Stamattina, la nebbia.
Voglia di parlare della nebbia.
Guardare dentro la nebbia. Ché mi piace. Già detto altre volte.
Certo, quella nebbia si sarebbe dissolta, quanto prima. Leggevo ieri di una nebbia diversa. Un’incoscienza. Un’indescrivibile vagare nel nulla. Senza sapere il dove, il come, il quando, il per quanto. Era un’altra questione. Era una crudeltà inflitta. Una prigionia, un’esclusione dal mondo forzata, forsennata, maligna. Per far soffrire. Ne parlerò, magari.
Non ora, però.
La nebbia di stamattina era una bella nebbia.
S’intravedeva il sole.
E tutto era una potenzialità. Era un custodire l’inaspettato.
Era un differenziarsi dei piani visuali. Una visualizzazione del’aria.
Una tela di Leonardo.
Corpuscoli luminosi umidi.
Mi si sono bagnati tutti i capelli. Poco male.
E, camminando, potevo guardare quella promessa di sole. Un disco bianco, inoffensivo.
E anche la nebbia di noi, io che non so di te, non so dove, non so con chi, cosa prendi in quegli occhi di paradiso.
E tu che non sai di me. Non sai dove, come, quando, quanto. Cosa prendo negli occhi.
A chi e se sorrido.
Anche quella, di nebbia, ha il suo fascino.
Ché trattiene la luce. La custodisce.
Tanto lo so che quando si solleverà
quando s’alzerà come un’evaporazione di desiderio
allora, allora si stenderanno davanti a noi
prati lucenti di margherite.
…
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(by poetella)
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