Tanti, tantissimi anni fa, più di trenta, forse quaranta, forse di più, non so, in una notte di Natale freddissima, quando ancora avevo un altro rapporto con la religione e la fede, andai ad assistere, come consuetudine, alla messa di Natale a San Teodoro al Palatino, la minuscola chiesa barocca allora di culto cattolico con come parroco un uomo straordinario, che poi celebrò il mio matrimonio e battezzò mio figlio, Monsignor Mario Canciani.
Questo prete era davvero eccezionale. E per la notte di Natale aveva l’abitudine di radunare i fedeli, dopo la messa, nel cortiletto ovale davanti la chiesa, attorno a un gran pentolone nel quale bolliva vino rosso, che poi lui distribuiva, tra chiacchiere e amenità, a tutti.
Era davvero una bella cosa. E in una di queste messe un bambino aveva suonato col flauto questo brano. Che io ho cercato per anni, senza riuscire mai a trovarlo né a sapere cosa fosse… fino a pochi giorni fa.
Eccolo. Immaginate la suggestione. In una chiesina gioiello, con un prete fantastico, e fuori la notte stellata e gelata.