
Ecco. È notte.
Arriva l’ora del sonno.
Ma il sonno se ne andrà da chi gli è più simpatico.
Me, mi detesta. Credo.
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(by poetella)
27 mercoledì Ott 2021
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inEcco. È notte.
Arriva l’ora del sonno.
Ma il sonno se ne andrà da chi gli è più simpatico.
Me, mi detesta. Credo.
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(by poetella)
20 domenica Giu 2021
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inÈ come se si affacciasse a salutarmi
a slargarmi un sorriso
in qualsiasi momento del giorno
o della sera, finché c’è luce fuori, ovvio
o magari della notte
quando inquieta m’invento di venire in cucina a bere
– è una scusa! è solo per vederla che
e lei, lei è come se si affacciasse a salutarmi
Ciao amica mia, dice
lo so che non riesci a fare a meno della bellezza. te ne do io
tranquilla!
Mettila negli occhi
o sotto il cuscino, come la foto di un lontano amore
perduto
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(by poetella)
12 sabato Set 2015
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in.
Stanca morta. Buona premessa per dormire. Oppure no. Fuori, notte. Notte tiepida. Anche i nuovi fiorellini in balcone. State dormendo, piccoli? Come non invidiare quelle corollette trepide, azzurrine. Dondolavano nel venticello del pomeriggio assolato. Una festa di paese. Eppure starli a guardare non mi bastava. Non mi basta niente. Da un po’ di tempo, niente.
Non farei che dormire. Dormire e dormire, se riuscissi a dormire. S’avvicina l’ora.
Temporeggio. A che serve andare a rigirarsi, girare il cuscino, sagomarlo. E girarsi ancora. Tirare su il lenzuolo. Toglierlo. Ancora solo il lenzuolo in questa coda d’estate. Detesto.
Una stagione inutile. Pochi fiori, in balcone neanche uno. Cominciano adesso. Ricominciano. Ricominceranno davvero?
Staremo a vedere. Sempre aspettare. Ma cosa aspettare? Vorrei che fuori ci fosse una città d’Oriente. Che ne so, Samarcanda. Bombay. Che ne so. Mercati e spezie. Di notte. Odori forti. Magari oppio. Oppio. Che effetto farebbe? Ne avrei bisogno.
E anche di altro.
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(by poetella)
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15 mercoledì Ott 2014
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inE quando ti svegli e ancora è buio anche perché probabilmente nuvole e la luna ormai uno spicchietto e addosso sonno, ancora sonno e resti immobile a sentire il niente poi ti volti senti come pesa il tuo corpo quasi fosse molto lontano e senza appigli la mano al comodino
il telefono l’altra mano a aprire la foderina. Le tre e cinque. Richiudi. Riposizioni sul comodino.
Aggiusti il cuscino come fosse una vela ma resti lì. Non ti muovi. E s’espande il pensiero sempre quello sempre quello invade tutto il letto la stanza forse esce anche in balcone nella notte schivando i pipistrelli che se ne nutrirebbero volentieri e glielo faresti mangiare anche tu che è un pensiero di cui con ritrovata gioia ti priveresti ma quello niente. Si gonfia e cresce come un genio della lampada perfido però.
Maligno.
Ti giri su un fianco per schiacciarlo ma quello niente. Ti punge come fosse chiodi.
Ti giri sul dorso per stenderti meglio in cerca di una calma piatta da morto a galla che plachi i flutti irti di squali ché quel pensiero è uno squalo due squali tre squali si moltiplica e morde e lo sai che finirà per ucciderti e la notte non passa e il chiaro non arriva e riprendi il telefonino e sono ancora le tre e mezza e tra due ore dovrai alzarti e speri di dormire un po’ ma niente.
La bocca spalancata di quel pensiero ti mostra i denti e sui suoi denti il tuo sangue.
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(by poetella)