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‘notte…
30 mercoledì Set 2015
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29 martedì Set 2015
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in29 martedì Set 2015
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in(foto di poetella- che non c’entra un cavolo col testo, ma mi piaceva!)
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… un giorno saprò che quello che è stato non poteva che
essere. Un giorno riconoscerò quel piccolo segno
una sottile linea, a guardarlo, come una smagliatura sulla pelle
voce della ferita. Unica traccia
e qualcosa che faceva male non avrà più
storia. Non sarà più che immagine
dolendo un po’
solo al cambio di tempo.
sereno – pioggia
pioggia – sereno
…
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(by poetella)
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27 domenica Set 2015
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(Chez la modiste-Edgar Degas)
La casa in penombra
Perennemente in penombra.
Finestre piccole. Addirittura mancanti.
Si passa veloci senza guardarsi alle spalle, senza ascoltare scricchiolii.
Il chiarore timido solo dalle porte a vetri piombati, dalla lunetta in alto.
Dall’amore.
E ghirigori a terra, da scavalcare con cautela.
Si tardava. S’aspettava il languire della luce che si ritirava dagli angoli.
Una pozza che s’asciuga.
S’aspettava ad accendere il lume perso, lassù, in alto in alto, quel soffitto così lontano. Così inesplorato.
La penombra stagnava dietro il cassettone altissimo, nelle sete verde muschio del divanetto in fondo alla stanza.
Resisteva sulla greca del pavimento che spariva sotto il grande letto di ferro nero.
Le piccole tessere di madreperla in testata ne rubavano briciole.
Poi me le ributtavano, me ne regalavano un po’. Per giocarci.
Per cucire storie. Per ingannare i silenzi.
Per confortare.
Poi, ecco. Arrivava la modista.
Luce da tutte le lampade. Imprevedibile vortice di scatole tonde, un ragazzotto dietro, carico carico. Che poi se ne andava in anticamera ad aspettare, guardandosi i piedi. E i quadri enormi.
Senza interesse. Sbadigliando.
Nonna, in camera, braccia levate, che prova l’inclinazione, pizzi e veli. Fiori d’organza. Si gira di fianco, sorride allo specchio, cala velette e l’enorme specchio macchiettato approva.
La gatta, accorsa da chissà dove, felpata, inclina la testa a destra. Poi a sinistra. Dubbiosa nella scelta.
Io non vengo interpellata.
Troppo piccola.
Posso solo guardare. In silenzio. Seduta composta.
Da lì ho imparato la compostezza.
Da lì è nata la disordinata, dissennata, prorompente, scomposta furia delle mie voglie.
Mi sa.
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(by poetella)
Claude Debussy – Arabesque No.1
26 sabato Set 2015
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in25 venerdì Set 2015
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stagione preferita di poetella
buona visione e buon ascolto
da poetella.
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24 giovedì Set 2015
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buona visione e buon ascolto
da poetella
24 giovedì Set 2015
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inMa brava!
Abbiamo imparato a distogliere il cuore
da certi occhi cari, ah! le mani, le labbra!
a voltare pagina chiudere il libro
in un cassetto. Abbiamo imparato a sveltire
il passo
scavalcare il ricordo che si dibatte
– pesciolino rosso fuori dall’acqua –
inciampando un po’,( ma).
A disperdere i venti tiepidi delle inutili attese.
A tenere la rotta.
Dritto. Avanti, puntando a Nord
o ancora più su, magari.
Lasciando finalmente crescere bianchi
i pensieri e i capelli
vapore semitrasparente di galassie.
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(by poetella)
(e, a breve, il video…)
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22 martedì Set 2015
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Si camminava con lo stesso passo. Ti ricordi, per via Flaminia?
Eri così piccola. Minuscola. Una figlia.
Eppure s’era compatte io e te. Sincroniche.
La figlia che avrei voluto. Giusta giusta. Scrivevi. Mi leggevi. Scrivevi da Dio. Cose magiche. Irreali. La realtà non ti piaceva.
Io si. Riuscivo a farti sorridere. Non bastava?
Ti ricordi a Porta Pia? E sedute a quel piccolo bar. Come si chiamava?
E latte e menta. Sul mio balcone. Tra la bouganvillea e le begonie e i gerani.
Eri tutt’occhi. Musetto di gatto.
Avrei voluto comprarti una gonnellina a fiori. Gialla e viola. Avevi finito i soldi. Avrei voluto comprarti un intero bazar. Non hai voluto.
Quella lunghissima sciarpa, in anno e mezzo fa, non te l’ho comprata io.
Chi è stato? Maledetto.
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(By poetella)
(23.04.2014 – 23.09.2015)
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21 lunedì Set 2015
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in.
Sarà mai forse questo, libertà?
Questo andare questo non cercare
più di capire questo
non dover per forza ritornare guardare
avanti anche abbagliati
di sole basso – magari-
anche a tentoni a capo chino
una mano sulla fronte a visiera.
Libertà sarà questo non eleggere re
alzare altari
genuflettersi al dio.
Tornare ad essere. Interi nel mondo
Sciolti. Tra uguali.
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(by poetella)
Ravel – Piano Concerto In G Second Movement
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20 domenica Set 2015
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19 sabato Set 2015
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18 venerdì Set 2015
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17 giovedì Set 2015
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in16 mercoledì Set 2015
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15 martedì Set 2015
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in.
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Con prudenza osservo questa voglia di
pianto che scocca
tra un pensiero e l’altro spogli
di consolazione gli occhi vuoti di qualsiasi
minuscola traccia
di speranza. Come ricomincia
di nuovi fiori il vaso di begonie
docili
come ritornano i bocci di rose
dopo l’arsura – dannata estate –
loro sì! Ma io?
Dove hanno mai inciampato i miei giorni felici
quale strana voragine ha inghiottito
la festa? Inarrivabile pace che si frantumino
si rimuovano i cocci
si slarghino in polveri.
Cerchiamo la gioia. Ci si dia notizia.
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(by poetella)
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14 lunedì Set 2015
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in(foto di poetella)
“…ma i pensieri gli vorticavano in minuscoli mulinelli,
posandosi prima qui, poi là,
spostandosi come fa il vento di città deserta
in città deserta.”
(Da Mark Strand – Quasi invisibile.)
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È proprio questo mulinare che mi spossa. Dev’essere questo, suppongo.
Mai che un pensiero si depositasse quieto, come resti di zucchero in eccesso sul fondo della tazza di caffè. Come una conchiglietta lucida lucida e bianca portata dall’ultima onda. O le mani in grembo di una vecchia seduta sola sola sulla sedia fuori della porta di una vecchia casa, in un vecchio paese sperduto.
O una foglia.Ultima foglia.
Che ultima non è mai. Comunque.
Sempre un vorticare, uno spumeggiare, uno schiamazzare inafferrabile di ma… di e se… di e se poi? Sempre quella mano che sposta veloce l’aria, uno schiaffo a dire E piantala! Che non serve a niente.
Chiudi, smetti, canta, balla, ma non pensare. È inutile. Dannoso. Un dispendio d’energia che potresti usare per metterti, che ne so, a restaurare l’orlo di quella tenda che è un po’ che pende, come ti pende sulla testa questa insofferenza, questa forzatura d’esistere nel niente, nel piccolo, nel meschino. Nel vuoto.
Vuoto.
Smetti, comunque. Ferma il vento in testa. Fermalo un attimo. Chiudi porte e finestre. Oppure spalancale. Respira. E’ finito il caldo. Si spera.
Tu ce l’hai un condizionatore nel cuore, comunque. Ecco. Accendilo.
Sparati la sonata n° 6 per violoncello di Rachmaninoff nelle orecchie, con le cuffie, ovvio, chiuditi al fuori, al nullo, al noioso, allo schifo. All’inutile attesa scellerata.
Lascia che i cronisti di calcio se la vedano da soli. Senza di te.
Ubriacati di musica. E smetti, smetti di arrotolarti a pensare. Smaniando.
Da’ retta. Non serve.
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(by poetella)
Rachmaninoff-YoYoMa- Cello Sonatas- 06—Sonata for C.
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13 domenica Set 2015
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beh, lo so. La porcellana non piace a tutti.
Io stessa preferisco il sapore della ceramica. Antica, ovviamente.
Ma questo “pupino” che non so bene se parli tedesco o francese, e non avendo marca, non saprò mai… questo pupino, dicevo…
non potevo lasciarlo lì, sul quel banchetto di Ponte Milvio.
ha in mano due tortorelle e sta proteso come appena in corsa, guardandole teneramente
impressionante lo studio dei particolari. le palpebre
in rilievo, i riccioli disegnati uno a uno, così come le sopracciglie, pelino a pelino… e i dentini bianchi che si intravedono…
delicatissimo il profilo
e le tortore ancora, pur se di una materia così effimera, col loro becco…
dopo più di duecento anni…
credo infatti sia di primo ‘800
(notare le manine… ci sono le unghie!)
Dietro di lui, un cesto eseguito mirabilmente, con dell’uva.
acino per acino…
i ricciolini… delizia!
Con quale cura si eseguivano tutte le cose, un tempo. Quanto tempo c’era per farlo.
Quanto era importante la qualità. E non la quantità.
e il suo tenirissimo sguardo…
altezza totale, circa 20 cm.
Stupendo!
Non vi pare?
Ecco qua.
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12 sabato Set 2015
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Stanca morta. Buona premessa per dormire. Oppure no. Fuori, notte. Notte tiepida. Anche i nuovi fiorellini in balcone. State dormendo, piccoli? Come non invidiare quelle corollette trepide, azzurrine. Dondolavano nel venticello del pomeriggio assolato. Una festa di paese. Eppure starli a guardare non mi bastava. Non mi basta niente. Da un po’ di tempo, niente.
Non farei che dormire. Dormire e dormire, se riuscissi a dormire. S’avvicina l’ora.
Temporeggio. A che serve andare a rigirarsi, girare il cuscino, sagomarlo. E girarsi ancora. Tirare su il lenzuolo. Toglierlo. Ancora solo il lenzuolo in questa coda d’estate. Detesto.
Una stagione inutile. Pochi fiori, in balcone neanche uno. Cominciano adesso. Ricominciano. Ricominceranno davvero?
Staremo a vedere. Sempre aspettare. Ma cosa aspettare? Vorrei che fuori ci fosse una città d’Oriente. Che ne so, Samarcanda. Bombay. Che ne so. Mercati e spezie. Di notte. Odori forti. Magari oppio. Oppio. Che effetto farebbe? Ne avrei bisogno.
E anche di altro.
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(by poetella)
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12 sabato Set 2015
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e sì… era tanto che la cercavo, ma proprio di questo colore, ché ce ne sono di varie tonalità. Il piccolo fioraio sotto casa deve avermi letto nel pensiero, visto che stamattina… la mia tesorina era lì ad aspettarmi.
(foto di poetella)
due parole dal web, per descriverla:
( che poi… come mi chiamo io di cognome? potevo non averla?)
11 venerdì Set 2015
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E se solo si potesse riavvolgere il filo
fino al nodo da dipanare
sciogliere magari – non vorrei dire – tagliare
se solo si potesse riascoltare il nastro
spezzato ritrovare
un pensiero dimenticato una vecchia nenia
di quelle che rinfrescano o scaldano
a seconda, poniamo
– quant’è grande la scatola dei ricordi?-
Se solo si potesse rileggere la scritta cancellata
sul vetro appannato le linee del destino sui cuori
spezzati la luce negli occhi del cielo
o dei morti
o la scia dell’aereo, di notte
in questa terribile notte d’eclisse
di luna, di stelle, di vita.
…
…
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(by poetella)
10 giovedì Set 2015
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ascolta qui la voce di poetella
M’è tornato in mente, al chiuso artificiale, uniformemente opaco
il sole di dicembre, mattina,
basso negli occhi. E non vedi più niente.
Solo un riverbero slargato, una vibrazione di contrasti
un passare d’ombre, accanto. Potrebbero essere mostri
dinosauri, discontinuità, disarmonie, cattivi pensieri, camion con rimorchio
Potrebbero essere asini in bicicletta, magari anche a piedi
streghe invidiose pronte a farci un dispetto
o tutte le colpe o i rimorsi o i rimpianti.
Niente. Non vedi niente
se non quella vampa (m’è tornato in mente
in queste luci scialbe di lampadine a basso consumo)
non vedi che cose orlate di luce e dentro
niente.
E non è forse così, in fondo, sì, in fondo mi pare sia così anche per un amore, no?
Che tutto il resto s’oscura, si svuota
.
E ce ne stiamo così, abbacinati
senza guardare, senza più vedere, senza cercare
e intanto sentiamo che tutt’attorno il mondo si scalda e brilla
…
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(by poetella)
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09 mercoledì Set 2015
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in(poetella)
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No, vedi, non è che sia nostalgia.
Sebbene è indubbio che la nostalgia sia un sentimento così dolce, così tiepido e avvolgente, a volte. Ed anche bruciante e stringente e straziante, massacrante, direi. Certe altre.
Non è che sia nostalgia.
Stavo leggendo “Che tu sia per me il coltello”, di Grossman, tempo fa
Beh, una frase aveva scatenato tutto. Ricordo.
“Per aiutarci l’un l’altro ed essere tutto quello e tutti coloro che siamo”.
Ecco.
Quindi, direi piuttosto, una sensazione d’incompiutezza.
No, non nostalgia.
Come mi mancasse un buon pezzo di me.
In fondo non è mistero che tu sia stato l’unico che abbia conosciuto ogni mio volto.
Ogni molteplice espressione di me.
Con te non tenevo dentro niente.
Non filtravo. Non nascondevo.
Questo libero palesarmi era forse l’esperienza più strabiliante ch’io abbia mai fatto.
Una cosa sorprendente. Mai provata con nessuno.
Dunque è questo.
Mi sento privata dell’esprimermi.
Sono, ogni volta, così… e così… e poi così. In funzione della compagnia del momento.
Ma mai tutta.
Mai malinconica quando lo sono davvero e mai allegra quando mi sento l’allegria addosso.
E spudorata e timida e altera e gentile e spericolata e indomita e vanitosa e umile e dispettosa, ruggente e sospirosa e…
Mai completamente. Sempre a metà. Trattenuta. Censurata.
E con te, no.
Con te sempre tutto fuori.
Tutto genuino. Aperto e schietto. Senza paura.
Questo era. Questo è.
Non è nostalgia di te, dunque.
È il noi che mi manca.
Sono io che mi manco.
Io, come ero con te. Totale.
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(by poetella)
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08 martedì Set 2015
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(video di poetella)
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Ma noi, noi non siamo trapezisti, no?
E poi, anche loro, loro quando lasciano la presa, loro lo sanno che c’è qualcos’altro da serrare,
da afferrare, a cui aggrapparsi per continuare ad oscillare in questa giostra che gira, gira, gira.
E poi si ferma.
Tengono saldo, loro, oscillano, poi lasciano.
E quel vortice di istanti, quel minuscolo groviglio di attimi liberi, quel sorvolare il mondo,
i pensieri, i sogni, le attese, i progetti, le certezze,
quello spasimo d’eternità impercettibile,
anche se apparentemente infinito, finisce.
Ma noi, noi non siamo trapezisti, no?
Noi non siamo avvezzi a lasciare, neanche se vediamo la presa di qualcos’altro vicina.
La soppesiamo, la controlliamo.
Reggerà il peso, sarà salda, abbastanza flessibile?
Farà male alle mani?
E il materiale? Liscio e brillante come l’altro?
O ruvido, scolorito, arrugginito.
E se non ci si arrivasse?
Noi temiamo il vuoto, il baratro, il nulla.
Noi non riusciamo a lasciare un sogno, un vizio, un amore. Un riconoscimento. Un applauso.
Noi non riusciamo.
Ché noi, noi non siamo trapezisti, no?
Eppure sarebbe così straordinariamente bello, così straordinariamente utile, così straordinariamente divino
imparare, da soli, a volare.
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(by poetella)
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07 lunedì Set 2015
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in(foto di poetella)
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Domandarsi cosa vive sotto sotto
cosa continua a brigare a muoversi
a respirare a correre a tessere legami.
Domandarsi e nessuna certezza
nessuna avvisaglia niente avvistamenti
solo ondeggiare di foglioline
in superficie
tremolii trasalimenti di vento
qualche piccolo fiore. Sassi.
Mai sollevare da terra un grosso sasso – nonna insegnava –
chissà cosa ci trovi sotto.
Che c’è sotto sotto questo mio
mezzo sorriso – figuriamoci se andarlo
a cercare –
Che sia mezzo, poi, non dovrebbe essere già molto?
Che basti.
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(by poetella)
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06 domenica Set 2015
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Ecco.
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.Tracy Chapman
05 sabato Set 2015
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in.
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diventano 900.
ora io dico…
no, va… niente.
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05 sabato Set 2015
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in(foto di poetella)
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E se davvero fosse possibile che le piante
crescessero all’ingiù sprofondando nella terra e le gocce
di pioggia andassero all’insù e le lacrime
su e su a fare nuvole di pianto
e se foss’anche possibile che i pettirossi
scavassero gallerie come le talpe
lunghe e tortuose e buie
serpeggianti pensieri
e le talpe si mettessero improvvisamente a volare
in schiere ordinate
lasciando scie multicolori nel cielo verde
come un prato (sai che ti dico?)
se davvero fosse possibile che le parole avessero
le mani e si tenessero allacciate a fare un girotondo
tutto allegro tutto tondo tutto intorno al mondo
in fondo non mi stupirei più di tanto.
Tuttavia una cosa so. Ormai la so.
La so bene.
Non sarà mai possibile che.
No. Mai. Direi di no.
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(by poetella)
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