(foto di poetella).
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Si sono tutte aperte. Tutte e tre.
A una stanno cominciando a cadere dei petali. Bianchi. Sottili. Sembrano riccioli di burro.
Mi ricordano, per lo meno, riccioli di burro. Come quelli che trovavo, e mi parevano magici, non da mangiare, non da distruggere spalmandoli sul panino caldo, quelli che trovavo nella vaschetta di cristallo rettangolare con gli angoli stondati e il cucchiaino a paletta d’argento accanto a quelle altre tonde, ciotoline con dentro marmellate di vari colori. Tre, mi pare. o due. Non ricordo bene. Ricordo solo che mi piaceva più di tutte quella rosso chiaro.
Mamma diceva, tutta bella, tutti i capelli rossi lunghi, tutta elegante nel suo prendisole di piquè rosa, al tavolo della prima colazione dell’albergo, al mare, mamma diceva che quella era di fragole. La mia preferita. Ancora adesso. Mangia e non ti sporcare.
E allora avevo quattro anni.
Pare che i gusti io non li cambi molto di frequente.
Anche le peonie mi sono sempre piaciute. Ne avevo una di organza applicata sulla camiciola verde menta, a quattro anni, all’albergo al mare.
E mi piaceva da matti.
La toccavo per essere sicura di non perderla. Sicura. Sempre.
Le peonie hanno una bellezza dolente. Ci senti dentro tutta la malinconia della fine.
Ci senti dentro una musica d’oboe. Fonda. Struggente.
Un profumo d’oblio.
Una sta perdendo i petali. Destino.
Quando saranno sfiorite ne comprerò altre.
Loro, posso ricomprarle.
Almeno per qualche altra settimana.
Poi, non più.
…
…
…
(by poetella)
Oblivion (Piazzolla)
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