… una delle mie preferite. Quando ero tanto, tanto triste…
S’è messo in movimento il circo delle nuvole stamattina. Cavallucci coccodrilli a bocca aperta elefantini e tigri e conigli e giraffe e leoni c’era pure un unicorno obbedienti al domatore vestito d’azzurro e lustrini. Guarda che luce sotto il tendone del cielo!
Doma anche me, signor domatore, doma anche questo mio andare sconsolato occhi bassi, signore del cielo, schiocca la frusta dai il comando insegna il balzo ardito mettimi in marcia questo pezzo di cuore fallo passare nel cerchio di fuoco sparalo tra le stelle
che me ne vado in giro mani in tasca e lui fermo lì bloccato gelato a guardarsi dentro la solitudine nella sua gabbia senza specchi senza lucette.
non so, una tale serenità a starmene a sentire vecchie
canzoni, sola soletta, senza niente che mi disturbi. Nè tv accesa con programmacci di calcio, né vecchi film visti e rivisti, (che noia!), nè venditori di tappeti antichi, di porcellane, di mobile del ‘500, del ‘600, del ‘700, machissenefrega, ché io butterei tutto! Pensa te! né tantomeno richieste di continue piccole cose che, chissà come mai, devo fare sempre io. Ché aveva ragione nonna quando diceva Non dire mai a nessuno cosa sai fare, ché se no te lo fanno fare!
Nonna saggia, proprio proprio.
Insomma, una bella compilation, appena creata, con le canzoni che più mi piacevano da ragazza, quando ascoltavo canzoni e una gran pace nell’anima.
Forse semplicemente perché penso che qualcuno, qualcuno adorato, qualcuno se ne sta, come me adesso, in pace a fare quello che vuole senza scocciatori. Ahhhhhh!
… e uscire in balcone, la tazzina di caffè sul tavolo e, aspettando si freddi un po’, controllare le fioriture.
Togliere due o tre foglioline stanche ai gerani e staccare i fiori appassiti. Eliminare anche tre o quattro foglie gialle e un fiore caduto alla dipladenia.Guardare teneramente la rosa bianca e il bocciolo e le due rose rosse mentre in cielo si sentono gridi e un enorme gabbiano bianco taglia in due il cielo che vedo oltre le tende.
E il cercarsi e il richiedersi e il pretendersi. Lo scrutarsi, l’interrogarsi. E l’andare indietro e avanti nei giorni, negli anni. E progettare e condividere. E mi vuoi bene? E ti manco? E quanto? E quando?
Che poi l’amore.
E il volere sapere, e lo stare a domandare e cercare le risposte nel volo degli uccelli, nel moto delle onde, nel lancio delle due monete. E trovare le risposte che si cercano, non fa niente se verità. Non fa niente se realtà.
Sai che ti dico? Non mi importa dell’amore.
Mi basta il desiderio che ti fiammeggia sempre negli occhi quando mi guardi.
non so per quale misterioso motivo, ma tutti gli avvisi dei nuovi post dei blogger che seguo erano finiti nello spam! E meno male che ho controllato prima di cancellare
Una raccolta di sette racconti popolati dagli incredibili, fantasiosi, fiabeschi, sconsolati, disperati e pur speranzosi, mai domi, mai vinti personaggi di Gabo
Ma io ti prego, ti prego, tu non dimenticare, amore mio.
L’affanno senza corse. L’abisso spalancato oltre le serrande abbassate sul mondo. Fuori Non dimenticare gli sguardi che rapivi dietro i miei occhi socchiusi. Socchiudere, o chiudere tutto l’altrove. Sapevamo farlo. Fare che l’oro smettesse di brillare oscurato dal lucore della pelle. Dal chiarore dei sospiri. Quando s’infocavano di voglia.
Non dimenticare la musica muta che facevano i miei capelli sul tuo cuscino e le note che si confondevano tra le pieghe delle lenzuola. Volate via come vele senza destino.
Amore mio, non dimenticare.
C’era sempre una canzone che dovevamo cantare. Ancora un verso da scrivere. Una luce da accendere negli occhi. Ammaliati, accecati d’amore.
Dicevo, nel mettere ordine trale mie cartelle di fotoho ritrovato questo disegnino, fatto coi pastelli che usano i ragazzi a scuola, niente di che, durante gli esami orali di terza media, anni fa… E’ che mi annoiavo da matti a sentire sempre La seconda guerra mondiale… Il petrolio… l’America… Il Giappone… le poesie di Primo Levi lette da cani… e Picasso e Guernica, e sempre gli stessi argomenti per quarant’anni di insegnamento… finalmente finiti! Ché non ne potevo più! E allora mi ero messa a disegnare. Piace?
P.s.
la fanciullina è inventata… non è un’esaminanda… anche se, ricordo, ce n’erano delle belle. A tredici anni è facile essere belle. Non facilissimo, ma…
Sai, sto portando avanti questa battaglia da cavaliere
senza armatura,
poveraccio, non ce l’ha l’armatura, niente corazza, niente elmo, niente spada né mazza, né cavallo. Niente. Una tartaruga senza guscio E porto avanti questa battaglia a testa bassa, così bassa che quasi non vedo più niente, solo i fiori raso terra o appena un po’ più su e invece dovrei guardare le nuvole, se ci fossero le nuvole, e i voli, se ci fossero i voli, o magari il cielo, lo spazio ampio, disteso, infinito attorno.
Ma che lo guardo a fare, dico, che lo guardo a fare se lo sanno anche i sassi, ormai, che lo guardo a fare se il mio infinito