
Geminiano Cozzi (il cui vero nome era Geminiano Francesco Antonio) era nato a Modena, ma divenne veneziano per scelta. Figlio di Giuseppe e di Caterina Zoccolari, si trasferì a Venezia intorno 1754, con la sorella Domenica e con il fratello minore Vincenzo. Sposò Antonia Caterina Sauli, dopo un precedente matrimonio con Anna Manni, da cui aveva avuto una figlia: Domenica. A Venezia, abile ceramista, divenne socio nella manifattura dei coniugi sassoni Nathaniel Friedrich e Maria Dorothea Hewelcke che chiuse i battenti nel 1763. Nel 1764 Geminiano Cozzi fondò una sua manifattura di porcellana, presso San Giobbe, a Cannaregio, la cui produzione proseguì fino al 1812, ben oltre la sua morte. Nel 1765 ottenne un privilegio dalla Serenissima, poiché la sua manifattura non dipendeva dalla importazione dall’estero del caolino, bensì utilizzava quello del Tretto.
Con l’appoggiato del Senato e grazie a favori protezionistici, ad esenzioni e a sovvenzioni, Geminiano Cozzi avviò poi la produzione di porcellana ad uso orientale, di maiolica a piccolo fuoco, di terraglia ad uso d’Inghilterra e infine di piastrelle da camino ad uso Olanda. Dalla sua ditta uscivano servizi da tavola, da caffè, da tè e da cioccolata, corredi per spezierie, vasi e portafiori, pomi per bastone, statuette, figurine cinesi. Le sue porcellane di pasta dura erano marcate (ma non tutte) con un’ancora – in rosso in genere e talvolta in azzurro o in oro. Per i fini trafori a cestello, per i delicati rilievi di frutti e di ghirlande che decoravano manici e coperchi, le porcellane di Cozzi si ispiravano ai modelli di Meissen e di Sèvres.
I decori della porcellana, di gusto spiccatamente rococò, erano dipinti in rosso ruggine, in verde smeraldo, in blu cobalto, in porporaː colori rialzati da fregi in oro zecchino. Temi preferiti dei decori erano fiorellini, farfalle, mazzi di rose, di tulipani e di viole.
La vedova di Geminiano Cozzi, Antonia Caterina Sauli, sposò in seconde nozze il marchese Giuseppe Fabris da Begliano di Monfalcone e trasferì a Doccia i segreti di fabbricazione della porcellana. (Da Wiki)
Beh, quelli che vedete sono due piatti di quel bravo ceramista del ‘700.
La mia collezione non poteva esserne priva. Giusto?
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(by poetella)