Ovviamente sì…
28 sabato Feb 2015
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in28 sabato Feb 2015
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in26 giovedì Feb 2015
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in(rielaborazione dal web)
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Noi siamo del Drago, dice.
Che? Fa lei.
Il Drago. L’oroscopo cinese. Risponde. E fuma la sua stupida sigaretta elettronica.
Mbeh? La guarda curiosa. Chissà dove vuole andare a parare, pensa.
Te lo sai con chi va alla grande il Drago? Insiste quella.
Ma che mi frega del Drago! Fa lei. E s’accende una sigaretta. Vera. Se devo fumare fumo davvero, pensa. Se no, niente.
Con la Tigre. Con la Tigre è il massimo! glielo dice lo stesso. Tanto, quando si fissa…
Poi, Te lo sai lui di che segno è? chiede, vocetta suadente.
Ma che vuoi che ne sappia di oroscopi cinesi, risponde. E dai!
E poi non ci devo pensare più e te insisti. E dai, cacchio! E fuma.
Vediamo? Calcoliamo? Proprio quella non molla.
Lei muove il ciocchetto di legno nel fuoco. Le piace giocare col fuoco. A casa non ce l’ha il camino. E quando viene qui, gioca.
L’altra sta inserendo i dati nelle caselline, occhi fissi al display. Giorno di nascita. Mese. Anno.
Clicca calcola. Zac
Tigre.
Ecco fatto. Fa lei. Pure i cinesi ci si mettono. Ma piantala, va… che mica c’avevo bisogno dei cinesi io. Piantala.
Sei una fetente. E le sorride. Poi non sorride più.
E, dico io, fa. Perché. Cazzo. Perché!
…
…
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(by poetella)
26 giovedì Feb 2015
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in– ricordarsi che il racconto si svolse in un mondo immaginario. Fatti e personaggi di un’altra dimensione – diceva qualcuno nel sogno di stanotte.
E dunque siamo tornati nel reale.
Via dall’altro mondo. Da un po’.
Il gallo ha cantato, è spuntata l’alba e il racconto è finito.
Adesso che si fa?
Due soluzioni.
Prima. Chiudere il libro e metterlo nel ripiano più alto della libreria.
Quasi in cielo.
Per te farò una scatolina a parte hai scritto. Tanto tempo fa.
Seconda soluzione .
Continuare a leggerlo e rileggerlo fino a che le pagine non vengano cancellate da un mare di pianto.
Poi bruciate. Incenerite.
Disperse.
Accingiamoci dunque a scegliere.
Calmi. Consapevoli. Adulti.
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(by poetella)
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25 mercoledì Feb 2015
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in25 mercoledì Feb 2015
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24 martedì Feb 2015
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in24 martedì Feb 2015
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inSi. Si viaggia. Di nuovo in treno. Fuga.
Ma il dolore continua a seguirci. Una bestiaccia famelica.
Scorrono casolari, montagne colline pianure. Scorre lo sguardo. In su verso le nubi gonfie.
E dietro lo sguardo, ricordi.
Un assiepamento di ore rubate al tempo e adesso cristallizzate. Congelate. Stipate una sull’altra tanto da mescolarsi come il sudore sui corpi di due amanti.
Quand’è che dicesti Amore santo, quanto sei bella! Quando?
E quella cosa dell’isola, quando?
Quando Come te nessuna mai!
Come te nessuno mai più.
No. Non ricordo quando devo averlo detto.
Ma che importa?
È un fatto. Ora, allora, sempre.
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(By poetella in treno…)
23 lunedì Feb 2015
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(video di poetella)
23 lunedì Feb 2015
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in(foto dal web)
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Non partirà nessun treno
mai più
mai più da questa stazione di dolore
abbandonata tutto è fermo la campana bloccata
arrugginita erbacce nella vasca della fontana
secca. Neanche un gatto
a miagolare accanto ai rami
spogli del rampicante. Chissà cos’era
prima. Se fiori. Se foglie.
Ed è sempre il tramonto.
Non si farà mai notte.
…
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(by poetella)
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22 domenica Feb 2015
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in
Un secolo di polveri pesa
sopra le nostre palpebre
calcinacci nella camere
del cuore. Appesa è
la leggenda
che ripete il suo no
detto controcorrente, non deponiamo
le altezze al primo mercante,
non abbassiamo il pilotaggio
dell’astronave.
Questa sfolgoranza in noi preme
per combustare in fuoco. Essiccare
in diamante. Quanta vastità
dentro l’umano
e il lieve involucro del corpo
è un aggregato intorno al suono
che ci chiamò.
Lo sento ora con una precisione
di parole che metto qui per te.
Dirti questa visione semplice.
Nessun metraggio ci contiene
nessun confine di sponda
nessun nome è bastante
in nessuna foto noi veniamo
nessuna telecamera riprende per intero
questo essere nostro che slegato si estende
tutto impastato di infinità.
La gioia si condensa
in particelle legate, si fa sfera rotante
e firmamento, si getta
nella vita danzante
senza perire, senza esaurire
immutata, intoccata, seducente.
Conduce a sé e il morire dei corpi non è
che l’entrare fuori misura.
Senza chili, senza metri, senza
particelle. Alleluiare
da “BESTIA DI GIOIA” di Mariangela Gualtieri
Einaudi- 2010
21 sabato Feb 2015
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(un video di poetella)
Mi prende la gola, a volte, volevo dirtelo
un’annodata stanchezza
un collassare di tutto il castello di
puntelli di carte da gioco di
sabbia di mare
un crollare di tutti gli esili avviluppi di
nidi di pensieri rassicuranti
incoraggianti
confortanti.
Mi prende una voragine di voglia di
salto nel vuoto di annullo di
fuoco di perché?
perché mai ancora
per chi?
Mi prende, a volte, uno sconfinato bisogno
dell’urlo selvaggio
dell’urlo fino a far ritornare
il vento quel vento furente
fremente scuotimento capisci?di questa mia molle
palude di vita
che tu, tu ricordi, ricordi com’era, prima?
…
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…
(by poetella)
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20 venerdì Feb 2015
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18 mercoledì Feb 2015
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in(un video di poetella)
Smettessero queste frustate
questi schiocchi dolorosi questi
affondi di lama in petto
quest’eterna inarrestabile perdita
sgocciolamento
ferita aperta sino
al dissanguamento
smetteranno mai, dico, queste ondate
di amaro in petto di aspro di veleno di voglia
di chiudere gli occhi comandare al fiotto di uscire
a portarsi via il verme di vuoto
di solo di sperso di perché, ma perché mai
(me lo dici perché?)
Conoscemmo la purezza della poesia
il suo scintillante incanto
giocammo a scollare il confine del cielo
a spezzare a spazzare via la linea d’orizzonte
e ora?
Prosa e buio, lontana io anche da me, perduta.
E solo prosa e buio gabbia serrata e silenzio.
…
…
…
(by poetella)
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18 mercoledì Feb 2015
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inyoutube me l’ha bloccato per vili motivi commerciali…
beh… qui per ascoltare
poi, domani, altro video con altra musica in sottofondo… alla faccia di youtube!.
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Smettessero queste frustate
questi schiocchi dolorosi questi
affondi di lama in petto
quest’eterna inarrestabile perdita
sgocciolamento
ferita aperta sino
al dissanguamento
smetteranno mai, dico, queste ondate
di amaro in petto di aspro di veleno di voglia
di chiudere gli occhi comandare al fiotto di uscire
a portarsi via il verme di vuoto
di solo di sperso di perché, ma perché mai
(me lo dici perché?)
Conoscemmo la purezza della poesia
il suo scintillante incanto
giocammo a scollare il confine del cielo
a spezzare a spazzare via la linea d’orizzonte
e ora?
Prosa e buio, lontana io anche da me, perduta.
E solo prosa e buio gabbia serrata e silenzio.
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(by poetella)
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17 martedì Feb 2015
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inda “I dialoghi con Leucò” di Cesare Pavese
legge poetella
(video di poetella)
16 lunedì Feb 2015
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Qual è il luogo il ritiro la tana protetta
dove posso rifugiarmi da questa melanconia che
mi segue mi tampina mi tartassa
come aguzzina feroce
dove posso mai andare ad acquattarmi
a sottrarmi ai suo artigli a quella presa rapace
che non molla non mi sgancia mi divora
e sfinisce e finisce
e provo a scappare e mi riprende
dove posso mai nascondermi per sfuggirle
dove posso ritrovare le forze
il fiato le gambe e le braccia
gli occhi le mani le labbra la salute
per tornare a giocare
lontana da te, amore mio?
…
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…
(by poetella)
(e niente foto. E niente musica)
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15 domenica Feb 2015
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13 venerdì Feb 2015
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(video di poetella)
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Proteggiamola. Ti prego, conserviamo premurosi
la scrittura cifrata di quei giorni, vuoi?
conserviamone il codice segreto
ogni letterina ogni disegno ardito miniato
decorato piccolo piccolo
talmente piccolo il libro da riporlo comodamente
nei cassetti della memoria
già così stipati di cianfrusaglie.
Ci si potrebbe mettere due rametti di lavanda, la tua.
Va bene? Mettici qualcosa pure tu!
Conserviamo gelosi le virgole, le mille e mille virgole
tra una parola d’amore e l’altra
e tutti i punti esclamativi raggianti
incorniciati di fronzoli azzurri e rossi
e oro.
E quel punto, quell’inesorabile punto, alla fine.
Alla fine.
Che di notte il libro s’accenderà sicuramente
una lanterna che, personalmente, non spegnerò
a costo di non dormire. Per niente. E tu?
Ché, sai, c’è, ci sarà tempo per dormire, ormai.
Tanto, tanto tempo.
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(by poetella)
12 giovedì Feb 2015
11 mercoledì Feb 2015
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in(un video di poetella) (che si scusa per il sonoro non perfetto… ma la fretta…)
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Cinque mesi. A giorni.
Cinque mesi. Prima di attese [come di gatto sul tetto]
che faccia giorno oltre la notte o
sbuchi una stella o almeno brilli una lucciola
una candelina, la fiamma di un accendino per un’ennesima sigaretta
cinque mesi, a giorni
poi di dubbi e domande e risposte sbagliate
[che gli occhi si siano indeboliti a furia d’interrogare
il buio e non vedano più?]
Tra poco cinque mesi ed ecco le certezze ora
la luce eccessiva acceca sempre
non stupire se chiudo un po’ gli occhi
tanto non si ferma il fiume
non ci si abitua a queste piccinerie quotidiane senza
più quel libro d’oro
magico segreto da poter sfogliare
per cancellare il niente del mondo
tra le sue parole rosse.
Tra le sue parole ancora, in fondo me ne vado
girando. Alcune non le sento più da tempo ma
a volte ne catturo una, tra i ricordi, una e mi ci appendo
e lei mi porta via, via. Via.
Via! Mi fa ancora aquilone nel vento.
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…
(by poetella)
10 martedì Feb 2015
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inDunque, sveglia alle 5.30. colazione e lettura posta.
Preparativi per uscire.
Poi scuola. A piedi. Quasi quattro chilomentri. Tre ore di lezione faticosissime, con mal di gola da affaticamento di corde vocale. Meno male solo tre ore, oggi.
Venti minuti di attesa autobus. Nel sole. Tepore grato. Rilassante.
Poi casa. Deliziosamente luminosa e silenziosa. Deserta, ordinata, profumata di aria pulita.
Hanno lasciato le finestre aperte, prima di uscire. Miracolo!
Avvio lavatrice, onde evitare brontolii per il rumore.
E fuori. Spesa. Un’ora tra negozi e negozietti e discuont, caricandosi come un mulo.
Viva chi, benedetto, ha inventato i carrelli per la spesa. La schiena ringrazia.
Anche se pesava, il carrello, per quanto era pieno. Lui e la borsona gialla da tenere con l’altra mano.
E dire che io non mangio quasi niente. E quasi niente bevo. Se non acqua. Del rubinetto. Io.
Preparativi per il pranzo, ordinando la macro spesa, intanto.
Ancora con il broccolo appena epurato delle foglie troppo grandi, che non entrava in frigo, ancora col broccolo in mano, ultima cosa da archiviare, dopo quasi mezz’ora di archiviazione, e pane da affettare, e vino da mettere nella cantinola, e carne da congelare, e frutta da sistemare, parte nella fruttiera, parte in frigo, ancora con il broccolo in mano, ultima cosa da archiviare, torna il resto della truppa. Affamata.
Pranzo pronto in tavola.
Intanto panni da stendere, ché la lavatrice ha finito. Senza mangiare. Mettendo a posto la spesa, un pezzetto di pane, una fetta di prosciutto, basta.
Poi cucina riordinata.
Panni tutti sparsi tra i vari termosifoni di casa e alcuni sullo stendino, fuori, al sole. Ancora sole. Bello.
Piccolo riposo, mezz’ora. Crollata. Con sogni!
Poi di nuovo al lavoro. Le gardenie. Trattamento sotto la doccia per togliere qualche cocciniglia. Spray anticocciniglie. Concime. Riposizionamento. Mezz’ora.
Poi pulizie varie per casa. E dunque cucina per la cena. Involtini di verza. Sugo per le fettuccine di Camerino, speciali! Il ciambellone che è quasi finito.
Ora di cena. Cena.
Riordino della cucina.
Poi in finestra del soggiorno a fumare una sigaretta, finalmente. Coi castelli illuminati come un presepe.
E pensare: oggi è il giorno del ricordo. Ok, ok, si ricorda altro ma… mi chiedo
tu, dico tu, ti ricordi più di me?
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(by poetella esausta)
09 lunedì Feb 2015
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in(un video di poetella)
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Non che si voglia necessariamente stare a cercare similitudini. Una canna di fiume. Il suo elastico ondeggiare. La sua elegante cedevolezza e quella spinta capricciosa e testarda verso il cielo.
Ci sentiremmo così, dunque?
Sicuramente ci si avvia ad una consapevole morbidezza. Ad una placida condiscendenza.
Questo è un fatto. Fluire. Lasciare che l’umido, morbido pennello del tempo passi e ripassi sul dolore. Lo cancelli o semplicemente lo sfumi. O magari lo fissi. Gli impedisca di sbavare. D’espandersi.
Ci stiamo placando. Anche il vento, senti? che stanotte e anche stamattina…
Ecco. Finito.
C’ha lasciato ovviamente un’accelerazione del cuore.
Ma sarà stato poi il vento?
Continuiamo, più calmi, noi che perdemmo, ad aspettare, senza pentimento, un ritorno.
Impensabile convincersi di non ritrovare prima o poi quell’azzurro d’ occhi o la chiave di casa
costretti ad un eterno vagabondare senza pace.
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(by poetella)
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08 domenica Feb 2015
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in(foto di poetella)
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Finito. Passato il gran putiferio
di pioggia di grandine e vento soltanto
un ricordo
in quel tremolio di piccole luci
/non pare che gli alberi
festeggino ancora
il natale?/ foglioline un po’ mosse
dal vento
e quei raggi sfuggiti alle nubi
osserva baby
come tutto vacilla e brilla
cristalli preziosi
a ben guardare parrebbe una festa
o ingegnosi operosi, sapienti pre, magari
e ci basta.
Facciamo finta.
Diciamo che ci basta, via!
quest’assaggio di bellezza sulla punta
degli occhi
facciamoci bastare lo splendore delle cose
pulite e lucidate
lente d’ingrandimento il dolore
come l’amore
ché i pensieri, quelli no
quelli spenti e bui se ne vanno in giro come topi nelle fogne.
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(by poetella)
07 sabato Feb 2015
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in(un video di poetella)
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“Cancellare tutti gli errori, i sotterfugi, tutte le forme
di distruzione; per non conservare altro che queste
lievi, queste fragili punte di freccia, scoccate
da un angolo d’ombra a fine inverno”
da “E, tuttavia” di Philippe Jaccottet
…e si parlava di viole.
Dove poter cercare viole in questo interminabile, piovoso, ventoso inverno?
Dev’essere questo il punto. Le viole.
La loro assenza.
Dunque non si cancella nulla, non si dimentica. Niente viole. Non ci si placa.
Eppure c’è stato un tempo in cui avevo le braccia cariche di viole. Grondavo viole come un quadro preraffaellita. Così era il mio stare. Il mio andare nel dolore del mondo.
Quel profumo mi cautelava. Mi stordiva. Mi drogava.
E tutto accettavo. Tutto tolleravo. Tutto portavo a cuor leggero.
Non c’era pietra che mi colpisse. Nulla che mi ferisse.
In quei giorni.
In quella mia tardiva primavera che credevo eterna.
E non lo era. Come tutto, in fondo.
…
…
…
(by poetella)
06 venerdì Feb 2015
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in06 venerdì Feb 2015
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e ricominciamo a scrivere qualcosa, va…
Questa musica.
Pare galleggiare come un fiocchetto di lanugine spinto, animato
da un lieve vento.
Pare volteggiare, poi posarsi e ancora andare.
Questa musica e il soffio di pensiero che la segue.
Trasmigrare d’anima.
Potesse il corpo.
Pace come di bosco di querce. Alte e austere. Ombra di volte di cattedrale.
Cattedrale deserta
appena fluorescente di luce lunare. Cielo di stelle. Plenilunio d’inverno.
Musica di penombra.
Musica di corte tra spesse mura.
Musica di salone di castello.
Stendardi e leoni di pietra.
Viaggio nell’oltre.
Soglia sdrucciola al di qua del dolore. O al di là.
…
…
…
(by poetella)
e, per chi volesse sapere quale fosse la musica di cui parlavo, ecco qui