Sì, lasciare perdere. Buttare la spugna. Calare l’ancora. Lasciare che sia. Che sia stato. Che non potrà essere più. Nove mesi. Convincersene. E ancora provare a convincersene. Rassegnazione di foglia. Di rosa che si spetala. Di falena. Rassegnazione di nube prossima alla pioggia. Scomparire. Dissolversi. O ritrovarsi? Annullare l’ennesimo barlume di speranza. Via! Chi non spera suppongo non soffra. Più.
Dove mai potrei andare a cercarti, ormai? Cosa mai potrei trovare più? Di noi? Cominciare a chiedersi se non sia stato tutto un.
Sei oscurato da un buio pesto. Un muro di buio. Innalzato infinito davanti ai miei occhi accecati. Tutto il mondo ti vede. Tutto il mondo può bearsi della tua maledetta bellezza. (maledetta?) Io, no. Mollare. Darsi buoni consigli.
Comunque divertirsi a sistemare fiori nel vaso rosa armonizzare colori. Comunque divertirsi a proporzionare equilibrare tonalità centellinare spazio lasciar traboccare l’acqua ché tutti ne bevano che tutti ne abbiano almeno loro che tutti ne sentano la quieta frescura e intanto pensare E tu?
Quando mai più tu, lontano. Perduto Quando mai vedrai? Perché mai più?
Non c’è più tempo o c’è troppo tempo che ci faccio col tempo? ci vorrebbe altro tempo diverso tempo magari bel tempo ché tutti i pomeriggi piove e piove e quest’estate ancora non ancora non trovo quel tempo non ritrovo più quel tempo dov’è finito il mio tempo nostro magnifico tempo di mani di labbra di occhi affamati di giochi rubati scatenati strapazzati scellerati spettinati bambini d’estate al mare hai presente, no?
Qui invece niente. Pozzo essiccato. Tutte le porte chiuse. Casa svuotata. Solo in soffitta ricordi e ricordi.
E si sente a tratti scricchiolare il solaio. … … …
Mi dovrò mettere tranquilla. Giorni di gran file, di attese, questi. Il Caf il patronato la banca le poste anche il negozietto sotto casa oggi, gran fila per il pane e i formaggi.
Mi dovrò mettere tranquilla ad aspettare. La fila prima o poi si prosciuga e arriva il tuo turno.
Presumo che arrivi dunque anche il momento – benedetto!- in cui mi accorgero’
Stammi a sentire. Oggi è stata una giornata di merda. Come ieri. Come l’altro ieri. E anche il giorno prima. E se vado indietro arrivo a qualche mese fa. Quando era tutta un’altra musica. Comunque, anche nella trita e ritrita ricerca d’equilibrio sul bordo dell’abisso, ogni tanto ogni tanto spesso, veramente, cercando ho ritrovato nelle tasche un pensiero celeste.
Che m’ha dato anche la forza di scattare qualche bella foto. Che non vedrai più. Ma fa niente.
Perché se non ci fossi stato tu, niente foto, io niente dolcezza niente scrivere niente vivere
niente amare così. Niente aver amato. Mai. Lo so. … … …
Ma tu, tu dove sei? Si continua a camminare. Sassi lungo la via. Aggirarli. Oppure scavalcarli. Dipende dalle forze residue. Poche. Decisamente poche. Ti credevi un supereroe, carina?sei solo una donna. E dunque. Tuttavia, continuare a chiedersi. Ma tu, tu, dove sei?
Abbiamo collezionato scatoloni pieni di ricordi. Polverosi, ormai. Decisamente polverosi. Forse non polvere. Forse s’è tutto sbriciolato. Ruggine. Resti friabili di un sogno. Siamo svegli, adesso. Lo sai, vero, che ho smesso da un po’ di sognare. Vivo di piccole cose terrestri. Ho lasciato le terre degli Iperborei. Da un po’. Ma tu non lo sai. no. Credo di no. Tu non sai più niente di me. O quasi. Indubbio che se volessi sapere, se proprio volessi, potresti. L’aria è satura del mio pensiero. Ti basterebbe respirarne un po’ e sapresti. Ma tu, tu vivi in altre atmosfere, ormai. Credo. Ed io controllo l’insorgere maligno di eventuali altre piccole rughe. Niente, per adesso. Mi riconosceresti. Sono sempre io. Quella che chiamavi la tua Belladonna.
così, tanto per non andare a dormire. Per tirare un po’ avanti. Troppo presto.
Ma in fondo stare qui ad aspettare cosa? Fatto mille cose, oggi. Faccenduole. Noie.
Che potrebbe mai accadere a quest’ora. Passaggi di UFO? Comete?
Neanche nuvole, in cielo. Comunque bello. Gran bella luce.
La luna , la luna credo stia calando. Non la vedo da qui. Vedo Giove.
Un puntolo luminoso. Luminosissimo. Splende la fortuna. Dicono.
Però la fumerei, magari, un’ultima sigaretta.
No. Meglio scrivere. Anche se vedere il fumo salire m’è sempre piaciuto. Si tira dietro pensieri, sospiri, sogni. E li porta in alto, in alto. Come una preghiera.
Io non prego mai. Non prego più.
Freddino, stasera. Giove deve essere bello caldo, lui. Solo se si è caldi si brilla, no? No.