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Poetella's Blog

~ "questo sol m'arde e questo m'innamora"- Michelangelo

Poetella's Blog

Archivi della categoria: mamma

da “Nora e il bambino che non aveva ombra”…

13 mercoledì Mar 2013

Posted by poetella in dolore che guarisce, foto di poetella, malinconia, mamma, Nora e il bambino che non aveva ombra

≈ 16 commenti

Tag

bambina, Nora e il bambino che non aveva ombra, romanzo

nora-e-il-bambino-che-non-aveva-ombra

(La copertina del libro…)

e qui… il libro…

 

 

 

[…]

 

Una bambina che toglieva da sola

cappotto, cappello, sciarpa e guanti

e li appendeva al gancetto sotto l’ombrellino

rosso e blu.

 

Una bambina che li rimetteva da sola,

abbastanza dritti.

Abbastanza in fretta.

 

All’asilo era molto. Questo è un fatto.

Avrebbe dovuto capire, allora, che ce l’avrebbe fatta.

Fidarsi.

Che avrebbe potuto toglier e mettere

tutti gli strati di dolore e festa,

tutte le pesanti, ingombranti adempienze dei giorni.

Togliere e mettere tutti i desideri. Piegarli.

Riporli nel luogo, nel tempo giusto.

 

Avrebbe potuto

la bambina

almeno avrebbe dovuto ricordare. In seguito.

Adesso che da sola

riesce solo a piangere.

E l’ombrellino non c’è più.

 

E la vita è pioggia forte, è scroscio,

è grandine. È neve.

 

 

Ci saranno forse mai nuovi germogli, per lei?

 

[…]

…

…

…

(by poetella)

 

 …un branetto minimo tratto dal mio romanzo…ve lo ricordate? quello che ha vinto il premio…

Ieri m’è capitato tra le mani e m’è venuta voglia di regalarne un po’ ai miei …lettori…

Ecco.

Il libro è in prosa, comunque…solo ogni tanto, qualche…accapo…

…sera!

Raindrop  Prelude  Chopin

.

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Leggevo…

28 venerdì Dic 2012

Posted by poetella in amore?, biografia..., crescere con l'amore, da leggere, diario, Luigi Meneghello-Libera nos a malo, mamma, pensieri sparsi, poesia, ricordi di scuola

≈ 20 commenti

Tag

amore, i pensieri dei bambini, poesia, Ricordi, suore

mamma, in viaggio di nozze...

(la mamma di poetella)

 

Ascolta poetella

 

 

Leggevo…

Leggevo dell’Antonia, di Nino, di Faustino.

Leggevo e pensavo. Leggevo di Bruno Erminietto e della Jovanca, che “t’imparo io a fare li bracci”…leggevo della Este e delle “grande” e pensavo. Pensavo.

Di maestra Prospera, leggevo. E pensavo.

Ricordi.

Che nomi ricordo di quei miei tempi lontani?

Sì, Suor Francesca Agnese. Che entrava in classe, alta alta e leggera.

Che sembrava scivolare su quelle mattonelle quadrate di graniglia. Tutte lucide.

Chissà chi le puliva così bene.

Suor Francesca Agnese no, sicuro che no.

Dove tengono il petto, pensavo. A mamma si vedeva, bello prosperoso. Co’ quei reggipetto che si cuciva lei. Rosa. Di tessuto. Tutti a punta. Come mi sembravano misteriosi.

Che quando li provava, mi giravo dall’altra parte.

 

Ma le suore? Dove lo tenevano il petto. Erano così lisce. Lineari.

Suor Assunta no. Suor Assunta era fanatica.

A lei spuntava sempre una ciocchetta nera dal velo che faceva finta di non vedere.

E come brillavano quegli occhi azzurri. Ma il petto, quello no. Sigillato.

Tutto liscio, sotto quella veste e sopravveste, nere.

Piatte. Spianate, forse da S. Giuseppe.

Che il petto no, non sta bene mostrare.

 

Forse se lo schiacciavano con delle fasce.

Mi perdevo a pensarci, quando le guardavo. Mi scervellavo.

Poi mi ricacciavo col naso al quadernino nero. Coi bordi rossi. Non si fanno questi pensieri. Sei una bambina cattiva. Quando farai la comunione non li farai più. Giura.

 

Infatti non li ho più fatti.

Altri. Ne ho fatti altri.

Ma i pensieri, si sa, loro vanno dove vogliono. Mica chiedono permesso.

…

…

…

(by poetella)

 

 (considerazioni, leggendo LIBERA NOS A MALO di Luigi Meneghello)

 

 

.

 

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Quella avanti, un fagotto che piangeva in braccio…

30 venerdì Nov 2012

Posted by poetella in autunno, Chopin, consapevolezza, crescere con l'amore, diario, figli, foto di poetella, indipendenza, le cose importanti, mamma, paura di non amore, pioggia, quasi racconti

≈ 16 commenti

Tag

crescere, figli, madri, raindrop prelude chopin, senz'amore

IMG_3916ridotta

(foto di poetella)

 

 

Quella avanti, un fagotto che piangeva in braccio, borsone a tracolla, passo da conquista dell’intero sistema e lui


Mammaaaaaaaaaaaaa! Non ci riesco a correreeeeeeee!


dietro, un po’ zoppicando, piccolo piccolo, sei, cinque, no, forse sei anni, come ci si può sentire soli a sei anni? E dopo? Quanta paura? E dopo? Zainetto con le cinghie della tracolla rotte tirato su con una manina piccola piccola, bianca bianca, strusciava ora sì ora no a terra, spalla sollevata. Tutto sbieco.


Mammaaaaaaaaaaaaa! Non ci riesco a correreeeeeeee!


Un grido di colibrì ferito, spaventato, implorante pietà, forse perdono. Perdono di che?
Lei, niente. Dritta sparata otto, poi nove, poi dieci, undici, dodici passi avanti. Neanche una volta a fermarsi, a girarsi. Dura. La ruota della vita che schiaccia i sogni.
Lui, l’angoscia. Lo stupore. La rivelazione d’impotenza. Perso, disperato. impaurito. L’impatto con la crudeltà del destino.


Mammaaaaaaaaaaaaa! Non ci riesco a correreeeeeeee!


Lo zainetto strusciato a terra, trainato,  trascinato nel fango. Prime gocce di pioggia. Il passo un po’ più sostenuto, sempre zoppicando. Altre gocce. Tante gocce, grosse grosse.
Lei avanti. Sempre più avanti. Indifferente. Affaticata. Poi giù per la scalinata, tutta, poi le gambe sparite, la schiena sparita, la testa. Via. Svanita nel nulla, forse dietro il muro della metro. Dissolta. Ingoiata dal niente.
Lui, un orfano.


Mammaaaaaaaaaaaaa!


Non vedo i suoi occhi. Sono dietro, io. Sento solo quella sua voce. Gesso sulla lavagna.

 

Ecco. Smette di zoppicare. Accelera. Corre. Corre! Le scale. Sparisce dietro l’alto muro della metro.
Non lo vedo più.
Ma sicuramente, adesso sarà più grande. Mi consolo quando lo  penso.
Di un po’, almeno.
O forse no.


Apro l’ombrello. Meglio. Lui non aveva ombrello.

…

…

…

(by poetella)

 

Raindrop – Prelude – Chopin

 

 

 

 

.

 

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Vola. Sola sola…

25 sabato Ago 2012

Posted by poetella in camminare guardando, consapevolezza, foto di poetella, le cose importanti, mamma, Monteverdi, pensieri sparsi, quasi racconti, vecchiaia

≈ 6 commenti

Tag

bolla, orfeo, vola

(foto di poetella)

 

Vola. Sola sola. Chissà da dove viene.

Dice Guarda! Bella, vero? Lui guarda in direzione della mano che s’è sollevata ad indicare in alto. La bolla. Grossa, luminosa, col riflesso del sole d’agosto. Fluttua. Danza.Un riflessuccio celestino.

Leggerezza libera in aria.

Libertà nella libertà.

Armonia di movimenti.

Soffiata da chissà dove, da chissà chi.

Vola. Bella! Dice lei. Bella! Entusiasta come una bambina alle giostre.

Poi, pluf!

Sarebbe bello, dice, finire così. In tutta bellezza. Dice. Senza corrosione. Senza degenerazione. Senza impoverimento. Abbrutimento. Desolazione.

Così. In un soffio. In tutta bellezza. Assoluta. Incontaminata.

Pluf. Bello, no?

Perché invece tutto si… (si specchia nel vetro di una macchina parcheggiata. Si raddrizza. Guarda l’onda dei capelli) perché si deve scolorire, tutto. Sciupare, perché deve consumarsi lentamente prima di.

 

Anche le lampadine si rompono in un pluf, dice lui.

Sì, ok. ma  meno romantiche, no?

 

Arrivati.

Rispondi forte al citofono, che tua madre non ci sente. Ok?

Ok.

…

…

…

(by poetella)

 

 

Monteverdi – Toccata Orfeo.

 

 

 

 

.

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Ma sì, papà, tante volte!

12 martedì Giu 2012

Posted by poetella in amore?, atmosfere magice, biografia..., crescere con l'amore, felicità, figli, mamma, padri e figli, quasi racconti, vecchiaia

≈ 8 commenti

Tag

ti ricordi

Ma sì, papà, tante volte!

Tante, tante volte. Sì, come vi siete conosciuti. Certo che me l’hai raccontato. E ti dico di sì! (gli sorride, parla forte, che se no lui non la sente) ci vuoi scrivere un articolo? Da mandare a fratel Giuseppe? No, la storia della prigionia gliel’hai già, già gliel’hai, ti dico di sì! (quasi strilla) già mandata. Ti ricordi? L’abbiamo corretta e io l’ho spedita col computer. Esce nel numero di luglio!

 

Ma sì, papà, tante volte

Tante, tante volte te l’ho detto. Ma ti ricordi che t’ho fatto vedere come viene l’articolo? Dai, papà! Quella volta che t’ho portato il computer. Non fa niente. No, papà, non fa niente che non ti ricordi. Tanto a luglio esce la rivista. Sì, a luglio, nel numero di luglio. Vedrai che bello! Tutte le foto…

Ma si, gliel’ho mandate col computer. E tu non ti preoccupare di come ho fatto! (lo guarda e sorride. Povero papà, con la memoria a scacchi, come la camicia)

E scrivilo, dai papà!

Di quel giorno d’ottobre del?(lei lo sa ma glielo fa ridire, ché è così contento!)che anno era, papà?il ’48, sì, il ’48, che nel ’50 vi siete sposati. E sì, e nel ’52 siamo nate noi. Che, ti ricordi? Quando zio t’ha telefonato, che tu stavi a Roma e mamma no? E , dice, Sono nate! Ti ricordi? NATE! Plurale femminile! Porca miseria! Niente maschio!(scuote la testa, sorride, ma lo sa che ora lui è contento di quelle due)

 E scrivilo, dai papà.

Che poi me lo dai, te lo sistemo, e lo mandiamo a fratel Giuseppe. Sì, papà! Era così bella che l’hai fermata per strada. Ti sei inventato quella cosa. Scrivilo, scrivilo, che le hai chiesto se era lei, Scusi, signorina? Ma lei era scrutatrice al seggio di via Nizza, nello scorso referendum? Che mica era vero! E lei No, no, si sbaglia, sa? Io non sono di Roma… e poi erano finiti i discorsi. E non sapevi più che inventarti per continuare a parlare con quella bella rossa, vero papà?

 

E scrivilo, dai papà.

Ci mettiamo pure quella cosa del destino, quella della bottiglia fuori della finestra la notte di S. Giovanni. Con la chiara d’uovo…Come, non te la ricordi? Non ti ricordi, papà? Ma sì che te l’ha detto, mamma! Certo!

Ma sì, papà, tante volte

 

Non te la ricordi? Adesso te la racconto. Va bene? Sì, facciamoci un goccetto d’Amaretto e te la racconto. Ok, papà?

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

.

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chi lo sa se…

13 martedì Mar 2012

Posted by poetella in crescere con l'amore, emozione, fiabe, mamma, quasi racconti

≈ 21 commenti

Tag

fa freddo, occhi verdi, strada nel bosco

 

 

 

 

 

 

 

 

(foto di poetella)

Le bambine dormono. Ancora.

Due fagotti tiepidi.

Più di un metro di vuoto oltre i piedi, nei lettini.

E già un chiarore. C’è un chiarore sottile che scivola dentro come una fata, tra le fessure delle persiane.

Dev’essere giorno, fuori. Da un po’.

La prima, la grande, si sveglia.

Un quarto d’ora di più, ma è la grande.

Anche pochi minuti contano in certe questioni.

 

Sarà venuta o no?

 

La prima domanda, sotto le coltri pesanti. La trapunta blu. L’altra è rossa. Tutto uguale, solo i colori diversi, per le bambine.

Ché sono gemelle, ma una moretta, vispa come un leprotto, l’altra chiara chiara, fitta di sogni, tutta lentiggini e due occhi verdi verdi,. Da rossa. Come la mamma. Anche se non è rossa.

E vorrebbe somigliare a papà.

Gli stessi colori non va bene, per le bambine diverse.  

 

Sarà venuta o no?

 

Ecco che anche l’altra.

E tirano fuori le capoccette come due funghetti nel bosco.

Si guardano. Si fanno coraggio.

Andiamo a vedere di là?

La grande, un quarto d’ora di più. Lei deve fare da apripista. Sempre.

Lei il coraggio. Lei l’iniziativa. Le che spinge e guida.

È grande.

Mica ci si deve far vedere coi dubbi. C’è la piccola

 

Sarà venuta o no?

 

S’alzano. Vanno. Le vestagliette, una rossa una blu, vanno come in processione. Due folletti minuscoli nellla sconfinatezza del corridoio. Eterno. Una strada nel bosco, di notte. Fa freddo. Forse è la paura.

Ecco la cucina, in fondo. Ecco la luce dell’albero che plic, ploc, plic, ploc, dalla porta a vetri chiama. Come una goccia di elisir magico.

 

La manina della grande sulla maniglia. Occhi alla sorella. Apre.

E negli occhi della piccola lo stupore.  

E guarda anche lei.

Nel centro del pavimento della cucina il tappeto della sala, quello bello coi disegni strani. Tutto coperto di minuscoli vestiti di bambola.

Un intero guardaroba. E calze. E scarpine di pelle, e gonnelline arricciate e camicette e cappellini. Tutto doppio. E cappottini di velluto col collettino di pelliccia e il bottone dorato. Tutto doppio. Anche due borsettine di panno rosso.Tutto attorno ad un armadio da bambole coi cassettini, gli scompartini, le stampelline e sedute accanto le loro  due vecchie bambole, non c’erano bambole nuove. In mutandine e canottiera, le vecchie bambole, tutte pettinate. Pronte per essere vestite.

 

È venuta! La Befana è venuta!

 

Ché mica può averli fatti mamma quei vestitini! Sono troppi.

Mamma va a scuola, la mattina, poi a casa fa tutto lei. E poi papà. E le bambine…le cura. Racconta favole. Aiuta nei compiti…

Mica può averli fatti lei quei vestitini!

E quando?

Di notte?

 

La Befana esiste. Sicuro.

…

…

…

(by poetella)

 

 

Handel’s Minuet.

 

 

 

 

 

.

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ancora ricordi…

16 giovedì Feb 2012

Posted by poetella in atmosfere magice, attesa, crescere con l'amore, emozione, fiabe, le cose importanti, mamma, quasi racconti, speranza

≈ 2 commenti

Foto di poetella

(foto di poetella)

 

Bambine! si va in centro! aveva detto mamma, bella bella, col vestito rosa di piquet, stretto in vita, sottile la vita di mamma, le braccia nude piene di lentiggini.

La gonna svolazzava larga e gonfia ad ogni passo, sbruffo di  petali di peonie, mentre prendeva i due vestitini uguali verde acqua per le gemelle. Disegnati, tagliati e cuciti e provati in pochi giorni. A scuola finita. Anche per lei.

Giugno si slargava pieno di vacanze. E di sole. E di attese.

 

In centro. Bello. Le compagnette delle gemelle dicevano Ieri so’ andata a Roma e loro Ma non stiamo a Roma?

Ma la mamma no. Lei diceva in centro. La mamma sapeva bene tutte le parole. Sapeva tutto e sapeva insegnarlo. La mamma era bella bella.

 

E ora in centro a passeggiare coi vestitini nuovi e mamma tutta luce e magari pure il gelato e stare ben attente a non sbrodolarsi. Attente attente.

Tanto Tata si sbrodolava sicuro. Lei no. Lei era una brava bambina. Se lo voleva far dire spesso, per crederci. Una brava bambina composta, che non si sbrodola. Tata non era brava. Le faceva i dispetti. E diceva sempre Brutta lenticchiosa, se vedeva che la sua bambola era più stropicciata e ciondolosa e sporca e allora Brutta lenticchiosa a lei, per vendicarsi.

E lei piangeva  piano e non si faceva vedere da mamma, che se no mamma prendeva la cucchiarella di legno e giù a spezzargliela sulle gambe a Tata.

E poi Quando viene papà il resto, diceva. Che pizzicava di più quella frase che le strisciate di cucchiarella stampate sulle gambe.

 

E allora lei non diceva niente a mamma di Brutta lenticchiosa. Se ne stava a pensare che le lentiggini, come mamma, solo lei. Pure se i capelli erano neri. Ma le lentiggini, come mamma, solo lei. E poi piangeva piano piano, in cameretta, senza farsi vedere, sommessa come un sobbollire di minestrone. Di lenticchie. E aspettava. Aspettava che Tata. Ma quella mai. Mai a dire scusa.

No. Non era una brava bambina. Per niente era una brava bambina. Tanto si sbrodolava sicuro col gelato, se mamma lo comprava. Sicuro.

 

Vi devo raccontare una bella cosa, aveva detto mamma sul tram che traballava sferragliando tra le casone alte alte, verso la Bellezza. Tata coi piedi di qua e di là della ruota dello snodo, che si faceva trascinare e sballottare ad ogni curva e rideva e rideva e mamma a dire Sssshhhhhhhhh! Buona. Buona un po’. Vieni qui. Buona. Zitta.

Figurati! Buona Tata! Quando mai! E lei si teneva salda, eroica, vedi come sto buona pensava. E che fatica su per i polsi. Ma lei contrastava. Contrastava la vita che voleva farla cadere. Forte contrastava i sobbalzi. E le paure.

 

Arrivate. Spalancata la piazza della stazione Termini. Immensa di luce di giugno, di gente, di macchine e autobus. D’estate e di vacanza.

Camminavano tutt’e tre, le gemelle con le scarpette bianche ben pulite col bianchetto e mamma cantava   

Que Sera, Sera,
Whatever will be, will be
The future’s not ours, to see
Que Sera, Sera
What will be, will be

Bella mamma, coi capelli rossi come un incendio sulla schiena.

Sediamoci lì, aveva detto.

Una panchina sotto i platani. A terra un chiacchiericcio di piccioni. E loro, buone, scarpette, borsetta, guantini bianchi, il gelo del marmo sotto le coscette nude. I piedi penzoloni.

Vi voglio dire bene bene una cosa, aveva detto mamma, con un’aria magica. Misteriosa.

Siete grandi, ormai. Vi voglio dire come nascono i bambini. Va bene? Volete?

 

E loro Sì. Insieme. D’accordo, adesso.

Tutt’e due Sì, con la testa. In attesa.

…

…

…

(by poetella)

 

Que serà serà – Connie Francis

 

 

 

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Chissà…

15 mercoledì Feb 2012

Posted by poetella in amore?, le cose importanti, mamma, morte, nostalgia, padri e figli, quasi racconti

≈ 12 commenti

Foto di poetella  (mamma)

 

Chissà.

Forse perché è passato un anno dal suo compleanno.

Poco più da quando se n’è andata, quieta, all’alba dell’Epifania del 2011.

Forse per questo.

Che papà piangeva e piangeva, mi ricordo. La guardava e piangeva, lei tutta composta, col collettino di pizzo Valencienne, occhi chiusi,  sul raso rosa tutto pieghe e sbruffi, le piaceva tanto il rosa! E lui la guardava e diceva Guardate che bella che è.

Che bella che è.

E dondolava la testa. Torturava il fazzoletto tutto zuppo, tutto mollo e io pensavo settant’anni insieme a vedersi diventar vecchi e lui ancora a dire che bella che è. A  me, mai.

 

E per consolarlo Tata gli ha detto Papà! Se la sono portata i SantiReMagiSanti.

Li pregava sempre. Ti ricordi papà?

 

Vero.

Se perdeva qualcosa, che so, l’orologetto d’oro, il Longines che le aveva regalato nonno Ezio per la laurea, tempo di guerra, bella spesa, che le aveva detto Questo è prezioso come il regalo che ci hai fatto tu.  Tienilo da conto.

Beh, se lo perdeva, lei subito a dire SantiReMagiSanti, fatemelo ritrovare, come avete trovato la strada per GesùBambino.

Diceva così e pluf! L’orologetto saltava fuori.

E perdeva le chiavi della cantina, che ce l’aveva solo lei e subito SantiReMagiSanti, SantiReMagiSanti.  

E pluf! Saltavano fuori le chiavi.

Gliel’aveva insegnata nonna ‘sta cosa. E funzionava. Come tutte le cose che sapeva nonna.

Pure quella volta dell’anello di brillanti. Quello russo. Caduto nell’acqua a Serapo, acqua bella limpida e noi piccole piccole, coi codini e i fiocchi rosa, ovvio, rosa e solo il pezzo di sotto per costumino, che il sopra ancora non serviva. Pure quello i SantiReMagiSanti. Pure quello. Sott’acqua.

 

Papà! I SantiReMagiSanti se la sono portata. Gliel’hanno trovata loro la strada del Paradiso, aveva detto Tata. E papà Sì, sì. E  le lacrime che scendevano piano piano, come una pioggerellina di marzo, lievi e piccole piccole.

 

Mica l’avevo visto mai piangere, prima.

Manco quando era morta nonna.

Solo quella volta che aveva avuto quel calcolo che gli mordeva i reni e mamma a pregare. Solo quella volta m’aveva chiuso la gola quel pianto.

 

Ma quello era un altro pianto.

Un altro pianto. Senza dolcezza.

…

…

…

(by poetella)

 

 

Chopin Valse de l’adieu_

.

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e questo il mio secondo…

pubblicato da Progetto Cultura

il terzo. Vincitore del Premio Mangiaparole-Romanzi

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