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~ "questo sol m'arde e questo m'innamora"- Michelangelo

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Archivi della categoria: carcere

Forse un movimento d’astri…(replay)

16 giovedì Gen 2014

Posted by poetella in astrologia, basta!, carcere, foto di poetella, il cielo, inverno, malinconia, nebbia, non ne posso più, poesia, quando finisce?

≈ 27 commenti

Tag

dove sei amore mio?, fotografia, rabbia, tristezza, voglia di libertà

il-cipresso

(foto di poetella)

qui la voce di poetella

.

Forse un movimento d’astri

strana congiunzione d’irrequietezze

a stanarle questo malanimo

 

Un incastro in cielo

di corpi mobili oscuri e riflettenti

e allora a dire no. Dire no e basta

mettere su il broncio

dire no e voltare le spalle

alzarle, scrollarle un po’

guardare di lato. Basso.

 

Forse è un movimento dispettoso d’astri

a portarsi via la sua condiscendenza

 

quell’accettazione composta

di statuetta di presepe

di ramo flesso. Che lascia fare.

 

E se ne sta lì tenacemente sola

come un cipresso

lungo lungo addolorato

rigido e scuro contro il vento

 

Puoi sentire scricchiolare

di rabbia

i suo rami

mentre testardo 

solletica il cielo

 

 

Che almeno lui, almeno lui rida

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

.

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Ascolto. Camminiamo. Penso…

06 venerdì Set 2013

Posted by poetella in amore?, anima, assenza prersenza, carcere, cose faticose, cose sgradevoli, diario, fine di un amore, foto di poetella, libertà, noia, non ne posso più, pazienza, ricordi

≈ 9 commenti

Tag

parli

 

20130903_181931(foto di poetella)

 

 

Ascolto. Camminiamo. Penso.

Ecco la solita  ripetizione di ricordi. Una giaculatoria. Ci risiamo.

 

E sali su, non camminare sulla strada, che passano i matti, dici. Camminiamo.

E intanto racconti. I soliti ricordi. Parleresti solo di ricordi. Paura del futuro? Paura del futuro.

 

Tu non parli mai, non dici mai Ti ricordi?dici.

 

No. Non lo dico mai. Quasi mai. Basti tu, no?
E li so tutti a memoria i tuoi ricordi. Dopo quarant’anni, cavolo vuoi mai raccontarmi di nuovo.

Ascolto, sorrido appena. Faccio sì con la testa. E mi annoio.

 

Non camminare sulla strada. Sali sul marciapiede, dici.

 

Come fossi una bambina. Vorresti?

Si riesce ormai a far finta d’ascoltare. Siamo maestri di finzione.

Sono maestra di finzione.

D’altra parte, chi volesse, potrebbe scoprire la realtà.

La realtà è sempre poco, poco poco nascosta. Se non ce la nascondiamo accuratamente. Struzzi..

 

La zia Cristina, il suo profumo, ma sì, lo so, lo so, la macchina profumava. Quante volte me l’hai detto? Un’avventuriera.

Ti  sarebbe piaciuta, dici.

Perché poi dovrebbero piacermi le avventuriere. Pensi forse sia un’avventuriera, io? O vorrei esserlo? O esserlo stata?

Quante volte l’hai  tirata fuori la zia Cristina? Cento? Duecento?

Perché ci si deve ostinare a raccontare la nostra storia, quella che crediamo sia stata, sia diventata la nostra storia, perché dobbiamo tirarla fuori con tenerezza dalle tasche e porgerla come oggetto prezioso a chi la sa già?

 Ché l’abbiamo raccontata a fiume, a cascata, a scroscio. da sempre.

Già a diciotto anni sapevo della zia Cristina. Basta, adesso, no?

E i pranzi a Natale. E finiti i Natali, quando è morto lo zio Girone. Che diavolo di nome! Lo so. Cento volte, dio! cento volte me l’hai raccontato. Possibile che non ti ricordi d’avermelo detto, detto e ridetto, che pure i miei vestiti, quelli invernali, quelli primaverili e quelli estivi e pure la biancheria ormai sono intrisi dei tuoi ricordi. Che mi annoiano a morte.

Anche se lavi, anche se levi, neanche un diluvio! ormai è come una macchia indelebile. Grigia. Smunta.

Forse puzza anche un po’. Di morto.

 

Tutti lì, i ricordi. Che li spolveri a fare?la muffa non si toglie.

 

Si ascolta una voce, gli si presta attenzione se… Raramente conta quello che dice se…

 Si ascolta una voce se si ama quella voce. Ecco.

Allora può dire qualsiasi cosa. Che importa cosa?

Parlare di mirtilli, di mobiletti restaurati, di letti messi su con quattro tavole di legno verniciate. Tutto fatto da sé.

Se si ama quella voce, (quella voce!) ogni cosa è magia.

È stupore. Ogni parola è la porta al Paese delle Meraviglie.

 

Parlami di fotografie, parlami di gatti, di pomodori, amore mio! Parlami di lavanda, di Bellezza. Parlami pure di politica, amore mio adorato! di finanza,.magari. Di bruchi, di legno di noce, di tagliaerba.

Parlami di quello che vuoi.

O taci. Che va bene lo stesso. Se si ama è così.

 

Ma se no, cazzi amari.

Resta solo una malinconia desolata, una tolleranza striminzita. Una dolente pazienza.

Si fa sì, con la testa, si sorride lieve lieve.

 

E ci si annoia. A morte

…

…

…

(by poetella)

 

Musica Antiqua – Minstrel Melodies

 

 

 

 

 

 

.

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Le loro donne. Con le bustone…

07 venerdì Giu 2013

Posted by poetella in amore?, carcere, diario, foto di poetella, libertà, nostalgia, poesia

≈ 25 commenti

nubi al tramonto

(foto di poetella)

 

 

 

Le loro donne. Con le bustone.

di carta, di plastica, di materiale biodegradabile [sarà vero?], e di Ikea, le loro bustone di Marango Sport, di Lidl. Le bustone gonfie gonfie di attese, di pazienza, ché la pazienza ci deve stare per forza, no? Di speranza e di paura della speranza, di disperazione [levane un po’ che ce n’è troppa!].

Di rabbia, di rabbia, di rabbia!

Piene di Tanto ci sono io che ti aspetto, tranquillo!

 

 

Le loro donne. Con le bustone.

di carta, di plastica, di materiale biodegradabile[sarà proprio vero?], di Ikea, le loro bustone di Marango Sport, di Lidl. Gonfie gonfie di chissà se, chissà se ce la faccio ad aspettare. Chissà quanto ancora da aspettare che già è troppo, già è…

Le loro bustone piene di cose, di magliette bianche bianche profumate con l’ammorbidente, profumo di pane del forno là vicino, appena sfornato, profumo di qualcosa di umano, di tiepido, di tenero, profumo di casa, di qualcosa da casa, qualcosa che odora di casa. Ti ricordi l’odore di casa?

Io mi ricordo l’odore di te. Sempre me lo ricordo.

No, no sempre. Ma non te lo dico che qualche volta me lo scordo. Per difendermi. Per sentirmi viva. Per lasciarti vivere.

 

Le loro donne. Con le bustone.

di carta, di plastica, di materiale biodegradabile [ma mica ci credo che è vero], di Ikea, le loro bustone di Marango Sport, di Lidl. Piene di Non ti preoccupare che aspetto. Non ti preoccupare che anche se non aspetto non te lo dico adesso. Adesso no. Non ti preoccupare che non mi viene voglia di vendicarmi di chissà chi, chissà che, del destino, della vita, di Dio? Ma quale Dio!.

Di vendicarmi di me, povera scema che mi sono messa con te.

 

Le loro donne con i bambini vicini vicini, tutti sistemati pettinati profumati infiocchettati e le scarpette pulite e pure loro con le bustone pesanti, troppo pesanti, ad aspettare, davanti al cancello, alle sette di mattina, che il carcere apra.

 

E il cancello si richiuda. E io a passare. Veloce. A testa bassa.

…

…

…

(by poetella)

Presley- Cant Help Falling In Love

 

 

 

 

 

 

.

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