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gerani e begonie 2

(foto di poetella)

Ci salvi la Bellezza!

 

 

 

Che c’entrava, adesso. Le era venuto in mente.

Mentre usciva vapore caldo dall’inalatore termale.

Non c’era nesso apparente. O sì? Una bambina che sonnecchiava in un letto grande, non suo.

E, dalla cucina, rumori sommessi in un brodo di silenzio.

Tramestio. Luce filtrata dalle persiane chiuse. Profumo di cera per mobili. Lenzuola di lino spesso. Ricamate.

Da sua nonna.

 

E non alzarsi. Che tanto era vacanza. E c’era tutta la vita, ancora, davanti. Allora c’era.

Una pagina tutta bianca. O no?

Forse che già le tracce di quello che si sarebbe scritto erano stabilite?

Non si scappa?

Forse che non si sarebbe potuto fare niente per deviare, guidare, tracciare  diversamente?

Si sarebbe fatto, se ci fosse stata la possibilità.

Non si fa che quello che è possibile. Pare. No? E, o è possibile, o non è possibile. Inutile startici a.

 

Ancora non poteva alzarsi. Neanche adesso. Doveva finire l’inalazione di vapori sulfo-balsamici.

Le liberavano il naso. Le schiarivano le idee. O gliele annebbiavano.

Affidiamo al vapore tutta la vita. Cancelliamo  tutti gli anni.

Via i passi falsi. Via le false risposte. E le domande retoriche.

Riscriviamo tutto. Cambiamo i personaggi. Sostituiamo i ruoli. 

Un nuovo progetto l’avrei.

Ridisegniamo le mappe.

Anche la pianta di casa. Anche i segni dei passi.

Anche la distribuzione dei mobili. La ridondanza dei mobili.

E degli oggetti che levavano l’aria. E non riempiono i vuoti.

T’accerchiano, t’assediano, ti stringono, t’intrappolano. E lui che compra e compra e compra e compra. Beata te! Figurati se.

 

La casa di nonna era semivuota.

Solo l’indispensabile.

Cos’è indispensabile?

 

Il silenzio, per esempio. Ché questo inalatore fa troppo rumore. Tortura le orecchie già abbastanza torturate. Dev’essere qualche strano transito in cielo.

 

Ma le scoppiava una rabbia, come un bubbone maturo.

 

E, Che c’è a cena?

E, Mi dai, mi fai, mi levi, mi lavi, mi stiri, mi metti, mi compri. Mi telefoni a. mi vedi se.

L’hai preso l’Armolipid in farmacia? E l’Arvenum?

E, Avrei tanta voglia di fare l’amore. Io no (non con te, comunque).

Ma, pagato il condominio? Mi prendi il giornale, già che esci?

Fan culo!

 

E non si può scappare. Oggi, per lo meno, no. Devo fare l’inalazione. Almeno quindici sedute.

Poi, poi, ci sarà qualcos’altro a tendere trappole.

Contaci, bella mia. Non sei di quelle che mollano le zavorre. E neanche bucano il pallone.

 

Ok, ok. però, qualche volta, pure tu, libera, voli. Sicuro. Sì, sicuro.

(by poetella)

 

 

Brahms’Lullaby

 

 

 

 

 

 

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