Stazione S.Maria Novella. Sono fuori. Sole appena velato da una foschia mattutina, Uscirà. Non è troppo freddo. La città è animata, come sempre. Un’animazione ordinata e allegra. Pare che nessuno abbia fretta.

Neanche io. Via, diretta, verso ponte S. Trinita, bello e ardito. Come nel ‘500. Che fa se l’hanno ricostruito. Mi piace pensarlo quello di allora. Quando ci passavano i fiorentini vestiti come in un affresco di Masolino. Belli ed eleganti.

(Ma lo so che questo è ponte Vecchio…mica potevo fotografare il ponte S. Trinita mentre ci ero sopra!)
Si va per vicoli e vicoletti. Poi si torna sul lungarno..
Dice, deve andare su, salire. Come mi piace sentir parlare fiorentino! A destra, vede?
Bene. Andiamo su. Costa S. Giorgio. Gran salita. Si fa volentieri. Quando l’obiettivo è interessante, ok, anche la salita. Le scarpe sono comode e il cuore è in attesa.

Facciate e facciatelle. Scatti. Aspetta che voglio fotografare anche questo.
Ok. si riparte. Davvero una bella salita. E alberi. E giardini, dietro i muri alti. E silenzio.
Ecco la villa. Villa Bardini. È qui la mostra.

Poi, un ingresso con le volticelle dipinte e le scale intonacate bianco rosa. Mi piace.
S’arriva e no! Non guardiamo subito. Prima la terrazza, dice.
Non vuole vedere subito le meraviglie, lui. Stavolta ha ragione
Ma, ma anche la terrazza è meraviglia!
Firenze si sdraia come una gentildonna con l’Arno che le fa da collana. E brilla. Come brilla. E le cupole e le torri. E la collina con S. Miniato.

M’abbaglio di bellezza.
Scatto. Guardo. Scatto.
Poi si entra nelle sale.
E lì, lì ci sono quasi tutti!
Botticelli, elegante e sinuoso, e Mantegna, e Masaccio e suo fratello, lo Scheggia, e, splendente di colore, quella meraviglia di S. Giorgio e il drago di Paolo Uccello.
Con quella serenità. Un orto coltivato, la cittadella, persone che passeggiano felici e tranquille e, in primo piano la Principessa, il drago che sembra un pupazzo animato, neanche tanto terrifico, e quel S. Giorgio col suo cavallo tutto nervoso che pare voglia scattare anche lui all’attacco. A difendere quella serenità. In una festa di colori!

E non c’è solo quello. c’è Donatello, ci sono le porcellane Medicee, che solo sui libri l’avevo viste, ci sono tavole e predelle e busti e ceramiche. Una festa quattrocentesca di Bellezza.
Mi sfamo. Gli occhi e il cuore. Neanche sento la fatica.
Poi, però, bisogna pensare anche al corpo, no?
E allora giù, verso l’Osteria di Giovanni, a via del moro. Ché se vengo a Firenze, mica posso fare a meno di fermarmi a mangiare lì!

Sono troppo bravi e troppo gentili. Un posto che adoro. C’è anche David Iori, il cameriere/traduttore, che adesso ha pure il blog qui da noi…
Mi sfamo anche lì. Una goduria, davvero. Che poi mi regalano anche una confezione di Cantuccini, al solito. Che carini che sono.

E, comunque, c’è tempo anche per un altro po’ di meraviglie per gli occhi, fino alle 17.00. Il treno è a quell’ora.
E dunque, al Carmine. Da Masaccio e Masolino. Li voglio rivedere con questi miei occhi nuovi…

Che spettacolo! Sono anche un po’ ubriaca, ma va bene lo stesso. Di loro avevo già parlato in un post. Non dico altro.
La città mi saluta con un volo di gabbiani, davanti alla stazione.
Firenze, ti adoro!
…
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(by poetella)
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