Il parco, fuori della finestra
ha apparecchiato l’autunno.
Lo vediamo sempre in molti con occhi grati.
Come si preparasse un riposo dal troppo dallo stagliato,
dall’accecante.
Dall’affollato, dal concitato. Dal soffocante.
E la collezione dei colori s’arricchisce
d’una voglia di lasciarsi andare. Di mollare la presa. Cedere, insomma.
Sarò forse approdata anche io in questa nuova dimensione
più pacata, compassionevole
di sorriso appena accennato e leggero dondolio del capo
in segno di dolce comunione con la quiete?
Questa sensazione così umana di resa. D’accettazione.
Consapevole dei cicli eterni di nascita crescita
morte.
Ma soprattutto, sarà umano, saggio o follemente fuorviante aspettarsi
una rinascita?
Indubbio che una foglia che cada si secchi e muoia, no?
Certo, in primavera, poi…
Ma altre foglie. Altri fiori. Fino a quando sarà vivo l’albero.
Ce n’è di secolari. L’abbiamo visti, no?
Quale parte di me è albero? C’è. Sicuro che c’è.
Quando sono con te sono pronta a spargere rami e foglie
rete di commozione con l’intero mio universo.
E rifiorire. Rifiorire continuamente.
Eternamente. Finché avrò vita, ovviamente. Come l’albero.
Ma forse non solo quando sono con te. Credo. Basta riconoscersi.
E lasciarsi rifiorire. No?
…
…
…
(by poetella)
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