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Sempre a guardare il cielo, io.
Non ricordo se da piccola.
Ma no. S’aveva altro da fare, da piccoli.
E questo slargarsi d’azzurro, queste linee d’argento
che indicano direzioni e distanze
e ritorni
e abbandoni
quest’orchestra d’aria accordata al diapason
di ricordi e d’allegria
ché come si fa a non essere allegri
come cuccioli alla prima uscita
a camminare col naso in su sotto questo azzurro scintillante
con niente che fa male, lo stomaco, la cervicale
che è bello anche il freddo
di quest’inverno romano
e tutto sempre che muta
mai un cielo uguale all’altro
scorrono le diapositive per aria, in scala 1:1
solo i pensieri a volte si ripetono come didascalie
come cantilene
come ninne nanne, passo dopo passo. Consolanti
e noi a sorridere e camminare e sorridere.
Ché mai un cielo uguale all’altro, né un albero
né una foglia e neanche un amore. Mai.
Che poi, strano, vero? ma il cielo di stamattina
mi sembrava proprio il più bello
E ci si affacciava il sole che ogni volta
ogni volta ci meraviglia.
[Ogni volta mi meravigli, amore mio]
Noi, in fondo, mica lo sappiamo se continuerà a splendere.
Se avremo ancora il nostro giorno.
Ogni giorno, ogni nuovo giorno, allora, sarà un di più. No?
…
…
…
(by poetella)
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