Una pioggerellina che entrava nelle ossa, fitta fitta
stamattina, minuscola, conficcata tra ricordi e aspettative, piccole lance di luce, spilli,
come pensieri d’appena svegli, col chiaro che ancora si nasconde.
(tirare fuori dal buio un filo d’attesa)
Una pioggerellina che s’infilava ovunque, inumidiva il passato,
il futuro imprevedibile.
Il presente secco.
No, non ti stupire se mi veniva facile paragonarla a. Non ti stupire, sai?
Una pioggerellina che entrava nelle ossa, fitta fitta
E noi? Dove andrà a finire tutto questo? Dove andremo mai?
Vedi, sto scrivendo da un po’ questa nostra storia.
Scrivo, cancello. Riscrivo. Leggo e rileggo. Correggo.
E dire che il bravo scrittore conosce sempre il gran finale.
Storia e resto. Sviluppi. Accadimenti vari. Epilogo, morale. Note e bibliografia.
Sa tutto dall’inizio, il bravo scrittore.
Non sono brava io, pare.
E questo mio quadernino a righe che scolora via, all’infinito, e lento scolora l’inchiostro, e lento scolora il tempo
questo mio quadernino scritto e riscritto
troppi fogli, troppi segni fitti fitti, pieni da cancellature.
Ma ormai, che cancelli a fare?
Come le spiani le righe e i monti.
Come riempi i fossati?
Bene. Lasciatemi qui, vi prego, un po’ qui, occhi socchiusi ad annusare la meraviglia di un’attesa.
Intanto potrei guardare un po’ al passato
contando le perle della mia collana.
…
…
…
(by poetella)