Ci guardo sempre. Saranno, boh, due anni
(due anni?) che ho visto quel fiore strano scintillare nel cantiere abbandonato. Che poi, allora non era abbandonato. Scavavano. Chissà cosa. Chissà perché. Quattro o cinque uomini. Una ragazza scriveva su un quadernino. Poi, braccio teso, dava ordini. Presumo. O suggerimenti. Non so, non sentivo parole.
Portavano via gran cariolate di terra (dove l’avranno portata?). una buca larga, serpeggiante.
Con due costoni sempre più alti. O sempre più fondi. Dipende da.
Comunque, dicevo, ci guardo sempre, sperando che. Ma niente.
Fiorellini, margheritine viola(viola? Margheritine?)gialle, bianche (quelle sì, sicuro margherite).
Piccoli ciuffi, pallette spinose punteggiate di micro fiori violetti, che colore, molto di viola in natura.
I tuoi occhi non sono viola. Belli da morire, però.
Ma che c’entra, adesso. Non divaghiamo.
Fiorellini a cinque petali, sempre violetti, lilla, magari, raggruppati tra foglie di un verde cupo, poi papaveri.
Ah! I papaveri. Che vita breve. Che vita coraggiosa. Che impeto.
E c’è ancora odore di terra abbandonata, pozzanghere.
Nessuna presenza ormai da un’infinità di tempo.
Lo scavo s’è ormai tutto, quasi tutto coperto d’erbacce, erbe, muschi, spighe selvatiche, fiori, in questa stagione, rovi.
Tranne lì dove hanno steso quella cerata con sopra dei grossi sassi. A coprire non so che. Parrebbe qualcosa d’antico, molto antico, da come spunta da un angolo mosso dal vento della tela cerata.
Quel fiore, comunque, quella festa di rosa, di verde, quella ricchezza di corolla, sfumature d’abito d’organza, quel fiore solitario, regale, ricco, alto alto, quel fiore che sono riuscita a fotografare, il giorno dopo, ma non a cogliere, troppo lontano! mai più visto.
Unico, insostituibile, misterioso, sconosciuto.
Probabilmente penserò a lungo ancora a lui, ancora altre volte sperando di, e invece niente. non
lo ritroverò più. C’è da giurarci.
Penserò a lui come in vecchiaia penserò a te. Allo stupore. Alla meraviglia. Ai giochi.
All’infinita fortuna d’aver incrociato la tua bellezza.
E poi, forse, mi dimenticherò del fiore. E anche di te.
O forse, no.
…
…
…
(by poetella)
Sidney – Bechet – Petite fleur
.
credo siano capaci, entrambi, di solchi ben più profondi
nel cuore
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mi sa anche a me…
porca paletta!
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Dimenticare? certe volte sarebbe meglio.
La memoria è inesorabile!
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concordo in pieno
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Le foglie sono a difesa della bellezza….orlate di piccole punte, uh…da paura, quasi.
Impossibile dimenticare….ma uno sforzo va fatto per ricordare solo le cose che ci hanno dato piacere e gioia…
quelle solo, e solo quelle….null’altro!
Avanti sempre….
Proprio bello quel fiore, peccato peccato…però sei riuscita a catturare l’immagine.
Il fiore vive ancora.
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e vivrà eternamente nel mio ricordo. Ci giurerei!
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Buonanotte Lucia, i fiori sono sempre vivi nell’animo del poeta… 🙂
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perché dimenticare? la memoria è il fragore della nostra storia, quella che mette l’anima a rilievo, quella che scarnifica le ossa
amo molto i papaveri selvatici, anche quelli non così regali- forse quello era scaturito da un seme di giardino- ma il suo rosseggiare violento si va perdendo nei campi, la mano dell’uomo è più violenta del loro rosso
buon giorno Poetella dai mille occhi
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buongiorno a te!
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