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Ecco fatto. No, io dico, come si fa? Come si fa a leggere altro, ad appassionarsi ad altro, ci ho provato, non dico di non averci provato, un romanzo fresco di stampa in borsa, da tirare fuori sull’auto o a ricreazione, per tagliare un po’ via il mondo, dicevano che era un buon romanzo, un ottimo scrittore, ci ho provato per portare solo un po’ via quello che c’è da portare via. C’è sempre qualcosa da portare via, isolarsi, tuffarsi in un altro mondo. Leggendo.
Ci ho provato.
L’ho aperto, ho cominciato a leggere. Poi l’ho chiuso. Ed ho ripreso lui. L’unico che si porta davvero via tutto. Troppo pesante la mia borsa, sempre con uno o due libri dentro, a parte il resto, schemi di lezioni, agenda con gli impegni, fogli e fogli, appunti, versi, compiti corretti, pettine rossetto specchietto. Portafoglio. Merenda per la ricreazione. Certo, ché mi viene fame a scuola.
Insomma, l’ho aperto, ho cominciato a leggere. Poi l’ho chiuso. Ed ho ripreso lui. L’unico che si porta davvero via tutto. Che mi risucchia l’anima e me la rivolta e me la rimette a posto e poi la riscombussola e poi la rimette a posto. E lo sapevo. Lo sapevo che finiva così. Tutte le volte che leggo Lobo Antunes, poi per un po’ non posso leggere altro.
Tutto scontato. Tutto banale. Tutto prevedibile. Noioso. Letto e riletto. Stanco. Vuoto. Morto. Accidenti.
“…con il cavallo legato all’anello e le luci del paese che vanno e vengono
a seconda delle nubi che rivelano un tetto, due tetti, il cortile di una scuola
dove il vento giocava con un pezzo di carta, adesso ti metto qui, adesso
ti metto lì e il pezzo di carta si confondeva con le foglie, poverino, a guardar
bene anche il pezzo di carta una foglia, da dove arriveranno le foglie che non
ci sono quasi arbusti, ditemi, nel cortile piccoli cactus che nascevano dal
selciato, una volpe nella colombaia con una levità di mignoli e mio padre
col suo Cristo da fiera in cima alle scale e il cavallo ad attenderlo…”
da Arcipelago dell’insonnia.
di Antonio Lobo Antunes
Povera me! come faccio adesso? Non amerò mai nessuno come amo lui.
Nessuno mi darà piacere come lui.
Mai nessuno amerò come amo te.
Mai nessuno mi darà il piacere che mi dai. Lo so.
…
…
…
(by poetella)
Mahler – Adagietto de 5ª sinfonia
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