Facevo cose, oggi, faccenduole, poi guardavo fuori.
Strano come mi stia a cuore lo schiarirsi del cielo
in questi giorni.
E sì che me ne sto da un po’ in questa scatola senza fretta, senza
scarpe da infilare o togliere, senza cappotto.
E la borsa è nell’armadio, con la carta dentro
le chiavi sul ripiano della libreria
ho persino bruciato dei rametti di rosmarino sul gas
così, per farmi attorno profumo di legna, di camino ma il cielo
il cielo lo guardo con trepidazione
con allarme sfibrante di schiusa di uova, inconsapevole si corrusca e si distende
gioca, lui. Che ne sa.
Che ne sa della pena dei contadini che invocano pazienza
(Asciuga il campo, prepara la terra!)
rassegnati alla speranza, le braccia le mani gli occhi
che ne sa dell’allegria per il vento che spazza le nubi di marzo
promette tepore in arrivo e gemme e poi fiori e poi frutti.
Non ci si placa la sete, la fame, intanto. La voglia.
Maledette primavere, bella che sei! hai detto
sempre in attesa, ancora. Sempre. Noi.
…
…
…
(by poetella)
.
colfavoredellenebbie ha detto:
è bella questa poesia fresca di cielo:)
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poetella ha detto:
che bello trovarti qui!
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massimobotturi ha detto:
il cielo ignora quanto sia grande il tuo
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poetella ha detto:
ohhhhhhhhhh!
ciao, poeta!
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gelsobianco ha detto:
questo cielo che gioca… che ignora…
*molto bello questo tuo scritto!*
un inchino, Signora!
gb
talvolta il cielo ha quell’azzurro che…
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poetella ha detto:
e sì…
oggi no, però…
tutto grigio!
Bleah!
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francodemilio ha detto:
Vorrei spesso restare a casa dietro “faccenduole” tutte mie Sì, mi piace rompere la quotidianità, oppressiva e ripetitiva, insomma volare oltre, molto oltre. A casa non guardo mai fuori dalla finestra, il mio orizzonte si dischiude, si allarga solo dentro le mura di casa; in fondo,il cielo, la terra e il loro stesso limite d’incontro sono lo sfondo,sempre lo stesso, di un noioso palcoscenico quotidiano: la natura è ormai vinta, piegata, asservita e se l’orizzonte si allarga è soltanto una misera proiezione di questa servitù.
Il mio orizzonte me lo cerco in casa, magari pronto a dischiudersi tra le pagine di un libro nuovo, letto nel mio nido accogliente, dove autori, impressi sui dorsi di altri libri, vecchi perchè già letti,quasi mi fissano curiosi cosa mai ci sia di nuovo nella mia lettura. Ogni libro in più, digerito pagina dopo pagina, allarga il mio orizzonte, delimita il mio limite tra il bene e il male, tra la virtù ed il peccato, tra la vita e la morte, soprattutto quella presente quando ancora esistiamo, ma fermi, opachi. Se, poi, aggiungo un po’ di musica, qualunque essa sia, purchè magistrale, allora mi sento Ulisse nell’attesa di superare le Colonne d’Ercole e scoprire quanto sia largo l’orizzonte nuovo del vasto mare ignoto. E come Ulisse, sospinto dal desiderio di conoscenza, vorrei, poi, tornare anch’io nella mia Itaca tra i miei volumi che mi racontarono di terre, popoli, saperi lontani e deporre un bacio impudico, insinuante sul collo profumato di una donna, amante dei miei orizzonti: la cultura dischiude solo orizzonti senza vergogna.
“Faccenduole, seghe mentali, elucubrazioni? Sarà. Io, però, al mattino, uscendo di casa sotto lo stesso cielo vitreo e dinanzi al consueto orizzonte, fischietto allegramente, sospinto da tutti gli autori di quei libri digeriti che da dentro mi sussurranno tante storie, tanti saperi, tanti sogni e teorie, tanti sospiri su quanto poteva essere e non è stato.
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poetella ha detto:
già…tu esci di casa!
Questo è il punto!
Io…sono agli arresti domiciliari!
E non ne posso più!
anche se i libri…i libri…tanti, tantissimi…belli, brutti…tantissimi!
E la musica. Ah! La musica!
ma…
L’Azzurro è un altra cosa!
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gelsobianco ha detto:
“la cultura dischiude solo orizzonti senza vergogna.”
verissimo.
🙂
gb
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Franco D'Emilio ha detto:
Frena la tua insofferenza, la tua impazienza, rischi che quell’azzurro, che tanto ora desideri vivere, ti appaia meno di quello che ora sta nelle tue aspettative.
Chiudi gli occhi, insegui un sogno nuovo, realizzabile ancora: evadere da casa, in fondo, è solo un attimo, questione di tempo; evadere da se stessi per un’apparente libertà è sempre una sconfitta.
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poetella ha detto:
1)
non ho bisogno d’evadere da me stessa.
Ho imparato a vivere benissimo con me stessa.
2)
“rischi che quell’azzurro, che tanto ora desideri vivere, ti appaia meno di quello che ora sta nelle tue aspettative.”
Impossibile. Conosco quell’Azzurro.Non delude mai.
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gelsobianco ha detto:
Credo che tu non evada per nulla da te stessa, ricercando quell’azzurro. Anzi…
Un abbraccio, poetella.
Tutto arriva al momento… naturalmente…
Ti abbraccio
gbina
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Franco D'Emilio ha detto:
Che fai, rispondi, metti in chiaro punto dopo punto?
Non ti pare uno schema ragionieristico di risposta?
Sono un amico, non un critico saputello da contrastare.
Questo vale anche per chi subito è corso a tuo sostegno.
Comunque, sono sempre contento di questo “dibattito interno”: è una ricchezza di anime.
In fondo, poi, io e poetella siamo un po’ il cane e il gatto, a lei naturalmente il ruolo della gattina.
Buona domenica a te e a tutti gli altri. Io lavoro, costretto dal mattino alla sera ad andare a Roma.
Bye byei
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poetella ha detto:
buona domenica…amico critico saputello da contrastare!
(ma oggi è giovedìììììììììì!)
(mi sto allarmando….)
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Franco D'Emilio ha detto:
Oggi è venerdì! Che bello hai perso la nozione del tempo, buon segno!
Torno al lavoro, contento di avere in un angolo di questa triste Italia una cara “mordace, pugnace, sagace, rapace,perspicace” amica. Non è poco, con quello che offre oggi il “mercato”.
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poetella ha detto:
😉
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