20131009_093811(foto di poetella)

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C’è un parco fuori della finestra. Lo guardo quasi con desiderio.

Come si desiderasse un riposo dal troppo poco, dal troppo stretto, dal chiuso, dal vuoto d’aria.

Dall’affollato, dal’obbligato. Dal soffocante.

E la collezione dei colori dei gerani al davanzale s’arricchisce d’una voglia di lasciarsi andare. Di mollare la presa. Cedere, insomma. Rasserenarsi. Rassegnarsi. Respirare quieti.

Sarò forse approdata anche io in questa nuova dimensione più pacata, compassionevole, di sorriso appena accennato e leggero dondolio del capo in segno di dolce comunione con la quiete?

Questa sensazione così umana di resa. D’accettazione.

Consapevole dei cicli eterni di nascita crescita morte.

Ma soprattutto, sarà umano, saggio o follemente fuorviante aspettarsi una rinascita?

Indubbio che una foglia che cada si secchi e muoia, no? Certo, in primavera, poi…

Ma altre foglie. Altri fiori. Non quelli di prima. Altro. Tutto altro. Fino a quando sarà vivo l’albero.

 Rifiorire. Rifiorire continuamente. Eternamente. Finché avrò vita, ovviamente. Come l’albero.

 E non solo con te.

(by poetella)