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(video di poetella)

Cielo. Una lastra di ardesia.

Aria gonfia di microscopiche macchie d’acqua. Cornacchie.
Volo basso di cornacchie, sotto il fumo d’una sigaretta che fluttua nell’aria molle, fuori della finestra.
E pensava, lei pensava ok, una casa ce l’ho. Posso stare affacciata a questa finestra a fumare. L’aria sulla faccia. Posso fumare. Lavoro. Ho i soldi per comprare le sigarette. E altro.
Non sto in una buca di un metro e mezzo per due, in semi buio, senza sigarette, senza mangiare, senza cambiarmi per mesi, per anni. Qualcuno l’ha fatto. Pensava a Rosencof. Don Mauricio.
Pensava nessuno mi tortura. Nessuno mi tiene prigioniera. Nessuno mi costringe, mi umilia, mi ferisce.

Poche macchine per strada, lontano, in basso. Domenica pomeriggio sonnacchiosa.
E lei fumava e pensava. Forse sarebbe dovuta rientrare. Spegnere e rientrare.
Non stare così, a guardare fuori, anche se beh, senso di possibilità.
Senso di veglia. Di attesa. Anche se…

Ma comunque stava bene. Nessun particolare dolore. Niente mal di testa.
Lo stomaco ok, il fegato ok, gli occhi ok, nessuno scricchiolio per le ossa, per i muscoli.
Il cuore è un muscolo? Le sembrava di ricordare di sì. Muscolo involontario, comunque.
Fuori del suo controllo. E quello non stava tanto bene. Amen.
Tuttavia, il resto del corpo sì. Il corpo ancora rispondeva alla grande. Solo qualche impercettibile rughetta ai lati degli occhi.
Ci aveva passato la mano, pensandoci. Sigaretta spenta.
Ed ecco che s’era ricordata. Lui. Lui che le passava i polpastrelli, piano piano, su quei piccoli segni, sorridendo dolce.

Ok. meglio rientrare. Detto fatto. Meglio sganciare i pensieri. Scrollarli via verso i monti. Lontani.

Invisibili, per la nebbia.


(by poetella)