Guardavo il cielo, al solito, sette di mattina
[anche tu, forse?no dico, a quell’ora, anche tu?
Lo so che lo fai. Ma…in quel preciso momento?]
Guardavo il cielo, al solito, stamattina.
Quella sensazione di spaesamento, di leggerezza. Di, come dice Musil?
Sensazione di sconfinamento e sconfinatezza propria delle estasi mistiche e dell’amore.
Ecco.
Guardavo il cielo, oltre il tramestio
il brontolio
l’indaffarato trafficare
il laborioso formicolio delle faccende
S’apparecchiava il mercato giornaliero
del darsi e prendersi, dello svendersi
e del vendersi a caro prezzo.
Del regalarsi.
Guardavo il cielo, risucchio per l’anima
sfiato dei pensieri che entravano tra le nubi
entravano e si spandevano e trovavano posto
Una scolaresca a teatro, muta. In attesa.
Guardavo il cielo e, improvvisamente
indovina un po’?
m’è venuto in mente il tuo viso, i tuoi occhi
e la Bellezza.
Allora ho detto (m’avrà sentito qualcuno?)
sì, insomma, m’è sfuggito un
Ah, Dio! Oddio! Forse s’è fermato il cuore. Solo un attimo.
…
…
…
(by poetella)
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