Mi trabocca dentro una trama di gioia a questa moltitudine di accenti colorati e i rossi i viola gli azzurri i lilla e i gialli e ovunque spirali di verdi attorno ai raggi di sole
Pollini, pollini. Turbinio. E le rondini. Bighellonano. Due, tre, sette, quante?
Le rondini tornano al nido, dicono. Qual è il tuo nido, amore mio?
Niente. Nessuna risposta. Di nessun tipo. Neanche metaforica, allegorica, traslata.
Traslazione di pollini. Pollini. Da un capo all’altro del mondo.
Finiranno mai questi lavori sulla Tiburtina?
Ciuffi di malva, alti, grano selvatico. (almeno credo sia) Spadroneggiano.
Ecco il primo gabbiano. Mica sei tu! Tu che mi pensi. Il tuo pensiero sotto specie di gabbiano. Ma quando mai! Solo un ennesimo, elegantissimo, rapace gabbiano. Pare ce ne siano più di 4.000 a Roma.
Più di 4.000 volte mi vieni in mente, di giorno.
Di notte, meno. Ok, finiamola!
E pollini, pollini, strabordare di pollini.
Fortuna, non allergica, io. Se fossi polline saprei cosa andare a impollinare. Lascia andare, lascia fluire, non ti mettere a contrasto, quando mai! πάντα ρει, diceva qualcuno, no?
Qui è bello, adesso. papaveri. Infestano il ciglio del cantiere eterno. Una cortina effimera e tremante. Palpitante. E quelli? Cosa sono? Bah! Gialli, fitti fitti, piccoli piccoli. Chiacchierini.
Sthhhhhhhhh! Silenzio! È in scena Mozart!
Beh, non so come si chiamino.
-E lei, signore, cosa guarda? Anche il cane! Mi lasci passare. Non vede che ho fretta! πάντα ρει…
Ancora quei piccoli, gialli. Non me ne intendo. Poche conoscenze di botanica. Nosce te ipsum! Non me ne intendo. Poche conoscenze di tutto.
dei fiori di lattice… in genere non mi piacciono i fiori finti, ma questi mi hanno catturato.
Poi, in cucina, in quel bel vaso comprato a un mercatino e pagato due soldi (che mi sa che è spagnolo e antico , dovrò fare una ricerchina…) non sono male, no?
i fiori, certo, i fiori, ma non solamente i fiori e la musica, la musica, certo, la musica, ma non solamente la musica e le belle giornate, certamente, le belle giornate e l’aria fresca e ancora niente caldo, ma non solamente le belle giornate e l’aria fresca e niente caldo questa sensazione di benessere, di tana libera tutti, di voglia di respirare fondo, voglia di assaporare fondo, voglia intensa di camminare, di andare, di ricominciare, di aprire le mani e lasciar volare via, di guardare il cielo, ah, il cielo! le nuvole, ma sì, si sa quanto io ami le nuvole, mi amano le nuvole? Problema loro
Che poi, a pensarci bene,
i fiori, certo, i fiori, ma non solamente i fiori, e la musica e l’aria fresca e niente caldo, non è solo da lì questa voglia di sorgente, di acqua limpida, di profumo di vento, di pioggia, di ricordi nuovi da collezionare, c’è posto ancora per nuove collezioni, guarda quanto spazio! Evapora questa debolezza di convalescente che guarisce, vedi come guarisco? Vedi come sto diventando forte?
Certo, sono solo fiori, ma ti riempiono l’aria. Ti trasportano in un altrove migliore, un altrove libero di qualsiasi frammento di dolore, di qualsiasi meschinità.
Roba che ignori. Per quell’attimo di contatto con la loro spavalda bellezza dimentichi tutto il marcio, il triste, il noioso, lo squallido. Ti viene persino quasi voglia di perdonare.
(forse)
Fa niente se dura quanto la vita d’una farfalla. Anche meno. Fa niente.
……………………… E non certo perché, e lei sapeva perché, ma comunque non ostante ormai fossero lontani i miracoli e gl’inni, non ostante lo scorrere dei secondi fosse un lungo laccio di perline, molto più simili invero alla resina opaca dell’ambra che alla sericità lucente dell’oro o delle lacrime
………………………………… ma comunque, non ostante tutto fosse probabilmente già stato scritto, detto, fatto e non ci fosse sicuramente più possibilità di ritracciare un leggerissimo segno di correzione, che non si vedesse quasi, che non saltasse all’occhio, non ci fosse possibilità di sperare in uno svolgimento diverso, un cambio di tema, una nuova interpretazione della traccia
………………………………… ma comunque, non ostante ormai si viaggiasse in incognito senza bagaglio guardando fuori del finestrino gli spazi dilatati del tempo ormai da venire
…………… si diceva, tuttavia, non ostante questo mare di malinconia che, stranamente, costeggiava il viaggio sia a destra che a sinistra, come si fosse su un infinito viadotto sospeso lei, ancora, e in fondo piuttosto spesso si ritrovava a sorridere alle sue rose.
…………………….Che poi, a pensarci bene, i fiori, certo, i fiori, ma non solamente i fiori e la musica, la musica, certo, la musica, ma non solamente la musica e le belle giornate, certamente, le belle giornate e l’aria fresca e ancora niente caldo, ma non solamente le belle giornate e l’aria fresca e niente caldo questa sensazione di benessere, di tana libera tutti, di voglia di respirare fondo, voglia di assaporare fondo, voglia intensa di camminare, di andare, di ricominciare, di aprire le mani e lasciar volare via, di guardare il cielo, ah, il cielo! le nuvole, ma sì, si sa quanto io ami le nuvole, mi amano le nuvole? Problema loro.
…………………….Che poi, a pensarci bene, i fiori, certo, i fiori, ma non solamente i fiori, e la musica e l’aria fresca e niente caldo, non è solo da lì questa voglia di sorgente, di acqua limpida, di profumo di vento, di pioggia, di ricordi nuovi da collezionare, c’è posto ancora per nuove collezioni, guarda quanto spazio! Evapora questa debolezza di convalescente che guarisce, vedi come guarisco? Vedi come sto diventando forte?
……………….. Ma no, non sono io, non sono io quella triste, è un’altra. Un’altra quella che sospira, ricorda, vorrebbe dimenticare e invece ricorda. Vorrebbe ricordare il perché, il quando, il come e invece dimentica. T’assicuro che non sono io. Io cammino, ascolto i cinguettii dell’estate, annuso i profumi di gelsomino, già lontani quelli d’acacia, quella è prima di maggio, prima di maggio come quei giorni di otto anni fa, che ancora non c’eri nella mia vita, non scardinavi quell’esistenza quieta, quel tran tran tra le faccende, fai un ciambellone, dai una pulita agli undici tappeti antichi, controlla il luccichio delle porcellane e degli argenti, lucidati i giorni con prodotti di sicuro risultato, tranquilla che tutto brillerà come nuovo!
……………….. Ma no, non sono io, non sono io quella triste, è un’altra. Sicuro che è un’altra. Io me ne sto tranquilla ad ascoltare i cinguettii dell’estate, ad annusare i profumi di gelsomino, già lontani quelli d’acacia, quella è prima di maggio, prima di maggio come quei giorni di otto anni fa, che ancora non c’eri nella mia vita, ancora non avevi rivoluzionato la mia idea di felicità, non avevi fatto trasalire le ore ad ogni sospetto di rivederti, non avevi incendiato ogni istante con l’attesa del bagliore azzurro dei tuoi occhi di fiordaliso
……………….. Ma no, non sono io, non sono io quella triste, è un’altra. Vedi? Io ancora raccolgo rose e le metto nel vaso e me le guardo. Che ancora ho fame di bellezza.
E la Bellezza è ovunque. L’avevi detto tu. Tanto tempo fa.
“I parassiti delle piante attaccano anche gli amatissimi gerani del vostro balcone! Chi ha preso almeno una volta nella vita un geranio, si sarà scontrato con le celeberrime farfalline dei gerani!
Questi parassiti sono arrivati in Italia a partire dagli anni ’90 e da allora hanno lentamente invaso ogni angolo d’Italia.”
E continuavo poi a leggere di cocciniglie, afidi, lepidotteri, parassiti che colpivano senza pietà né decenza le belle piante del giardino compromettendone l’espansione e la fioritura, impedendo loro uno sviluppo armonico e splendente, e i consigli sul come liberarsene una volta per tutte. Poi, chi lo sa perché,
mi sei venuto in mente tu. Devo aver usato sicuramente un buon prodotto nel mio cuore
…………………..………cammino, sento il sole sul viso e addosso (solicello di maggio di prima mattina, lieve lieve, intiepidisce, solletica, carezza) e non importa se a due metri traffico lento del mattino, non importa se la strada tutta una buca, se le facce attorno imbronciate, insonnolite, non importa
………………………….…………………………no, io mi sento giovane.
………………………………………… E cammino, sento il sole sul viso e addosso (solicello di maggio di prima mattina lieve lieve, intiepidisce, solletica, carezza) e ascoltoVivaldi, (il passo a tempo, il respiro a tempo) e non importa se rumori sgraziati di scavatrice a due metri da me, lavori infiniti, cantiere infinito, sirene di ambulanze che trivellano le orecchie, no, non importa
………………………….…………………………ché io mi sento giovane.
………………….….……infatti cammino, sento il sole sul viso e addosso (solicello di maggio di prima mattina lieve lieve, intiepidisce, solletica, carezza) e ascolto Vivaldi, (il passo a tempo, il respiro a tempo) e mi giro di qua e di là e guardo ciuffi di non so che, rossi, gialli, viola, lilla, i rossi, ok, i rossi lo so, papaveri!) e non importa se le bottiglie di plastica vuote,le lattine schiacciate di coca-cola, le cicche di sigarette, le cartacce unte e bisunte, i cartelloni che promettono un città nuova, una fioritura nuova, un mondo nuovo, mentendo, non importa
………………..…….…………………………tanto io mi sento giovane.
Cammino, cammino, cammino e respiro fondo
stordita a tratti da un intenso profumo di gelsomino.
un passo dopo l’altro, il secondo movimento del concerto n° 21 nelle orecchie. Mozart.
Mozart.
O forse pensava
……………………………………– com’era quando?
E i ciuffi di malva al bordo della strada che grondavano primavera e le bocche di leone
gialle gialle e le margherite e Mozart e lei, niente sorriso, aria addosso, il passo accelerato ogni volta che
………………………………….– ma come posso, senza? Come posso più?
o forse ogni volta che
…………………………………– tanto ce la faccio. Tanto sì.
Il passo veloce, la gonna aderente a contrasto, tesa, fasciante come i ricordi. E un altro
camminare. Un altro andare. Un riaffiorare, non ostante.
E progettava mille e mille improrogabili occupazioni, mille e mille impellenti faccende,
mille e mille indiscutibili priorità da affrontare in quel giorno e in quello dopo e negli altri a venire, intollerabili, senza fermarsi, ché se si fosse fermata, se si fosse fermata anche solo un attimo, se avesse smesso di sfiancarsi in mille e mille fatiche titaniche, dolore alle braccia, alle mani, alle gambe, alla schiena, alle ginocchia, ché se si fosse fermata anche solo un attimo
……………………………………..– ti ricordi quando?
sarebbe precipitata nel cunicolo della nostalgia
ché l’unica salvezza è nel fare, aveva detto qualcuno in un vecchio film
L’unica salvezza (salvezza? Ma per piacere!) è nel fare.