
(foto di poetella)
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Lo so bene. Ormai conosco tutti i percorsi. L’andata e il ritorno.
Il crescere e il calare. E quel galleggiare come di foglia sull’acqua. Come di ramo spezzato.
Di barchetta di carta. Via. Per la corrente.
Conosco l’evoluzione del percorso. I picchi. Le cadute.
Lo so come vanno le cose.
Quel senso di ubriachezza sazia. Di luce. Di abbaglio. Di spossatezza infinita.
Il passo lento. Che tanto, dove devo mai correre, dopo? Quell’andare tra mille gambe su per le scale della metro. Salire, scendere. Con le labbra che bruciano per i troppi baci.
Camminare da sonnambula.
So come mi lascio scivolare addosso il suono dei battiti cardiaci dell’orologio, il vento delle cose da fare. La pioggia della noia.
So come, per un po’, la prima settimana, diciamo? sarà tutto un ricordare, un intrecciare scene e scenette, fino a consumarle come foto troppo stropicciate, prese e rimesse via, riprese e rimesse via, fino a vederle quasi evaporare, scolorare, sbriciolare.
E i miei pallidi richiami d’amore, magari. Ogni tanto.
Messaggini. Qualche mail. Qualche foto.
Cinguettii di colibrì, ogni tanto.
Ché non mi piace fare troppo fracasso. Preferisco sparire come una nebbia. Te l’ho detto, no? La tua isola si vela di nebbia, adesso. E sparisce. Per un po’.
Le isole che si rispettino non devono essere troppo grandi. Troppo affollate. Troppo note.
Meglio se non se ne conosce l’esatta collocazione sulla mappa. Meglio trovarsele davanti all’improvviso, all’alzarsi della nebbia.
Ti piace questo gioco. Anche a me.
Poi, in fondo, la mappa ce l’hai.
La prima settimana scorrerà via così. Poi comincerà la discesa. Giù, giù, giù, un pozzo nero.
Rocce sedimentarie, basalti, rocce metamorfiche, giù, giù, giù, graniti, ossidiane, verso il centro della nostalgia.
Un buco nero fondo come il più fondo dei pozzi petroliferi. E anche di più. Oltre 6.000 kilometri.
Fino al centro della terra, infocato d’amore.
La seconda settimana sarà così.
E niente cinguettii, niente richiami di colibrì. Silenzio.
Infine, magari, ci sarà ancora un’altra settimana. (ma sì, che ne sai? hai detto, non si può mai dire!)
E sarà quieta. Lo so. Di una calma distratta. Noncurante. Volutamente scordarella.
E libri, e musica e faccende. E viaggi e incontri. E magari pure scontri. No! Non con te. Mai con te. Mai più con te.
Nebbia fitta attorno all’isola.
Niente vento. Niente pesca di perle.
Silenzio.
Fino a che si vedrà all’orizzonte la vela della tua nave.
Senza fil di fumo, che quello non è mai stato di buon auspicio.
E l’isola uscirà dalla nebbia. Ci sarà vento forte. Gran turbinio di rami. Gran movimento d’onde.
Profumo di terra.
Ti accoglierà nella sua baia, l’isola, tiepida di sole.
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(by poetella)
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.Bach – Cello Suite No.1 -Prelude
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