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(un video di poetella)

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“Cancellare tutti gli errori, i sotterfugi, tutte le forme
di distruzione; per non conservare altro che queste
lievi, queste fragili punte di freccia, scoccate
da un angolo d’ombra a fine inverno”

da “E, tuttavia” di Philippe Jaccottet

e si parlava di viole.
Dove poter cercare viole in questo interminabile, piovoso, ventoso inverno?
Dev’essere questo il punto. Le viole.
La loro assenza.
Dunque non si cancella nulla, non si dimentica. Niente viole. Non ci si placa.

Eppure c’è stato un tempo in cui avevo le braccia cariche di viole. Grondavo viole come un quadro preraffaellita. Così era il mio stare. Il mio andare nel dolore del mondo.
Quel profumo mi cautelava. Mi stordiva. Mi drogava.
E tutto accettavo. Tutto tolleravo. Tutto portavo a cuor leggero.
Non c’era pietra che mi colpisse. Nulla che mi ferisse.
In quei giorni.
In quella mia tardiva primavera che credevo eterna.

E non lo era. Come tutto, in fondo.


(by poetella)