Facevo cose, oggi, faccenduole, poi guardavo fuori.
Strano come mi stia a cuore lo schiarirsi del cielo
in questi giorni.
E sì che me ne sto da un po’ in questa scatola senza fretta, senza
scarpe da infilare o togliere, senza cappotto.
E la borsa è nell’armadio, con la carta dentro
le chiavi sul ripiano della libreria
ho persino bruciato dei rametti di rosmarino sul gas
così, per farmi attorno profumo di legna, di camino ma il cielo
il cielo lo guardo con trepidazione
con allarme sfibrante di schiusa di uova, inconsapevole si corrusca e si distende
gioca, lui. Che ne sa.
Che ne sa della pena dei contadini che invocano pazienza
(Asciuga il campo, prepara la terra!)
rassegnati alla speranza, le braccia le mani gli occhi
che ne sa dell’allegria per il vento che spazza le nubi di marzo
promette tepore in arrivo e gemme e poi fiori e poi frutti.
Non ci si placa la sete, la fame, intanto. La voglia.
Maledette primavere, bella che sei! hai detto
sempre in attesa, ancora. Sempre. Noi.
…
…
…
(by poetella)
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