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Poetella's Blog

~ "questo sol m'arde e questo m'innamora"- Michelangelo

Poetella's Blog

Archivi della categoria: vecchiaia

Ma basta. Basta, ti prego, basta!

09 sabato Ago 2014

Posted by poetella in padri e figli, papà, pazienza, quando finisce?, ricordi, smania, solitudine, ti perdono, vecchiaia

≈ 18 commenti

Tag

fotografia, papà, Ricordi, tristezza, vecchiaia

papà ciclista(una vecchia foto di…)

Ma basta. Basta, ti prego, basta! E il lavoro a 14 anni, e la bicicletta. E il fattorino postale. E il calcio. E la chiamata alle armi. Basta.
E la classe del ’18 povera. E hanno chiamato anche quella del ’19. basta!
E poi la guerra e la prigionia. E Zonderwater. E la patente. E l’autobotte. E lo shop indiano. E le salsicce. E il carcere. E la mattina dopo il capitano che ti libera. Ché gli servivi. Per i maiali. Basta!
Tutte le settimane. Tutti i sabati dalle 17.00 alle 19.00. Basta.
Non ce la faccio più.

Tutti i sabati. E certe volte anche i mercoledì. E il lavoro a 14 anni, e la bicicletta. E il fattorino postale. E il calcio. E la chiamata alle armi. Basta.
E la classe del ’18 povera. E hanno chiamato anche quella del ’19. basta!
E poi la guerra e la prigionia. E Zonderwater. E la patente. E l’autobotte. E lo shop indiano. E le salsicce. E il carcere. E la mattina dopo il capitano che ti libera. Ché gli servivi. Per i maiali. Basta!
Parliamo un po’ d’altro, vuoi? Ma di cosa parliamo?

Te ne stai lì, sulla poltrona, ti ci metti quando arrivo, se no stai a letto.
E ricominci a raccontare.
Tutti i sabati. E certe volte, magari perché non stai tanto bene, magari c’hai la tosse, e vengo pure il mercoledì e tu, il lavoro a 14 anni, e la bicicletta. E il fattorino postale. E il calcio. E la chiamata alle armi. Basta.
E la classe del ’18 povera. E hanno chiamato anche quella del ’19. Basta!
E poi la guerra e la prigionia. E Zonderwater. E la patente. E l’autobotte. E lo shop indiano. E le salsicce. E il carcere. E la mattina dopo il capitano che ti libera. Ché gli servivi. Per i maiali. Basta!

E vuoi che i giornali pubblichino la tua storia. Gli scrivi. Non rispondono. E ti arrabbi.
La storia della tua vita. Ma no, dai! Sui giornali scrivono i giornalisti. E mbeh? La mia storia è importante. Per te, dico io, come per me! per tutti, dici tu. Balbo, l’ho visto cadere. Fuoco nemico.
Ma lo sanno tutti, dico io, ah sì? Dici te.
Ma che te lo dico a fare. Tanto ricominci.
Ricominci, anche due volte, in quelle due ore, tutti i sabati e certe volte pure i mercoledì, che mi fai pena in quella stanza, a fare niente, solo a rigirarti vecchie foto che ti scappano di mano, mi fai tanta pena ma io non ti faccio pena. Non hai pietà di me. Neanche mi guardi.
E ricominci. Tutti i sabati, e pure qualche mercoledì, il lavoro a 14 anni, e la bicicletta. E il fattorino postale. E il calcio. E la chiamata alle armi. Basta.
E la classe del ’18 povera. E hanno chiamato anche quella del ’19. basta!
E poi la guerra e la prigionia. E Zonderwater. E la patente. E l’autobotte. E lo shop indiano. E le salsicce. E il carcere. E la mattina dopo il capitano che ti libera. Ché gli servivi. Per i maiali.

Non ce la faccio più, papà.

Quanto, ancora?

…
…
…

(by poetella, stranita)

 

(e niente musica. cazzo)

 

 

.

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Bene, avere parecchio da…

07 sabato Giu 2014

Posted by poetella in ricordando l'amore, ricordi, vecchiaia

≈ 14 commenti

Tag

amore, attesa, ti ricordi, vecchiaia

potature(foto di poetella)

.
Bene, avere parecchio da presentare

al custode dei ricordi, quello nutrito e cresciuto in petto. Il più potente dei signori. Il più amato.
Questo.

Come quella volta lì che c’era la neve e papà m’aveva presa in braccio. Per non farmi gelare i piedini. Fuori del cinema, aspettando il tram. Guantini di lana rosa.
Tirare fuori dalla sporta pesante e tenere in mano, allora, in grembo, magari, ché le mani saranno stanche e tutte storte per l’artrosi. Tenere lì. Guardare e sorridere. Così.

Avere parecchio da presentare

al custode dei ricordi, quello nutrito e cresciuto in petto. Il più potente dei signori. Il più amato.
Questo ci vuole.

Come quell’altra volta che tu, ah, tu! con lo sguardo di bambino perduto, m’hai detto vai già via?
E sarei restata ancora mille anni. Mille e mille anni anche solo a guardarti.
Anche solo a guardarti.
Tirare fuori dalla sporta pesante e tenere sul cuore. Il cuore. E ancora batterà lento.
O veloce. O non lo so come.

Seduta in balcone all’inizio dell’estate, allora, che chissà chi lo curerà il balcone, io vecchia vecchia e debole e stanca

bene, avrò parecchio da presentare

al custode dei miei ricordi che nutro e cresco in petto. Il più potente dei miei signori. Il più amato.

Come quell’altra volta ancora che mi stringevi le mani e baci a pioggia mi svegliavano al mondo e la tua voce, la tua voce!
O quell’altra che… ma questo non lo dico. Lo lascio lì, è mio…

ce ne sarà da stare a ricordare, a ripescare nel cumulo, quel giorno.

Quel giorno lì, quando niente più tempo, né gambe, né mani, labbra e occhi per costruire nuove tracce di lucente memoria.

E mi farò bastare quello che c’è. Spero.
…
…
…
(by poetella)

 

Que serà serà. Connie Francis

 

.

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Ma tu te lo compri il…

24 sabato Mag 2014

Posted by poetella in foto di poetella, papà, televisione, vecchiaia

≈ 11 commenti

Tag

che sarà di noi?, fiori, fotografia, papà, vecchiaia

la rosa(la rosa di poetella)

.

.

 
Ma tu te lo compri il giornaletto coi programmi?dice.
No. Fa lei.
E come fai?
Lei fa il gesto di pigiare il telecomando. Cerco, dice.
Poi, mica la vedo tanto la tv
Lui sfoglia il libricino. Non ha sentito la risposta.
Stasera, vediamo, dice. Film drammatico. no.. non mi piace. Mi piacciono i western.
Su rete4, vediamo. Ma tu non te lo compri il libricino? Dice.
E lei, no. Non lo compro. E come fai? Chiede ancora. E continua a girare pagine. Rete4, canale5, rai3, no, rai3 no, che so’ tutti comunisti.
Lei scuote la testa.
Iris, qui fanno film. Vediamo. Legge, storpiandoli, nomi di attori che non conosce. Non c’è John Wayne, dice.
Ma tu non te lo…
No, non lo compro mai! E come fai? Dice.

Vuoi un bicchiere di succo di frutta, papà? Dice lei.
Lui continua a leggere. Non risponde. Rai Movie. Altri titoli, altri attori coi nomi difficili.
Ti va di alzarti e fare due passi in corridoio?
Questo lo sente. No, non me la sento, dice. Non mi tengono le gambe.

Lei non insiste. A che serve, ormai?
Poi, non ha mai insistito con lui. Combattuto, sì. Ma insistito. Adesso, poi.
Ormai è una corteccia vecchia, svuotata di tutta la forza immensa che aveva.
Svuotato di tutta la furia che la spaventava tanto.
Fragile. Debole. Totalmente dipendente da tutto e tutti.
Ma ancora testone. Anzi, sempre più testone.
Dai, devi bere, dice lei. Te lo porto un succo di frutta. O vuoi una cocacola?
E lui, no! voglio vedere un film con John Wayne, dice.

Speriamo che qualcuno lo trasmetta, pensa lei. E prende il giornaletto, cercando. Con diligenza. Pazienza. E tanta pena.

Tra poco tornerà a casa a consolarsi con la sua rosa. Lei.
…
…
…
(by poetella)

O rosa bella – ballata

 
.

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E vorrei dire ma sì, lo so…

12 lunedì Mag 2014

Posted by poetella in papà, ricordi, vecchiaia

≈ 36 commenti

Tag

papà, Ricordi, vecchiaia

papà a 19 anni

( lui, a 18 anni…)

E vorrei dire ma sì, lo so, me lo dici tutti i sabati, lo so!
E invece dico chissà come correvi!
E tu, sì, sì! Mi serviva d’allenamento, mi serviva fare il fattorino postale, ché io ero un campione, lo sai?
Ed io vorrei dire ma sì! Lo so, lo so, me lo dici tutti i sabati e certe volte pure gli altri giorni, per telefono! E invece dico ma quanti anni avevi?
E tu continui, mica senti, mica rispondi, continui. Che poi giocavo anche a pallone, dici, lo sai?
Ed io lo so, lo so. Sono anni che lo so.
Me lo racconti e riracconti ogni volta, ogni volta andando a ripescare un te forte, giovane, bello fuori da quel letto con le lenzuola celesti e la traversa di plastica.

E continui, sempre le stesse parole, una cantilena. Il lavoro dall’ingegnere, ché girava per i cantieri e gli serviva uno che prendeva le telefonate, dici.
E lo zio Zerilli, pezzo grosso, laureato, a quei tempi! Pensa! funzionario di Stato che mi fa entrare alle poste, dici. Portavo i soldi a casa!

Dove la trovo la pazienza di fare eh, sì! Soddisfatta. Un po’ sorpresa.
Guardo l’orologio.
Dove la trovo la pazienza per fare qualche domanda nuova, se pioveva come facevi, con la bici? E i telegrammi?
Ma tu non senti le domande. Tu stai chiuso nella scatola dei ricordi e ci guardi dentro.
Fuori non c’è niente. Io sono solo orecchie che sentono.
Fuori, solo il letto con le lenzuola azzurre e la traversa di plastica.
E continui la cantilena.
Alle poste. A Misurata, la casetta a schiera. Sedici anni. Il vicino che cucinava. Pasta e alici. Uova fritte. Patate. E poi l’Ufficio Postale a Tripoli. Lo sportello delle raccomandate e le ragazze,
poche, che venivano e sorridevano.
Poi la cartolina di leva. La classe del ’18 povera, chiamano anche i primi mesi del ’19.
E sei fregato, dici.

E anche io, anche io questo sabato, quest’ennesimo sabato sono fregata.
Speravo di distrarti. Magari con le foto sul telefonino del pronipote bello bello. Invece, niente.
Solo perché in una foto c’era una bici. Ti sei attaccato a quella. Hai preso il via.
Ripreso il romanzo. Un’altra volta.
La bici, campione. Il pallone. Lo zio Zerilli, pezzo grosso, tu fattorino postale,a sedici anni. l’Ufficio a Misurata. Quello a Tripoli, allo sportello delle raccomandate, le ragazze, la chiamata alla leva, la classe povera del ’18 e ti hanno fregato.

Ora devo chiamare il taxi, papà. Devo andare. È tardi.

Sì, amore mio, dici. Vai! Grazie!
…
…
…
(by poetella)

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È caduta. Vestita da fragoletta…

17 lunedì Feb 2014

Posted by poetella in allegria!, amore?, basta!, biografia..., consapevolezza, cosa sarà di noi?, diario, fine di un amore, indipendenza, malinconia, mi manchi, piangere, poesia, stanchezza, vecchiaia

≈ 8 commenti

Tag

amore, nostalgia, piangere, tristezza, vecchiaia

fragola

(foto dal web)

 

 

È caduta. Vestita da fragoletta.

Con le calze bianche e un vestitino rosso di pannolenci. O di pile

non ho visto bene, tutto a pallini neri. Applicati.

E una fragola in testa. Un cappellino. Con le foglioline verdi di qua e di là.

Punto.

 

È caduta. Avrà avuto un paio d’anni.

Le calze bianche tutte sporcate.

Le guardava. La faccetta, in un attimo, affogata di lacrime.

Senza consolazione.

Neanche la mamma buona a calmarla.

La sentivo piangere anche dopo averla superata di più di venti passi.

O metri.

O giorni. O anni.

A gran voce.

 

Io non piango.

Io non sono caduta.

Non è caduto nessuno.

Chiudiamola lì.

…

…

…

(by poetella)

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La tavola, dice. No, non mi ricordo…

16 domenica Feb 2014

Posted by poetella in cosa sarà di noi?, diario, la memoria, pace, primavera, quasi racconti, ricordi, speranza, vecchiaia

≈ 18 commenti

Tag

40 anni, amore, dimmi, Ricordi, ti ricordi, vecchiaia

luce(foto di poetella)

qui la voce di poetella

.

La tavola, dice. No, non mi ricordo.

Non lo so mica dove prendevamo la tavola. Camminano.

Aria proprio di primavera. Giacchetta rossa, lei. Camicia, pantaloni.

Lui maglione a collo alto, giacca. Se mi fai prendere freddo vedi, dice. E sorride.

Sorriso stampato, oggi.

Ma dove la prendevamo la tavola? Boh. I cuscinetti a sfera, quelli sì. Ce li dava il ferramenta. Compravamo. I soldi?

Cercavamo le bottiglie, te l’ho raccontato?  dice. (difficile non le abbia raccontato qualcosa, in quarant’anni.)

Cercavamo bottiglie. Di vetro, sì. Le portavamo al supermercato. Tutte sporche. Quelli sorridevano e ci davano i soldi. (‘sta cosa delle bottiglie, in effetti. Forse sì, gliel’aveva raccontata. O forse no)

Mica tutte. Certe non (sposta un ramo di platano che gli dondola davanti) non andavano bene. Mica tutte. Quelle dell’acqua minerale, sì. Quelle della coca cola. Quelle delle birre, mi pare di sì. Quelle dell’aranciata, no.

Come dove? Le prendevamo dove le trovavamo. Nelle aiuole. Accanto ai bidoni della spazzatura. Fuori dei portoni. Tutte sporche. Tutte pasticciate. Piene di terra. ‘no schifo!

Raccoglievamo e portavamo al supermercato, dice. E quelli ci davano qualche soldo. Bastavano per comprare i cuscinetti a sfera.

Pure i giornaletti. Il ferramenta si prendeva i giornaletti e ci dava i cuscinetti.

 

Sorride. E snocciola nell’aria tiepida ricordi. Che galleggiano come farfallette.

C’è un  venticello grato. Quasi una speranza. Una possibilità. Parrebbe.

Ogni tanto le prende la mano. Per attraversare. Poi continua a tenerla.

Chissà perché.

…

…

…

(by poetella)

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Ma che dici, la racconterò anch’io…

04 martedì Feb 2014

Posted by poetella in amore?, anima, assenza prersenza, consapevolezza, cosa sarà di noi?, diario, foto di poetella, papà, pensieri sparsi, storia d'amore, vecchiaia

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Tag

amore, anima, fotografia, Harry Nillson, paura, poesia, vecchiaia

IMG_2853(foto di poetella)

 

 

Ma che dici, la racconterò anch’io mille volte da vecchia

come papà 

che parla di Zonderwater e di quella ragazza

coi capelli rossi

la racconterò anche io

mille volte mille volte questa storia che certe volte

mica lo so se me la sono inventata

per quanto è bella mica lo so se  magari è un vecchio libro trovato

in soffitta, di quelli con la copertina

tutta ammuffita  tutta smembrata ché stanno lì da sempre

da quando ho imparato a leggere e sognare

ché ho imparato presto sia a leggere che a sognare, ovvio

che mi ricordo che andavo in macchina con papà, seduta dietro e fuori

era notte e io guardavo la notte e ci facevo

i disegni dei sogni. E mi chiedevo e mi rispondevo.

Mi facevo le voci in testa.

 

 

E allora mica lo so se questa storia di attese

di riconoscimenti e meraviglie

questa storia da canto del cigno

questa storia che ma che stai sempre a pensarci? mi dico

 

questa storia che s’è scaraventata

nella mia vita scombussolando

attorcigliando scarabocchiando la linea del destino

che non ci ho capito più niente a un certo punto

insomma, mica lo so per quanto continuerò a raccontarla.

 

Siate compassionevoli. Lasciatemi dire. Ok?

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

Harry Nilsson – Everybodys Talkin

 

 

 

 

 

.

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Immaginami tra vent’anni…

31 venerdì Gen 2014

Posted by poetella in amore?, Bellezza, cosa sarà di noi?, crescere con l'amore, foto di poetella, la forza dell'amore, pace, poesia, vecchiaia

≈ 18 commenti

Tag

amore, anima, bellezza, crescere, fotografia, poesia, vecchiaia

immaginami(foto di poetella)

 

Qui la voce di poetella

 

 

 

Immaginami tra vent’anni, puoi? E poi

raccontami il sorriso che vedrai, dimmi

dimmi che sarà come il santino sulla mensola

con la lucina davanti

 

Dimmi che sarà copia di quello

che m’allaga il viso quando

mi guardi, adesso, che ancora mi fai

bella e tua

Ancora mi fai ragazza, ogni volta

E ogni volta sposa.

…

…

…

(by poetella)

.

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Quando cammino per …

22 mercoledì Gen 2014

Posted by poetella in amore?, Bellezza che salva, Bellezza della natura, dolore che guarisce, foto di poetella, poesia, serenità, speranza, vecchiaia

≈ 21 commenti

Tag

amore, Andres Gide, crescere, fotografia, giovinezza e vecchiaia, poesia, speriamo bene...

SAM_1008

(foto di poetella)

 

 qui la voce di poetella

Quando cammino per giardini

proprio non posso fare a meno di pensare a Gide.

A quelli che ha  raccontato così amorevolmente

a quei fruscii che uscivano dalle pagine

quei verdi cupi e rossi e gialli in autunno

e i rosa e i viola, e i carminio e i verdolini chiari in primavera

e gli abbagli tra i rami in estate

e il vento fresco le panche di pietra

e i neri in inverno e gli uccelli e i silenzi

e gli zampilli di fontane e lo scricchiolio delle foglie.

 

Me li gusto di più, i giardini, pensando a Gide.

A quando m’ha riportato alla vita, tanti anni fa

coi suoi Nutrimenti terrestri

pagina dopo pagina mi cancellava il dolore

 

pagina dopo pagina mi tirava la manica

col suo guardare affamato

col suo sentire di malato che guarisce.

E io con lui.

 

Anche ieri, passeggiavo e ci pensavo.

E quando ho visto quelle due anziane signore

sulla panchina, che ridevano! Ridevano di cuore

tutte eleganti, coi cappellini e le borsette intonate alle scarpe

i capelli in ordine e non c’era neanche vento

e i foulard scintillanti nel sole del pomeriggio

ridevano e mangiavano pastarelle. Ognuna la sua.

Ridevano, mangiavano e chiacchieravano

chissà di che? Magari d’amore? Ma no, dai!

Beh,  allora, mentre me ne andavo a passo lento tra quei verdi profumati

nella pausa pranzo col mio panino da finire prima della sigaretta

la prima della giornata, eh!

allora, guarda un po’, ho pensato

Vedi? C’è sempre tempo per ridere.

 

Non ti spaventare dell’inverno che avanza, cara mia.

…

…

…

(by poetella)

FELIX MENDELSSOHN – BARTHOLDY – Spring song

 

 

 

 

 

 

.

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Io ci penso a volte…

07 martedì Gen 2014

Posted by poetella in serenità, vecchiaia

≈ 27 commenti

Tag

che ne sarà di noi?, fine di un amore, Ricordi, serenità, Shibata Toyo

toyo

(foto dal web. Shibata Toyo.)

qui la voce di poetella

Io ci penso a volte. Anzi, spesso ci penso

confesso

adesso che la strada comincia a sdrucciolare

adesso che sono ben oltre la metà del cammino che, certo,

chi può dirlo? ma indubbiamente s’è  girato attorno alla boa

e come non guardarla? Come non domandarsi?

Ci stiamo allontanando dai tumulti e dal rosso

e dall’oro.

 

Ieri ho letto delle cose, sì, poesie, di una signora giapponese

di quasi cent’anni. Ha cominciato a scrivere a novantadue. Pensa te!

Shibata Toyo.

Si chiama così. Non so quale sia il nome e quale il cognome

ma che importa?

 

E mentre leggevo, fuori era notte, era freddo

E a casa si stava bene.

Avevo finito di fare tutto quello che dovevo

potevo starmene a leggere quieta

gustandomi la quarta sigaretta della giornata

fumo poco, no?

e quelle parole.

 

Evaporava una gran pace.

Sicuramente mentre leggevo sorridevo.

Una specie di riconoscenza, veniva su, ma sì, una felicità, da lì dentro

mentre si parlava di visite dal dentista, di badanti

premurose e di premurosi figli.

Di un corpo rinsecchito e immobile a guardare

due raggi di sole che entravano nella stanza e un filo di vento.

Di conversazioni impossibili col cielo.

Di ricordi precisi. Scolpiti come le tavole della legge.

 

Usciva una tale pace

che non ho potuto fare a meno d’invidiarla, quella donna

vecchia e serena.

E di pensare E io? Ce la farò ad essere così?

Mah! Mi sa di no.

 

O magari sì? Lo sai tu?

…

…

…

(by poetella)

Leggendo poesie da: Se sei triste guarda il cielo di Shibata Toyo.

per chi volesse saperne di più

.

 

.

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Stanotte ho sognato…

22 domenica Dic 2013

Posted by poetella in amore?, Bellezza che salva, consapevolezza, crescere con l'amore, diario, foto di poetella, innamorata pazza, vecchiaia

≈ 20 commenti

scuola(foto di poetella)

 

Qui la voce di poetella

 

 

 

Stanotte ho sognato due alunne

di tanti anni fa. Donne, ormai e una diceva

Professoressa, me lei è uguale! Non è cambiata per niente!

 

Ero contenta. Sia di rivederle, ché erano due brave, sia  di…

 

Oggi si sta bene, qui, per adesso.

Mi sono fatta un tè alla vaniglia, per cambiare.

La casa è in silenzio. E fuori non passa un’anima.

grazie al blocco della circolazione.

Il cielo è tutto grigio d’ovatta. Dev’essere quello che attutisce i rumori.

O magari è l’assenza dei rumori che lo fa grigio. Non lo so.

 

Eppure, adesso mi viene in mente che, un mesetto fa,

mentre aspettavo nello studio del dottore per farmi fare il certificato,

una donna sui trent’anni m’ha detto Ma lei è una professoressa? Ha insegnato nella scuola Giacomo Puccini? E io sì, ho detto, ma tanto, tanto tempo fa! Perché?

Perché è stata mia professoressa, 18 anni fa! ha detto lei.

Lo sa? ha continuato, non è cambiata per niente!

 

E invece sì che sono cambiata. Perché ho conosciuto te

che, Sei la mia eterna giovinezza, t’ho detto l’ultima volta che ci siamo visti.

 

Che, quando non ti vedrò più diventerò brutta, cattiva e vecchia come

il ritratto di Dorian Gray.

 

O forse no.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

 

.

 

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Ci si domandava, adesso che … (ri-post)

14 giovedì Nov 2013

Posted by poetella in amore?, anima, crescere con l'amore, diario, foto di poetella, inverno, le cose importanti, pensieri sparsi, saggezza, vecchiaia, vecchie mie...

≈ 4 commenti

Tag

si domandava

1471245_10201843751887748_2144999979_n(foto di poetella)

 

Qui la voce di poetella

 

 

 

Ci si domandava, adesso che a balzi alti ampi elastici

il cane nero s’avvicinava

a un niente dalla gola, ormai,

sebbene il nostro passo risultasse ancora sciolto

fluttuante, sicuro, lievemente oscillante

di spiga di tenda di pizzo di ramo di salice

sebbene i colori, ancora il rosa e il rosso e il nero e il verde

sebbene per strada ancora sguardi come girasoli, calamitati,

rapaci

 

ci si domandava comunque quando

fra quanto, come?

e poi cosa e chi e chi se non

e se. E se invece no. E poi, allora? Ma, in ogni caso, alla fin fine…

 

Ci si interrogava così, tanto per non stare senza pensare

(camminando)

 

Essendo tuttavia perfettamente a conoscenza della totale

inutilità di certi interrogativi.

Pare inevitabili, purtroppo.

 

Stupita, frattanto, di come il cielo fosse

così splendidamente, vivacemente azzurro

non ostante il meteo avesse predetto tutt’altro.

Persino rovesci, a tratti inevitabili.

 

Altrettanto inevitabilmente c’era parso opportuno, comunque

rifiutare saccenti pseudoilluminate soluzioni.

 

E poi, diciamolo, tra un passo e l’altro,

tra un passo e l’altro s’era convenuto che in fondo s’andava avanti.

 

Amen, dunque! Poi si vedrà, no?

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

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A volte, malinconicamente…

06 mercoledì Nov 2013

Posted by poetella in amore?, assenza prersenza, autunno, Bellezza che salva, consapevolezza, cose consolanti, diario, felicità, foto di poetella, la forza dell'amore, le cose importanti, malinconia, pensieri sparsi, poesia, speranza, vecchiaia

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foto dal tel 033

(foto di poetella)

 

Qui la voce di poetella

 

 

A volte, malinconicamente

un po’ come nell’Assenzio di Degas, ecco,

malinconicamente mi vedo, mi sento

fotografia sbiadita

d’una me ragazza che ancora aspetta, ancora guarda ancora sente 

ancora

vorrebbe. Ancora vuole.

 

Ancora,  dai! Non è ancora ora di.

 

 

 A volte, con un’ansietà sempre più intensa m’allarmo

non che arrivi fino a Munch, comunque, a quell’orrore

a quello spasimo di raccapriccio

m’allarmo comunque a una nuova, piccola ruga tracciato d’aratro

a dissodare poi sotterrare sogni.

 

 

Altre volte, invece, compiaciuta d’un compiacimento barocco

mi guardo

coi tuoi occhi allo specchio grande del bagno

con la lampadina a luce calda

giochi

di luci ed ombre, tela di Tiziano, o Rembrandt o Rubens

 

Venere, sei la mia Venere, hai detto, ricordo

mentre mi spoglio e mi preparo per la notte

 

e buona notte, buona notte buona notte!

 

che abiterai,

forse,

spero,

possibilmente, sì,

 

che abiterai nel sogni. O no?

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

 

.

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tanto per ri-ri-postare…

15 domenica Set 2013

Posted by poetella in amore?, anima, autunno, consapevolezza, crescere con l'amore, diario, foto di poetella, sigaretta, vecchiaia, vecchie mie...

≈ 10 commenti

1209378_10201421237245146_654447131_n(foto di poetella)

qui la voce di poetella

 

 

Il distacco. ‘n accidenti proprio. Imparare il distacco. Andare verso il distacco. Guadagnare il distacco (s’accende una sigaretta. Aspira fondo, la testa un po’ indietro, poi butta fuori tutto il fumo).  Quale cacchio di distacco? Siamo umani, no? Bipedi (guarda sua sorella, che tace). Camminiamo. Vogliamo il duro sotto i piedi. Ci serve.

 

Altro che distacco. Visto mai uno che cammina per aria? Come gli amanti o le mucche di Chagall? Visto mai? (sua sorella non parla. La guarda. Non fuma)

 

Io mi sarei proprio scocciata di tutte queste stronzate sul distacco. Sul lascia che sia. Sul vivi l’adesso. Ma sì, cavolo, sì che lo vivo l’adesso. Come no? Mica mi serve che me lo ricordino. Che me lo consiglino. L’adesso si vive sempre. Finché si vive(la guarda. Quella, zitta. La guarda, fuma e parla). C’è qualcuno che non lo vive, l’adesso? Ti risulta?

 

È che vogliamo sapere. Vogliamo controllare. Vogliamo qualche drittina su quanto durerà quest’adesso. Sia che si voglia che finisca, sia che continui, ‘sto cavolo di adesso.

(e la sorella zitta, buona, beve il tè e guarda una farfalletta che svolacchia sui gerani)

 

Ma sì, sì, sì, sì! Certo che si vivrebbe meglio. Meglio, a non avere bisogno di programmare, pronosticare, o magari solo prevedere, con un piccolissimo margine di dubbio.  Senza andare a cercare conferme da tutte le parti. Meglio, si vivrebbe. Senza cercare nei fondi del caffè o nei rametti di millefoglie.

 

Ma come fai? Come cazzo fai? Balle, il distacco. Balle.

Vaglielo a dire a  quelli che gli è crollata la casa, la vita addosso. Vaglielo a dire a loro, il distacco.

O vienimene a parlare tra un po’.

Quando sarò vecchia. E lui non ci sarà più.

 

Sai che risate.

…

…

…

(by poetella)

.

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E se invece mi confessassi che …

06 venerdì Set 2013

Posted by poetella in amore?, consapevolezza, cose consolanti, cose faticose, cose sgradevoli, crescere con l'amore, foto di poetella, le cose importanti, malinconia, paura di non amore, vecchiaia

≈ 10 commenti

 

20130906_192903(foto di poetella)

 

 

 

E se invece mi confessassi che ho paura?

Ma tu lo sai? lo sai che capita che m’avvolgo,

mi rivoltolo in una spirale di dubbi di crucci di domande di sentenze

irrevocabili

lo sai che ogni tanto m’appendo alla tenda di broccato verde delle mie insicurezze

come un’attrice del muto a un passo dall’oblio

tutta truccata di finta giovinezza, di finta allegria,

m’appendo e copro le rughe del collo che ancora non ci sono ma verranno,

verranno e magari non le vedo che sono miope, ma i miopi vedono da vicino!

 e magari ci sono sotto sotto e sputeranno tutte insieme alla faccia delle creme e cremette rassodanti esfolianti compattanti leviganti rigeneranti

E se invece mi confessassi che ho paura?

Che mi basta un silenzio di che so, qualche giorno, mese, anno?

Mi basta un silenzio che mica lo so quanto potrà  durare mai e se fosse per sempre?

Mi basta un silenzio e…

 

Ci convinciamo, astutamente,  che la strada per compiere il progetto di sé passi per la stretta via del  distacco.

Ci convinciamo che passi per la consapevolezza profonda di sé

Ma siamo davvero consapevoli?
se fingessi anche con me stessa quando scelgo questo benedetto fluire

senza chiedere senza mai pretendere. Apparentemente. Bastandomi?

 

E se invece mi confessassi che ho paura?

 

No. Niente confessioni. Andiamo avanti. Propizia è perseveranza, dice il saggio.

 

E lui sa.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

John Cage – Dream

 

 

 

 

 

.

 

 

 

 

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Tuttavia (Intesomale mi perdoni l’incipit) a volte …

04 mercoledì Set 2013

Posted by poetella in amore?, atmosfere magice, Bellezza che salva, camminare guardando, comunicazione di servizio, consapevolezza, diario, fine di un amore, foto di poetella, indipendenza, le cose importanti, vecchiaia

≈ 20 commenti

Tag

arietta, deserto, diano, liszt la campanella

il cipresso(foto di poetella)

 

 

 

Tuttavia (Intesomale mi perdoni l’incipit)  a volte mi si scopre il nervo.

 

Sì, sì, certo, indubbia l’immersione nel benessere a camminare, mattina presto, una specie d’appena accennato sorriso e quel verde cupo dei cipressi, a gruppetti, al parcheggio della metro.

Indubbio che l’arietta che stacca i capelli dal collo, quella tensione tonica al torace e, dietro, alle reni, la gonna che si tende ad ogni passo, e il passo svelto e fiero, marziale?diano una teoria di percezioni incoraggianti. Parecchio.

 

Fino a quando non si scopre il nervo.

E come si fa? Come si fa a stare tranquilli?

Dice, rendi marginali tutte le storie. Centrati.

Dice, niente è più importante di te stessa.

 

Balle.

Una me stessa bella e fiera (per quanto, poi?) che se ne va in giro per un mondo deserto.

O invisibile.

O indifferente agli occhi. E alla testa. E al cuore.

‘Cazzo me ne faccio?

 

Sono una bugiarda.

Sono una bugiarda, ecco.

Prima con me stessa. Poi col resto.

Quando dico che ho paura, no.

Solo quando dico che va bene così. Il distacco. Il bastarsi. La marginalità, la fungibilità d’ogni situazione. Tutto secondario. Tutto sostituibile.

 

Stronzate.

 

Quando non farò più l’amore con te, sai che ti dico?

 

Io m’ammazzo. Ecco.

…

…

…

(by poetella)

 

 

Liszt – La Campanella

 

 

 

 

 

 

 

.

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Ci guardo sempre. Saranno, boh, due anni…

21 martedì Mag 2013

Posted by poetella in amore clandestino, amore?, assenza prersenza, atmosfere magice, Bellezza che salva, foto di poetella, vecchiaia

≈ 9 commenti

fiore strano(foto di poetella)

 

 

 

Ci guardo sempre. Saranno, boh, due anni

(due anni?) che ho visto quel fiore strano scintillare nel cantiere abbandonato. Che poi, allora non era abbandonato. Scavavano. Chissà cosa. Chissà perché. Quattro o cinque uomini. Una ragazza scriveva su un quadernino. Poi, braccio teso, dava ordini. Presumo. O suggerimenti. Non so, non sentivo parole.

Portavano via gran cariolate di terra (dove l’avranno portata?). una buca larga, serpeggiante.

Con due costoni sempre più alti. O sempre più fondi. Dipende da.

 

Comunque, dicevo, ci guardo sempre, sperando che. Ma niente.

Fiorellini, margheritine viola(viola? Margheritine?)gialle, bianche (quelle sì, sicuro margherite).

Piccoli ciuffi, pallette spinose punteggiate di micro fiori violetti, che colore, molto di viola in natura.

I tuoi occhi non sono viola. Belli da morire, però.

Ma che c’entra, adesso. Non divaghiamo.

Fiorellini a cinque petali, sempre violetti, lilla, magari, raggruppati tra foglie di un verde cupo, poi papaveri.

Ah! I papaveri. Che vita breve. Che vita coraggiosa. Che impeto.

 

E c’è ancora odore di terra abbandonata, pozzanghere.

Nessuna presenza ormai da un’infinità di tempo.

Lo scavo s’è ormai tutto, quasi tutto coperto d’erbacce, erbe, muschi, spighe selvatiche, fiori, in questa stagione, rovi.

Tranne lì dove hanno steso quella cerata con sopra dei grossi sassi. A coprire non so che. Parrebbe qualcosa d’antico, molto antico, da come spunta da un angolo mosso dal vento della tela cerata.

 

Quel fiore, comunque, quella festa di rosa, di verde, quella ricchezza di corolla, sfumature d’abito d’organza, quel fiore solitario, regale, ricco, alto alto, quel fiore che sono riuscita a fotografare, il giorno dopo, ma non a cogliere, troppo lontano! mai più visto.

 

Unico, insostituibile, misterioso, sconosciuto.

Probabilmente penserò a lungo  ancora a lui, ancora altre volte sperando di, e invece niente. non

lo ritroverò più. C’è da giurarci.

Penserò a lui come in vecchiaia penserò a te. Allo stupore. Alla meraviglia. Ai giochi.

All’infinita fortuna d’aver incrociato la tua bellezza.

 

E poi, forse, mi dimenticherò del fiore. E anche di te.

 

O forse, no.

…

…

…

(by poetella)

 

 

Sidney – Bechet – Petite fleur

 

 

 

 

 

 

.

 

 

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Che ne pensi, ci pensi mai…

25 giovedì Apr 2013

Posted by poetella in amore?, assenza prersenza, consapevolezza, fine di un amore, foto di poetella, poesia, vecchiaia

≈ 29 commenti

lo scolapiatti

(foto di poetella)

 

 

Che ne pensi, ci pensi mai

anche se hai detto di no, no, che non serve

a che servirebbe?

ci pensi mai alle briciole che conserverò in fondo

alle tasche per quando la fame

sarà diventata cronica

e si vivrà delle riserve di grasso e luce accumulate

prima della carestia

prima della chiusura definitiva

del mercato dei sogni?

 

Ci pensi mai

a quando mi ricordo sarà il dire

più semplice, più facile

più triste da pronunciare

E mi ricorderò, mi ricorderò

Come potrei non?

 

Una mattina, prestissimo

nel silenzio che ricorda ancora la notte

a casa è crollato

lo scolapiatti

facendo sobbalzare, credo

tutto il palazzo.

Pensa, s’è rotto solo un bicchiere!

 

Chissà se farà quel rumore il mio cuore

quando tornerò io

Non più noi.

..

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

Brian Eno – An Ending

 

 

 

 

 

 

 

.

 

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Certo, ne ho scritte parecchie di…

29 venerdì Mar 2013

Posted by poetella in amore?, atmosfere magice, attesa, Bellezza che salva, biografia..., consapevolezza, crescere con l'amore, Debussy, foto di poetella, inverno, le cose importanti, musica, notturno, poesia, vecchiaia

≈ 8 commenti

Tag

amore, claude debussy, fotografia, musica, poesia, Ricordi, ti ricordi

SAM_0008

(foto di poetella)

 

Certo, ne ho scritte parecchie di poesie

d’amore. A cercare scuse per sognare e sognarne

a cercare scuse per farlo più mio.

 

Che  come negare che a volte, non sempre

a volte mi prende come una paura che si secchi l’idea

che s’asciughi la parlantina

prima o poi con l’andare dei giorni

 

Con l’andare del grigio contrastato

dai colori fluidi della mia parrucchiera esperta

e sapiente.

Ma in fondo, che paura c’è, dico io

se non quella d’apparire ridicoli, forse

a stare a giocherellare raccontare trafficare

con quelle parole d’amore

 

prima d’appallottolarle e gettarle

nel cestino della memoria

ormai la parte imparata per bene senza bisogno di voci

a suggerire

facendo un bell’Eh… sapessi,

un tempo, io…io…

Ci sarà mai un ultimo verso? Dimmelo.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

Claude Debussy – En Bateau.

 

 

 

 

 

 

 

.

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Se almeno ce ne fosse una …

19 martedì Feb 2013

Posted by poetella in amore clandestino, assenza prersenza, biografia..., Borodin, camminare guardando, consapevolezza, fine di un amore, foto di poetella, inverno, le cose importanti, musica, paura di non amore, poesia, vecchiaia

≈ 28 commenti

Tag

amore, borodin, fine di un amore, musica, poesia, vecchiaia

IMG_4959

(foto di poetella)

 

 

Se almeno ce ne fosse una con una voce più chiara.

Una che prendesse il sopravvento.

Decisamente. Senza ombra di dubbio.

Con quel cipiglio da infallibile che certe volte i sapientoni si mettono su.

Chiara, netta. Inequivocabile.

 

Invece no.

È un parlottio continuo. Cammino e sento.

Passi svelti, come cammino spavalda certe mattine! passi decisi, misurati, regolari, neanche un po’ di fiatone per quasi quattro chilometri, cammino e ascolto.

È un cicaleccio. Che davvero certe volte è quasi un battibecco.

 

Ma no, tanto che ti vuoi aspettare. Che ci pensi a fare al futuro? Quello è segnato. Ci sono tutti i presupposti.

Niente di buono. Solo un triste calando.

Sempre più rughe sul viso e sui giorni. Altro che creme! Sempre più segni, sempre meno tonicità, ovunque. Una rilassatezza di pensieri. Una rassegnazione. Copertine sulle gambe.

Sempre di più, fino alla fine, dice una.

 

E s’infila l’altra, ma va! Dice. Ma chi l’ha detto.

Invece non è vero, potrebbe andare diversamente.

Diversamente, risponde la prima. Diversamente come? Magari ti sogni che invece di…ma sei matta? Dice sempre la prima, e la seconda, ma no! Dice. Mica dico che…no! Figurati.

Non sono mica una ragazzina con la testa fasciata di fotoromanzetti rosa. Io.

Ma magari ci sarà qualcos’altro per entusiasmarmi. Lo trovo sempre, io, qualcos’altro.

 

Sì, beata te! Ridice la prima. E che sarebbe ‘sta cosa per entusiasmarti? Una bella mostra? Un nuovo autore da scoprire, da leggere? Musica? Foto? Una seconda laurea? O scrivere, scrivere, scrivere. E di che? E su chi? E per chi?

Beh? Dice la seconda, perché, non sarebbe possibile? mica uno è felice e salta come un grillo solo se è innamorato, no? Solo se qualcuno dice Che bella che sei! Solo se qualcuno manda un messaggio con solo scritto Domani? Solita ora?

Mica uno è felice solo se le comincia a battere il cuore a vedere un nome sul display del cellulare, ancora prima di leggere il messaggio, no? dice sempre la seconda.

 

E quell’altra, la prima, ma fammi il piacere, va! Tutte balle. Sarà un pianto, una lagna, esci, fai la spesa, tieni in ordine casa. Comprati qualche cosetta, ogni tanto, tira su le serrande, tira giù le serrande che ormai è notte. E basta, dice sempre la prima. Basta.

 

E io, senti quella, senti quell’altra,’ste voci che ho in testa,  non so mai chi c’ha ragione.

 

Meglio camminare e cantare, va. Meglio. Distrarsi, via.

…

…

…

(by poetella)

 

Borodin- In the Steppes of Central Asia

 

 

 

.

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Ancora è netta la scena …

02 sabato Feb 2013

Posted by poetella in amore clandestino, amore?, assenza prersenza, atmosfere magice, attesa, consapevolezza, fine di un amore, foto di poetella, malinconia, nostalgia, passione, poesia, vecchiaia

≈ 22 commenti

Tag

amore, amore vero, baci, fine di un amore, gheorghe zamfir, musica, poesia, ti amo

neo

(foto di poetella)

 

 

 

Ancora è netta la scena a sipario abbassato:

porta socchiusa, la tua testa reclinata a invito

[è un fiore che sbuca dal cemento dei giorni]

sorriso, ciao! Ciao, ciao, ciao

sempre più flebile, Intervalli musicali.

Il mio scivolare come un’ombra

sulle tue labbra alla vaniglia

la nube densa di quel racchiudermi nel cuore della festa

 

e la vertigine, la vertigine!

Danze tribali implorando le piogge.

 

 

Avevo un neo sulle labbra

tempo fa. Non lo vedo più. Strano.

 

Destino pari al ricordo dei tuoi baci. Temo.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

 

Gheorghe Zamfir: Plaisir DAmour

 

 

 

 

 

 

.

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Ci si domandava, adesso …

30 mercoledì Gen 2013

Posted by poetella in amore?, assenza prersenza, attesa, Bellezza che salva, consapevolezza, crescere con l'amore, foto di poetella, inverno, le cose importanti, poesia, vecchiaia

≈ 6 commenti

Tag

amore, domande, futuro, girasoli, il cielo, poesia, speranza

i girasole ridotta

(foto di poetella)

 

Ascolta poetella

 

 

 

Ci si domandava, adesso che a balzi alti ampi elastici

il cane nero s’avvicinava

a un niente dalla gola, ormai,

sebbene il nostro passo risultasse ancora sciolto

fluttuante, sicuro, lievemente oscillante

di spiga di tenda di pizzo di ramo di salice

sebbene i colori, ancora il rosa e il rosso e il nero e il verde

sebbene per strada ancora sguardi come girasoli, calamitati,

rapaci

 

ci si domandava comunque quando

fra quanto, come?

e poi cosa e chi e chi se non

e se. E se invece no. E poi, allora? Ma, in ogni caso, alla fin fine…

 

Ci si interrogava così, tanto per non stare senza pensare

(camminando)

 

Essendo tuttavia perfettamente a conoscenza della totale

inutilità di certi interrogativi.

Pare inevitabili, purtroppo.

 

Stupita, frattanto, di come il cielo fosse

così splendidamente, vivacemente azzurro

non ostante il meteo avesse predetto tutt’altro.

Persino rovesci, a tratti inevitabili.

 

Altrettanto inevitabilmente c’era parso opportuno, comunque

rifiutare saccenti pseudoilluminate soluzioni.

 

E poi, diciamolo, tra un passo e l’altro,

tra un passo e l’altro s’era convenuto che in fondo s’andava avanti.

 

Amen, dunque! Poi si vedrà, no?

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

 

 

 

.

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Dunque è così che va?

30 domenica Dic 2012

Posted by poetella in amore?, assenza prersenza, consapevolezza, dolore che guarisce, fine di un amore, foto di poetella, inverno, le cose importanti, libertà, notturno, poesia, vecchiaia

≈ 28 commenti

Tag

amore, dolcezza, fine di un amore, nebbia, pace, poesia, serenità, vecchiaia

SAM_0022

(foto di poetella)

 

Ascolta poetella

 

 

Dunque è così che va?

Uno starsene quieti, le ore equidistanti. Nessuna accelerazione. Niente fretta.

Un sorriso appena accennato, alberi nella nebbia. Cipressi, ecco.

Solo un lieve dondolio nel vento.

È così che va, che procede?

Niente particolari attese. Nessun trasalimento.

Piccole occupazioni domestiche.

Riordinare archiviare rinfrescare.

Controllare preparare conservare. È così?

 

C’è una certa dolcezza. Indubbio.

Forse un po’ dolente.

Un respiro regolare.  Una cantata larga. Comunque.

 

Salutare il gatto al portone.

Ormai s’è accasato. Risponde al saluto. Miao miao.

La giovane vicina che lascia aperta la porta dell’ascensore e aspetta che entri.

 

Poi si fa sera.

E poi notte. Sempre.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

 

 

.

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Un certo fascino a stare …

26 mercoledì Dic 2012

Posted by poetella in atmosfere magice, attesa, biografia..., Borodin, consapevolezza, da leggere, diario, foto di poetella, le cose importanti, Luigi Meneghello-Libera nos a malo, malattia, poesia, speranza, vecchiaia

≈ 22 commenti

Tag

bambina, borodin, Libera nos a malo, Luigi Meneghello, malattia, Ricordi

libera nos a malo

(foto di poetella)

 

 

Un certo fascino a stare malata.

Come non ricordare una io ragazzina, sotto le coperte,

col libro che si portava via la febbre.

e tutte le richieste del mondo

ovattato, operoso

di lato. Senza intrusioni.

 

Mamma e sorella che portavano coccole e tazze di te.

Un tepore alle guance e i piedi freddi.

E il libro. Sempre.

Cercare la posizione, la luce migliore

inclinandolo un po’.

Tirare su il cuscino

e intanto mica chiudere la finestra sui sogni.

 

Me ne sto come allora a divorare assaporare sgranocchiare parole

scacciando interrogativi inutili. Aspettando.

Buono questo “LIBERA NOS A MALO”.

Buon libro. Di ricordi.

I miei sono diversi. Ognuno ha i suoi.

 

Da ragazzina mi piaceva fare la malata.

Avevo la scusa per non essere scocciata interrogata valutata

Potevo starmene tranquilla coi miei libri.

 

Poi,  sapevo che sarei guarita.

Perché ero bambina. Buona. E forte.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

Borodin-PetiteSuite-Nocturne

 

 

 

 

.

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Ma dai! Ti ricordi un anno e mezzo fa…

24 sabato Nov 2012

Posted by poetella in amore?, biografia..., crescere con l'amore, diario, empatia, figli, inverno, le cose importanti, padri e figli, papà, quasi racconti, speranza, vecchiaia

≈ 15 commenti

Tag

amore, papà, ti ricordi, vecchiaia

(papà a 18 anni)

 

Ma dai! Ti ricordi un anno e mezzo fa?

Ti ricordi? No. Tu non ricordi più niente. Quasi. Non è vero. Ricordi, invece.

Ma solo sempre la stessa cosa. Quella storia che mi racconti tutti i sabati pomeriggio. Tutti i sabati pomeriggio la prigionia, e Zonderwater, e Ingrid, coi capelli rossi. E le salsicce nell’autoclave. 

E tutte quelle parole scritte a matita. Sei anni di diario. Che pure a te piaceva scrivere. Pure a te. Tutte cancellate. Via! Svanite per sempre. Come la tua memoria. Recente. Che io ti capisco, sa’?

Che c’è di bello da trattenere in questi tuoi giorni? Che fa se non ricordi cosa hai mangiato a pranzo. Che fa se non ricordi, col telefono in mano, cosa volevi dirmi. Perché m’hai chiamata. Che potresti mai dirmi adesso. Che ci sarà mai da dire, un giorno…chissà io che dirò quando…

No, non ci voglio pensare.

Ma, comunque

 dai! Ti ricordi un anno e mezzo fa?

Quando le gambe! Non sento più le gambe. Non ce la faccio a muoverle. Non camminerò più. Come sono ridotto! E io no! No! Ce la farai. Ed io a curarti, a coccolarti, come fossi mio figlio.

A vestirti, a spogliarti. Non t’avevo mai visto nudo, prima. A correre al tuo letto una, due, tre, quattro volte, la notte, come tanti anni fa, quando Giuli piangeva, piccolo piccolo, che non dormiva mai. A correre a massaggiarti le gambe, a massaggiarti il cuore. A portarti l’acqua con la cannuccia, che non ce la facevi a tirarti su per bere. In quell’agosto infocato. A cambiarti il letto con te sopra, piano piano. Sorridendo. A consolarti. A incoraggiarti, tu figlio e io madre.

A spronarti. A ridarti il sorriso.

Dai! Ti ricordi un anno e mezzo fa?

E poi seduto sulla seggiolina dello studio, con le rotelle. E poi, finalmente a mangiare in cucina, la seggiolina come una macchinina per casa. Come un tappeto volante verso i sogni.

 

E poi, quella volta in piedi! Ce l’hai fatta, sei in piedi! Ce l’hai fatta! Vedi che ce l’hai fatta e a ballarti attorno, a girare come una trottola, a saltare, folletto dei tuoi giorni, allegra come un cardellino a primavera!

E quei tuoi primi passi, piano piano, appoggiato a me. come farei senza di te, dicevi. Ma io ci sono.

E poi, quella volta, solo! Uno, due, tre passi. Solo! Battiamo le mani, cantiamo, balliamo! Ce l’hai fatta!

Dai! Ti ricordi un anno e mezzo fa?

Glieli abbiamo strappati alla Signora in nero tutti questi giorni! Abbiamo vinto noi, ancora noi! Dai…non ti scoraggiare. Ce la possiamo ancora fare, vedrai, papà!

 

Eccomi. Arrivo. A tra poco, papà mio!

…

…

…

(by poetella)

 

 

ChetBaker – Over The Rainbow

 

 

 

 

.

 

 

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Che poi, lo sai, no? Ti parlo continuamente…

01 giovedì Nov 2012

Posted by poetella in amore?, archetipi, assenza prersenza, autunno, consapevolezza, crescere con l'amore, diario, dolore che guarisce, foto di poetella, indipendenza, le cose importanti, libertà, pensieri sparsi, poesia, saggezza, vecchiaia

≈ 8 commenti

Tag

amore, crescere, fine di un amore, luce, musica, poesia, saggezza, serenità, sto bene

(foto di poetella)

 

 

Che poi, lo sai, no? Ti parlo continuamente.

Penso tu lo sappia.

Anche se noi, beh, noi quando mai riusciremo a sapere davvero quanto, quanto di noi, per quanto, quando, come. Noi non sappiamo.

Noi. Io, comunque.

Che tu, non so perché, mi dai l’idea di saperla lunga. La luce chiara della saggezza.

Ma va a capire, poi.

E comunque, sai, anche se

 e in fondo lo sai, no? ti parlo continuamente

il mio è adesso un discorso pacato, finalmente.

Niente più esclamativi. Niente puntini. Poche virgole. Frasette brevi e chiare. Scorrevoli.

Cronachette garbate di un quotidiano al passo. Niente mille metri pista dritta.

Direi quasi un trotto leggero. Di carrozzella per le strade di Roma, col cielo nuvolo e poco vento. Che tanto Roma è bella sempre.

 

Il lungo cammino dell’educandato mi pare giunto al suo culmine.

La novizia ha messo in una cesta i giocattoli, anche quelli più amati, via in soffitta.

Quando li ritroverà, sicuramente sorriderà.

Entrata a occhi sgranati nella sua nuova realtà, ci si sistema comoda. Magari un po’ guardinga, ancora. Ma comoda.

 

Sai, anche guardare il piano cottura della cucina a gas tutto scintillante può dare le sue piccole soddisfazioni, che credi… L’Archetipo di Estia insegna.

 

E andiamo avanti, allora

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

Handel’s  Minuet.

 

 

 

 

.

 

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Si stropiccia un po’ gli occhi, tira su col naso e…

27 sabato Ott 2012

Posted by poetella in amore?, archetipi, attesa, basta!, Bellezza che salva, consapevolezza, desideri..., dolore che guarisce, foto di poetella, indipendenza, inverno, le cose importanti, libertà, musica, paura di non amore, poesia, vecchiaia

≈ 17 commenti

Tag

amore impossibile, giovinezza e vecchiaia, morte a venezia, venere

(foto di poetella)

ascolta poetella

.

Si stropiccia un po’ gli occhi, tira su col naso e

 

voglio innamorarmi di un ragazzino, dice.

Giovane giovane, tipo, presente Morte a Venezia? Così.

 

Mi voglio innamorare, ché l’Archetipo che mi domina è Venere.

Riconoscere anche gli altri, dice, portarli alla luce, sarebbe opportuno.

Mai fatto quello che sarebbe opportuno fare, io. Dice.

Si stropiccia un po’ gli occhi, tira su col naso e

 

Venere comanda. Sempre  Venere m’ha comandato. Mi voglio innamorare di un ragazzino.

Voglio  entrare nella sacra geometria della sua Bellezza,  Fresca.

Accogliere la ferita che mi darà, dice,

nutrirmi  e perdermi del sangue che ne sgorgherà.

Sciogliermi dolcemente in un deliquio verso una fine morbida. Indolore.

 

Si stropiccia un po’ gli occhi, tira su col naso e

Giovane giovane, dice. L’età di mio figlio. Tipo.

Un amore impossibile. Dunque senza pretese. E ancora, ovvio, senza delusioni.

Non speri, non chiedi, non aspetti, non ti deludi. Ecco. (dice)

 

Un amore  di piccoli trasalimenti davanti alla sua generosa Bellezza

Al suo passare elegante di cigno sull’acqua, ai miei occhi. Dice.

E farmi bastare che esiste.

 

Che a lungo vivrà, dice, oltre me.

…

…

…

(by poetella)

 

 

An affair to remember

 

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E se anche fosse arrivato …

25 giovedì Ott 2012

Posted by poetella in amiche, assenza prersenza, autunno, basta!, consapevolezza, crescere con l'amore, dolore che guarisce, foto di poetella, le cose importanti, malinconia, paura di non amore, poesia, silenzio, vecchiaia

≈ 17 commenti

Tag

amore, fine di un amore, il cielo, musica, nuvole bianche, poesia, Ricordi

 

(foto di poetella)

 

 

Ascolta poetella

 

 

E se anche fosse arrivato il momento

se anche lei si fosse dovuta richiudere nel castello scuro e freddo,

alte pareti di pietra umida, piccole finestre e fuori un paese di nebbie e nebbie e nubi e gelo

e pioggia e grandine,

chicchi grossi così!

 un paese morto, desolato, incustodito coi cani randagi e orde di barbari a scendere ogni tanto

e andarsene bruciando erba secca

 

 se anche fosse arrivato il momento

di dire addio ai prati, ai crochi in festa, alle nuvole bianche e ai sorrisi del vento e della giovinezza,

di rinserrarsi in un buio come di sottoterra, di pozzo, di fogna, di grotta senza uscita da girare e rigirare per cunicoli senza torcia, un buio di tana di lupi, di orsi, di serpi

 

se anche fosse arrivato il momento

di staccare l’ancora e lasciare che la zattera prendesse il largo nel vasto mare del destino

e magari slegare il palloncino azzurro, lasciarlo, vederlo lievitare libero su in cielo

vederlo diventare un puntolino minuscolo e poi sparire nella sconfinata, radiosa luce del suo futuro

 

se anche fosse arrivato il momento

 

certo mai lei  avrebbe, certo, mai dimenticato quelle labbra di lampone e gelsomino

quegli occhi straordinari d’oceano ondoso e vasto

quella voce di sorgente di montagna che diceva

Sei bellissima! Bella da morire!

 

E questo, si diceva, questo non ha prezzo!

 

Per tutto il resto…c’è MasterCard!

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

.

 

 

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Mai una volta che …

22 lunedì Ott 2012

Posted by poetella in amore?, autunno, biografia..., consapevolezza, da Amori Amari, foto di poetella, le cose importanti, malinconia, morte, musica, pensieri sparsi, poesia, quasi racconti, vecchiaia

≈ 20 commenti

Tag

fine di un amore, ti ricordi, tristezza

 

(foto di poetella)

 

Ascolta poetella

 

 

– Mai una volta che dicessi Ti ricordi quando…

 

                 E io penso Ricominciamo con questa storia. Dei ricordi. Vivi di ricordi. Proiettato rigidamente verso un passato che ti colori e ricolori come ti pare.

Lo spolveri e lo lucidi stropicciando la memoria.

E io lo vorrei annullare. Via. Spazzare via tutto. Eliminare e riscrivere come su una lavagnetta. Un colpo di cancellino e via.    

       

             – Mai una volta che dicessi Ti ricordi quando…

 

 

                    e non è vero, dico. E invece è vero, penso. Non mi piacciono quei ricordi che piacciono a te, penso. Troppi sbagli. Troppe sviste. Non mi conoscevo. Quante stupidaggini. Abbagli. L’amore. Non era amore. Adesso lo so cos’è l’amore. Quello che non chiede. Non si abbarbica. Non ha bisogno di. Adesso lo so.

E poi, dai, dai! L’altro ieri, quando ci siamo incontrati a Piazza del Popolo, mi sono ricordata, invece.

                           Si, mi sono ricordata di quella volta che ci siamo visti per andare da Cohen. Certo, dopo l’ufficio. Ti ricordi? A via Margutta. Che tu m’hai detto Che bella che sei. Dieci? Venti, trent’anni fa. Non mi ricordo. Ma Che bella che sei! Sì, quello sì.

 

                               Ecco. Ti ricordi anche tu. Lo vedi allora che mi ricordo?

E non dire Non me l’hai detto che ti sei ricordata.

Mica si deve dire sempre tutto. Si consumano le emozioni a parlarne tanto. Parli, tu parli, parli. Consumi tutto come un fuochetto perenne. Che non illumina niente. Non scalda neanche le mani, figuriamoci il cuore.

 

             – Mai una volta che dicessi Ti ricordi quando…

 

            Lo so, sai. Tu sei affezionato solo al passato. Il presente non conta. L’adesso. Adesso che vuoi che ci si possa ricordare, dici. Siamo vecchi. E allora? Mica puoi far brillare l’adesso solo con la luce dei ricordi. Non si accendono più. Non rinasce quel tempo a ricordarlo. È appassito. S’è fatto amaro.  S’è fatto vecchio pure lui e i ricordi. E ognuno ha i suoi.

E anche quelli comuni, sei proprio sicuro che siano gli stessi? Che sia lo stesso, la stessa emozione che ricordiamo? Sicuro?

Io no.

 

                       E non stare la seduto, col giornale davanti. In pigiama. Mentre aspetti chissà che, chissà cosa, ancora. Che si svegli il drago del passato, il drago che non dorme, sai? non dorme.

È morto. Morto e sepolto sotto una gigantesca, insormontabile montagna, una frana di Ti ricordi, che non voglio ricordare.

                   E non mi dire Sta un po’ qui. Fermati. Ché io ho da fare.

Sempre. Non posso stare mai ferma. Mai ferma  un attimo per non pensare ai Ti ricordi? che non mi voglio ricordare, che non mi piacciono più.

 

                             Figli illegittimi che ripudio, scaccio via col dito puntato verso l’infinito, e lo sguardo inquieto, aggrottato, la ruga sulla fronte più fonda, più amara, Vattene via ricordo. Che io ho da fare.

Faccio tutto io, qua. Ho da fare. La casa, la spesa e la cucina e la raccolta differenziata e il bucato e il balcone e la gelata che quest’inverno s’è portata via tutto, e il cambio di stagione e il cambio d’espressione su questo viso che deve fingere come a teatro e certe volte gli viene meglio e certe no. Come a teatro.

No, non mi posso fermare. Mi scoccio a stare ferma.

Mi annoio. Ma niente, non te lo dico, sai? non lo dico che mi annoio a morte con te. E i tuoi ricordi. Non dico niente. A che servirebbe. Strofino il lavello come fosse la mia vita. Per farla tornare a brillare. Vergine. Nuova.

 

             – Mai una volta che dicessi Ti ricordi quando…

 

                 E dici Se muoio, per te non succede niente.

Ma la pianti con questi discorsi del cazzo. Muori. Ma che muori. Noi siamo già morti, finiti, sotterrati sotto strati di uffa, di ancora, di sempre, sempre, sempre lo stesso.

Dio, sempre lo stesso! Mai niente che si rivolti, che si ribalti, che dia una vibrazione a quest’aria stagnante e ammuffita. E chiudi sempre le finestre. E io le apro. Ma resta tutto lì. Puzza.

E dici Domani ritiro le lastre. E se muoio?

 

                          Se muori lo sai che faccio?

Vendo tutto. Butto tutto. Porcellane, mobili, quadri, tappeti. Impicci vari. Svuoto casa.

E non dire Tutto? No, dai. Tutto no.

E non ti alzare, non mi venire vicino. Non mi  prendere le mani. Che sono bagnate. Non me le stringere.

Che tanto se muori butto tutto, sa’. Butto tutto lo stesso.

                  Lascio solo il letto. I mobili di cucina. E tappezzo casa di scaffali per metterci i libri. Il resto via. Tutto via. Aria.

 

             – Mai una volta che dicessi Ti ricordi quando…

 

No. Non lo dico Ti ricordi quando. Butto tutto con tutti i ricordi appiccicati come mosche morte, incollate, spiaccicate, cancello tutto lo spazio e lo ricreo. Vergine.

 

                   Lascio solo il letto. I mobili di cucina. E tappezzo casa di scaffali per metterci i libri.

 

Coi ricordi degli altri. Che fanno meno male, distolgono, accomunano e consolano un po’, senza dolore. Ecco.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

–

 

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ri-posto…

21 domenica Ott 2012

Posted by poetella in amore?, biografia..., consapevolezza, foto di poetella, inverno, malinconia, morte, poesia, vecchiaia

≈ 1 Commento

…ché —lamentesepolta, …

nuovo, interessantissimo blogger che seguo e consiglio, ha da poco commentato questo branetto, che fa parte di una raccolta di monologhetti /dialoghetti che forse…dico forse…pubblicherò.
Titolo “Amori amari”…
Con tante storie d’amore triste. Storie d’incomprensioni e inganni. Storie di sogni impossibili e sogni infranti…

ecco qui…

(foto di poetella)

ascolta poetella

.

.

                      – Ma sì, fammela una carezza, fammela

 

non la levo la mano, non la tiro via con la scusa di una ciglia nell’occhio, dei capelli che scappano dal mollettone come ci fosse vento e non c’è vento, non c’è mai vento, non c’è più vento ormai qui dentro, da tanto, da tanto e allora coraggio, fammela questa carezza, una di quelle che si fanno ai vecchi su una mano sempre fredda, no, non la mia mano, la mia, quella non è fredda. La mano, per lo meno.

                       Magari è vecchia, la mia mano. Magari lei sì. Vedi l’indice? È un po’ curvo, quello della destra, dico, un po’ curvo a forza di scrivere e scrivere, la penna, il mouse, deve essere quello che l’ha curvato, [vedi la sinistra, quella del cuore? Quella no. Non è piena di solchi e nodi. Quella no. È giovane. Quella del cuore]

                       La destra, invece. Sarà quel sempre voler indicare un lontano, ci si stanca a indicare sempre un lontano chissà dove, laggiù dove si schiudono i sogni. Dove potremmo, dove potrebbero, prima o poi. Vedrai che.

Coraggio.

–       Ma sì, fammela una carezza, fammela

 

che vedrai, ti sorriderò come allora, tanto tempo. Tanto tempo passato.

Allora, quando credevo che Visto? Pure io ho trovato. Mica solo le altre. Mica solo Giovanna, o Caterina, o Sara o che ne so, non mi ricordo come si chiamava e lei ce l’aveva l’innamorato. E io pensavo Io mai! Io mai lo troverò uno che.

Io che papà non si fa trenta chilometri per venirmi a portare un cesto di frutta prima che mi svegli. Ché io non me lo merito, Caterina o Giovanna o Sarà sì. A loro i padri glieli portano i cesti di frutta. Io mai. Io no. Io non lo trovo uno che mi ama finalmente e mi fa scordare che tu, papà, non mi  porti i cesti di frutta. E invece poi.

 

–       Ma sì, fammela una carezza, fammela

 

Che non ti dirò Ma che fai, scemo. Non ti prenderò in giro.

Non ti dirò siamo vecchi. Lascia perdere che non.

 

                       Ti sorriderò come sorridevo a correrti incontro, quaranta, trentacinque, trenta, tanti anni fa, quando ancora credevo che sarebbe bastato salvare il mondo, magari salvare solo te dal mondo per sentire che anche io, no, i cesti di frutta no, ma non per colpa mia. Io ero ok.

Io salvavo il mondo. Io salvavo te dal mondo. Ero brava. Ero bella. Ero meglio di Giovanna, Caterina o Sara o non so chi. Non ricordo chi.

–       Ma sì, fammela una carezza, fammela

 

che ti sorriderò come fossimo in una nuova casa tutta bianca e rossa, in un nuovo giardino, no nuovo, il primo giardino, ché non abbiamo mai avuto un giardino nostro e ci nascondevamo nei giardinetti pubblici per scambiarci l’anima e scoprire i corpi diversi. E non ci siamo accorti che. Allora non ci siamo accorti che tutto era diverso. Non abbiamo voluto vedere che noi stessi. Si guarda sempre dentro di noi, da ragazzi e si cerca il riflesso. Ci si illude del riflesso. Ci si convince del riflesso.

                         Poi, quando s’aprono gli occhi, c’è chi li apre, sai? tutto si svela, ma ormai è tardi. Non si possono ricucire i silenzi, non si possono spianare i monti. Si tira avanti e ogni tanto

 

–       Ma sì, fammela una carezza, fammela

 

così, per dimenticare d’esserci sbagliati. Per cercare scuse alla nostra fragilità, alla nostra voglia di perdono. Che non c’è tempo più, ormai. Non c’è tempo per ricominciare. Per riscrivere la pergamena del destino.

Siamo vecchi.

E allora, allora

–       Ma sì, fammela una carezza, fammela

 

Fammela e resta qui, vicino a me. Resta qui e aspetta che faccia effetto, ci vuole poco sai? m’ha assicurato che ci vuole poco. Gli ho detto del gatto, il cancro, non voglio vedere che … piano piano… soffrendo. Voglio farlo io.

 

                            Ci vuole poco, vedrai. Aspetta con me che faccia effetto quest’addio al tutto, al niente, al passato e al futuro che non voglio, quest’addio che ho buttato giù con un po’ d’acqua.

Era fresca, sai.

…

…

…

(by poetella)

 

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