Ovviamente sì…
28 sabato Feb 2015
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in28 sabato Feb 2015
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in07 venerdì Nov 2014
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clicca qui per ascoltare poetella…
– Perché vedi, Nina mia,
un conto è una storia che finisce a Vaffanculo brutta stronza, o anche brutto stronzo, è uguale
un conto è che finisca, no, diciamo meglio, che si chiuda, ché certe storie mica finiscono perché non ci si vede, figurati!
insomma, dicevo e un conto è che finisca con Amore. Per Amore.
Per un molto onorevole bisogno di verità (pare cinese! non è cinese, non sono cinese. Mi sto incamminando verso quella filosofia, magari, ma…)
Cara Nina, Ninetta mia,
un conto è che ti lasci in bocca un saporaccio rancido, d’ammuffito, di marcio, di scaduto terribilmente in basso
un conto ti lasci in bocca (Dio, la sua bocca!)un sapore lieve di mandorla amara da mescolare sapientemente al dolcissimo, infinitamente dolce, malinconicamente, struggentemente dolce sapore dei ricordi.
Capito Nina? No? Ma come no! Dai!-
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(by poetella)
Sonata for Oboe and Piano, Francis Poulenc. 1-Elégie
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19 domenica Ott 2014
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inAllora saprai, forse
quanto può essere grande quanto
può andare oltre, oltre la spirale tortuosa
del desiderio oltre l’abisso nero
della paura – chi mai? Chi mai più?-
Saprai quanto per te, non per me
per te.
Allora saprai, forse
quanto c’era, c’è ancora
ci sarà sempre questo mio chiamarti
muto. Per non farsi sentire
non interrompere non guastare la tua
immensa voglia di te, di libero,
di solo.
Allora saprai, forse. O forse no.
Io lo so, comunque. Mi basta. Credo.
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(by poetella)
Alessandro Marcello – Adagio in D minor
14 lunedì Apr 2014
Posted amore che salva, Bellezza che salva, consapevolezza, poesia, video di poetella
inNon mi tocca
non mi faccio sfiorare da questo
striminzito vociare
non mi fa male
la chiusura senza sbocchi
piccineria sbiadita
[lascio tutto lì, in deposito]
di chi schiamazza senza guardare
il pozzo delle meraviglie
senza ascoltare fruscii di farfalle volate via
senza aspettare sbocciare di miracoli.
E intanto
guarda che fiori!
Guarda che luce che tripudio
che tremolio.
Ah! Bellezza
Me ne sto chiusa nella mia bolla ermetica
luogo sacro
privato
segreto. Con Bach.
Senza periscopio
né tantomeno oblò
e fisso lo sfarzo di questo arredo
mirabile
che m’hai allestito in petto, amore mio.
Grande spazio – piccoli ingombri mobili.
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(by poetella)
(video di poetella)
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10 giovedì Apr 2014
Posted amore che salva, amore mio, foto di poetella, ninna nanna, poesia
inTag
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Ninna nanna per me
che sono stanca stanca ninna nanna
dorata incantata come le fiabe che mi racconto
ancora e ci credo ché le fiabe sono belle
sono mani d’amante che schiudono
le porte della bellezza.
Dormi, fai la nanna
ché l’amore intanto ti cresce in petto
come la pasta madre sposata alla farina
nella ciotola di coccio
sotto la salvietta di lino
bianco
bianco è il mio sogno
stanotte, bianco e rosso.
Ti vede e ti sente
anche se non ci sei
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(by poetella)
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01 martedì Apr 2014
Tag
amore, amore vero, bellezza, crescere, fotografia, gioia, poesia, serenità, ti amo
E tu mi traduci in una lingua
nuova quello che era il mio dolore
tu lo distendi piano
piano sul banco
di scolaretta attenta
indichi e guidi
ti guardo e imparo l’uguale e il disuguale
che tirano su il mondo.
Tu che decifri e dai senso
tu che m’insegni come c’insegnano i colori
e i canti e le luci tremolanti
sulla corteccia del pino
lei che sale
sale su verso l’azzurro
e mormora: vedi?
È ancora primavera, dai! Adesso.
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(by poetella)
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18 martedì Feb 2014
Tag
(foto di poetella)
Certamente doveva esserci parecchio paradiso
parecchia primavera
parecchie richieste accorate di perdono
in quelle paroline sul display del telefonino, la mattina
se adesso lei, mentre stirava camicie ascoltando Bach
sola soletta, a casa, con gli occhi sorrideva
oscillando piano
come stesse danzando una giga.
Sebbene tra tutte le camicie non ce ne fosse
neanche una celeste.
Perché tu, amore mio, forse, pensi di non saper dire, ma…
ed io, io stessa che parlo parlo
come potrei mai racchiudere in quei cerchiolini, quelle curvette
quelle asticine
tutto quello che m’impasta il cuore
e me lo fa molle
foglia a terra
dopo il temporale?
C’è solo un modo, allora, ecco. Vieni qui, quando puoi. Abbracciami
E sentimi tutta addosso.
Ché sentirai. Capirai. Te lo dico io.
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(by poetella)
pc riparato a tempo di record! Viva!
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28 martedì Gen 2014
(foto di poetella)
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Lo so bene. Ormai conosco tutti i percorsi. L’andata e il ritorno.
Il crescere e il calare. E quel galleggiare come di foglia sull’acqua. Come di ramo spezzato.
Di barchetta di carta. Via. Per la corrente.
Conosco l’evoluzione del percorso. I picchi. Le cadute.
Lo so come vanno le cose.
Quel senso di ubriachezza sazia. Di luce. Di abbaglio. Di spossatezza infinita.
Il passo lento. Che tanto, dove devo mai correre, dopo? Quell’andare tra mille gambe su per le scale della metro. Salire, scendere. Con le labbra che bruciano per i troppi baci.
Camminare da sonnambula.
So come mi lascio scivolare addosso il suono dei battiti cardiaci dell’orologio, il vento delle cose da fare. La pioggia della noia.
So come, per un po’, la prima settimana, diciamo? sarà tutto un ricordare, un intrecciare scene e scenette, fino a consumarle come foto troppo stropicciate, prese e rimesse via, riprese e rimesse via, fino a vederle quasi evaporare, scolorare, sbriciolare.
E i miei pallidi richiami d’amore, magari. Ogni tanto.
Messaggini. Qualche mail. Qualche foto.
Cinguettii di colibrì, ogni tanto.
Ché non mi piace fare troppo fracasso. Preferisco sparire come una nebbia. Te l’ho detto, no? La tua isola si vela di nebbia, adesso. E sparisce. Per un po’.
Le isole che si rispettino non devono essere troppo grandi. Troppo affollate. Troppo note.
Meglio se non se ne conosce l’esatta collocazione sulla mappa. Meglio trovarsele davanti all’improvviso, all’alzarsi della nebbia.
Ti piace questo gioco. Anche a me.
Poi, in fondo, la mappa ce l’hai.
La prima settimana scorrerà via così. Poi comincerà la discesa. Giù, giù, giù, un pozzo nero.
Rocce sedimentarie, basalti, rocce metamorfiche, giù, giù, giù, graniti, ossidiane, verso il centro della nostalgia.
Un buco nero fondo come il più fondo dei pozzi petroliferi. E anche di più. Oltre 6.000 kilometri.
Fino al centro della terra, infocato d’amore.
La seconda settimana sarà così.
E niente cinguettii, niente richiami di colibrì. Silenzio.
Infine, magari, ci sarà ancora un’altra settimana. (ma sì, che ne sai? hai detto, non si può mai dire!)
E sarà quieta. Lo so. Di una calma distratta. Noncurante. Volutamente scordarella.
E libri, e musica e faccende. E viaggi e incontri. E magari pure scontri. No! Non con te. Mai con te. Mai più con te.
Nebbia fitta attorno all’isola.
Niente vento. Niente pesca di perle.
Silenzio.
Fino a che si vedrà all’orizzonte la vela della tua nave.
Senza fil di fumo, che quello non è mai stato di buon auspicio.
E l’isola uscirà dalla nebbia. Ci sarà vento forte. Gran turbinio di rami. Gran movimento d’onde.
Profumo di terra.
Ti accoglierà nella sua baia, l’isola, tiepida di sole.
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(by poetella)
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.Bach – Cello Suite No.1 -Prelude
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08 mercoledì Gen 2014
Posted amore?, Bellezza che salva, diario, emozione, empatia, felicità, foto di poetella
inTag
amore, amore vero, bellezza, fotografia, gioia, il cielo, passione, poesia, sto bene
E mi parlavi di emozioni
dopo che il rosso e l’oro e il nero e il rosa
dopo che l’azzurro cielo vasto dei tuoi occhi s’era posato
quieto
brezza marina sulle mie dune
scompigliate
dalla selvagge raffiche
dei tuoi sogni di carne
Mi parlavi di emozioni.
Quella volta, dicevi, che bello guardarti le labbra mentre parli!
quella volta, sì, dicevi, che ho sentito frullare le ali degli uccelli
a un passo dal mio viso
sdraiato com’ero sull’erba dell’altopiano
conquistato come un castello assediato
In faccia
il cielo.
Mi parlavi di emozioni.
E intanto m’accarezzavi, la tua gatta impregnata
d’amore.
Si giocava a rincorrerle, noi, e t’ho detto la mia.
Ieri. Momento stupendo, sai?
No. Non come oggi, dai! Ma bello.
Un presagio.
Un’epifania.
Quel gabbiano, mentre camminavo per via del Casale di S. Basilio
che ci fa un gabbiano a via del Casale di S. Basilio?mah!
quel gabbiano che ha fatto tre, quattro, cinque giri
in aria, proprio sopra la mia testa
accompagnandomi. Lanciando richiami.
prima di volarsene via non so dove.
non so mai dove.
Non so mai quando né dove.
Ma che importa?
Ed ho pensato, ieri.
Sei tu, amore mio.
Tu che mi chiami.
Tu, che… e infatti
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(by poetella)
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07 martedì Gen 2014
Tag
amore, amore vero, attesa, bellezza, musica antiqua, poesia, sogni, ti amo
arriva quello che aspettavi…
e il cielo si fa chiaro, anche se è
notte.
(foto di poetella…felice)
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30 sabato Mar 2013
Posted amore?, atmosfere magice, attesa, Bellezza che salva, desideri..., foto di poetella, musica, passione, poesia, Scriabin
inTag
amore, amore vero, musica, passione, per sempre, poesia, scriabin, ti amo
(foto di poetella)
Chiedi se potrai, quando… se potrai?
Chiedi se? Tu?
Che io, stammi a sentire, ti dico.
Stammi bene a sentire.
Mettiti seduto e senti.
Tu che mi sei gioia di risveglio
e mi sei attesa e scompiglio.
Tu che sei profumo di legna al mattino presto
di castagne, di rosmarino
profumo di vino in un grottino d’estate.
Tu che sei assalto alla noia
nessun drago grigio ti resiste, lo sai, no?
tu mi chiedi se puoi?
Puoi, puoi spalancare tutte le porte chiuse da sempre
Puoi entrare in tutte le grotte
Puoi macchiare di rosso la seta bianca dei bachi
Puoi spandere aghi di pino sull’acqua della memoria
farci un letto per stenderci i sogni
per stenderci il piacere e il mistero
e il rosso e l’oro
tu puoi, puoi, puoi, non starmi a chiedere permessi
per regalarmi la sete.
che già m’assilla senza pace e mi piace. Mi piace.
Dalla sete altra sete, come sorgente.
E sì. Sempre sì. Tutto sì. A te. Sì.
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(by poetella)
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02 sabato Mar 2013
(foto di poetella)
Stammi a sentire, tu.
Tu, da laggiù, laggiù dove muovi l’aria nel tuo fare e fare.
Da laggiù da dove m’arriva qualcosa nel cielo,
nel cielo che si muove lento come un bambino addormentato. Si gira piano e respira.
Senti il respiro del cielo?
Senti il mio, confuso al suo?
Siamo sotto lo stesso cielo, sai?
Lui ci vede.
Vede i nostri movimenti di pesci nel mare di faccende umide di fatica, fredde di doveri.
Vede le labbra che si muovono silenziose. Si legge sulle mie il tuo nome?
Sulle tue il mio?
S’intrecciano nell’aria i nostri nomi, collegati dal destino.
E sapessi, sapessi mio caro, quanto la dolcezza del tuo nome sollevi per un po’ quel grande peso, quella scimmia seduta sulla testa del mondo.
Sapessi come sia ristoro, come riscriva coraggio, speranza. Inimmaginabile forza.
Come ridisegni il sorriso, anche se la pioggia vorrebbe, potrebbe portarselo via, cancellarlo.
Forse per sempre.
Non ci riuscirà.
Il tuo nome è scritto sul fondo del mare.
Non teme pioggia. Né siccità. Né tempeste di superficie.
Il tuo nome riposa nel fondo del mio cuore e da lì produce eterno movimento dell’essere, onde di gioia.
E straordinaria, sfolgorante, inesauribile energia vitale.
Quella che tu leggi e canti in me.
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(by poetella)
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04 lunedì Feb 2013
Tag
amore, amore vero, anima, crescere, poesia, ti amo, tuoi occhi
(foto di poetella)
Ma no, mio caro, no.
Non penso che. Oppure sì, forse sì, lasciamelo confessare.
Vedi, che tu sia stato per me spinta, traino alla crescita,
sofferta, faticosa eppure fortemente voluta, determinata aspirazione
allo scendere a picco dentro il mio dentro e metterci luce,
riconoscere, selezionare, scegliere consapevolmente
che tu sia stato specchio che ingrandisce l’immagine fino al più piccolo poro
intriso d’amore per te, tra l’altro, saturo, impreziosito d’amore per te è un fatto.
È indiscusso. È plateale. Di dominio pubblico.
Credo.
Ma io, per te?
Pare che si dovesse essere, noi due, cammino karmico uno per l’altro.
Strada di luce, sentiero nella notte guidato dalle lucciole.
Mano che indica la via. Uno per l’altro.
Era scritto.
Lontano, sì, in alto in alto.
Lontano, inaccessibile dalla coscienza addormentata, ma…
Lontano, dove i miei occhi, i miei poveri occhi miopi non sarebbero riusciti a vedere
E forse neanche i tuoi, i tuoi splendidi occhi, larghi, luminosi occhi freschi di frescura d’acqua pulita, occhi di golfo riparato ai venti, a volte. E a volte no.
Occhi di musica, di canto. Occhi di danza. Occhi da guardarci dentro tutte le sorprese, gli incanti.
Tutti i desideri di tutte le vite. Sette, otto. mille
i tuoi occhi che vedono e vedono benissimo da lontano
(ok, da vicino cominciano ad avere qualche problema, ma solo da un po’)
Era scritto oltre le nubi, oltre l’atmosfera che respiriamo a fatica,
oltre l’accecante luce del sole e lo sconfinato buio dello sconfinato universo.
Oltre tutto quello che si muove o che sta fermo nel nulla , se un nulla c’è mai.
Lo so che era scritto. Qualche briciola è arrivata fino a me. Spruzzi di luce.
Ho percepito chiaramente l’essenza, il sapore del messaggio.
Io e te c’eravamo utili.
Ci dovevamo essere utili. Ci saremmo stati utili.
Per crescere.
Ed io sono cresciuta, infatti.
Ma tu? Tu? Dimmi che anche tu, dai.
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(by poetella)
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02 sabato Feb 2013
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amore, amore vero, baci, fine di un amore, gheorghe zamfir, musica, poesia, ti amo
(foto di poetella)
Ancora è netta la scena a sipario abbassato:
porta socchiusa, la tua testa reclinata a invito
[è un fiore che sbuca dal cemento dei giorni]
sorriso, ciao! Ciao, ciao, ciao
sempre più flebile, Intervalli musicali.
Il mio scivolare come un’ombra
sulle tue labbra alla vaniglia
la nube densa di quel racchiudermi nel cuore della festa
e la vertigine, la vertigine!
Danze tribali implorando le piogge.
Avevo un neo sulle labbra
tempo fa. Non lo vedo più. Strano.
Destino pari al ricordo dei tuoi baci. Temo.
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(by poetella)
Gheorghe Zamfir: Plaisir DAmour
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25 venerdì Gen 2013
(foto di poetella)
Stamattina, sì? Ancora si pensava… i lampioni!
Quando li vedo, esco presto la mattina, quando li vedo sono ancora tutti accesi.
Una ventina, nella piazza, li ho contati, poi quelli sulla strada. Tutti accesi.
Aspettavo guardandoli appostata, camminando, aspettavo si spegnessero.
E poi, la gente. Frettolosa, distratta, certi a coppie, certi a gruppi, altri soli. Veloci.
Luce giallina dall’alto. Niente nebbia.
Belli, i colori.
Fondale grigio compatto leggermente bluastro, in lontananza, e quel giallo dall’alto.
Chissà come saranno state le città secoli fa. Prima dell’elettricità.
Chissà come saranno stati i colori della notte. Con le torce.
Tutti riflessi mobili, rossastri. Ombre tremolanti nere nere. Lunghe.
Bagliori improvvisi.
Chissà se ci pensa mai nessuno.
Ecco. Questo pensiero.
Chissà se ci pensa mai nessuno,
m’è venuto in testa come un folletto, uno scherzo. Un gioco.
Chissà se, in questo sconfinato pianeta accade mai che, contemporaneamente,
due o magari tre, via, quattro?persone, abbiano lo stesso pensiero.
Ma proprio lo stesso.
Formulato con le stesse frasi. Con gli stessi interrogativi.
Tutto sommato credo sia proprio impossibile.
Tuttavia, ci sono momenti in cui sento che tu stai pensandomi.
Una percezione quasi fisica. Tattile.
Ed esattamente come io sto pensando a te.
Con le stesse frasi.
Formulate nello stesso modo.
Sbaglierò?
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(by poetella)
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23 mercoledì Gen 2013
Posted alchimia, amore?, atmosfere magice, Bellezza che salva, felicità, foto di poetella, passione, poesia
inTag
amore, amore vero, bella da morire, gioia, passione, poesia, scriabin, ti amo
(foto di poetella)
E adesso c’è la notte.
Adesso. Dopo i fuochi
Fuoco d’incastrate anime
Fuoco di pietre roventi di ritrovamenti
quante volte m’hai detto sei bella?
Di scontro d’incontro d’incastro
fuoco di fucina di Vulcano
C’è stato un evento in cielo, vero?
rivoluzione del mondo.
Eravamo lì, io e te. Gemelli.
E tutto sbriciolava s’allontanava
s’avvicinava s’inorgogliva s’incatenava
Era lontano era vicino
Era dentro il dentro di noi
il fuoco
nucleo pulsante di stella
ganglio stupito stupendo raggiante scorreva
scioglieva le ore
andavano le ore passando
scomposte in battiti forgiate
ricomposte in minuti in secondi in frazioni di secondi con dentro
l’eterno perenne
in eterno per sempre. Amandoci.
……
…
(by poetella)
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22 martedì Gen 2013
Tag
amore, amore vero, anima, consapevolezza, gioia, poesia, ti amo
(foto dal web)
Si volesse davvero sviscerare
chiedo aiuto certe volte
si volesse davvero stabilire
ma dovremmo, poi? Sarà bene o no?
Si volesse matematicamente attribuire dunque
il vanto di questa festa che continua
queste nozze celesti
questa leggerezza che spoglia di panni consumati
che riveste di luce di attese di risa di bambini
di viaggi in Oriente o Occidente
che colora di zucchero filato e cioccolata e gelato al limone
alla fragola alle mandorle amare
chiedo aiuto certe volte
si dovesse, sì, si volesse si potesse davvero
una volta per tutte riconoscere
chi è il telamone del tempio
il custode del fuoco
che ravviva e ci soffia ci si spacca i polmoni
fino a creparsi le labbra
scottarsi le mani e portare negli occhi la fiamma
di questo nostro misterioso amore
disconosciuto amore rinnegato amore
[nonostante me, hai detto]
no. Non è mai nonostante.
Anche un niente
vedi il castello di cristallo come scintilla?
anche un niente, sai, anche tutto questo niente
che dici di dare, credo basti.
Qualcosa sarà pure
se pure leggero
inconsapevole
rubato al destino
qualcosa sarà che trasforma le nuvole in grazia
…
…
…
(by poetella)
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21 lunedì Gen 2013
Tag
amore, amore vero, attesa, bella da morire, gioia, mahler, poesia, sto bene
(foto di poetella)
Per tutta quella pioggia
la sarabanda di nubi e nubi e nubi
sul grigio
per la pesantezza degli occhi
un certo ritegno d’affacciarci e sperare
su fondali abitati da cornacchie
e rami spogli stecchiti ritorti soli
per il canto del freddo
imperatore con lo strascico che sfila
e si vanta
dietro i doppi vetri
chiusi – chiuse le porte – chiuse le serrande
chiuse le attese
apparentemente
Persino per il bianco dei fiocchi, quest’anno
Per quelle giornate io
per quelle giornate esaurite
già a primo pomeriggio nella misericordia
d’una lampadina a basso consumo
per questo gravame d’inverno
per questo penare d’inverno [io]
che sembra evaporare come antica
nostalgia al tempo degli incontri
per tutto questo io, adesso benedico
io benedico e benedico e canto
l’ingresso
segreto, anticipato
[zitta zitta in punta di piedi
Una bimba con le scarpe della mamma]
io canto e benedico l’ingresso
di questa tenera
giovane
trepida
profumata
scapigliata
dolce primavera dei miei giorni
…
…
…
(by poetella)
–
06 sabato Ott 2012
– Vieni qui, mettiamoci un po’ in balcone
Sapessi come sono contenta che. Sì. Era tanto sai che volevo vederti. Queste vite sempre di corsa. Anche questa città, così grande. Certo, certo, bella. Bellissima. Poi, lo sai come la vedo io, no? Meglio grande. E nessuno ti conosce. E nessuno ti controlla. Frega niente che nessuno che ti controlli? Niente da nascondere, tu?
Tutti abbiamo qualcosa da nascondere. Ok. Tu no. Beh, dai,
vieni qui, mettiamoci un po’ in balcone
Vedessi che fiori che sono scoppiati. È una festa. Certo che ho tempo. Lo trovo, il tempo. Si trova, se si vuole, il tempo. Voglio cose belle, attorno. Cose che esaltino. Che riempiano. Musica. Ti piace questo brano? Non ci capisci niente di musica.
Ma che campi a fare? Dai, scherzo. È questione di abitudine. Io non potrei stare senza la mia musica. È una compagnia continua.
Che non chiede niente. Da, soltanto. Cos’è questo? Borodin, un pezzo di Borodin. Sì, russo. Non ti fa pensare alle pianure dalla Russia, sconfinate, col cielo grigio e freddo, freddo e neve, no? Ok, no. Scema.
Guarda le petunie. Vero che così, mai viste?
Vero?
E la rosa. Guarda la rosa. Anche i gerani, per adesso tutto bene. Insetticida giusto. Nessun attacco. Io? Anche io devo aver trovato l’insetticida giusto? Ridi, ridi. Dici che non si chiama così?
Dai, ridi.
Oggi mi sentivo un po’ malinconica. M’ha fatto bene l’amichetta mia. Lo sai che erano due mesi che non mi venivi a trovare? Vuoi bere qualcosa? Ok, dopo.
E non vedevo l’ora di dirti
– Vieni qui, mettiamoci un po’ in balcone
vieni a parlare un po’ con me. I Tarocchi? Ma lascia perdere i Tarocchi. Lo so che te li sei portati, ti pare che non te li portavi. E mi tenti. Ma io non lo chiedo ai tarocchi. Io non lo voglio sapere. Certo che ho paura. Vorrei vedere te. Bella mia.
Vorrei proprio vedere te se avresti paura o no.
Sto vivendo una magia. E non fare quella faccia. Me l’hai detto un sacco di volte. La saggia. L’amica saggia. Ma sei proprio sicura d’essere saggia?
Senti che profumo. Gelsomino. No, viene da sotto. Io non ce l’ho, vedi? Va bene, va bene, sei saggia. Dio, il gelsomino. Si sente lo stesso, vero? Ci arrivano le cose degli altri, siamo circondati dagli altri, assediati dagli altri, e meno male che è un profumo. Ci arrivano anche le puzze, qui in città. Puzza di solitudine. Puzza di indifferenza. Puzza di intolleranza. Tu te ne stai in campagna. Io? No, io mai in campagna. Non potrei.
Questa città. Questa città piena di traffico,
di file alle poste, ma io l’adoro, di file al supermercato, dal dottore, in Banca, questa città senza parcheggi, e io l’adoro, piena di buche per strada, sì, sì, le buche. Ma che mi frega delle buche. Io vado a piedi o prendo l’autobus. O la metro. Al diavolo le buche. Poi, per adesso, c’è. Sì, c’è lui. Per adesso. Fino a che non se ne andrà.
E no, a lui non posso dire
– Vieni qui, mettiamoci un po’ in balcone
No. A lui no. Come va? Va bene, accidenti. Va benissimo. È un precipizio. Un continuo cadere e cadere in un abisso di meraviglia, uno stordimento, uno straniamento da tutto. Da tutti. Un annullamento di ogni bruttura, ogni dolore. Un’esaltazione. Un trionfo. Quando sono con lui.
Quasi mai, dici. E che vuol dire quasi mai? Lui è sempre con me. certo. Anche adesso. Mi basta parlare di lui. E vedo i suoi occhi. E sento la sua voce.
E lo so che è troppo tardi. Lo so. Non dire sempre le stesse cose. Che le so. Benissimo. Che è arrivato, che sono arrivata, boh, io, lui, non lo so, che siamo arrivati, che la nostra storia è arrivata troppo tardi. Che poi no. Non è tardi. Va bene così. Prima non era pronta, evidentemente. E neanche lui. Queste storie sono troppo. Come troppo che?
Sono troppo e basta.
Eccola là. Troppo senza speranza. Ti pareva che non sputava sentenze. Ma speranza di che?
E dai con questi Tarocchi. Non voglio sapere il futuro. Ho paura del futuro. Certo. Ma che coraggiosa! Non sono coraggiosa. Ma che c’entra. Per certe cose sì. Va bene. Sono coraggiosissima. O magari incosciente. Ma.
No. Non voglio sapere quello che già so. Finirà.
E tu dirai Te l’avevo detto. Ma non finirà per quello che dici tu. Cara mia. No. Qui ti sbagli.
Io resterò sempre la donna della sua vita. L’unica con cui è stato se stesso. L’unica con cui non ha dovuto trasformarsi, cambiare, mediare, cedere, tollerare. E lui per me. Uguale.
Finirà perché se ne andrà. Deve. Ha promesso. Deve. E io lo lascerò andare. Solo così resterò in lui. E lui in me.
Anche se non potrò mai dirgli
– Vieni qui, mettiamoci un po’in balcone
Ad invecchiare vicini. A contarci le rughe e i ricordi. A rimpiangere la giovinezza. Questo non l’avremo. Ce ne siamo liberati. Sarà sempre il mio ragazzaccio. E io la sua Belladonna. In eterno.
Il tempo non vincerà, sulla nostra storia. Così, cara mia,
così, vedi? Sarà eterna.
…
…
…
(by poetella)
Borodin – nelle steppe dell’Asia centrale
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21 venerdì Set 2012
Tag
(foto di poetella)
Ormai nove lunghi giorni, mio caro. Una bella prova. Superata.
I passi più o meno disinvolti. La strada, fortunatamente, conosciuta. Si prosegue.
Riuscendo persino a superare imprevisti.
Beh, nove giorni. Silenziosi. Operosi.
S’è imparato che non è certo il cinguettio forsennato a farsi canto.
Basta una melodia lontana, scritta nello spartito dei ricordi. Chiuso. Sul pianoforte.
La certezza di un possibile preludio.
Il tendone del palco chiuso. Con dietro ombre.
Basta, questo.
Tutto senza troppa fatica, direi.
Sorpreso? L’allieva impara.
L’immensa, mutevole, straordinaria varietà dell’accadere, il fiore, l’ocra e il rosso e il bruno, le nubi, il vibrare della luce.
E gli incontri, gli scontri, gli scambi e il dire, il dare, il fare
L’immensa, la davvero immensa e mutevole varietà dell’accadere ha riempito ogni fessura, ogni crepa, ogni varco, ogni bocca che avrebbe altrimenti cantato, o gridato o piagnucolato il tuo dolcissimo nome.
Che sia questo il vero segreto?
Lo sai? c’è una stanza vasta, in me, dove posso sostare ormai senza angosce,
senza pretese, senza spropositate attese,
senza sconsiderati desideri, semplicemente colma di luce.
E s’è imparato a cantare in polifonia. In accordi in tonalità minore.
Una corale accorata con la voce di tutte le cose. Armonica. L’universo intero danzante. L’universo di cui noi, noi due, io e te, mio caro,
non siamo che minuscoli punti di luce accoccolati tra le stelle.
Ci sarà l’incontro. So che ci sarà. Ma il coro festante mi distrae.
M’invita alla partecipazione gaia.
Si caricherà la nostra energia quando… Certo. Si caricherà, si farà più potente, vicini.
Ma, sai? sospetto che non sia indispensabile.
Non dico che, quando avverrà il contatto non sarà ovviamente meraviglioso.
Ma, e questa è la grande conquista che ti devo, mio caro,
tutto è già meraviglioso anche così.
Grazie a te sono sole. Carico di potenza luminosa.
E brillerò, fino a che avrò energia bastante.
Poi verrà il silenzio dell’universo quieto.
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(by poetella)
Borodin. String quartet n° 2 in D major- Notturno
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17 lunedì Set 2012
Non saprei. Non saprei proprio.
Tu, cara, dove diavolo trovi tutte le tue sicurezze? Le tue certezze?Hai un libro, che ne so, una mappa precisa dei luoghi e della giustizia, uno specchio magico, una sfera di cristallo di rocca?
Magari un saggio vecchio vestito di seta, con le unghie lunghissime ed i capelli sulla schiena che sussurra nell’armadio? E sorride?
Ah! Le tavole della legge.
Non si sono frantumate da un po’? no. Dici di no.
Ma io
non saprei. Non saprei proprio.
A volte, mia cara, ti trovo un po’ dura. Sì, categorica. Qualcosa di stratificato, di verniciato sopra, di sovrapposto neanche tanto bene, quel tuo sindacare, pontificare.
Suggellare con i tuoi E’ così. La morale dice che è così.
Via, cara! Rilassati.
C’è talmente tanto, tanto da considerare, da osservare, da assimilare, assimilare a fondo, poi rielaborare, ah! questo mondo sfaccettato, polimorfo, colorato, particelle d’universo, coriandoli!
e poi ancora osservare e magari interpretare e poi rivedere e confrontare e valutare con clemenza e sperimentare e comprendere, ammesso si riesca a comprendere, davvero a comprendere. Senza fingere di
No, non saprei. Non saprei proprio.
Guarda. Io no. Per me è tutto così inspiegabile. Anche solo il guardare l’azalea fiorita, guardarla commossi. Pensare che mai, mai, mai più una fioritura così incantevole, così straordinaria, così gaia di luce, di colore, d’armonia. Guardarla e pensare, pensarlo davvero, che credi? Pensare che è la cosa più straordinaria che si sia vista. Lei negli occhi, lei nel cuore giorni e giorni.
Pensarlo convinti. Innamorati. Ma poi, non dico quando, un’ora, un mese, un anno dopo, non so quando, poi, nel vivaio appena aperto, trovare quella strana piantina, quella carica di fiori rossi, sanguigni, caldi e appassionati, tremanti e splendenti, tutti girati verso di te, come fossi il loro sole e…
Scordarsi l’azalea. In un attimo. Ecco.
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(by poetella)
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21 mercoledì Mar 2012
Tag
(foto di poetella)
(dedicata ad A, un amico caro)
Lasciatemi andare all’indietro
all’interno
Note invoco
l’aspiro le ingoio
l’aspetto
Zattera che traversa queste ore faticate
di strapiombi bui e rapide
Aspetto nei tuoi spigoli duri
mondo – conficcata sghimbescia –
buona buona tra rumoracci e rintocchi
di selvatico urbano
Aspetto silenzio intriso di canto
Toccherò, toccherò sponda, tanto.
Terra! Terra! urlerò Griderò finito mare
tempestato
d’affanni inutili. E farò marameo
Marameo innalzata su quelle tue note (grazie!)
crome e biscrome alte alte
Palafitta su nero di palude.
Nessuna bestia, nessuna mai
per un po’
azzannerà il mio sereno
Ce ne staremo soli
quelle note con me
Quelle che m’hai mandato, amico
Gentile amico. Gentile gentile
Pali di castagno. Inattaccati dai tarli
Come l’amore vero è dal tempo
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(by poetella)
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