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Ma basta. Basta, ti prego, basta! E il lavoro a 14 anni, e la bicicletta. E il fattorino postale. E il calcio. E la chiamata alle armi. Basta.
E la classe del ’18 povera. E hanno chiamato anche quella del ’19. basta!
E poi la guerra e la prigionia. E Zonderwater. E la patente. E l’autobotte. E lo shop indiano. E le salsicce. E il carcere. E la mattina dopo il capitano che ti libera. Ché gli servivi. Per i maiali. Basta!
Tutte le settimane. Tutti i sabati dalle 17.00 alle 19.00. Basta.
Non ce la faccio più.
Tutti i sabati. E certe volte anche i mercoledì. E il lavoro a 14 anni, e la bicicletta. E il fattorino postale. E il calcio. E la chiamata alle armi. Basta.
E la classe del ’18 povera. E hanno chiamato anche quella del ’19. basta!
E poi la guerra e la prigionia. E Zonderwater. E la patente. E l’autobotte. E lo shop indiano. E le salsicce. E il carcere. E la mattina dopo il capitano che ti libera. Ché gli servivi. Per i maiali. Basta!
Parliamo un po’ d’altro, vuoi? Ma di cosa parliamo?
Te ne stai lì, sulla poltrona, ti ci metti quando arrivo, se no stai a letto.
E ricominci a raccontare.
Tutti i sabati. E certe volte, magari perché non stai tanto bene, magari c’hai la tosse, e vengo pure il mercoledì e tu, il lavoro a 14 anni, e la bicicletta. E il fattorino postale. E il calcio. E la chiamata alle armi. Basta.
E la classe del ’18 povera. E hanno chiamato anche quella del ’19. Basta!
E poi la guerra e la prigionia. E Zonderwater. E la patente. E l’autobotte. E lo shop indiano. E le salsicce. E il carcere. E la mattina dopo il capitano che ti libera. Ché gli servivi. Per i maiali. Basta!
E vuoi che i giornali pubblichino la tua storia. Gli scrivi. Non rispondono. E ti arrabbi.
La storia della tua vita. Ma no, dai! Sui giornali scrivono i giornalisti. E mbeh? La mia storia è importante. Per te, dico io, come per me! per tutti, dici tu. Balbo, l’ho visto cadere. Fuoco nemico.
Ma lo sanno tutti, dico io, ah sì? Dici te.
Ma che te lo dico a fare. Tanto ricominci.
Ricominci, anche due volte, in quelle due ore, tutti i sabati e certe volte pure i mercoledì, che mi fai pena in quella stanza, a fare niente, solo a rigirarti vecchie foto che ti scappano di mano, mi fai tanta pena ma io non ti faccio pena. Non hai pietà di me. Neanche mi guardi.
E ricominci. Tutti i sabati, e pure qualche mercoledì, il lavoro a 14 anni, e la bicicletta. E il fattorino postale. E il calcio. E la chiamata alle armi. Basta.
E la classe del ’18 povera. E hanno chiamato anche quella del ’19. basta!
E poi la guerra e la prigionia. E Zonderwater. E la patente. E l’autobotte. E lo shop indiano. E le salsicce. E il carcere. E la mattina dopo il capitano che ti libera. Ché gli servivi. Per i maiali.
Non ce la faccio più, papà.
Quanto, ancora?
…
…
…
(by poetella, stranita)
(e niente musica. cazzo)
.
ciao poetella….all’epoca non c’era internet, i post, ask e facebook e instagram, non c’erano. Probabilmente avrebbe smanettato anche lui sulla tastiera….e adesso che si sente addosso tutta questa vita la deve riversare su qualcuno,perché si vede vecchio, ti vede giovane, sente di non contare più nulla in questo mondo che rotola veloce quindi dice sono ancora vivo, ci sono ancora, e quindi ti rovescia tutto addosso come un secchio di acqua gelata. Non so dove si compri la pazienza, forse da nessuna parte, ma noi donne abbiamola capacità di dire basta e lasciare comunque una porta aperta. Sono sicura che come l’hai fatto lo rifarai ancora, di ascoltare quelle vecchie storie,di lasciare che ti entrino da un orecchio, facciano un giro veloce circumnavigando il cervello ed escano dall’altra parte e lui sarà contento, tu un po’ meno, ma non devo dirtelo io…..che quando non ci sarà più sarai contenta di esserti solennemente incazzata ma di averlo comunque ascoltato…
Un abbraccio
anna
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grazie, Anna cara.
Parole tenere e confortanti… (oggi mi servono)
Un bacio.
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Lo so lo so, l’ho passata anch’io………
papà è morto a 93 anni. E dire che proprio oggi ho rebloggato un mio post su di lui che, ci credi?, mi manca tanto.
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l’ho letto. E commentato.
E ribadisco: il mio ha 95 anni. E non mi mancherà.
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Mi dispiace poetella di leggerti così, eppure mi sembrava che tempo fa non era questo il tuo spirito verso il tuo papà..oggi percepisco amarezza o mi sbaglio?
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affatto.
Sono proprio amareggiata.
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mi spiace davvero 😦
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😦
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So bene cosa significhi un rapporto difficile con un genitore. So bene cosa significhi cercare una distanza emotiva corretta. So bene cosa significhi essere emotivamente troppo vicini, troppo coinvolti, troppo preda dei sensi di colpa. E so bene cosa significa essere emotivamente troppo distanti, come sei tu ora, quando non si riesce a non cedere alla rabbia, e la rabbia diventa il sentimento prevalente. E si desidera che finisca. Ti abbraccio. E ti auguro di ritrovare serenità e la giusta distanza emotiva. Anche se ci sono periodi in cui è difficile. Tanto difficile.
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bacio…
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Leggi l’ultimo mio post sui discutibili. Scritto ora.
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vado adesso… che ieri… nanna!
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Due ore alla settimana e anche il mercoledì, a volte…e dici basta…ma dici basta o ti fa pena? o basta alla pena? Accade che si invecchi…e che ci si ripeta…è naturale che sia così…di certo succederà anche a noi…certo non racconteremo le stesse cose, ma sfiniremo allo stesso modo i nostri figli. Due ore e qualche volta il mercoledì…ti pare davvero così tanto? Pensa che per raccontarti queste cose si mette seduto in poltrona…forse per sentirsi più padre e meno ammalato, che a letto uno ci sta da ammalato e lui lo sa bene. Che vuoi che ti racconti un uomo che resta a letto e si siede in poltrona solo quando arriva sua figlia? Sarà che storie come quelle di tuo papà le ascoltavo per professione…per tante ore al giorno… e dentro ci ho letto sempre tanta solitudine e problematiche mentali. Forse fa male…forse ti fa troppo male. Perchè dovrebbe avere pietà di te? lui ti affida “a raffica” la sua vita…è un dono dal suo punto di vista. La vita è un qualcosa che per natura perderà e il ricordo sgranato è tutto ciò che ha adesso…in te ripone quello che dovrà lasciare…sei la sua custodia. Anche noi ci raccontiamo per paura di perderci e non siamo certo anziani……….
Perdona le mie parole, pronunciate per istinto, senza conoscenza del rapporto. Anzi scusami se possono suonarti sgradevoli. Però poi mancano e quello che ora pesa e logora e toglie ossigeno, domani lo si prega, lo si vorrebbe ancora…due ore il sabato e qualche volta il mercoledì. Leggo Iraida…lei di certo sa di cosa parlo.
Ciao Poetella…la bellezza è in così tante cose che ci sfuggono…proprio perchè spesso belle non sono e noi la riconosciamo solo nell’ovvio.
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belle parole.
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Io sono ancora giovane e mio padre non è di inizio secolo. Ma, nonostante ripeta spesso e volentieri alcune cose che già ho sentito e risentito, è bello sentire che ogni volta vuole insegnarmi la vita. In fondo, non è il ruolo e la sfida che ha deciso di intraprendere un genitore? Non importa l’età di un figlio…
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mio padre non ha mai voluto insegnarmi qualcoaa.
Ha solo voluto impormi.
la sua sfida è sempre stata contro di me.
Ora…ha bisogno di me, invece.
bella soddisfazione, ma…
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Ciao Poetella,
So per esperienza quanto sia difficile! Un grosso abbraccio
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grazie, cara.
tanti sanno…
ma le cose facili non ci piacciono. Ci annoiano.
E la noia… a morte!
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