Scusate, ma…
04 mercoledì Mag 2022
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in04 mercoledì Mag 2022
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in03 martedì Mag 2022
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inEbbene oggi è tornato a casa, dopo una ventina di giorni in.. “salagessi”.
Non trovate che questo orciolo Venezia di primo ‘700 sia una meraviglia?
A me, tra l’altro, piace quasi di più di fianco e tutt’attorno. È completamente decorato, con quelle due figure di sileni sia a destra che a sinistra de “la Bella”.
Chissà che simbologia c’era dietro.
I colori, poi!
Quei verdi… i gialli, i ricciolini bianchi che tappezzano il fondo blu… il segno fluido di tutto il decoro… uno spettacolo!
Sicuramente il pezzo più bello della collezione!
Che poi, anche il piatto col cavallino non è male, no?
È napoletano. Fine ‘600…
Beh, io mi diverto così!
Posso, no?
Ormai anche il bagno è pieno di maioliche. Zaffere, albarelli di Montelupo, orcioli sulle mensole sull’altra parete. E piatti, e ciotole…
Vabbè, so’ matta.
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(by poetella)
01 domenica Mag 2022
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inOggi nuovo acquisto dal “nostro agente all’Avana” al mercatino di ponte Milvio.
Venduto come Sicilia ‘700.
Ma la perizia non mi convince.
Anche perché ci sono degli effetti a lustro. E il lustro era tecnica umbra, ma anche spagnola.
Dunque non so.
Quello che so è che è bello.
Parecchio.
E la collezione cresce!
Buona domenica da poetella
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(by poetella)
13 mercoledì Apr 2022
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in03 domenica Apr 2022
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antiquariato, ceramiche antiche, collezionismo, fiume Tevere, passeggiare e cercare, porcellana antica
… e, passeggiando passeggiando…
E questo un orciolo veneziano del XVI o XVII secolo…
Belle cose, vero?
E buona serata da poetella
01 venerdì Apr 2022
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inun vaso a boccia napoletano di metà ‘600 può essere portatore, distributore di Bellezza, no?
27 domenica Mar 2022
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inOggi, a un mercatino di schifezze, tra la paccottiglia varia, questo stupendo piatto di Cerreto Sannita, del ‘700.
Ovviamente non si sa mai, non si sa più dove metterli. Ormai sono più di 140… non so. Non oso contarli.
Ma in cucina c’era ancora un posticino, forse, dopo averne spostati alcuni e portato in soffitta quello meno bello.
Prima decisa una collocazione, poi trovata quella definitiva.
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(by poetella)
17 giovedì Mar 2022
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arredamento, bellezza, ceramiche antiche, collezionismo, cucina, depuriamo il mondo dai cattivi, pulizie di quasi Pasqua, tisana depurativa
oggi m’è presa l’estasi pulitoria…
Sarà che ci sarebbero cose che vorrei ripulire dove non posso intervenire.
(mi sa che immaginate cosa…)
Dunque sono intervenuta dove potevo.
Pensili e basi della cucina. Dentro e fuori.
Un massacro.
La furia sterminatrice! Tutti gli spazi e quello che contenevano. Poi, a fine lavoro ho preparato qualcosa di buono che ho congelato in monoporzioni, ché a casa mia ognuno mangia quello che vuole, dunque è bene che ognuno abbia il suo, no?
E adesso, finalmente, prima di dedicarmi alla cena (so’ proprio una casalinga modello, eh?) una bella tisana depurativa, in compagnia dei miei bei “coccetti” antichi?
Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhh!
16 mercoledì Mar 2022
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20 domenica Feb 2022
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inma pure io mica sto tanto bene!
Si sa che gli anni fanno danni… a chi più, a chi meno ( a me meno… 😉 ) ma potevo lasciarla su quel banchetto, in mezzo alle schifezze?
Penso sia greca, non russa. Le scritte sono in greco. E poi è meno rigida di quelle russe. I colori, poi…
Ah, dimenticavo: uno dei due santi, quello di sinistra, è San Nikolao, o Nicola, per noi. L’altro… non so. La scritta se la sono mangiata i tarli!
Sospetto abbia un sacco, ma proprio un sacco d’anni… A breve la porterò dal dottore.
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16 mercoledì Feb 2022
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inDice Guarda là!
Dove? Dico.
Là, a sinistra!
A sinistra un banco pieno di cianfrusaglie, piatti finti Faenza, statuine con la faccia di Barbie, vecchi centrini scoloriti, un ferro da stiro, una cornice di miniatura con dentro una stampa, poi…
Oddio! Prendile! dico.
Due figurette, stessa base, pose diverse. Stesso stile.
Dice Sarà Cozzi?
Intanto le tiene in mano e me ne passa una.
Ma quale Cozzi! dico Non vedi la base quadrata. E le manone. Forse Ginori.
Ma no! dice lui. Ginori ha l’espressione più dura. E intanto scambia la sua con la mia e guarda.
Poi Quanto le fai ‘ste du’ pupazzette? dice, guardando una specie di energumeno con un cappellaccio calcato quasi fino agli occhi.
E quello Trenta euro, una. Si le prendi tutt’e due te faccio 40 euro.
Ci guardiamo. Lo sguardo dice Sono nostre.
Incarta, paghiamo e via. Col bottino. Cozzi, Ginori o… non oso dirlo, ma io me lo sento sui polpastrelli chi è. Ma non lo dico.
A casa si pranza poi mi metto a cercare su Google. Tre ore di ricerche. E cerca Figure di Cozzi. Ma no, per carità, lo vedi che è tutto un altro mondo. E cerca figure di Ginori Doccia.
Niente. E cerca Napoli… (ci stiamo avvicinando…)
Poi, verso le sei e mezza decido. Tiro fuori la parolina magica Giuseppe Gricci.
Scrivo.
Clicco.
Immagini.
Basta scorrere poco e esce fuori. Stessa plastica di una delle due. Identica. Solo con altri colori. È normale! Mica tutte uguali! Dipinte a mano…
Un’asta. Stima 2000, 4000 euro. Venduta.
Madooooooooooooonna!
Beh, devo confessare, io a Gricci ci avevo pensato subito ma… non osavo sperare!
E invece…
11 venerdì Feb 2022
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inInsomma… tutto oggi a cercare di capire la provenienza di questo piatto del ‘700.
Innanzi tutto lo stemma, sicuramente di un ramo della famiglia Colonna. Ma quale? Romano? Napoletano? Siculo?
Il piatto mi era stato venduto anni fa da un antiquario che me l’aveva dichiarato napoletano.
Ok. Ramo napoletano della famiglia Colonna. C’è la colonna nello stemma, no? e c’è anche la sirena, simbolo della forza navale dei colonna all’epoca della battaglia di Lepanto contro gli infedeli…
E ci sono gli stendardi… e la catena che lega l’ala dell’aquila , quella che rappresenta l’Oriente… insomma, c’è tutto.
Quello che non so è se la manifattura della ceramica è romana o napoletana.
Uffa. E non ne vengo a capo.
Qualcuno s’interessa di araldica e sa dirmi di preciso a chi appartiene quello stemma e di che periodo è?
Il piatto dovrebbe essere settecentesco… ma fine? Inizio?
Boh!
Non sono riuscita a leggere neanche un post dei mei amici blogger!
Mi sono stupidita appresso a questa ricerca.
Sono stremata.
Buona notte!
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(by poetella)
07 lunedì Feb 2022
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in02 mercoledì Feb 2022
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in“L’arte della ceramica o più propriamente della terracotta, a Pesaro sembra avere origini antichissime, già in età romana, come scriveva nel settecento Giovanbattista Passeri nel suo libro sulla storia dei fossili dell’agro pesarese. Una produzione probabilmente favorita dall’abbondanza di ottima creta che si estraeva dalle rive del fiume Foglia che scorreva sotto le mura della città.
Nel Medioevo continuò la produzione incessantemente. I colori usati, però, erano pochi, verde ramina e bruno di manganese, ma già nel ‘400 si aggiunge il blu cobalto. Si cominciano a produrre, come a Firenze e in tutta la Toscana, le famose zaffere a rilievo, dove il blu rimaneva appunto rilevato rispetto al corpo della ceramica.
Miglioramenti tecnologici, nuovi colori, mecenatismo degli Sforza, nascita di ceramisti che sono, anche, pittori e architetti, tra il 1460 e il 1490 fanno di Pesaro il centro ceramico più importante d’Italia
Poi, nel giro di pochi anni la maiolica pesarese conosce una profonda crisi da cui si riprenderà solo dopo il 1540 grazie, soprattutto, a Girolamo e Giacomo Lanfranco, Bernardino Gagliardino, Ranaldo Rifelli e alla immigrazione di pittori-ceramisti di Urbino e Casteldurante che giungono a Pesaro al seguito della corte ducale di Guidubaldo II°.
Nel seicento di nuovo crisi e una dopo l’altra chiudono le fornaci che erano rimaste attive per quasi tre secoli, ma quel misterioso gene che lega Pesaro alla ceramica provocherà, dopo la metà del settecento, la nascita di un’altra splendida stagione
Il 13 agosto 1763 a rogito notaio Ludovichetti di Pesaro18 viene costituita la società Casali e Callegari con la partecipazione dell’abate Marini che interviene per persona da nominare.
La rosa diventa l’emblema della fabbrica e l’elemento decorativo principale.
La produzione della Casali & Callegari continuerà fino al 1816 quando gli eredi dei soci fondatori si dividono dando vita a due fabbriche distinte
(da Breve storia della ceramica pesarese, di Alessandro Bettini)
E questa è la mia “Barbiera” di Pesaro… probabilmente manifattura Casali e Callegari.
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(by poetella)
01 martedì Feb 2022
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inInsomma, ieri, grande scoperta.
Possiedo questo piccolo vassoio da circa trent’anni.
M’è sempre piaciuto immensamente. L’antiquario che me l’aveva venduto l’aveva dichiarato di manifattura marsigliese.
Non è che m’avesse convinto tanto, comunque, considerato che lo stile calligrafico veniva utilizzato da moltissime manifatture, avevo dato per buona l’attribuzione.
Cosa? Che è lo stile calligrafico?
CALLIGRAFICO NATURALISTICO Introdotto nella prima metà del XVII secolo nelle fabbriche di Albisola e Savona, il decoro riprende i motivi delle porcellane cinesi in uso durante il Regno Wan-li della Dinastia Ming (1571-1619). Presumibilmente i ceramisti ebbero a disposizione modelli originali cinesi o prodotti persiani di imitazione. La sua denominazione è dovuta alla tecnica di pittura, cioè al segno quasi calligrafico che delinea il disegno e ai soggetti prevalentemente naturalistici In particolare si nota che ai soggetti orientali – lepri, cerbiatti, cani, uccelli tra erbe e foglie lanceolate, fiori e palmette – furono sovrapposti anche motivi occidentali quali castelli, campanili, chiese, figure umane con contorni di cipressi. La realizzazione è su maiolica bianca o azzurrina in monocromia blu nella fase iniziale e poi in policromia con i colori verde, arancione, blu e giallo nel corso della produzione.
Chiaro?
Ma torniamo al vassoietto.
Ieri, grande scoperta!
Non è affatto di Marsiglia. No!
È spagnolo! Di Talavera de la Reina*), città famosa per le ceramiche da secoli. Ed è ovviamente del ‘700. Cosa che già sapevo.
Beh, come diceva quello…
fino alla bara sempre s’impara!
*)Talavera de la Reina è una città e un comune della Spagna, parte della comunità autonoma di Castiglia-La Mancia. La sua popolazione di 83.303 lo rende il secondo comune più popolato della provincia di Toledo e il quarto più grande della regione.
La città è ben nota per la sua arte della ceramica. La ceramica Talavera de la Reina è stata dichiarata patrimonio culturale immateriale dall’UNESCO nel 2019.
14 venerdì Gen 2022
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antiquariato, bellezza, ceramica antica, ceramica di bassano, collezionismo, conoscere la ceramica antica, manifattura veneta
Sì, un po’ assente perché mi sto divertendo da matti! Spiego.
Io non sono una frequentatrice abituale di Facebook ma, da un po’ di giorni ho individuato un gruppo che si chiama “Passione per l’Antica Ceramica” e… come potevo non iscrivermi?
Beh, ho scoperto un mondo di esperti ai quali sto sottoponendo le mie perplessità e sto chiedendo chiarimenti che, puntualmente, arrivano!
Esempio:
ho questo piccolo albarello di primo ‘700 del quale non riuscivo a essere certa della manifattura. Cerca qua, cerca là, niente. Troppi dubbi.
Bassano?
Torino? Addirittura qualcosa di tedesco? Avevo visto poi quella lettera ipsilon che mi aveva un po’ distratto.
E invece …
Primo: non è una ipsilon ma sono due i.
Secondo: i caratteri gotici sono tipici della manifattura di Bassano, (visto che meraviglia?) come ho potuto appurare restringendo la ricerca a seguito dei suggerimenti. E come si può osservare da questi oggetti trovati on line.
Terzo: mi hanno addirittura detto cosa c’è scritto! “estratto d’oppio”!
Ovviamente abbreviato in ext opii…
Insomma, poetella studia… studia e si diverte. Faccio bene, no?
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(by poetella)
10 lunedì Gen 2022
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antiquariato, collezionismo, marchio spade incrociate, Meissen Marcolini, porcellana di Meissen, storia della porcellana
Certo, non potrei non parlare di Meissen.
La prima manifattura di porcellane europee. Prima d’allora in Europa si faceva solo terraglia, ceramica più o meno pregiata, più o meno preziosa, ma ceramica. C’erano stati vari tentativi di imitare le porcellane orientali, senza successo. Anche presso i Medici, a Firenze.
Erano arrivate varie, fantasiose ricette, (polvere di conchiglie sotterrate per anni e poi lavorate assieme a intrugli vari… ) che non avevano però rivelato l’effettivo ingrediente primario. Il caolino.
L’etimo del materiale risale all’appellativo di una conchiglia dei mari orientali (Concha venerea) detta appunto “porcellana“, la quale, avendo il colore e lo splendore di questa ceramica, in lingua portoghese le avrebbe dato il nome. Comunque già nel sec. XIII Marco Polo, che fu ai servizî di Qūbilāy khān dal 1271 al 1295, aveva impiegato chiaramente la voce “porcellana” in ambedue le accezioni di conchiglia e di ceramica.
Ma finalmente in Europa, e precisamente a Meissen, località situata vicino a Dresda, nel 1708, grazie agli alchimisti Tschirnhaus e Böttger si produsse il primo manufatto in porcellana. Il primo laboratorio e la Real Fabbrica di Porcellane furono istituiti nel 1710, dentro il castello di Albrechtsburg di proprietà del regnante di Meissen, per realizzare porcellana dura
Il famoso marchio delle spade incrociate fu introdotto nel 1720. (prima non ce n’era bisogno!)
Dal 1774 al 1814 direttore artistico fu Camillo Marcolini-Ferretti, che nel marchio della manifattura aggiunse una stella alle due spade incrociate dando inizio al “marchio di Marcolini”; il periodo della sua direzione fu anche un’epoca di grande qualità artistica delle porcellane di Meissen.
E a questo periodo appartiene la mia bella figuretta qui sotto.
Ovviamente Meissen produsse anche splendidi servizi da tavola riservati alla nobiltà del tempo, e un piccolo esempio lo trovate qua sotto.(sempre dal mio soggiorno…)(preciso che il vassoio a parete è della manifattura di Berlino, e le due figurette sono lei, Vienna e il piccolo, manifattura di Hocst)
Nel 1861 la manifattura venne spostata a Triebisch, nella valle di Meissen, dove la sede ufficiale della fabbrica di porcellane di Meissen si trova tutt’oggi. E ancora produce bei pezzi, che non hanno comunque niente da essere paragonato agli splendori del ‘700!
E la storia continua…
08 sabato Gen 2022
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inormai somiglia più a una sala di museo (Poldi Pezzoli? Bargello? MET?) che a un bagno…
ma tant’è.
Da qualche parte devo pur metterli tutti ‘sti cocci, no? Ok, ok… è ‘na mania. ma che ce posso fa’?
tra un po’ dovrò utilizzare il pianerottolo…
P.s.
la sacca blu che vedete appesa è un antico tappeto di Pachino adattato a sacca dei panni da lavare… piace l’idea?
08 sabato Gen 2022
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inSì, oggi vi presento un personaggio illustre. L’uomo che sorvolò Parigi su una mongolfiera!
Il signor Leon Gambetta, raffigurato appunto in questo bustino in biscuit di Sevres che si pavoneggia da anni sul mio pianoforte, che ormai è diventato una consolle.
Oltre a essere conservato, in una delle sue repliche, nei Musees Occitanie in Francia, come potete ammirare nell’immagine che accludo.
Il busto risale alla fine dell’Ottocento da un modello dello scultore Alexandre Falguière (1831Tolosa- 1900 Parigi)
Ovviamente ne sono state eseguite repliche fino al 1933 utilizzando il modello originale.
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(by poetella)
05 mercoledì Gen 2022
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inSì, stavolta parliamo di ceramica francese.
Tra le arti decorative la ceramica è forse quella che conobbe una maggiore espansione nel ‘700.
Fu fortemente influenzata dallo stile delle altre arti e riflettè, nella sua evoluzione stilistica, il passaggio dal barocco al rococò.
Il Settecento è secolo di grandi innovazioni tecniche, di grandi scoperte. Non per niente è il secolo in cui si scopre in Europa, finalmente, il modo di “fare porcellana”, materiale fino allora conosciuto solo in Oriente.
E anche all’Oriente si rifanno, in modo più o meno fantasioso, le decorazioni di questo inizio di secolo.
Alla base di questa produzione ceramica c’è un’incontestabile ricerca del lusso, dell’eleganza, della grazia.
La produzione francese si espresse all’inizio del secolo in perfetto stile Luigi XIV. Ricordiamo le manifatture di Rouen, Moustiers e Marsiglia. Attorno agli anni trenta del Settecento fiorì la manifattura Leroy, dove appunto fu eseguito il vassoio che vi presento.
Piace? (è anche pubblicato in un testo del ’85… non so se mi spiego!)
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(by poetella)
04 martedì Gen 2022
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inIn un precedente post vi ho parlato della porcellana di Ludwigsburg…
Vi ho anche fatto vedere un piccolo gruppo in porcellana rappresentante Amore e Psiche.
Adesso parliamo di piatti.
Le corti, le nobili famiglie ricche, i ricchi borghesi altolocati si potevano permettere sulle tavole servizi principeschi,
composti di una moltitudine di pezzi. Piatti fondi, piani, vassoi di portata, salsiere, zuppiere, insalatiere e raviere. Legumiere e salierine varie… nonché suntuosi centro tavola da capogiro.
Qualcosa s’è salvato.
Io per esempio ho quattro piatti di quella prestigiosa manifattura, che trovo di un’eleganza squisita. Come d’altronde ogni prodotto di Luswigsburg!
Piacciono? E vi piace la collocazione?
Beh, a me sì!
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(by poetella)
01 sabato Gen 2022
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Amore e Psiche, antiquariato, bellezza, collezionismo, manifattura di Ludwigsburg, storia della porcellana
La Fabbrica ducale di porcellane di Ludwigsburg (in tedesco: Herzoglich-ächte Porcelaine-Fabrique) è stata una manifattura di porcellana tedesca attiva tra il 1758 e il 1824 a Ludwigsburg.
Nel XVIII secolo gli oggetti di porcellana, servizi da tavola e oggetti decorativi, erano diventati accessori necessari per la corte di un sovrano assoluto. In particolare nel Sacro Romano Impero, a partire dalla fondazione della manifattura di Meissen, nel 1708, erano seguite le manifatture di Vienna (1718), Höchst (1746), Fürstenberg e Nymphenburg (entrambe nel 1747), Berlino (1751) e Frankental (1755)
A Ludwigsburg ci furono nella prima metà del XVIII sec molti esperimenti per produrre porcellana, sulla scia delle scoperte di Meissen, dove era nata la prima manifattura di porcellana europea. Tutti esperimenti falliti, soprattutto per il costo eccessivo e gli ostacoli tecnici, fino al 1758, quando il duca Carlo Eugenio rilevò la manifattura di Ludwigsburg, città che in quel momento era la capitale del Ducato di Württemberg. Come arcanista fu chiamato Joseph Jakob Ringler.
Lo sviluppo della Manifattura fu agevolato all’inizio dalle difficoltà della manifattura di Meissen durante la guerra dei Sette Anni.
Produsse servizi da tavola di estrema raffinatezza, dedicati alla nobiltà. Ma eccelse soprattutto nella produzione di statuette di squisita eleganza, splendido modellato e colori particolarmente delicati.
Ne è esempio questo mio delizioso gruppo di Amore e Psiche bimbi, dove i particolari sono resi con estrema cura (a terra la freccia d’oro caduta ad Amore) e il tutto è intriso di morbida e languida eleganza.
Nel 1824 il re Guglielmo I del Württemberg chiuse la manifattura per ragioni economiche.
Amen!
P.s.
Il marchio della manifattura era la doppia C (iniziale di Carlo Eugenio) sovrastata dalla corona ducale.
29 mercoledì Dic 2021
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inOk, oggi parliamo della ceramica Ligure, in particolare di quella di Savona o Albissola… vicine e simili.
“L’affermazione della ceramica ligure è databile intorno alla fine del XV secolo. Prima di quel periodo, si potevano ammirare solo porcellane che provenivano dalla corte del sultano di Istanbul. Erano di derivazione di manifatture cinesi, con il classico decoro bianco-blu. Gli ottomani, elaborarono e interpretarono questi decori cinesi fino alla metà del XVI secolo.”
(di Antonella Gulli)
La ceramica a Savona cominciò , grazie ai traffici portuali con l’Oriente, già nella prima metà del ‘500 a produrre maioliche bianco blu a imitazione di quelle che arrivavano dall’Oriente.
Erano maioliche molto raffinate, specie quelle destinate all’alta borghesia, con caratteristiche differenti nella decorazione.
Ne ricordiamo alcune:
il calligrafico naturalistico, che riproduce disegni tratti dalle porcellane cinesi del periodo Ming o da quelle persiane, tutto rigorosamente bianco-blu-
Tappezzeria: anch’esso d’influenza orientale, è caratterizzato da una base di color azzurro pallido o bianco che può ospitare piccoli moti- vi floreali, farfalle, fiori, uccellini, casette, velieri e nuvole.
Antico Savona o bianco e blu: Questo stile di decoro fu introdotto, circa alla metà del secolo XVII, dalla famiglia Guidobono. Al capostipite Giovanni Antonio (1631-1685) si fa risalire la definizione a chiaro scuro del monocromo turchino. Nelle decorazione la figura umana è collocata in un paesaggio quasi sem- pre costituito da un primo piano con cespi vegetali e con piccole rocce e da un secondo piano con prati, alberi, qualche casa o castello con un piano di fondo con montagne e nuvole.
Istoriato o scenografia barocca: caratterizzato da scene prese dalla bibbia o dalla mitologia. Parecchie di queste scene sono dipinte su grandi piatti modellati a sbalzo sempre in tonalità azzurra ad imitazione delle argenterie genovesi.
Uccelli e prezzemolo: introdotto nel pieno del XVIII secolo nelle fabbriche di Savona ed Albissola, il decoro è ripreso dalla ceramica della famiglia verde cinese e dalla famiglia Kakiemon dove sono sostituiti i fiori orientali con il prezzemolo. I soggetti sono uccelli posati su rami d’alberelli che presentano fronde simili alla foglia di prezzemolo o svolazzanti in cielo. E’ realizzato in vivace policromia
Decoro Boselli: nella seconda metà del secolo XVIII il ceramista Giacomo Boselli produsse ceramiche riprendendo un decoro floreale assai in voga a Strasburgo, a Marsiglia e anche a Lodi; da qui l’origine della denominazione usata ad Albissola per indicare questa tipologia. La decorazione di un oggetto fa perno su un mazzetto di fiori dominato da un tulipano oppure una rosa a cui fanno contorno alcuni altri fiori di piccole dimensioni, botton d’oro, margheritine; completano il tutto opportune foglie.
Levantino: questo decoro, eseguito a più colori o soltanto in manganese, è costituito dal disegno schizzato di minuscoli personaggi e animaletti ma anche di elementi paesaggistici come casolari, alberelli, ecc. Risulta molto diffuso nelle maioliche del pieno secolo XVIII, applicato a tutto campo, oppure entro riserve stagliate su fondo viola di manganese (talvolta azzurro o giallo) steso a spugnato o a robuste pennellate. Nella tipologia a riserve vi è un’influenza orientale; infatti il modulo degli spazi incorniciati è di origine cinese. Le raffigurazioni derivano dalle incisioni del francese Jaques Callot. La realizzazione è sempre su maiolica bianca. Il suo nome deriva dalla famiglia di ceramisti, i Levantino appunto, attivi in Savona e Albissola dalla seconda metà del XVII secolo, e per tutto il XVIII secolo, che seppero realizzarlo con grande maestria.
E appunto a quella categoria appartiene il mio piccolo vassoio, oggetto della prima metà del ‘700, delizioso. Vero?
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(by poetella)
28 martedì Dic 2021
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inLa Porcellana Ginori a Doccia è stata una delle più prestigiose manifatture di porcellana europea. Nasce per volontà del marchese Carlo Ginori nel 1737, in una villa di sua proprietà a Doccia (oggi inglobata in Sesto Fiorentino). I discendenti di Carlo Ginori continueranno ad esserne i proprietari e a dirigerla fino al 1896, quando avverrà la fusione con la Soc. Ceramica Richard di Milano.
«In questa ricerca delle terre io mi sono principalmente servito del Fuoco come pietra di Paragone ed invero la mia occasione richiese comunemente un possibile attivissimo fuoco, poiché col fuoco ordinario da fondere vi è poco da conseguire, il Fuoco qui è l’Ottimo Analista» |
(Carlo Ginori, Teoria degli ingredienti atti a fare la porcellana) (da Wiki) |
La manifattura Ginori inizia la propria attività nel 1737 a Doccia, località a pochi chilometri dall’antico borgo di Sesto Fiorentino, nella villa del marchese Carlo Ginori
E di poco più tarde sono le tazzine e la tazza da brodo per puerpera della mia collezione. Diciamo che le prime porcellane ginoriane, dopo primi tentativi in maiolica, risalgono al 1740. I miei esemplari si possono collocare nella seconda metà dei settecento.
Io adoro Ginori. In fondo, anche nelle produzioni ottocentesche, ma anche in quelle del novecento, con la partecipazione come designer di Jo Ponti, c’è sempre ricercatezza ed eleganza.
Certo… quelle del ‘700…
No?
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(by poetella)
27 lunedì Dic 2021
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insì, perché vi voglio cominciare a far entrare nella mia collezione variegata di antichità.
Primo esempio, con annessa descrizione
Vaso da elettuario
Con elettuario (o elettovario, elettovaro, lattovaro) si indica un antico preparato farmaceutico composto da una densa miscela di principi attivi, polveri, parti ed estratti vegetali impastati con dolcificanti come miele o sciroppi per mascherarne il sapore sgradevole. Il composto molle veniva assunto sotto forma di decotto, di infuso o di bolo (pillole prive di componenti minerali).
Il termine probabilmente proviene dal latino electuarium, a sua volta derivato dal greco ekleikton, e rimanda al verbo leccare. (da Wiki)
Il mio , in particolare, proviene da una fabbrica di maioliche del ‘700 di Savona. ovviamente porta la marca Lanterna sul fondo
Acquistato anni fa da un amico antiquario che a sua volta se l’era aggiudicato a una importante asta di maioliche e porcellane nel marzo del 2013.
E questo è l’inizio del mio racconto sulla mia collezione… a puntate…
26 domenica Dic 2021
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inNo, perché anche nel giorno di Santo Stefano si riescono a fare acquisti…
Il mercatino di Ponte Milvio oggi ha dichiarato forfait. Non c’era.
Non se la sono sentita, in un giorno di festa “familiare”, ma soprattutto di pioggia per tutto il giorno, i gloriosi espositori di robetta varia, (tranne rarissime eccezioni) di esporre la loro mercanzia che nessuno avrebbe degnato di sguardi. O magari avrebbe guardato ma, tra ombrello e mascherine… non avrebbe comprato.
Ma noi, indomiti, siamo andati a Piazza Mazzini, dove per questo periodo natalizio, s’è fatto un mercato tutti i giorni.
Le solite bancarellette natalizie, candele mangia fumo, maglioncini di cachemire da 50 grammi, (se va bene) casette coi nanetti e stupidaggini varie, ma…
Il nostro “agente all’Avana”… ha colpito ancora. E abbiamo preso questo boccalotto probabilmente faentino, ma potrebbe essere anche Deruta, male che va’ del ‘700…
Ma la datazione non mi interessa. Tanto con le maioliche è difficilissima. E io non sono ancora espertissima.
Ovviamente è finito in cucina! Che ci volete fare? Nelle altre stanze non c’è più posto!
E comunque… buon proseguimento di feste da
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poetella
22 mercoledì Dic 2021
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inMa cos’è una casa? Meglio, cosa dovrebbe essere una casa?
Pareri diversi. Un rifugio, qualcuno la vede così. Una trappola? Una prigione?
Il porto sicuro dove tornare?
Come la vedi tu, e tu, e tu? e io?
Io la vedo male. Sicuramente una casa non dovrebbe essere un luogo d’esposizione. Oltre tutto se frequentata esclusivamente da chi la abita.
Dice, Me le guardo io ‘ste cose.
Ok. Guardatele. Ma la comodità?
Dice, non me ne frega niente della comodità.
A me fregherebbe, invece.
E meno male che non devo pensare a spolverare, lucidare, incerare.
Pulisco io, dice. (siamo già un passo avanti)
Comunque alcune cose necessarie (tipo un bel divano comodo su cui spaparacchiarsi a leggere o anche, qualche volta, dai! a guardare la tv)
No. Il divano del ‘700 non è molto ospitale. Poi, giallo… figurati!
Senza aggiungere che la tv da guardare manco c’è.
Il discorso della libreria neanche lo tocco. Meglio.
Ma dico, adesso anche il bagno è diventato il museo delle ceramiche! Eccheccavolo!
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(by poetella)
06 lunedì Dic 2021
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antiquariato, bellezza, boccali, brocche, collezionismo, maiolica graffita ferrarese, orcioli, zaffere
siamo stati costretti a posizionare i nuovi boccali (‘500, magari anche ‘600… ) un po’ in bagno e un po’ in cucina…
però sono bellilli, no?
beh, cominciando da sinistra una Zaffera dell’Alto Lazio, inizio ‘500, con accanto un boccale probabilmente Faenza, più o meno stesso periodo, affiancato da un altro boccale in ceramica graffita ferrarese.
Sulla mensola un’altra brocca a zaffera, sempre alto Lazio. Nel bagno poi ci sono altre due mensole, con degli orcioli Montelupo.
Passando in cucina tre boccali in maiolica graffita e, in fondo, un vaso verde spagnolo. Sempre antico. Poggiato sul frigo un centro tavola Ginori, a canestrello intrecciato. periodo dell’impero.
Ecco qua. Ok… siamo matti. lo riconosco. però… che bellezza!
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(by poetella)
28 domenica Nov 2021
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inBeh, anche oggi acquisti. Non so bene da che area geografica arrivi, potrebbe essere Alto Lazio, come Toscana, o anche Marche. Quello che è certo è che questo piccolo boccale da convento, alto poco più di 10 cm, dovrebbe avere circa cinquecento anni, poco più, poco meno. Le cifre sul fronte fanno pensare a Santa Caterina, e la ruota potrebbe essere un riferimento al martirio della santa.
Ma non è meraviglioso che questi minuscoli oggetti si siano conservati così a lungo. Loro cosi fragili, delicati, effimeri?
Ma tant’è. Adesso è a casa mia, insieme a tutti gli altri. Viva!
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(by poetella)
09 martedì Nov 2021
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inTag
albarello, antiquariato, artigianato, collezionismo, maiolica del '700, maiolica romana, manualità, mensola, puttino, saper fare, vaso a rocchetto, vaso da farmacia
Oggi guardavo questa mensoletta. Sta sopra la porta d’ingresso, a casa. Un puttino che sorregge un piccolo vaso da farmacia.
La foto non fa onore al puttino, che ha un visetto adorabile come sapevano fare nel ‘700.
Appunto. Come sapevano fare…
In quanto al vaso da farmacia, un “rocchetto” romano, sempre ‘700, ha una decorazione minutissima, attenta, accurata. Per non parlare della precisione della scritta. Sta lassù da così tanto tempo che non ricordo più cosa ci sia scritto… comunque, la scritta apotecaria è un capolavoro.
C’erano delle maestranze addette alle scritte in quell’epoca, per le ceramiche. Alcuni, per quelle più complicate, utilizzavano delle mascherine. Non è questo il caso, però. Si vedono chiaramente i tocchi di pennello. Una precisione da brivido.
E io pensavo, guardando la mensoletta e il suo carico, oggi…
Pensavo… ma perché nessuno sa fare quasi più niente?
E si credono invece tutti “super esperti”, “super qualificati”, “super” insomma?
Mah! Boh!
E comunque, pazienza!
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(by poetella)