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sardegna-2012-img_2213(foto dal web)

Qui la voce di poetella

 

 

Come quella volta lì, che ero ragazza,

all’alba, arrivare al porto di Olbia.

Spettacolo. Di quelli che, a ripensarci…

 

Quinte azzurro grigio alternate a strati di cielo rosa e mare rosa e nubi rosa

E azzurro e verde e nero e ancora rosa e grigio, fino in fondo

fino in fondo al cuore in subbuglio e luce e nebbie.

Tutto un tremolio, un dondolio di sonno, di sospiro, di attesa

uno sfavillio, un giocare con l’aria e la fantasia e col mattino.

Dio! quell’arrivo io non, io mai più…io…

 

E quell’altra volta

chinare un po’ il capo, non che non ci si passasse, no, non so perché

chinare un po’ il capo ed entrare

e le tombe Medicee lì, davanti, attorno a me.

tutta quella Bellezza, quell’appassionata, dolente Bellezza

quella tensione, quella pressione, le finestre murate, forse?

I timpani spezzati?

O semplicemente quel peso sul cuore che fa la Bellezza quando è totale

quando è oltre, è  a oltranza

come nella cripta inferiore di Assisi

tra gli angeli e i santi

e il blu e il rosso e l’oro.

 

Stessa questione.

A farla breve, quando davvero è troppa, sconsideratamente, incalcolabilmente

troppa, senza indulgenza, senza pietà né perdono

la Bellezza

che m’entra negli occhi

da qualche parte deve pur uscire, che se no…

 

Beh, ecco,  dunque

quando ti sei affacciato alla porta socchiusa, col tuo maglioncino celeste

e sono entrata e ti ho  visto bene

che l’argento ti scivolava quasi liquido sui capelli

e le labbra così rosa, così rosa di bambino appena sveglio, Dio! e il naso piccolo

e gli occhi

quegli occhi, i tuoi occhi, il sorriso

che poi, solo un attimo, prima del buio totale catturata

intrappolata, asserragliata, tempestata

un cammeo tra i rubini

dai tuoi mille e mille baci quasi disperati

 

insomma, io, allora, è sempre per quella questione,

per quella mia reazione, quella tracimazione

 

che ho pianto. Tranquillo!

(by poetella)