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(un video di poetella)
Signora
le tue sere diffuse
scavano l’infinito tra i capelli
i secoli
l’inavvertito sempre
il mio declino.
Di valle in valle gli occhi a deviare
i rimbalzi d’autunno
e il verde è nel ricordo
che nessuno ti guarda quando spargi
le tue vesti distese
i mutamenti
l’alterità screziata
la mia sosta.
A volte sensazione di sconcerto
celi ombre
e lungo i fianchi il tratto d’inespresso
che ti scaglia dovunque:
m’incammino.
Una foga di passi che non sanno
non è dato capire.
Soltanto contemplarti se discosto
l’algebra, la tensione, le finestre
che affacciano apparenze
mentre tu spargi la mia vista cieca
e la definizione che ti copre:
non ti darò un mio nome.
Tu mi travasi da distanze enormi
amarti senza averti il mio destino.