non riesco a scrivere.
Mi sta succedendo qualcosa di strano. Una revisione totale di valori.
Quello che mi sembrava un tempo vitale, beh, adesso… bah!
e, comunque, la musica… quella…
quella sempre.
buon ascolto
da poetella.
29 lunedì Feb 2016
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innon riesco a scrivere.
Mi sta succedendo qualcosa di strano. Una revisione totale di valori.
Quello che mi sembrava un tempo vitale, beh, adesso… bah!
e, comunque, la musica… quella…
quella sempre.
buon ascolto
da poetella.
28 domenica Feb 2016
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in
Hello darkness, my old friend
I’ve come to talk with you again
Because a vision softly creeping
Left its seeds while I was sleeping
And the vision that was planted in my brain
Still remains
Within the sound of silence
In restless dreams I walked alone
Narrow streets of cobblestone
‘Neath the halo of a street lamp
I turned my collar to the cold and damp
When my eyes were stabbed by the flash of a neon light
That split the night
And touched the sound of silence
And in the naked light I saw
Ten thousand people maybe more
People talking without speaking
People hearing without listening
People writing songs that voices never shared
No one dared
Disturb the sound of silence
“Fools,” said I, “you do not know
Silence like a cancer grows
Hear my words that I might teach you
Take my arms that I might reach you”
But my words like silent raindrops fell
And echoed in the wells of silence
And the people bowed and prayed
To the neon god they made
And the sign flashed out its warning
In the words that it was forming
And the sign said “The words of the prophets are written on the subway walls
And tenement halls
And whispered in the sound of silence”
e buon ascolto da
poetella
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26 venerdì Feb 2016
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in…………………….. – Un giorno o l’altro mi troveranno su questa spiaggia, ………………………..divorato dai pesci come una balena morta – mi disse
(ma a chi lo disse, chi lo disse? È il protagonista che parla, o chi?
..………………………mi disse nella via della clinica guardando gli edifici …………………..….. sbiaditi e tristi di Campolide, i monogrammi di …………………….… tovagliolo delle insegne luminose spenti, i resti di
.……………………….porporina delle feste natalizie nelle vetrine, un cane
.………………………che frugava, in quel mattino di febbraio, il mucchio
……………………… di immondizia di un edificio demolito: calcinacci, ……… ………………………..polvere, pezzi di legno, frammenti di mattoni, ………………..……..senz’anima.
.
Ecco. Comincia così Spiegazione degli uccelli. Il quarto romanzo di Antunes che si sono degnati di pubblicare in Italia ben ventinove (dicasi 29!) anni dopo la sua pubblicazione in Portogallo. Viva!
Tra l’altro nella quarta di copertina un risicato commentuccio parla di omaggio al cinema di Fellini, sicuramente per fare cassetta. Ché Antunes con Fellini a parer mio non ha proprio niente, ma niente da spartire. Antunes è dolente, è tragico e anche quando parrebbe grottesco in realtà sempre secondo me, non lo è affatto. O, per lo meno, è la vita che è grottesca, non lui.
Perché lo amo tanto?
Perché basta leggere di eroi e belle donne, ma dove stanno gli eroi e le belle donne? Ed i grandi amori? Che ti montano la testa! I suoi personaggi li puoi incontrare sulla metro, immalinconiti al ritorno da una giornata di lavoro del cazzo, che il lavoro non nobilita affatto l’uomo, si deve lavorare per campare, che se non si dovesse, ce ne sarebbero di modi per nobilitarsi.
I suoi personaggi sono dei vinti, ché siamo tutti dei vinti. Basta co’ ‘sto pensa positivo! Ma che ti vuoi pensare positivo?che tanto siamo tutti dei poveracci su questa terra che, per fortuna, nonostante tutto, ha ancora qualcosa di bello da mostrare. E Antunes te la descrive, ogni tanto, una dolce, malinconica bellezza. I suoi libri sono pieni di tortore, gabbiani, cicogne, esseri volanti e liberi, i suoi libri sono pieni dello scorrere dell’onnipresente Tago e della struggente malinconia delle nebbie, sono pieni di parole come fiori scelti uno ad uno per il bouquet di una sposa.
La trama non conta nei suoi romanzi. In questo, già dalle prime pagine sai che il protagonista morirà. E allora? Tutti moriremo.
Ok, basta. Non ce la faccio a parlarne in due parole. E dovrei scrivere anni, per dire di lui.
Ma poi… chi legge?
Magari ne riparlerò ancora… non so.
…
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(by poetella)
24 mercoledì Feb 2016
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in(figlio mio…)
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………………… Perché vedi, figlio mio, sarai pure un po’ “bizzarro”,
l’aveva predetto la dottoressa Di Falco, più di vent’anni fa, chissà se lavora ancora a Via dei Sabelli, dice, Certo, sarà magari un po’ bizzarro, da grande, ma… chi non lo è? Chissà se se n’è andata in pensione o sta ancora lì a valutare bambini e tirare le somme, alzare abbassare, sottrarre e dividere nel verdolino smunto delle stanze d’ospedale
………………… Perché vedi, figlio mio, sarai pure un po’ “bizzarro”,
che poi la parola bizzarro m’è sempre piaciuta, suona bene, quelle zz,
da piccola leggevo Il gioco di Mimosello e Mimosello era bizzarro pure lui.
Sarai pure un po’ bizzarro che c’hai quasi trent’anni e non hai
mai baciato una ragazza, e neanche un ragazzo, se per questo, per non parlare di, beh, che io all’età tua già…
ma lasciamo perdere, va’, che poi non è che c’ho guadagnato tanto
…………… Perché vedi, vedi figlio mio, tu sarai pure un po’ “bizzarro”,
niente lavoro, ma tanto quali sono i giovani, oggi, che gli piovono i meglio lavori in testa, che dove stanno mai ‘sti meglio lavori? Oggi.
……………… Insomma, sarai pure bizzarro, certo, chi dice di no, ma i tatuaggi e le creste ti fanno schifo e pure le cravatte a fiori sulle camicie a righe e i pantaloni col cavallo che struscia per terra che sembra che c’è un deposito di chissà che, là dentro. E pure le ragazze fanatiche. Ti fanno schifo.
E ti interessi di politica, sai chi sono Zenatello e Fleta, a parte Gigli e tutti quelli facili e poi disegni e, quando torno stanca morta da scuola mi fai trovare casa in ordine, l’aria cambiata, che non sopporto la puzza di chiuso e già apparecchiato per me e Se sei stanca i piatti li lavo io, dici.
Ché la lavastoviglie non ce l’abbiamo.
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(by poetella)
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22 lunedì Feb 2016
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(foto della mamma di poetella)
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La bambina guardava la mamma Bella mamma, bella bella!
Coi capelli rossi come un’aureola di fuoco attorno alla neve della pelle, bella mamma col vestitino di piquè rosa pesco senza maniche e i sandaletti bianchi coi tacchi e lei a sua sorella Non ti mettere i sandaletti di mamma che li rovini! Piccoli piedi, mezzo sandalo vuoto, Non ti mettere la vestaglia di mamma di taffetà che ci fai le macchie. E quella, macchè!
Bella bella mamma, la più bella di tutte le mamme di tutte le compagnette, così smunte, così tutte uguali, così banali, così poco eleganti, col fazzoletto in testa, bella bella mamma professoressa e la tua?
La mia fa le scale.
Che vuol dire fa le scale?
Bella bella mamma che le scale le faceva al piano con la vestaglia di raso celeste lunga fino a terra e tutte onde, come un mare attorno allo scoglio, attorno alle barchette, come un mare attorno alle pantofoline di raso col pon pon.
Bella bella mamma che cantava Que serà, serà e tutta la casa tintinnava di note e voce, di voce e note, gli argenti, le porcellane, la luce rosata del tramonto, tutto che tintinnava attorno e il resto del mondo in silenzio, il resto del mondo immobile, il resto del mondo incantato. E papà incantato a bearsi con la faccia di uno che E’ mia!
E io come sono, papà?
E mai Sei bella come mamma. Mai una volta Anche tu.
Poi, per fortuna, qualcun altro, sì.
Anzi, di più.
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(by poetella)
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20 sabato Feb 2016
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in19 venerdì Feb 2016
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in(foto di poetella)
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…………………………………………………………………………….. Per sei anni e mezzo
ho camminato sfiorando la terra incurante delle crepe sull’asfalto, dei ciuffi di margherite spuntati ai margini dei marciapiedi, dei rumori del traffico, degli strilli forsennati delle ambulanze, dell’abbaiare dei cani, avvolta nella musica dolce che faceva la mia speranza
di vederti, amore mio, avvolta nel tepore dell’ultimo ricordo che sarebbe stato presto rimpiazzato da un altro
e poi da un altro, certa dello scorrere fluido dei miei giorni sull’onda dell’attesa di te
………………………………………………………………………….…….. Per sei anni e mezzo
ho lucidato la mia immagine riflessa nei tuoi occhi e brillava, come brillava! come brillo ancora, brillo, sai? se ricordo qualcuno di quei giorni profumati di giovinezza.
Sei la mia eterna giovinezza t’ho detto una volta e tu, toccandomi la fronte e poi il seno proprio a sinistra dove sotto batte il cuore hai detto La tua giovinezza è qui e qui.
E sorridevi.
……………………………………………………………………………….. Per sei anni e mezzo
non ho mi temuto di perdere quella certezza di primavera e adesso, adesso dove, dov’è finita? Come può un inverno
essere irrimediabilmente eterno?
…
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(by poetella)
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18 giovedì Feb 2016
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innascevi tu…
grazie di tutto l’amore…
18 giovedì Feb 2016
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in17 mercoledì Feb 2016
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in(foto di poetella)
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……………………………….lo vedi com’è? Lo vedi come fa?
Tutti gli anni l’albero davanti all’ingresso di scuola
si riempie di sospiri rosa che, in un giorno di gran vento
l’anno scorso, pareva sembrassero piume d’ali d’angelo
…………………. lo vedi com’è di nuovo? Lo vedi come fa?
L’albicocco, nel patio, anche lui una festa di bianco che trema
al poco vento, come tremo anch’io ogni volta che ricordo
quella curva tra il tuo orecchio sinistro e la spalla dove
affondavo le labbra, dove affondavo i sogni. Seta su seta
gioia su gioia.
…………………………… E lo vedi com’è? Lo vedi come fa?
Carica di sorrisi gialli la mimosa odorosa, ancora, ancora a offrirsi al giorno, come gioiosa offrirei il mio sorriso se dovessi mai incontrare, che ne sai?i tuoi straordinari, indimenticati occhi.
E intanto tutto questo fiorire mi uccide.
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(by poetella)
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15 lunedì Feb 2016
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in(foto di poetella)
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………………….Sarà stato perché il vento, il vento, sempre vento
sarà sicuramente stato perché il vento stasera soffiava verso…
sarà stato perché come il vento i miei pensieri viaggiavano, si andavano a infrangere, ad arenare verso, come s’infrangono le onde lunghe verso la riva portando gusci vuoti di conchiglie, portando gusci vuoti di desiderio, portando stracci, cose morte,
………………….Sarà stato perché il vento, il vento, sempre vento
sarà sicuramente stato perché il vento stasera soffiava verso…
sarà stato perché come il vento traslavo le mie povere cose verso…
come un pellegrino con la fiasca alla cinta e le scarpe impolverate
sulle salite dei ricordi, le discese dei rimpianti, le pianure di questa realtà di deserto senza acqua, senza ombra, senza ristoro
………………….Sarà stato perché il vento, il vento, sempre vento
sarà sicuramente stato perché il vento stasera soffiava verso quella montagna che sta tra me e te che io…
ma no. Mi sa no.
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(by poetella)
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15 lunedì Feb 2016
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è che zena me l’ha ricordato…
un branetto delizioso di quasi un anno fa…
e allora… eccolo qui
e per chi volesse leggere mentre ascolta…
di Zena Roncada
E’ rimasta solo una tendina.
Una ruche arricciata e il finto putto traforato, che si suona la tromba in santa pace.
Nella contrada delle botteghe morte.
Anche lì c’era un piccolo negozio.
Dietro la porta, ora pretenziosa: bugnato di legno e pomolo dorato.
Si vendevano scampoli.
Il metro tatuato sul bancone e le stoffe impilate tutte uguali: le più pesanti sotto, in testa le leggere, sull’unica mensola a parete.
E due vetrine strette. Messe lì, appena un po’ sbiecate, come certe ali che stentano ad aprirsi. Al centro una cascata molto casalinga di raso e taffetas: dopo tre pieghe rigide, schiumava verso il fondo di legno compensato.
Vetrine un poco turche, ecco, col vaso di fiori tolto dal salotto.
Eppure.
Eppure era il rifugio per giorni tristanzuoli, neoparadiso di borsellini vuoti.
Orfani della pezza intera, un difettino a romperne la grazia, gli scampoli chiamavano in vetrina, catturavano un estro vagabondo. Senza dire bugie. Già in partenza erano un ripiego, un sedativo di bisogni e di speranze.
Con la stoffa a metro si rincorre un sogno che ti guida. Lo si drappeggia con spreco di misure. Lo si segue dentro ad un tessuto. Provare e riprovare. Per abitarlo, infine.
E’ l’idea a srotolare le pezze, per sentirne musica e fruscio, dietro il gesto regale che le offre.
Con lo scampolo no.
Lo scampolo, il sogno, lo calmiera. Lo inventa e te lo presta. Un sogno di seconda mano. Sta tutto lì, nello spazio di centimetri contati. Da fare uscire da un blocco di pietrisco. Un sogno a togliere, da saper vedere e farselo bastare.
L’orizzonte e il suo limite, insieme.
Vedrai che bella cosa salta fuori, prometteva la Rosa, piegando e ripiegando un quadrato di fiori provenzali. C’è poca stoffa, ma basta un bel pettino bianco e un’aggiunta alla manica per sotto.
Se per gustare un nettare occorre la più aspra sete, cosa sta dietro mai a una felicità di scampolo…
Quanta soave resistenza alla vita.
14 domenica Feb 2016
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in… insomma, dal pranzo domenicale m’era avanzata una porzione abbondante
(mi sa due…) di pollo coi peperoni.
E siccome a casa mia non si mangia due volte la stessa cosa… idea!
Disossato e tritato tutto…
unito a 100 grammi di ricotta,
un residuo di purea buoniiiiiiissimo, sempre avanzato a pranzo…
un uovo,
amalgamato bene bene il tutto e steso su una base di pasta sfoglia
(meno male che ne avevo giusto un rotolo).
Ricoperto con altro foglio di sfoglia, spennellato di latte
(per la doratura) infornato per mezz’ora a 180°.
Mi sa che… gnam gnam!
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Stasera vi dirò
…
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(by poetella cuochella)
14 domenica Feb 2016
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inpostavo video… e dunque…
ecco qui
( e buon ascolto da poetella)
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11 giovedì Feb 2016
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ine sì…
mi era venuta voglia di
una torta salata.
Avevo un bel po’ di cicorietta
di campagna appena ripassata in padella…
Ho aggiunto dei wurstel tritati
un uovo
un etto di ricottina fresca…
e su una base di pasta sfoglia
ho calato giù il tutto
ho dunque ricoperto il composto con un altro
foglio di pasta sfoglia
ed ho infornato
per 40 minuti a 180°
questo il risultato finale…
stasera vi dirò se è venuto buono
o no…
ma… mi sa di sì!
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(by poetella)
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10 mercoledì Feb 2016
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in(foto di poetella)
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…………………………….Di questo oscillare di rami, di questo dondolare
di tutti quegli aghetti pizzuti, spilli in cielo, di tutto questo cielo mare a rovescio e le grosse navi vaganti di vapore
……………………………..di questo soffiare, svaporare, spostarsi, andare, tornare, di tutti i cinguettii nascosti, dell’apparire del becco giallo del merlo e sparire e riapparire rami più su, a sorpresa, dei clacson lontani, dei motori lontani, del vento, delle voci e del silenzio,
…………………………….di questo contare le ore all’indietro, del fermarsi su un punto cavo, un vuoto, un perno, un picco e salire e poi affondare
ritornare al niente.
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(by poetella)
–
08 lunedì Feb 2016
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(foto di poetella)
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…………………………………………..……………… Camminando in quel vento
quelle raffiche che stordivano le fronde dei pini, esaltavano i cumuli
di terra ai bordi del cantiere, confondevano piccole tracce, rametti,
pezzetti di carta, residui di sigarette sporchi di rossetto, o no, sollevando foglie come fosse tutto intriso di vita propria, curioso di sapere, vedere, ascoltare e avanti e avanti
…………………………………………………………… Camminando in quel vento
a contrasto, quasi una sfida sdegnata come una sfida sdegnata il mio ricacciare indietro pensieri ormai triti e ritriti, senza più un dentro,
vesce afflosciate su un prato, schiacciate, giallastre, finite
………………………………………………….………… Camminando in quel vento
a contrasto e i gabbiani, intanto, a rallentare il volo, iperboli bianche silenziose, eleganti, i pensieri sfrecciare alle mie spalle come paesaggi dal finestrino di un treno, inafferrabile, lontani, confusi se non per uno, due, tre secondi. Poi perduti.
………………………………………………….………… Camminando in quel vento
amando camminare in quel vento non mi domandavo più nemmeno
minimamente se qualcosa di me arrivasse a te, con quel vento
né da te a me.
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(by poetella)
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07 domenica Feb 2016
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in(foto dal web… che allora… non scattai…)
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Come quando, dopo avermi acceso
come un falò sulla spiaggia
un covone sulla collina
illuminata di lampi scapricciata di vento
dopo avermi cullata slanciata afferrata
protesa sollevata affondata
inabissata in un mare di voglia hai detto
– Adesso facciamo una pausa e
in cucina hai tirato fuori un trionfo di cubetti di frutta
rossa e arancio su un vassoio nero
due calici di rosso
coi piatti neri sulle tovagliette rosse
mentre fuori taceva la notte
e tutte le stelle.
E noi si sorrideva.
…
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…
(by poetella)
06 sabato Feb 2016
Posted poesia
in(foto di poetella)
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………………………………………………………………….. ma no, che credi?
non è per quello che continuo a comprare, a ordinare libri, due
settimane fa cinque, la settimana scorsa uno, 406 pagine, quasi finito, stamattina altri tre che chissà dove li metterò tutti ‘sti libri, nella libreriola in cucina, in quella in cameretta, quella grande, in alto che neanche ci arrivo a prenderli ché sotto c’è il letto, o nella verticalina in anticamera, che quella mica è una libreria, è una cristalliera, è troppo profonda, e i libri stanno su due file, una davanti all’altra e neanche mi ricordo, no, davvero, neanche mi ricordo cosa ci sta dietro, che ogni tanto ci provo a tirar fuori tutto e, Guarda qui che c’è! Mica me lo ricordavo ‘sto libro! E nella libreria all’ingresso no, che lì c’è l’enciclopedia di mio suocero, e guai a chi la tocca! E i libri d’arte, che sono belli belli, tutti rilegati, fanno scena. Lì non si possono mettere i miei libri. Stanno quasi tutti in soffitta. Poveretti.
………………………………………………………………… Ma no, che credi?
Non è mica per quello che non riesco a stare ferma e se non leggo scrivo e se non scrivo scatto foto e se non scatto foto cucino e se non cucino pulisco e se non pulisco stiro e se non stiro esco e se non posso uscire e non posso cucinare e non posso stirare e non posso leggere e non posso scrivere e non posso scattare foto mi viene una fregola che non riesco a stare due minuti ferma, buona, calma, seduta in silenzio, magari a guardare la tv, senza fare niente.
……………………………….……… che credi, ma no, ma no, che credi?
Non è per quello che cammino tutti i giorni, quattro chilometri a piedi con la musica sparata nelle orecchie, e Bach, e Mahler, e Scriabin e Mozart e Faurè e Handel e Wagner e chi cavolo ne so e cammino e cammino a passo di carica, ogni passo come due passi quasi con furia per non pensare, per cancellare, per non ritrovarmi in petto, in faccia, in testa questo rovello, ecco l’ho detto
della mia interminabile voglia di te. Perduto.
…
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(by poetella)
05 venerdì Feb 2016
Posted poesia
inqualcuno ha visitato il mio blog…
leggendosi quasi 200 post!
Eccheccavolo!
Neanche un commentino…
ma io mi sa che lo so chi era…
e cosa cercava…
Bah! ciccia!
ciao ciao!
…
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…
(by poetella)
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05 venerdì Feb 2016
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inMa no, perché dici così? Poverina. Ma no! Vuoi mettere?
Te lo dico io chi è poverina. O poverino, che è lo stesso.
È povero chi non ha ricordi così intensi, così belli da dover credere, e forse a ragione, di non aver mai vissuto. Chi galleggia da sempre in un limbo di grigia mediocrità. Blanda calma piatta.
Non chi adesso che s’è scatenato un temporale, un temporale! dopo giorni e giorni di sole da deserto, un temporale con tuoni come bombe e acqua e fulmini e tutto un putiferio in cielo, lotte tra forze titaniche che non sai chi vincerà, chi perderà, e che importa? Staremo a vedere! un temporale come questo sai che fa?
Ricorda. Sorride e ricorda.
Ricorda un altro temporale, quando c’era silenzio se non sospiri, nella stanza e fuori sferragliava uno scatafascio di acqua e tuoni e fulmini e grandine. Chicchi come bombe sul piccolo tavolo bianco in balcone. E dentro era tutta dolcezza. Tutto tepore. tutto sfavillante desiderio, tutto generoso reciproco amore. E ricevere e dare e regalare e pretendere e appropriarsene e dare ancora e ancora e ancora. E ancora.
Poverina. Ma dai!
Chi s’è emozionata anche solo una volta così profondamente da sospettare d’essere vicina a morirne, o d’essere prossima alla fine del mondo, che certo non poteva continuare ad andare avanti così, ché tutto era troppo, troppo e troppo…
Poverina? No guarda!
Chi ha provato la tempesta infinita e la calma rigogliosa di un’isola che non sta nelle mappe, e lo stupore di uno sguardo che conteneva tutte le meraviglie del mondo e lo straordinario piacere di osservare un corpo da dio greco, assoluto e perfetto come solo i greci sapevano immaginare, ché i romani no! loro facevano ritratti. E la perfezione sulla terra non esiste. E invece esiste e qualcuno l’ha vista.
Lei l’ha vista. Toccata. Baciata. Posseduta, accarezzata. E s’è fatta baciare, toccare, possedere, accarezzare dalla bellezza, anche solo una volta, e non è stata solo una volta, lo sai! beh…
Poverina?
Solo perché è finita?
Non è finita. Non finirà mai.
L’impronta del Dio si porta in petto, marchiata a fuoco. E non si cancella.
Mai più. Mai. Mai più.
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(by poetella)
04 giovedì Feb 2016
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inmeraviglia!
buon ascolto da poetella
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03 mercoledì Feb 2016
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(foto di poetella)
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…………………………………………………………… Stanotte deve aver piovuto,
ma io non ho sentito rumore di pioggia, come tu sicuramente non avrai
sentito il mio
……….. – Buongiorno amore mio! che tutte le mattina, tutte le mattine,
come tutte le sere
……….. – Buona notte, amore mio! ti sospiro nella mente con la segreta
speranza che le onde magnetiche, che ne so, l’elettricità nell’aria, un
filino di vento, un nube, un uccellino notturno, qualche atomo vagante
d’amore ti venga discreto a portare la mia voce, a te che chissà dove sei,
chissà mai dove sei più. E con chi. E perché.
……………………………………Stamattina la strada era tutta bagnata
e a me piaceva veder passare grosse nubi gonfie nel riflesso delle
pozzanghere come mi piaceva, tanto tempo fa, veder passare, sentir passare
le tue mani lente sulle mie braccia, fino alle mani che ti aspettavano,
cercavano, serravano, come la terra secca dei campi in questi giorni
cerca l’acqua e la trattiene anche se troppo poca ne è caduta stanotte
e adesso ha già smesso lasciando tutto che continua ad aspettare
ribollendo di desiderio
…
…
…
(by poetella)
02 martedì Feb 2016
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in01 lunedì Feb 2016
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in(foto di poetella)
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……………………….. Dieci euro e sessanta per la felicità. E lei leggeva mentre
– Le verifiche non le ha volute mai fare-
……………………………………………………………lei leggeva mentre
– fa troppe assenza, non si impegna, non gli importa niente della scuola-
e intanto lei leggeva, in sala professori, col chiacchiericcio sterile, come un
ronzio di frigorifero nella notte, borbottante e fastidioso, lei leggeva aspettando
l’ora di inizio del suo scrutinio, uno già fatto, ora di là che si sbranavano
discutendo dei destini di alunni sconosciuti, per lei, non suoi e lei leggeva e
si beava di quelle parole tutte al posto giusto, né una in più, né una in meno,
tutte così fluide, così poetiche nella loro crudezza di pietra levigata e tagliente
impietosa come la vita, come l’amore perduto
………………………….…………………………………….……….lei leggeva mentre
– ieri ho visto un bel film e
– dai, che film? Racconta
…………………………………………………lei continuava ostinatamente
a leggere quel libro che erano cinque anni che cercava e sempre
Libro momentaneamente non disponibile
Clicchi qui, La avviseremo non appena il prodotto sarà disponibile.
E mai disponibile. Mai avvisata. Poi, finalmente, trovato. Usato.
10 euro e sessanta.
10 euro e sessanta, la felicità.
…………………………………………………………….. e mentre lei leggeva
dimentica della noia, dimentica del dolore alla schiena che la torturava
dal giorno prima, dimentica dell’amore, del tempo e dello spazio,
mentre leggeva pensava
che tu sia benedetto Antonio Lobo Antunes. Ovunque tu sia, che tu sia benedetto.
…
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(by poetella)
01 lunedì Feb 2016
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in(foto di poetella)
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………………………….…..……… E lei, mentre passava il panno giallo in
microfibra sulla specchiera antica, mentre alitava sul vetro e con lievi
movimenti circolari vedeva riapparire il suo viso nitidamente come
nitide vedeva quelle piccole rughe ai lati degli occhi ed una appena
percettibile cedevolezza nel contorno del viso
………………………………….……………. mentre si fermava ad osservare
l’attaccatura dei capelli che cominciava a indietreggiare sulla fronte
come l’onda sulla riva, lentamente, malinconicamente
…………………………………………..………… mentre intanto continuava a
lucidare a far splendere tenacemente quell’odioso rivelatore del tempo
spandendo e tirando via morbidamente quel vapore, quelle nuvole
di fiato che come la nebbia allentavano la percezione del tempo,
dello spazio, del dolore per il prima lontano, sempre più
lontano e irrecuperabile come un anello caduto in un pozzo e perso
per sempre
……………………………………………….. mentre non poteva fare a meno
di costatare che il tempo non è affatto galantuomo come si dice,
ma perché poi si dirà che è galantuomo? il tempo è un mostro a mille
bocche che divora bellezza e luce e si nutre della tua allegria fino
a finirsela tutta, ingordo, sbavando
……………………………………………….. mentre tutti questi non proprio
ridenti pensieri le roteavano assieme alla mano sulla specchiera antica,
s’era improvvisamente detta Ma tu hai amato. Tu hai saputo,
tu sai cos’è amare. E aveva impercettibilmente sorriso
…
…
…
(by poetella)
(e dire che questa la suonavo così bene! Devo ricominciare proprio a suonare… devo!).
.