Ascoltare, dover per forza ascoltare, non potendo evitarlo, due sciocchini che parlano da ore di calcio, come fosse il bene ultimo dell’umanità. O il loro, per lo meno.
Desiderando e non potendo spegnere tutto ed ascoltare musica. Da soli.
Spolverare il pianoforte, dopo aver delicatamente, con attenzione da chirurgo tolto i due bustini di Samson, il piatto copia di Sevres, sempre Samson, metà ‘800, con una magistrale scena di battaglia, le due tazze Francia, 1830, con relativo piattino, i candelieri d’argento, ancora Vienna, e ancora Vienna la scatolina, che delizia!, miniata dalle fate, il turco e la turca, Jacob Petit, la testina in biscuit di Sevres di un tal Leon Gambetta, pezzo grosso per essere stato ritratto dai modellatori eccelsi della reale manifattura, la compostiera di Meissen a fiori sparsi, senza rompere niente.
Spazzolare con una spazzolina morbida imbevuta di acqua e…
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Candelabri al posto dei vasi e qualche altro oggetto in più. Buona giornata!
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Bravo Davide!
E buon pomeriggio a te!
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_vedo strane presenze, sono preoccupato, hai chiamato l’esorcista? :O
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Non vuole venire!
C’ha pauraaaaaa!
😉
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_come si dice in questi casi? axxi tua Poetè 😀
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‘nfatti!
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Il destino dei pianoforti è quello di esser affollati d oggetti, più i verticali che le mezze code, lì almeno son belle cose, qui da mia suocera è tripudio del kitsch
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Io oooooodio gli oggetti messi sul coperchio del piano.
Sono sìmbolo di inattività.
Il piano non è una consolle.
Il mio… sì. Ormai.
😦
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