Comunque ci si darà da fare. Parecchio. Io lo so che quello è il modo. Lo so bene. Quella l’ancora, il filo del palloncino, le scarpe buone. Fare, fare e fare. Un lavoro incessante. Fatica.
Non dico servirà scendere in miniera. Conoscere pala e piccone. Vanga, martello.
Neanche lottare coi Ciclopi, le Idre. I Draghi focosi. I mostri meccanici.
Chi li vede in giro.
Ogni attività potrà andare bene, ogni canto, ogni grido
ogni suono che vinca l’immobile silenzio. Basterà.
Velocità. Rivoluzione di tutte le cose da sotto a sopra, da sopra a sotto. Pulizia, magari.
Riposizionamento.
Ci vorranno attrezzature acconce, professionalità. Non un fare scalmanato dissennato
scombinato.
Non dico questo.
Ma niente porta aperta a quel sibilo di fumo nero che s’insinuerebbe nel silenzio. Fare, fare e fare rumore.
Tintinnio di cristalli frastuono di grancassa. Musica, maestro!
E misurare, poi, calcolare la distanza-vicinanza, infine, via! Si va. Si agisce. Si agirà.
Non si lascerà scoperto un minuto, non si presterà il fianco allo scocco, non si permetterà al nemico l’arrembaggio
giuro! Giuro, giuro!
Si avrà così tanto da fare che neanche una volta
nemmeno una briciola di volta
nemmeno una stramaledetta, dannata volta si penserà
penserò,
io penserò che t’ho perduto. Contaci.
…
…
…
(by poetella)
potente e liberatoria!!!
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