melanzane grigliate condite con olio extravergine aromatizzato al tonno, (compro del tonno sott’olio extravergine, e ce n’è così tanto di olio che lo uso per condire) pomodori datterini (della casa), prezzemolo, origano, aceto.
Le polpettine vegetali erano ‘na delizia! Croccanti e leggere… Direi sfiziose.
Dunque ecco la ricetta: (Per quelle semplici…)
–Quattro patate medie (ma poi la dose si può aumentare o diminuire a piacere –Due zucchine abbastanza grandi, meglio se romanesche. –Una carotina, una cipollina –Un albume d’uovo –Parmigiano o grana a piacimento (tre cucchiai colmi) –Pane grattugiato –Prezzemolo e altre erbe a piacimento
(Per chi volesse, versione con aggiunta di porcini secchi trifolati per quelle più “sfiziose”)
Preparazione: Sbucciare e cuocere a vapore (o lessare) le patate. Rosolare cipollina e carotina e poi le zucchine tagliate a rondelle. Fare cuocere una decina di minuti con l’aggiunta di un po’ d’acqua.(salare e per chi volesse, pepare) (Rosolare eventualmente dopo l’ammollo i porcini)
Fare intiepidire il tutto.
Poi tritare prezzemolo, chi volesse maggiorana e timo (io non l’ho messi ) o altre erbine a piacere.
In una ciotola mettere il tutto dopo aver schiacciato patate e zucchine. Aggiungere parmigiano o grana grattugiato e l’albume. Poi dosare il pangrattato fino ad ottenere la giusta consistenza delle polpette. Passare le palline ottenute (chi volesse prima nell’uovo. Io non l’ho fatto) nel pangrattato. Disporre nella teglia su carta da forno. Spennellare con olio. In forno. 15 minuti. Poi voltare. Altri 10. Spegnere e lasciare in forno.
Con questo caldo io le ho cotte stamattina presto. Poi prima di pranzo le ho scaldate proprio un attimo in padella antiaderente.
è per via che sto cercando ricettine di polpettine con le verdure al posto della carne. Pare che a casa abbiano deciso di ridurre drasticamente il consumo di carne. Era ora!
Per conto mio l’ho ridotto da tempo. Ma gli altri commensali fino adesso hanno viaggiato a ciccia tutti i giorni. E non va bene.
Anche perché il pesce non si può cucinare a casa, Dicono che puzza! Pensa te! Io adoro l’odore del pesce. Sarà che papà, due volte a settimana, pesce. E quando si andava al mare, l’estate, lo pescava, lo puliva e lo cucinava! Buoniiissimo!
Ma qui non se ne parla. Solo al ristorante.
Io me lo cucino per me la mattina presto e poi deodoro la casa! Roba da matti.
Ma tant’è. la convivenza si sa, ha le sue regole.
che sono sempre quelle:
“carità, tolleranza e strafottina, un cucchiaio a digiuno ogni mattina”
Che dite? La ricetta delle polpette? Beh, prima le faccio, poi, se vengono bene, ve la do. Ok?
Johann Sebastian Bach (1685 - 1750): Concerto in la minore per 4 clavicembali e archi BWV 1065 (c1730), trascrizione del Concerto RV 580 di Vivaldi, trasposto un tono sotto. Versione per 4 pianoforti e archi, con interpreti di grande rilievo: Martha Argerich, Evgenij Kisin, James Levine e Michail Pletnëv ai pianoforti; l’orchestra d’archi è costituita da Renaud Capuçon, Sarah Chang, Ilja Gringol’c, Gidon Kremer, Vadim Repin, Dmitrij Sitkoveckij, Christian Tetzlaff e Nikolaj Znaider, violini; Jurij Bašmet e Nobuko Imai, viole; Mischa Maisky e Boris Pergamenščikov, violoncelli; Patrick de Los Santos, contrabbasso. Registrato a Verbier, Canton Vallese, il 22 luglio 2002.
Eppure credevo d’aver demolito il palazzo e tu, credevo, l’avevi ricostruito e io demolito ancora – quante volte eri andato a riprendere le pietre, i mattoni, i frammenti di ricordi?
E continuavo a demolire per tirare su grattacieli di carte senza riuscire a tenere in piedi niente.
Ma tu, paziente, tenace, tu fiducioso tu ha messo insieme tutte le pietre e i marmi.
Guarda come è forte e stabile il nostro castello adesso senti che mura solide che bel fresco
come poter ascoltare un quartetto per pianoforte e archi di Mahler nella casa in silenzio, senza una televisione che parli, una voce che parli, un vicino che parli, o la strada in basso, lontano, che parli, o qualche cornacchia appollaiata su un’antenna, guardinga e impettita, senza nemmeno un gabbiano che lanci i suoi gridi sgraziati, per quanto aggraziato sia lui in volo, non fermo, in volo
senza paragone
come poter ascoltare la voce sommessa di un cipresso che scricchiola al tramonto, quasi sera, assediato da migliaia di girasoli, con alle spalle l’abbazia di San Galgano, deserta, quasi sera e poi notte, e tutto silenzio, nessuna voce di turista ormai rifugiato a bere Martini o chissà cos’altro, a mangiare gelati, a leggere giornali o riviste o che ne so, libri no, chi legge più, ormai? ormai stanco della giornata in giro per bellezze, in attesa della cena, senza voci di bambini tutti a portare avanti i loro ultimi giochi della giornata, lontani quanto basta per non ascoltarli, solo la voce del cipresso che scricchiola e quasi sera, quasi notte
senza paragone
come ricordare il soffio del tuo respiro tra i miei capelli e nessun’altra voce, né sotto, né sopra, né di vicini, né di lontani, né del mondo indaffarato, assente, sconosciuto, dimenticato, e né sferragliare di tram o di autobus nella città esagitata, fremente, asfissiata, né clacson di auto ribollenti nel sole di luglio, dove diavolo se ne andranno mai! né abbaiare di cani o miagolare di gatti, solo il soffio del tuo respiro tra i miei capelli