia
inTag
Muore il giorno
Il pensiero rosseggia
lievi ricordi
Finale
Cucina linda
Un sospiro di fumo
chiude la sera
Prima del sonno
Buio compatto
In petto una nota
suona amore
e buona notte…
…
…
…
(by poetella)
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07 giovedì Feb 2013
Posted amore?, atmosfere magice, Bellezza che salva, camminare guardando, Debussy, empatia, felicità, musica, poesia, video di poetella
in07 giovedì Feb 2013
(foto di poetella)
Niente. Le note. Le note sul diario, sul registro di classe. Niente.
Incarogniti, urlanti, rabbiosi, ringhiosi, sfacciati, spacconi, arruffoni,
anime graffiate senza amore.
Le ammonizioni del dirigente scolastico. Le sospensioni.
Con l’obbligo di frequenza. Lavori socialmente utili. Ripitturare la classe.
Dipingere gli armadietti. Sistemare la biblioteca.
O senza obbligo di frequenza.
Niente.
Il registro pieno di note a tutta la classe.
Telefonate a casa. Che non risponde nessuno.
La classe piena di scritte. I banchi scarabocchiati. Le note a questo, a quello. a quella.
Le femmine? Peggio dei maschi.
Cinque sospesi dall’inizio dell’anno. Ed è febbraio.
È carnevale.
È quasi primavera.
Niente.
Poi, l’idea.
Colpo fragoroso, classico, col registro, sulla cattedra.
Un boato per sormontare il fragore di fondo.
Trasalimento collettivo.
Sobbalzo.
Silenzio. Si sente fuori, incessante, la pioggia.
Vi devo fare una proposta, ragazzi. E scusate per il botto. Ma.
Guardano. Si guardano. Mi guardano.
Che è? Dice qualcuno. Gli altri zitti. Già è un miracolo. Quasi.
Mi guardano. Aspettano.
Ok, parlo.
Se per tutto un mese, tutto un mese, vi comportate da persone civili, per tutto un mese, senza urla, senza botte, senza prese in giro, senza dispetti, senza corse per la classe, senza lancio di astucci, cartelline, senza lancio di sedie, di banchi, di cappotti, di ombrelli. Senza foto ai sederi delle ragazze. Senza bestemmie. Senza parolacce. Senza pantaloni abbassati ai compagni.
Tutto fermo per un mese e lavoro. E impegno…
Silenzio…
Beh?fanno, quasi in coro.
Alla fine del mese si va per tutta l’ora, un’ora intera, tutta l’ora di lezione, in giardino.
Ce l’avete un pallone?
Coro esteso, una mitragliata di sìììììììììììììììììììì!
Ci state? Proviamo?
Un sì urlato, liberatorio, un tuono, uno scroscio di pioggia ad agosto, un fiotto di luce accecante tra le nubi.
Ok, proviamo. Vai!
…
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(by poetella)
O un inizio?
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06 mercoledì Feb 2013
Posted poesia
inGrande è il mistero della musica, essa è senza dubbio la manifestazione più profonda, filosoficamente più allarmante,
più affascinante della cultura e dell’umanità, per la sua natura sensibile-sovrasensibile, per il sorprendente legame che in essa, intrattengono rigore e sogno, moralità e magia, ragione e sentimento, giorno e notte.
(Thomas Mann)
06 mercoledì Feb 2013
Al piano, Luigi Maria Corsanico
Sentito che vento, amore mio?
Dove potremmo mai trovare dimora, se non nei sogni?
Qui, seduta alla cattedra
i ragazzi disegnano, stranamente quieti
splendidamente quieto non ostante il vento
questo mio cuore intrufolato
nella danza dei rami di pino e delle nubi
veloci
(solo questo vedo adesso, e le teste chine dei ragazzi)
Com’è bello sapere che tutto si muove
attorno,
movimenti minuscoli
e il tutto, assieme all’attorno
si muove nel cielo
com’è bello sapere che muta, continuo, questo mio mondo
e da piccoli punti nasce la gioia
e si estende alle cose
e mi estendo libera nei pensieri più dolci
(tesoro! Mi hai chiamata così)
Viviamo in un mondo di cristallo
anima mia
danzando. Ma non è un miracolo che
nulla s’infranga, ali ai piedi, per noi, sospinti d’amore?
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(by poetella)
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05 martedì Feb 2013
(foto di poetella)
Che succede, tesoro? hai scritto,
…comincio a preoccuparmi
…seriamente.
Tu? Preoccuparti tu? E perché mai?
Ma non si diceva che tutto quel chiacchiericcio, sì, scrivi, scrivimi,
telefona, cercami, aspettami,
ma non si diceva che no! Noi no!
Valeva per tutti e due, vero? Si parlava di noi.
Anche se esistiamo solo in quella stanza rossa.
Col tempo fermo. E l’universo che danza.
Che bisogno c’è di stare sempre appiccicati, l’abbiamo detto, no? Ti ricordi.
Che bisogno c’è di farsi continuamente sentire
un sospiro, un fiato nell’aria, un piccolo segnale di fumo
un tintinnio di campanelli
che bisogno c’è di precisare, sottolineare, ribadire. No! Noi no.
Ti ricordi le piante, a settembre?
Come hanno cominciato a rifiorire, a esplodere con quella poca acqua,
dopo tutto quel caldo?
Ti ricordi che festa?
Solo una volta, ma ero ragazzetta, dai,
che ne sapevo io? solo una volta m’è successo d’affogare un’azalea.
L’ho lasciata nella fontana del lavatoio
con un po’ d’acqua nel fondo
così si disseta nella notte, pensavo.
E nella notte invece si sono riempite le vasche.
L’ho trovata, al mattino, sommersa, molle e triste.
L’ho tirata su.
Ma i fiori e anche le foglie
tutto nell’acqua.
Lontano come i giorni più belli della giovinezza.
Brutto ricordo. Si fa tesoro di certi ricordi.
E poi, senti, mentre pensavo a te, stamattina
ché io penso sempre a te
quasi sempre a te
probabilmente stai come strato solido, roccia, basalto
e lì ci tiro su tutti i miei giorni
insomma, stamattina, mentre pensavo a te, vedessi!
Mille e mille e mille uccelli hanno solcato il mio cielo
(e sicuramente anche il tuo) ed ho fatto
Oh! Bello! E sorridevo.
Non affogherò più piante, io. Né amori. Giuro.
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(by poetella)
(la musica stasera…ora non posso!)
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04 lunedì Feb 2013
Tag
amore, amore vero, anima, crescere, poesia, ti amo, tuoi occhi
(foto di poetella)
Ma no, mio caro, no.
Non penso che. Oppure sì, forse sì, lasciamelo confessare.
Vedi, che tu sia stato per me spinta, traino alla crescita,
sofferta, faticosa eppure fortemente voluta, determinata aspirazione
allo scendere a picco dentro il mio dentro e metterci luce,
riconoscere, selezionare, scegliere consapevolmente
che tu sia stato specchio che ingrandisce l’immagine fino al più piccolo poro
intriso d’amore per te, tra l’altro, saturo, impreziosito d’amore per te è un fatto.
È indiscusso. È plateale. Di dominio pubblico.
Credo.
Ma io, per te?
Pare che si dovesse essere, noi due, cammino karmico uno per l’altro.
Strada di luce, sentiero nella notte guidato dalle lucciole.
Mano che indica la via. Uno per l’altro.
Era scritto.
Lontano, sì, in alto in alto.
Lontano, inaccessibile dalla coscienza addormentata, ma…
Lontano, dove i miei occhi, i miei poveri occhi miopi non sarebbero riusciti a vedere
E forse neanche i tuoi, i tuoi splendidi occhi, larghi, luminosi occhi freschi di frescura d’acqua pulita, occhi di golfo riparato ai venti, a volte. E a volte no.
Occhi di musica, di canto. Occhi di danza. Occhi da guardarci dentro tutte le sorprese, gli incanti.
Tutti i desideri di tutte le vite. Sette, otto. mille
i tuoi occhi che vedono e vedono benissimo da lontano
(ok, da vicino cominciano ad avere qualche problema, ma solo da un po’)
Era scritto oltre le nubi, oltre l’atmosfera che respiriamo a fatica,
oltre l’accecante luce del sole e lo sconfinato buio dello sconfinato universo.
Oltre tutto quello che si muove o che sta fermo nel nulla , se un nulla c’è mai.
Lo so che era scritto. Qualche briciola è arrivata fino a me. Spruzzi di luce.
Ho percepito chiaramente l’essenza, il sapore del messaggio.
Io e te c’eravamo utili.
Ci dovevamo essere utili. Ci saremmo stati utili.
Per crescere.
Ed io sono cresciuta, infatti.
Ma tu? Tu? Dimmi che anche tu, dai.
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(by poetella)
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