(foto di poetella)
…………………………………… come verificare che è forse vero quello che si dice,
come scoprire che due anni sono sufficienti, che settecentotrenta giorni
possono bastare anche se passati lentissimamente, faticosamente
come un ingranaggio senza olio, come un infinito corteo di formiche
che diciassettemila ore, per non stare a parlare dei minuti,
sono un numero adeguato, come ovviamente è adeguato, rispettabilissimo,
banalmente prevedibile, forse, il desiderio che adeguati siano,
senza ripensamenti, senza piccole falle,
senza scivoli o inciampi
…………………………………………………. senza paragone, dunque, come aderire
alla convinzione che i detti popolari, che la saggezza antica,
che le parole della nonna o di una vecchissima zia, della vicina di casa,
magari pure della cassiera del supermercato abbiano un fondo di verità,
sperimentata come si sperimenta da piccoli che il fuoco brucia,
che l’acqua bagna e lo zucchero è dolce, come erano dolci certi momenti,
ma tanto si sa, ormai.
È vero. Bastano due anni, o meglio ci vogliono due anni per elaborare
un lutto. O una perdita. Che, tuttavia, è uguale.
E sono appunto due anni che tu… che io…
Ma basta. Adesso basta. Si riparte.
…
…
…
(by poetella)
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