Problemi su problemi. Di vario tipo. Alcuni risolvibili. Altri non so ancora.
E poi un malanimo di sottofondo per quella storia non ancora elaborata e messa via, da dover continuamente celare a tutto il mondo. E meno male che il mio mondo è piuttosto esiguo. Comunque, una faticaccia.
La mia solita insonnia. I miei soliti pensieri ansiogeni…
Insomma. Sono particolarmente provata.
E mia sorella che dice che è il transito di Marte. E che ce n’è fino a marzo! E chi c’arriva a marzo, se continua così!
Non per niente l’ultimo dipintino che abbiamo comprato, probabilmente un frammento di qualcosa di un po’ più grande che, essendo su tavola magari si era un po’… danneggiato nei contorni, beh, dicevo, l’ultimo dipintino l’abbiamo soprannominato Giobbe.
Ché ce ne vuole di pazienza… ce ne vuole parecchia.
Speriamo di farcela.
E buona domenica da poetella!
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(by poetella)
dentro la libreria davanti alla porta d’ingresso, così me lo vedo quando esco e quando rientro.
Senti qui. Sembrava un soldinod’argento quel sole, stamattina. Tutte le cose sotto un velo di sposa.
Le cose buone buone, tenui, le cose, silenziose. Fasciate d’oblio. Nascoste.
Buone buone, riservate.
Cose garbate e dense. Suggeriscimi che tutto permane dietro il suo fiato bianco.
Le case, i cedri, il cipresso, questo mio aspettare.
Suggeriscimi che è solo vapore,un vezzo, un gioco a nascondersi.Un attimo di stasi nella grazia.
Ha mani delicate, abbracci, questa nebbia. Ha tenerezze. Una coperta sulla pasta lievita teneramente in crescita. Crescita morbida questa speranza di pace che mi si pianta in petto.
Aspettiamo che cresca. Che gonfi. Che tutto nutra e ristori. Sfami.
Ma questo cielo grigio questo malanimo del tempo quest’assenza di desiderio nella cornacchia appollaiata, immobile, sul tetto di fronte questa durezza dell’aria senza un cuore
e questo mio stare qui io e Bach e una tazza di te
e scrivere il mio urlo di vita che spacca il silenzio
ma sì, oggi vi faccio vedere una delle mie librerie.
No, perché è decisamente un po’ strana.
Non tanto per i libri che contiene ma, più che altro, perché è un piccolo museo domestico!
Dentro, infatti, un’icona antica, un mortaio in bronzo del ‘600, un olio su tavola, sicuramente un frammento, lui invece settecentesco, con una testa espressiva che non saprò mai a chi appartiene e poi un piccolo albarello romano e un uovo russo in legno e oro, che si apre e chissà cosa mai avrà contenuto, a suo tempo. Forse delle perle, chi lo sa!
Per poi non parlare di quello che se ne sta sopra alla libreriola!
Due splendidi orcioli romani, fine ‘600, primi ‘700, e legni dorati… e un altro albarello… e poi, a muro, quel quadro.
Che, prescindendo dal suo valore intrinseco (Domenico Vaccaro, (Napoli, 3 giugno 1678 – Napoli, 13 giugno 1745), ritratto di un confessore del papa, e non chiedetemi il nome sia del confessore che del papa, che sta scritto in alto, in bei caratteri tipici dell’epoca, ma per leggerlo dovrei salire sulla scala e non mi va!
E non me lo ricordo!
Ma non è questo il punto!
Il punto è che il buon frate domenicano è identico a mio nonno Ezio! E, ogni volta che esca di casa lo saluto!
Sì, guardando questa foto scattata qualche anno fa a casa di mia sorella, non ho potuto fare a meno di rallegrarmi del fatto che a casa sua ci sia questo splendido camino, che adesso sicuramente starà scoppiettando allegro.
No, niente di niente! \ No, non rimpiango niente! \ Né il bene che mi hai fatto \ né il male, tutto questo mi è indifferente. \\ No, niente di niente! \ No, non rimpiango niente! \ È stato tutto pagato, cancellato, dimenticato. \ Me ne infischio del passato! \\ Coi miei ricordi, \ ci accendo il fuoco, \ i miei dispiaceri e i miei piaceri, \ non ho più bisogno di loro! \\ Cancellati gli amori \ e tutti i loro tremolii, \ cancellati per sempre.\ Riparto da zero. \\ No, niente di niente! \ No, non rimpiango niente! \ Né il bene che mi hai fatto \ né il male, tutto questo mi è indifferente. \\ No, niente di niente! \ Poiché oggi, la mia vita, le mie gioie \ tutto riparte con te. \\ No, niente di niente! \ No, non rimpiango niente! \ perchè la mia vita, perchè le mie gioie, \ oggi, le comincio con te
(io, nel finale, direi: “Oggi le comincio con … me!)
Lasciamoci convincere dal cielo, adesso distendiamoci slarghiamo le pieghe di questo cuore spianiamo
guardiamolo questo cielo lasciamo, lasciamolo a placarci a togliere spine e sassi a schiarirci le strade in petto lasciamo che gli occhi s’impregnino d’azzurro si dissetino, gli occhi
trovi pace, trovi ristoro, ristoriamolo quest’affanno che a volte ci chiude la gola ci scuote la terra ci taglia le ali e taglia fame e sonno e mette catene ai sogni.
Curiamola, allora, questa arrendevolezza diamole da mangiare poco poco quanto basta per farla viva farla forte e svelta farla maestra giudiziosa e attenta non troppo esigente non troppo poco curiamola controlliamola minuto per minuto non lasciamola sola che scappi non le stiamo troppo addosso che voglia scappare
calcoliamo attentamente le vie di fuga mettiamo argini mettiamo sacchi di sabbia teniamocela attaccata come bambina piccola che appena cammina e guarda con tant’occhi e ci si tiene accanto per non cadere per non cadere ancora ce la teniamo noi bambina forte bambina che saprà crescere
per non cadere ancora noi nel no, no, non ci sto nel no, così no! ce la teniamo accanto e le diamo pane e latte sulla tovaglia pulita con le mani aperte spazzate via
Ma se stiamo a contare molliche e passi se stiamo a misurare addii a mettere in fila i sì e i no se stiamo tutti precisi ad archiviare il futuro a spolverare ogni giorno ogni giorno il passato prossimo – o remoto
se stiamo a rigovernare speranze farle lucide lucide così lucide da abbagliarci se continuiamo a cancellare parole mai dette mai scritte come potremmo mai assistere allo spettacolare mostrarsi
Quando parte quella melodia nella suite per violoncello n° 1 e io cammino e il vento freddo ha spazzato via tutte le nubi o quasi e cala giù in picchiata quasi a sfiorarmi la fronte con l’aria smossa il solito gabbiano allora penso che tutto potrebbe ancora accadere.
Potrei scoprire proprio oggi un dolce che non ho mai assaggiato ed eleggerlo a migliore di tutti potrei veder scomparire quelle piccole rughe ai lati degli occhi potrei anche innamorarmi ancora o, al limite potresti tornare tu.
Poi la musica finisce Il vento si ferma il cielo si chiude e come direbbe Carver