Io non lo so cosa mi sia piaciuto di più di questo piccolo viaggio per l’Umbria.
Già lo scorrere negli occhi di quei paesaggi larghi, pieni di colli grondanti verde e verde e ulivi e girasoli. E poi vedere Spoleto, lontana, che s’avvicinava sorridente.
Camminare per quelle stradine silenziose, solo le voci, pochissime, rarissime macchine e il Duomo.
Ci sono arrivata che si sentiva una musica, del jazz, che usciva da non so dove. E il cielo era stupendo.
E, nel Duomo, Lippi.
Questi giganti, questi maestri che s’affollavano in quel tempo beato, uno più bravo dell’altro…
Ho trovato, poi, un ristorantino delizioso, “Il Panciolle”, con un panorama, che già quello sarebbe bastato. Anche se la cucina, poi, l’ha superato!
La sera il cielo era pieno di stelle. Non sono abituata alle stelle. A Roma non si vedono mai!
Il giorno dopo, Montefalco, altro gioiellino, alla scoperta di Benozzo Gozzoli.
Da sindrome di Stendhal.
E quel silenzio per le strade, solo le voci. Anche lì solo le voci. E voci discrete, garbate. Pareva che quella meraviglia d’arte aleggiasse per la città. Impregnasse le vie.
Anche lì, pranzo delizioso. Decisamente in Umbria ci sanno fare!
Nel pomeriggio Deruta, per vedere se al Museo delle ceramiche ci fosse qualcosa più bello di quello che ho io…
Beh, qualcosina c’era, ma…non mi lagno!
Ma la cittadina che più m’ha colpito è stata sicuramente, sì, sì, non ho dubbi, Spello.
Le pietre rosa, gli archetti, le torrette, i fiori! Ah! I fiori…
E, dulcis in fundo, Pinturicchio.
Doveva avere un caratterino! Ma, come si dice, c’è chi può, chi non può e chi stenta. Lui poteva.
Stordita dalla bellezza di quelle opere.
E, in S. Andrea, una chiesina vicina alla principale, S. Maria Maggiore, dove tutti vanno a vedere gli affreschi, un fratino vecchio vecchio che, appena entrati ci fa” Volete vedere Pinturicchio? Adesso vi accendo la luce”.
Beh, ci credete? Ci siamo messi a piangere. Troppa emozione. Con una musica d’organo lieve lieve in sottofondo. Ma come si fa a non piangere?
Insomma, avrei tanto da dire, tanto da raccontare, ma, come posso dire, è come se mi si scolorisse un po’ il ricordo a scriverne. Ché non potrò mai far capire quanto questa bellezza, in questi giorni, m’abbia riempito il cuore.
Ci ho provato, no?
Di più… non posso.
…
…
…
(by poetella)
e questo brano ci sta, no?
Intemerata Dei Mater, Jehan Ockeghem
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